consigliato per te

  • in

    Marco Vitelli: “Ringrazio Cuttini, ha tirato fuori il meglio di me”

    Di Roberto Zucca Ad uscire da Padova, non solo in una condizione di salvato e non sommerso, ma con la certezza di chi partendo da una battaglia ha vinto su tutta la linea, è sicuramente Marco Vitelli. Quando la storia di Marco ha incrociato quella della Kioene, infatti, la sua carriera necessitava sia di una spinta propulsiva propria, sia di un club che donasse nuova linfa ad un ragazzo che alla Superlega chiedeva una buona occasione. Puntualmente sfruttata: “Voglio ringraziare Cuttini, per questo. Perché ha voluto, fortemente, un ragazzo come me, che veniva da stagioni altalenanti, e su di me ha scommesso. È una persona che ha lavorato per tirare fuori il meglio da me e dalla squadra“. foto Pallavolo Padova Siete salvi, Vitelli. “Sì. Ci siamo riusciti all’ultima giornata e non è stato facile. Ci abbiamo creduto, e abbiamo piano piano preso dei punticini che ci hanno permesso nella seconda parte di campionato di giocarcela“. Davvero Padova puntava solo alla salvezza? “Era l’obiettivo dichiarato. La squadra aveva qualche elemento che aveva già maturato esperienze in Superlega, ma anche tanti ragazzi che si affacciavano in Superlega. Si può sempre fare qualcosa di più, ma con il livello di quest’anno era difficile poter puntare a qualcosa di più che non fosse la salvezza“. Quando andava meglio, a cosa era dovuto? “All’entusiasmo dell’inizio. Alla pressione per la fine che ancora non si sentiva, né per noi, né per gli altri. Quando ci siamo trovati davanti squadre più navigate, alcune volte siamo riusciti ad imporci, altre volte abbiamo fatto più fatica. Davanti ad alcune squadre costruite per chiedere qualcosa in più a questo campionato, nella seconda parte, non siamo riusciti ad esprimerci al meglio. Forse è mancata una maggior esperienza rispetto a chi ci si ritrovava davanti“. Molta gioia all’ultima giornata, o sbaglio? “Abbiamo fatto festa perché ci siamo tolti un bel peso! Non posso dire che non abbiamo sofferto nelle ultime settimane, ma ci portiamo a casa un annata in cui si è creato un bellissimo gruppo, in cui tra di noi sono nati bei rapporti. Io a Padova sono stato davvero bene“. Mi parli di uno di questi rapporti. “A parte quelli che ho avuto modo di condividere su Instagram e a cui forse lei si riferisce, è nata una bellissima amicizia con Alberto Polo. Una persona che ha saputo starmi accanto e darmi dei consigli preziosi“. Posso chiederle cosa ha fatto lei per contraccambiare Polo? “Sinceramente, nella situazione in cui si è trovato, Alberto non ha certo bisogno dei miei consigli, né credo ci sia qualcuno che possa darglieli. Dal canto mio, ho cercato di stargli vicino come farebbe un amico, e di trascorrere del tempo assieme, cercando di trovare qualche argomento per evadere da quei pensieri. Credo di aver toccato l’argomento una volta. E penso che gli amici debbano fare questo“. foto Kioene Padova Non posso non chiederle se questo è il suo ultimo anno a Padova. “Adesso sarò ancora un mese qui a Padova per gli allenamenti. Poi andrò a casa a Pescara e farò qualche partita a beach. Poi spero arrivi la convocazione per la nazionale e la VNL. Non mi faccia parlare del mercato, è troppo presto“. Mi è chiaro. In bocca al lupo per la prossima stagione, Vitelli. “Grazie mille. E grazie a Padova per la possibilità che mi ha offerto in questi anni. Sono cose che non si dimenticano“. LEGGI TUTTO

  • in

    La doppia vita di Andrea Coali: ricercatore universitario e pallavolista in Serie A

