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    Righi e Fabris in audizione alla Camera: “Differenziare professionisti e dilettanti”

    Di Redazione
    Giornata importante, quella di ieri, per i presidenti di Lega Pallavolo Serie A e Lega Pallavolo Serie A Femminile, ascoltati in audizione dalle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera dei Deputati in merito ai decreti di riforma dello sport recentemente approvati dal governo. Massimo Righi e Mauro Fabris sono intervenuti insieme al presidente della Lega Basket Umberto Gandini proponendo alcune modifiche alla riforma per renderla maggiormente sostenibile per il sistema sportivo.
    “C’era bisogno di una riforma – ha esordito infatti Righi – e siamo totalmente favorevoli al principio di tipizzare il contratto di lavoro sportivo, ma riteniamo che debba esserci una profonda distinzione tra i lavoratori professionisti e quelli dilettanti. Al momento, infatti, è stato clamorosamente parificato lo sportivo dilettante al superpagato calciatore dal punto di vista del trattamento fiscale. Il mondo dei dilettanti viene da oltre vent’anni di tassazione al 23%, un costo che stava diventando insostenibile già prima della riforma; aggiungervi anche il contributo previdenziale significa far sparire l’attività di base oppure incentivare pagamenti irresponsabili“.
    “Se la riforma andasse a regime così com’è – ha proseguito il presidente di Lega – i costi aumenterebbero del 43% entro il 2024, un aggravio evidentemente non sostenibile. Noi chiediamo invece di considerare il mondo dilettantistico un mondo speciale per i valori che persegue: lo caratterizzano la tutela della salute, l’integrazione sociale, la crescita e la formazione dei giovani. Il criterio deve essere la sostenibilità e non la ‘selezione naturale’, dobbiamo preservare le nostre società“.
    Poi le proposte concrete: l’inquadramento del rapporto di lavoro dilettantistico nell’ambito della collaborazione coordinata e continuativa e l’introduzione di un contratto di formazione per atleti dai 18 ai 29 anni, con sgravi contributivi per renderlo più sostenibile. Inoltre, ha ribadito Righi, “l’aliquota contributiva non può essere la stessa per dilettanti e professionistici: chiediamo che sia abbassata al 10% a regime, partendo dal 7% per il primo anno“. Dal punto di vista tributario si propone infine l’introduzione di una flat tax al 15% per i ricavi fino a 65mila euro. “Tutto questo non comporta maggiori oneri a carico dello Stato – ha affermato il numero uno di Lega – perché le minori entrate sarebbero compensate dall’emersione di quella base imponibile che al momento non viene corrisposta“.
    Sul tema del vincolo sportivo, infine, Righi ha sottolineato le possibili conseguenze negative dell’abrogazione: da una parte le società perderebbero i diritti acquisiti con l’acquisizione dei cartellini e gli investimenti effettuati, dall’altra smetterebbero di investire nel settore giovanile, catalizzando tutte le risorse sulle prime squadre. La Lega propone quindi da un lato di introdurre una norma transitoria di 5 anni per gestire il passaggio, e dall’altra di abolire il vincolo solo a partire dai 19 anni, mentre per le fasce precedenti sarebbero le singole Federazioni a dover introdurre nuovi meccanismi di svincolo.
    L’intervento di Fabris – pur ostacolato dalle difficoltà di connessione – si è concentrato soprattutto sull’aspetto delle risorse economiche: “I movimenti congiunti di pallavolo e basket – ha spiegato il presidente di Lega femminile – coinvolgono circa 15.500 addetti e sono seguiti da 27 milioni di sportivi. A fronte di ricavi complessivi di 182 milioni di euro pre-Covid, abbiamo avuto una perdita consolidata di circa 82 milioni tra perdita di incassi, defezione degli sponsor e spese mediche. Certamente non è questo il momento per immaginare ulteriori costi e aggravi a carico delle società“. La richiesta al governo è invece quella di sostenere i club con un ristoro delle spese sanitarie e un contributo per compensare i mancati introiti simile a quello corrisposto per altri settori.
    La registrazione integrale degli interventi è disponibile online.
    (fonte: Web TV Camera) LEGGI TUTTO

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    Fipav, Cattaneo scrive a Spadafora su vincolo e lavoro sportivo