    Di Roberto Zucca Quando si parla di dottorandi e addottoramenti nel mondo della pallavolo, l’immagine del passato che viene alla mente è quella tra genio e follia di Leo Morsut, il grande pallavolista dell’Itas Trentino che all’apice della carriera lasciò tutto per amore dello studio e della ricerca universitaria. Tanti anni dopo siamo ancora a Trento, ma solo nelle origini, e non si parla di una storia di scarpette che si stanno per appendere al chiodo, ma della scelta di un presente in cui portare coraggiosamente avanti due carriere, quella di ricercatore universitario e di pallavolista “professionista”. Quella di Andrea Coali è una bellissima testimonianza, di sport e ricerca, che dalla Bocconi di Milano si irradia fino al Volley 2001 Garlasco, in Serie A3: “Sto per conseguire il dottorato in Management all’Università Bocconi di Milano. Alla Bocconi tengo due corsi di Business Analytics e Innovation Management. È il mio ultimo anno di dottorato. Poi forse ci sarà l’estero perché, purtroppo, in Italia la carriera universitaria è un grosso punto interrogativo“. Foto Roberto Peli L’eccezionalità del portare avanti due carriere così impegnative rende la sua storia unica. “La ringrazio, ma non è questione di eccezionalità, bensì di organizzazione. Effettivamente l’impegno della A3, ossia di cinque giornate in cui l’università è alternata al volley, è sfidante. Ma gli orari serali degli allenamenti, dopo una giornata trascorsa in Bocconi, mi consentono di conciliare tutto. Certo, sto meditando rispetto a ciò che sarà la mia carriera dopo la fine del dottorato. Ma devo ancora capire come muovermi“. La sua carriera è molto curiosa. L’avevo lasciata a Verona circa otto anni fa. “Poi ci sono stati anni di serie B, un anno di serie C, la serie A in Svezia quando mi trovavo lì per il mio anno di ricerca all’estero e uno scudetto in Lussemburgo quando ero un consulente alla Banca Europea degli Investimenti prima del dottorato. Successivamente sono tornato a Garlasco, e dalla B lo scorso anno ci siamo ritrovati in A3. Ho messo subito le cose in chiaro, dicendo che l’università avrebbe avuto un impegno totalizzante, che mi avrebbe portato anche all’estero per delle settimane, ma la società ha accettato questo mio impegno e, tra l’altro, vista la pandemia, le assenze per motivi accademici sono state evitate“. E con Garlasco state per raggiungere una storica salvezza. “Ce la meritiamo. Spero arrivi perché è frutto di un bell’impegno da parte di tutti. Siamo stati una scommessa, fatta da tante provenienze, tante storie diverse e tante vite differenti. All’inesperienza di molti di noi nelle serie maggiori abbiamo compensato un po’ con l’entusiasmo e un po’ con l’incoscienza“. Foto Roberto Peli I suoi precedenti illustri la portano a Trento, Altotevere e Verona. “A Trento sono stati gli anni della formazione, poi sono arrivate le stagioni di San Giustino e Verona. È servito tutto. Anche per capire dove volevo stare“. Cioè? “Ho capito subito che volevo essere altro oltre la pallavolo. Questo sport per me è sicuramente un grande antistress, dalle pressioni del lavoro e dalla vita in generale. È passione, è entusiasmo, ma ho capito da giovane che non sarebbe potuto essere l’unica strada da percorrere. Ero molto diverso dalle persone con cui mi ritrovavo a condividere il campo. Quelli con cui ho condiviso maggiormente una casa, o un’amicizia, poi hanno fatto delle scelte simili alla mia, ossia non dedicare l’intera vita solo al volley“. Era un pesce fuor d’acqua? “No, non direi. Però magari, quando arrivava il momento della Playstation, io avevo altro a cui pensare. Non è un giudizio di superiorità, ma una considerazione sul fatto che ho trovato forse anche in altri gruppi di persone ciò che mi faceva sentire più a mio agio“. Foto Roberto Peli Mi dica quali sono i suoi amici nel volley. “Ricordo con affetto Andrea Cesarini con cui ho condiviso la casa a San Giustino, o Alessandro Blasi, il palleggiatore di Verona, o Marco Lo Bianco, sempre a San Giustino, che ha scelto di lasciare per dedicarsi agli studi“. Pistola alla tempia. Garlasco sale in A2. Coali cosa fa? “Non saliremo, o almeno penso che statisticamente non ci sia alcuna possibilità. Detto questo, se accadesse, sarei sicuramente ad un bivio. Ma le dico che per esperienza, a 30 anni, mi sono reso conto che forse il massimo del mio gioco e del mio potenziale posso esprimerlo nella categoria attuale“. La vedremo ancora in qualche campionato estero? Magari in qualche League Americana? “Se dovessero chiamarmi dagli Stati Uniti per insegnare sarei felicissimo, ma punto più all’Europa, ad esempio l’Olanda o la Spagna, perché alla fine sarei a qualche ora da Trento. Arrivarci da Milano o da Amsterdam o Barcellona sarebbe più o meno la stessa cosa“. A cosa si deve rinunciare per una carriera come la sua? “Agli amici dell’infanzia che non ho tanta occasione di vedere. Per il resto, cerco sempre di organizzare una vita in cui lo spazio per la mia ragazza e per la mia famiglia non manca mai. Non sono uno di quelli che manda mail alle 7 del mattino pur di guadagnare tempo sulla vita. Penso si possa fare tutto nei limiti della giornata lavorativa“. Un supereroe. “(ride, n.d.r.) No, solo un sano work-life balance“. LEGGI TUTTO

  • in

    Giancarlo Rau, dalle Ande al Salento: “Voglio una vita tranquilla ed equilibrata”

    Di Roberto Zucca La storia di Giancarlo Rau parte da molto lontano. Da un viaggio di andata per Santiago del Cile, partendo da Modena, quando Giancarlo aveva tre anni, al suo ritorno, sempre nella città emiliana, quando Rau Marsanich – questo il suo nome completo – era poco più che diciassettenne. Il suo amore per l’Italia è incondizionato, tanto che nel nostro paese decide di restarci a vita disputando anche diversi campionati di Serie A2 e A3: quello attuale, con la maglia dell’Aurispa Libellula Lecce è il sesto in carriera. “Se mi chiede come mi sento, le direi che mi sento molto più italiano, perché ci ho passato la maggior parte della mia vita. In Cile ho lasciato tanti amici, tante persone a cui voglio bene, ma sono cresciuto in Italia e da Modena in poi ho viaggiato tanto, sempre in Italia, per giocare a pallavolo“. Pensa mai a dove vorrebbe fermarsi? “Lo stiamo decidendo con Daniela, la mia fidanzata, con cui stiamo assieme da dieci anni. Lei è una santa, perché soprattutto negli ultimi anni mi ha seguito sempre e io cerco nel mio piccolo di trascorrere l’estate vicino a dove lavora lei per la stagione balneare, ovvero a Capri. Daniela è pugliese, sicuramente la Puglia è un posto bellissimo in cui vivrei“. Foto Lega Pallavolo Serie A In cui attualmente gioca, ed è capitano. “A Tricase si vive proprio bene e con l’Aurispa sono già alla seconda stagione. È una società che si è davvero impegnata per allestire anche il roster di questa stagione, tanto che mi piacerebbe potesse centrare l’obiettivo della promozione in A2“. Lecce è una montagna russa. Sale a un livello altissimo e poi ogni tanto scende dove nessuno si aspetta. “Alti e bassi, è vero. Forse l’uscita dalla Coppa Italia in qualche modo ci ha dato una botta tale che abbiamo maturato la consapevolezza che vogliamo restare in alto, vincere, riuscire a conquistare questo traguardo. Non è semplice, siamo tutti distanti di poche lunghezze. Se poi ci si mette di mezzo il Covid la cosa si fa anche più complessa. Ecco, questo può in qualche modo rendere difficile la costanza di rendimento“. Chi sta meglio attualmente? “Beh, le direi che Palmi secondo me sta bene in questo momento e anche Casarano, ad esempio. In generale c’è molto equilibrio. Tra qualche settimana si aprirà la seconda fase e chi avrà la tempra per resistere più degli altri sarà la squadra che centrerà la promozione“. Foto Lega Pallavolo Serie A Fantastichiamo un po’. Lecce centra la promozione, capitan Rau firma il rinnovo? “Assolutamente sì. Sarebbe bellissimo per due ragioni: poter giocare in A2 il prossimo e farlo in una squadra, in una società e in una città che mi è entrata nel cuore“. Dopo tantissima gavetta. Le chiedo come mai così tanta gavetta, ad esempio in B1. “Ho centrato due promozioni, con Bastia Umbra e con Molfetta, dalla B1 alla serie A2. Poi, in entrambi i casi, non ho trovato l’accordo per restare a disputare la Serie A. Devo dirle che mi è dispiaciuto; infatti dopo l’anno di Modena, in cui da giovanissimo giocavo nelle giovanili e mi allenavo con la prima squadra, in A2 ci sono arrivato tardi, a Civita Castellana“. Modena è casa. “È il luogo in cui sono nato e cresciuto e dove ho esordito pallavolisticamente in Italia. Ho iniziato presto in Cile, ero davvero piccolo e sono arrivato a giocare anche con la nazionale cilena, arrivando a sfidare atleti del calibro di Ricardo e Giba, una cosa che ancora oggi mi emoziona“. Cosa le resta della città? “La mia famiglia, che in Emilia ha anche un’attività legata al mondo degli eventi e dello spettacolo, con la quale collaboro quando posso in estate. Per il resto tantissimi amici anche lì. Mi rendo conto, parlandone con lei, di quanti posti meravigliosi l’Italia mi abbia fatto visitare e di quante persone importanti io abbia incontrato“. C’è un’immagine di lei su Instagram. Seduto, al sole di Tricase, in una piazza deserta con la Gazzetta tra le mani. La felicità è quella? “Be’, è un’immagine della vita che vorrei avere. Una città luminosa, un luogo tranquillo, una vita equilibrata, e poco frenetica“. LEGGI TUTTO