    Foto Federazione Italiana Pallavolo

    Di Redazione
    A pochi giorni dall’approvazione dei cinque decreti che costituiscono la riforma dello sport, il presidente federale Bruno Cattaneo scrive nuovamente al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, offrendo la sua disponibilità per un confronto in particolare su due delle tematiche più “calde”: l’abolizione del vincolo sportivo e la nuova regolamentazione del lavoro sportivo.
    “L’abolizione del vincolo – scrive Cattaneo – metterebbe a rischio l’attività di migliaia di società, soprattutto quelle che fanno prevalentemente attività giovanile e che quotidianamente operano con impegno e passione sull’intero territorio nazionale. Il vincolo, infatti, rappresenta l’unica forma di tutela per il lavoro svolto dalle nostre affiliate, che abbiamo il dovere di proteggere e sostenere. (…) Le nostre migliaia di società, i nostri rappresentanti sul territorio ci chiedono a gran voce di portare alla Sua attenzione le grandi difficoltà che potrebbero incontrare nel caso in cui si andasse in questa direzione. Gli sport non professionistici come il nostro devono necessariamente far sì che una società che investe sui giovani possa avere delle garanzie e tutele, soprattutto in un momento storico come questo“.
    Anche sulla riforma del lavoro sportivo il numero uno della Federazione Italiana Pallavolo manifesta le sue perplessità: “Una scelta di questo tipo si tradurrebbe in un aggravio di tipo gestionale ed economico per le nostre società, che si troverebbero ad affrontare ulteriori problematiche rispetto a quelle che già hanno. Una tale decisione imporrebbe ai nostri tesserati di adottare delle strutture che non sarebbero in grado di sostenere, non certo per incapacità gestionale, ma perché prevederebbero dei costi assolutamente insostenibili per la quasi totalità di essi“.
    “Comprendo perfettamente – prosegue Cattaneo – e apprezzo molto lo sforzo che sta compiendo in questa fase (…), ma sarà d’accordo con me quando affermo che sarà necessario lavorare anche sui concetti di professionismo e dilettantismo. Da una parte, infatti, probabilmente – e uso un eufemismo – la legge 23 marzo 1981, n.91, è ormai obsoleta e inadeguata; dall’altra è ormai necessaria un’approfondita revisione del dilettantismo che comprenda anche l’emanazione di una legge a riguardo“.
    “Il mondo sportivo, così come la società civile nella quale viviamo – è la conclusione del presidente federale – è in continua evoluzione ed è nostro dovere fare di tutto per far sì che coloro che dedicano la loro vita a una qualsiasi disciplina possano farlo nel miglior modo possibile, contribuendo al progresso dell’intero sistema nazionale“.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Nino Di Giacomo: “La riforma è uno tsunami per lo sport dilettantistico”

    Foto Ufficio Stampa Seap Dalli Cardillo Aragona

    Di Redazione
    La recente approvazione dei cinque decreti legislativi che costituiranno la Riforma dello Sport ha provocato numerose reazioni anche nell’ambiente della pallavolo. Parole forti quelle usate dal presidente della Seap Dalli Cardillo Pallavolo Aragona, Nino Di Giacomo: “Quello stabilito dal Consiglio dei Ministri è senza dubbio un vero e proprio tsunami per lo sport dilettantistico. Noi presidenti di associazioni sportive dilettantistiche dobbiamo essere pronti a recepire la nuova legge perché c’è il serio rischio che tantissime Asd scompariscono nel giro di pochissimo tempo“.
    “Le Associazioni Sportive Dilettantistiche, allo stato attuale – continua Di Giacomo –, sopravvivono grazie alla passione e all’impegno dei propri dirigenti. Svolgiamo, inoltre, un ruolo insostituibile ai fini educativi e dell’inclusione sociale. Più volte abbiamo sollecitato tutela e aiuti, ma chi di competenza ha sempre fatto orecchie da mercante. Adesso ‘incassiamo’ la nuova riforma dello sport che ci penalizza ulteriormente, ma non fermerà il nostro impegno quotidiano sul lavoro sportivo, fatto di enormi sacrifici e senza scopi di lucro”.
    La riforma, fortemente voluta dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, prevede tra l’altro una radicale ridefinizione della figura del lavoratore sportivo, l’abolizione del vincolo sportivo e l’introduzione di un “premio di formazione” per le società che hanno cresciuto gli atleti, la tutela delle pari opportunità per lo sport femminile e delle persone con disabilità, il sostegno ai minori e al volontariato sportivo e la possibilità per le ASD e SSD di svolgere anche attività commerciali se finalizzate all’autofinanziamento.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Cambiano le norme sul lavoro sportivo: tutti i costi per le società