  • in

    Leonardo Colli, bandiera di Santa Croce: “Lascerei solo per la Superlega”

    Di Roberto Zucca Di fedeltà, di attaccamento alla maglia, nel mondo dello sport se ne parla sempre troppo poco. Nel caso di Leonardo Colli, non si possono utilizzare parole migliori per spiegare le sue sette stagioni con la maglia della Kemas Lamipel Santa Croce, una squadra dalla grandissima tradizione pallavolistica, in cui lo stesso Leonardo è praticamente cresciuto e sbocciato: “Abito a mezz’ora da Santa Croce e pallavolisticamente parlando sono cresciuto in questa società, che ha saputo sempre soddisfare ogni richiesta, e mi ha sempre dato ciò che cercavo dalla pallavolo. È una società storica, che meriterebbe il salto in Superlega per la tradizione, il lavoro fatto e l’affetto che questa città ha nei confronti del volley“. Le carte per sbancare quest’anno ci sono tutte. “Ma è un anno molto difficile, dove non puoi permetterti nemmeno per una domenica la benché minima distrazione. Ogni partita è determinante. Noi siamo riusciti a mettere in ordine quei piccoli problemi che ci attanagliavano ad inizio stagione, e prima del passo falso di Ortona avevamo totalizzato nove successi consecutivi. Una bella soddisfazione“. Foto Lega Pallavolo Serie A Qual è il valore aggiunto di questa squadra? “A Santa Croce il collettivo ha sempre avuto grande importanza. Quest’anno ognuno ha saputo mettere da parte il proprio individualismo, e siamo riusciti ad esprimerci molto meglio come squadra. Ci siamo guardati in faccia, ci siamo confrontati, parlati e tutto poi è andato per il verso giusto“. Dovere di capitano, per lei. “Anche io ho lavorato sul maggior senso di responsabilità. La società e l’allenatore hanno voluto affidarmi questo ruolo di capitano e per fare sì che tutto andasse per il verso giusto ho lavorato sull’ascolto, sulla relazione con tutti i componenti della squadra. Siamo persone e personalità completamente diverse, quindi ci sono modi di porsi e parole diverse per ognuno e con ognuno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Play Off. Da chi si dovrà guardare Santa Croce? “Da tutti, onestamente. Da Bergamo che ha Padura Diaz e Larizza con cui ho giocato proprio qui a Santa Croce, a Reggio Emilia che come abbiamo visto si è aggiudicata la Coppa, a Cuneo. Ma potrei fare davvero tantissimi nomi“. Lei finora ha disputato un campionato da protagonista. “Per me è un anno importante, non è il primo, forse anche qualche anno fa lo è stato, ma quest’anno ho un ruolo più pieno, più importante. Sarebbe bellissimo concluderlo magari col pensiero di dover ripartire da una serie superiore il prossimo anno“. foto Kemas Lamipel Santa Croce Mai tentato dal lasciare Santa Croce gli scorsi anni? “No, anche se le offerte ci sono state. Mi trovo molto bene qui. La mia famiglia è accanto a me, studio a Pisa, Santa Croce è una bel posto in cui crescere pallavolisticamente. Avevo tutto, non aveva avuto senso cambiare. Certo, nei prossimi anni mi piacerebbe provare un anno in Superlega, quindi naturalmente spero di arrivarci con Santa Croce, ma se così non fosse penserei di lasciare solo per provare la sensazione di dovermi giocare il massimo campionato, qualora me lo offrissero“. Nel frattempo sta completando gli studi. Per fare cosa? “Studio Strategia, Management e Controllo all’Università di Pisa. Per ora senza un’idea chiara di ciò che mi piacerebbe fare. Ho sicuramente un’aspirazione: un giorno mi piacerebbe essere Amministratore Delegato di una grande realtà“. LEGGI TUTTO