    Di Redazione
    La riforma dello sport si avvicina: malgrado gli ostacoli incontrati dal testo unico proposto dal ministro Spadafora, che ha incontrato tra l’altro la netta opposizione del Coni, il Governo sembra intenzionato a procedere suddividendo il testo in sei diversi decreti destinati a entrare in vigore in tempi diversi. Uno di questi riguarderà il lavoro sportivo e andrà a disciplinare (finalmente) un settore a lungo caratterizzato da normative molto incerte: Giusi Cenedese, commercialista e vicepresidente di Bear Wool Volley, e Guido Martinelli si sono chiesti quali costi potrebbe comportare la riforma per le società in un articolo pubblicato su Euroconference News.
    La riforma, se sarà confermato il testo presentato, dovrebbe eliminare la distinzione tra dilettanti e professionisti, disciplinando il lavoratore sportivo con uno dei seguenti rapporti di collaborazione: lavoro subordinato, lavoro autonomo (anche nella forma della collaborazione coordinata e continuativa) o prestazione occasionale. Rispetto a quanto accadeva finora, dunque, i lavoratori sportivi produrranno un reddito soggetto a tassazione (anche se dovrebbe essere confermata la fascia di esenzione di 10.000 euro annui prevista dall’attuale normativa), e dall’altro lato saranno soggetti a contribuzione previdenziale, una voce che costituisce ovviamente un costo per i datori di lavoro.
    Gli autori dell’articolo propongono quindi una simulazione dei compensi erogati dall’ente sportivo ai lavoratori, prima e dopo la riforma. In caso di un contratto subordinato, ad esempio, un lavoratore che oggi percepisce 13.729 euro annui “costa” alla società 15.000 euro, mentre con la riforma la cifra salirebbe a ben 20.380 euro; per un netto di 24.890 euro si passa da 30.000 a 40.470 euro, e per uno stipendio di 37.738 euro da 50.000 a 68.420 euro.
    Anche per la collaborazione coordinata e continuativa gli aumenti sono rilevanti: sempre nel primo esempio (partendo da 13.729 euro netti e 15.000 lordi) la società arriverebbe a versare 18.150 euro per l’anno 2021 e un importo crescente negli anni successivi, fino a 20.270 euro a regime. L’unica tipologia di lavoro in cui è previsto qualche vantaggio per le società, almeno inizialmente, è quella dei lavoratori autonomi: attualmente per un netto di 13.729 euro il datore di lavoro ne spende 21.161, mentre con la riforma ne dovrebbe versare solamente 19.002. Con il passare del tempo, però, la quota pensionistica crescerebbe fino ad arrivare, nel 2024, a un lordo di 21.536 euro.
    In sostanza, dunque, gli enti sportivi dilettantistici rischiano di dover sostenere costi ben superiori agli attuali, in alcuni casi fino al 40%: un aumento chiaramente insostenibile per il settore e che potrebbe finire per ripercuotersi sui lavoratori stessi, con un calo delle retribuzioni o delle opportunità di lavoro.
    (fonte: Euroconference news) LEGGI TUTTO

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    Le Federazioni danno mandato a Malagò di discutere la riforma dello sport

    Foto Federazione Italiana Pallavolo

    Di Redazione
    Piena fiducia dalle Federazioni a Giovanni Malagò, presidente del Coni, per discutere la proposta di riforma dello sport presentata dal ministro Vincenzo Spadafora. In seguito alla riunione tenutasi ieri presso il Salone d’Onore del Coni, i presidenti delle 44 Federazioni sportive nazionali hanno dato mandato a Malagò di incontrare il Ministro per rappresentare le loro istanze in merito all’imminente approvazione dei Decreti attuativi della legge delega.
    (fonte: Ansa) LEGGI TUTTO

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    Tutela dei lavoratori, vincolo sportivo e non solo: Malagò incontra i presidenti

    Di Redazione
    Una riunione informale tra Giovanni Malagò, presidente del Coni, e i presidenti delle 44 Federazioni sportive italiane, per discutere dell’argomento all’ordine del giorno: la riforma dello sport presentata dal Ministro competente Vincenzo Spadafora. Come riporta il Corriere dello Sport si svolgerà oggi il meeting tra i principali dirigenti sportivi italiani per parlare di un testo destinato ad aprire molti fronti di dibattito: e proprio a questo scopo è stata fatta circolare la bozza di 124 pagine che, dopo le opportune modifiche, dovrà essere approvata in Consiglio dei Ministri entro l’8 novembre.
    I temi sul piatto sono tanti, a cominciare dall’istituzione di un nuovo soggetto istituzionale con poteri di vigilanza, il Dipartimento dello Sport, gestito direttamente dalla Presidenza del Consiglio (e che quindi continuerebbe a funzionare anche qualora non venisse designato un Ministro per lo Sport). Una novità destinata ad alterare gli equilibri già precari tra Sport e Salute e Coni. Sempre sul piano politico c’è poi un altro provvedimento che interessa molto da vicino le Federazioni: il limite di mandato a 12 anni per i presidenti, a cui si affiancheranno altre norme come l’incompatibilità tra le cariche sportive e quelle politiche.
    Altri argomenti riguardano più da vicino l’attività quotidiana delle società: il principale è la riforma del lavoro sportivo, che garantirebbe nuovi contratti ad atleti e tecnici dilettanti, ma anche fisioterapisti, lavoratori del fitness, collaboratori di società e istituzioni, iniziando un percorso che potrebbe portare all’equiparazione con il lavoro dipendente. E poi c’è il fronte caldissimo dell’abolizione del vincolo sportivo, rivendicata da Spadafora come un atto di “liberazione” per gli atleti dilettanti, ma al tempo stesso molto temuta dalle società che lavorano nel settore giovanile e temono di veder sparire contributi fondamentali per la loro sopravvivenza.
    (fonte: Corriere dello Sport) LEGGI TUTTO