  • in

    Matteo Bortolozzo, emozioni da MVP: “La Coppa Italia, un momento stupendo”

    Di Roberto Zucca Le storie come quella di Matteo Bortolozzo sono ciò che più si spera di ottenere da un momento vincente come la conquista di una Coppa Italia, per ragioni che la nostra penna scava, più che scrivere, all’interno della vicenda personale del giocatore. Sabato 5 marzo Matteo ha conquistato la prima Del Monte Coppa Italia di Serie A3 insieme alla Tinet Prata, dopo aver avuto la meglio sull’attuale capolista Grottazzolina. Non solo, ma da quella partita il centrale è uscito con il premio per il miglior giocatore: “Non sono ancora capace, dopo giorni, di pensare a quei momenti senza emozionarmi. È stato un momento stupendo, che ho condiviso con un gruppo di ragazzi speciali, che assieme a me hanno cercato, voluto e lottato per conquistare quel titolo“. Foto Lega Pallavolo Serie A Festeggiato con i “passerotti”, i tifosi di Prata. “A Bologna erano 350. È una città che ti vuole bene, che si muove per te, che ti segue, che ti fa sentire importante ogni gara. Era un dovere per noi cercare di fare del nostro meglio per regalare quel trofeo ad una tifoseria così. E a una società come Prata“. Che ha creduto in lei. “Decisamente. Da due anni crede in me, ma soprattutto quest’anno ho sentito la loro volontà forte, decisa, di avermi ancora dentro questo progetto. È stato importante, e mi ha dato la spinta per decidere di continuare a credere in questo sogno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Mi dica chi non ha creduto in lei, invece. “Non ho mai parlato di una vicenda che mi ha toccato diversi anni fa e lo dico a lei per la prima volta. Durante il mio secondo anno in A2, a Città di Castello, a metà stagione sono stato ceduto ad Isernia. Non c’era più fiducia in me, nel mio lavoro. È stato un salto nel vuoto terribile, perché per la prima volta non avevo più la fiducia di una società. Mi sono rimboccato le maniche, ho finito la stagione lì e poi sono ripartito da Sant’Antioco, dalla Sardegna in B“. Sardegna “refugio peccatorum”? “Sardegna è famiglia. Un periodo bellissimo, con una società che mi ha aiutato a ricominciare, e col tempo, a ritrovare le mie certezze. Con quelle certezze ho risalito la china, e sono arrivato fino alla Superlega, a Ravenna“. Foto Lega Pallavolo Serie A Molti di quei compagni di squadra, parlo di Lavia e Cavuto, le hanno regalato parole molto belle dopo la conquista della Coppa. “Il bene e l’affetto che nutrono per me è ampiamente ricambiato. Hanno fatto parte di un bellissimo anno, che è quello trascorso a Ravenna, e vederli adesso vestire quella maglia di Trento, e mietere uno dopo l’altro tanti successi, mi riempie di grande orgoglio“. E ora? In A3 si ha più paura di sedersi dopo un trofeo o si fa più paura a chi adesso vi ritrova in cima? “Torno in palestra con la volontà di guardare negli occhi quei ragazzi e di chiedere di proseguire, per fare sì che i nostri momenti magici non si fermino solo alla Coppa Italia. È un periodo di entusiasmo, in cui bisogna tenere la barra dritta e non mollare“. Ph.-Franco-Moret Mi dica, quando si gira verso la panchina, cosa prova a trovare Dante Bonifante e Samuele Papi come allenatori. “Eh, provo a spiegarglielo. Dante è un allenatore davvero in gamba, e lo è stato anche come giocatore. È una persona che ha vinto tanto e che ogni giorno cerca di trasmetterti qualcosa con l’umiltà che lo contraddistingue. Prima della finale ci ha aiutato a rilassarci e ad entrare in campo con la consapevolezza di ciò che era il nostro obiettivo. Non dimentichiamo che lui ha vissuto prima di noi certi momenti. Papi è Papi, è stato mio compagno alla Sisley Treviso quando ho militato lì nelle giovanili e in prima squadra. La sua eccezionalità è nel saper stare un passo indietro. È lì per te, ma non te la fa mai pesare. È un bel sodalizio“. Vada come vada, chiude un biennio importante. Nel 2022 la Coppa, nel 2021 ha conseguito la laurea. “In Scienze motorie. Cerco di destreggiarmi tra l’impegno della pallavolo e l’impegno del lavoro in una palestra che ho messo su con il mio socio Mauro. Non è semplice, anche perché in A3 ci si allena esattamente come nelle categorie superiori. Su questo ringrazio sempre la società che ha un’attenzione anche verso la nostra vita extrapallavolistica“. LEGGI TUTTO

  • in

    Fabio Balaso tra la Lube e il matrimonio: “Il 30 luglio sposerò Sara”

    Di Roberto Zucca Il libero azzurro Fabio Balaso rappresenta oggi il prototipo del giocatore a cavallo tra il perfezionismo e la totale assenza di edonismo. Sempre un passo indietro rispetto ai riflettori, sempre pronto a minimizzare ciò che ha ottenuto come atleta e pallavolista di successo, Fabio è oggi l’uomo simbolo della nuova Cucine Lube Civitanova che ha deciso di blindarlo con un contratto non per una, ma per ben cinque future stagioni: “Sono molto felice per la proposta della Lube. È una società molto seria, che vuol bene agli atleti, molto professionale. Insomma, non potevo fare una scelta migliore“. Foto Lega Pallavolo Serie A Civitanova per lei è casa? “Quando penso a qualcosa che mi fa sentire in un luogo bello, protetto, sì. Sono nato pallavolisticamente a Padova, che è stata la mia casa per moltissimi anni. Poi è arrivata la proposta della Lube e in questi primi quattro anni ho deciso di acquistare una casa in cui vivere con Sara, la mia compagna. Se dovessi pensare a un progetto di vita più lungo, le direi che non mi dispiacerebbe restare qui“. Con Sara quest’anno coronerà il sogno delle nozze. “Ebbene sì, dopo nove anni, abbiamo deciso di fare questo grande passo. Ci sposeremo a Padova il 30 luglio, una cerimonia a cavallo tra la fine della stagione e la nuova stagione da programmare“. Foto Scatti Speciali/Instagram Fabio Balaso Testimone di nozze? “Mio fratello. È una persona che è stata sempre al mio fianco, e a cui voglio davvero un gran bene. Era naturale che fosse lui la persona da avere accanto a me e Sara quel giorno“. La pallavolo è sempre sullo sfondo. Riesce mai a staccare? “Capita raramente, ma ogni tanto ne ho bisogno anche io. Sono una persona abituata a portare avanti ogni impegno con il massimo del sacrificio ed è difficile per me non pensare alla mia vita in campo, visto quanto impegno richiede sette giorni su sette. Qualche momento libero riesco a ritagliarmelo, ma sono felice con poco. Basta un giorno libero, da passare con le persone care, e mi ricarico totalmente“. Difficile digerire la tabella di marcia dei prossimi mesi. “Beh, non è facile, ma è nostro dovere inseguire ogni traguardo e giocare al 100% ogni singolo incontro. È un anno molto particolare, lo è per tutti, ma siamo la Lube, e siamo chiamato a garantire il massimo per questa maglia“. Molte sfide, altrettante pressioni. “Proveremo a farcela. Sicuramente il campionato che inizia con i play off azzera ciò che è stato tutto il resto dell’anno. Poi, una volta terminato il tutto, per me inizierà la seconda stagione in azzurro“. Viaggio di nozze? “(ride, n.d.r.) Per ora abbiamo fissato solo la data delle nozze. Al viaggio non abbiamo ancora pensato, ma per ora ci saranno gli impegni pallavolistici. Poi, quando sarà il momento di uno stacco, ci penseremo. Magari prenderò davvero una settimana per andare al mare e rilassarmi un po’ con Sara“. LEGGI TUTTO

  • in

    Giuseppe La Rosa: “Giocare sulla neve, una novità piacevole e divertente”

    Di Roberto Zucca Era una domenica di febbraio quella in cui, sulle nevi alle pendici dell’Etna, è andato in scena il primo torneo della storia dello Snow Volley siciliano. Una bellissima occasione non solo per vedere 18 fortunati atleti cimentarsi con la palla e la neve in una location mozzafiato, ma per dare a tutti il forte messaggio che lo Snow Volley è una disciplina che tutti possono svolgere e soprattutto che la pallavolo arriva in qualsiasi luogo e a qualsiasi temperatura. A vincerlo – con i compagni di squadra Andrea Di Salvo e Riccardo Garofalo – è stato un veterano del volley italiano, nonché protagonista del movimento siciliano, come Giuseppe La Rosa: “Il torneo si è svolto sull’Etna, a 1800 metri, precisamente a Piano Provenzana. Immaginate una location stupenda, con il vulcano sullo sfondo, una giornata di sole e quasi venti gradi di temperatura. Il tutto con un panorama mozzafiato. Si è svolto in un’unica giornata e ha visto la partecipazione di sei squadre per la parte professionisti, più un torneo amatoriale che si svolgeva in parallelo nei campi adiacenti“. Foto Federazione Italiana Pallavolo Prima volta sulla neve? “Sì. Non avevamo mai giocato sulla neve, quindi è stata una piacevole novità per tutte le squadre. Anche perché lo stavamo facendo in Sicilia, un luogo in cui è la spiaggia il posto scelto per questo genere di discipline. Comunque una volta che ognuno di noi ha preso confidenza con la neve ci siamo divertiti moltissimo“. Foto Federazione Italiana Pallavolo E avete vinto. “Bella soddisfazione. Era una formula 3×3, in cui la parte relativa alla difesa è stata tanta. La nostra squadra era composta da me, Riccardo Garofalo e Andrea Di Salvo che gioca con noi in indoor. In finale abbiamo avuto la meglio su una squadra che fa capo al Masterball di Catania, una bella scuola di beach, composta da Federico e Giuliano Andronico e Simone Lombardo“. Foto Federazione Italiana Pallavolo Catania e Palermo nuove capitali del beach volley in Sicilia? “Parlo per noi come Beach Volley Gala a Palermo, e non posso che dirmi soddisfatto, perché non immaginavamo di avere tutto questo seguito. In inverno per ora abbiamo circa 25 corsisti, tra amatori, semi pro, e mini beach. In Sicilia non pensavo di poter allenare appassionati con otto gradi di temperatura e sotto la pioggia, ma ho dovuto ricredermi e sono davvero orgoglioso dei risultati raggiunti“. Il Gala è una realtà messa in piedi da lei e..? “Riccardo Garofalo. Ci alterniamo, ma è stato un progetto fortemente voluto da entrambi. Ci aspettiamo inoltre che dopo la fine di tutti i tornei invernali di volley e con l’arrivo dell’estate i numeri crescano in parallelo. Ovviamente puntiamo a fare una grande estate, con eventi, tornei. Vorremo portare più atleti possibili nei vari tornei regionali e nazionali. Per ora è work in progress!“ Lei, oltre al beach, è anche un atleta del Mam Provenzano di Partinico. “Una società che tra i suoi esordienti ha avuto il grande Roberto Russo. Si, gioco e alleno anche qui con Riccardo e Franco Lunetto, che è un presidente con una grande passione per la pallavolo. È una stagione in divenire, nella quale dobbiamo lottare per trovare più continuità in trasferta, ma soprattutto dobbiamo centrare l’obiettivo salvezza. Sono fiducioso. Ce la faremo. Il nostro motto è ‘A qualunque costo’“. LEGGI TUTTO

  • in

    Tommaso Fabi: “Ribaltare la classifica? Un miracolo, ma ci proviamo”

    Di Roberto Zucca Tommaso Fabi è molte cose. È un concentrato di energia, che mette su ogni pallone, ma è anche un vulcano di vita e di idee. Che mette nero su bianco in un colloquio in cui il centrale spazia e plana su diversi cieli: la sua voglia di vincere con la maglia della Sieco Service Ortona, la sua futura carriera di designer e il suo essere un divoratore di consigli ed esperienze. Che quest’anno arrivano da un suo pari ruolo, Alberto Elia: “Mi fa piacere parlare di lui perché è una persona che si dimostra felice del mio rendimento e non si risparmia mai un consiglio, un suggerimento, una parola in più. Ecco, di persone come Alberto mi piace circondarmi, perché sono persone che ancora mi fanno riflettere, che hanno da insegnarmi molto“. Un giocatore navigato, di esperienza. È così che vorrebbe diventare? “Vorrei arrivare dove è arrivato lui, vorrei giocare in Superlega, vorrei avere sempre di fianco degli allenatori che mi fanno venire fame di miglioramento, di conoscenza, di vittorie. Ma vorrei anche vincere qui, ad Ortona, che è un posto che mi evoca sempre il contesto familiare. Un contesto di fiducia, di affetto, di lealtà“. Foto Lega Pallavolo Serie A Ortona non è partita col piede giusto. Ma il girone di ritorno sembra un’altra storia. “Abbiamo vinto 5 partite su 6, segno che la scossa tanto sperata c’è stata. Siamo partiti un po’ così, forse nessuno di noi si aspettava di incontrare tanta difficoltà nel riuscire a raccogliere punti. Sicuramente sapevamo di essere una squadra che avrebbe dovuto lottare ogni domenica“. Quindi l’obiettivo è ribaltare la classifica? “Forse non riusciremo in questo miracolo, ma sicuramente voglio e vogliamo vincere molto. Lo dobbiamo a questa società e io credo che unendo gli intenti e giocando la pallavolo che abbiamo visto nelle ultime gare, ci si possa riuscire“. Lei è uno che gioca una pallavolo passionale. “Per me la pallavolo è libertà, è impegno, significa sognare in grande. Sono uno di quelli che, se sbaglia un allenamento, la vive ancora come una sconfitta. Quindi è meglio starmi alla larga (ride, n.d.r.). La pallavolo è la mia vita, è vero, e come tale ad essa associo ogni tipo di emozione“. Foto Lega Pallavolo Serie A Oltre la pallavolo, ci sono i suoi studi. Si laurea in design. “Ho respirato l’aria di una famiglia che è sempre stata dentro la moda, dentro l’economia marchigiana fatta di abbigliamento e calzaturifici. Credo che questo mi abbia influenzato anche se poi lo sport ha preso il sopravvento in questa parte della mia vita“. Il futuro dopo la pallavolo cosa è? “Un insieme di cose, che sto cercando di mettere in ordine. Ho maturato una serie di competenze e sto cercando di capire come incanalare le energie e le aspirazioni per il dopo. Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare, e tante realtà in cui mi vedrei bene. Mi prendo ancora del tempo per scegliere la strada giusta“. LEGGI TUTTO