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    Vika e Aryna, due visioni diverse sulle tensioni negli spogliatoi dei tornei WTA

    Aryna Sabalenka

    Acque sempre più agitate sul tour WTA. La clamorosa rivelazione di Lesia Tsurenko, ritiratasi da Indian Wells prima di affrontare Sabalenka poiché in preda a una crisi di nervi dopo aver discusso col CEO del tour femminile Steve Simon, ha di fatto scoperchiato una pentola che bolle all’impazzata, con tensioni notevoli tra le giocatrici per la questione della guerra e del trattamento riservato alle tenniste ucraine ma anche russe e bielorusse. Non che gli spogliatoi “rosa” siano sempre stati tranquilli, ma adesso la tensione sembra aver raggiunto livelli preoccupanti. Infatti se da un lato le giocatrici del paese invaso militarmente dalle armate di Putin si sentono poco tutelate, ora anche quelle dei paesi incriminati si sentono vittima di discriminazione, odio e tensione crescente. Una situazione incandescente, ma non tutte la vivono così. È interessante confrontare i pensieri delle due bielorusse Vika Azarenka e Aryna Sabalenka, che stanno attraversando momenti non facili, nell’occhio del ciclone per il sostegno del proprio paese alla guerra in corso, ma con un feeling personale diametralmente opposto.
    La campionessa degli Australian Open Aryna Sabalenka così ha parlato alla stampa, in merito alla tensione tra le giocatrici in questa fase storica: “La situazione è davvero, davvero difficile per me perché non ho mai affrontato così tanto odio negli spogliatoi“, ha confessato. “Certo, ci sono sempre molti hater su Instagram quando perdi le partite, ma negli spogliatoi non avevo mai affrontato una cosa del genere. È stato davvero difficile per me constatare che ci sono così tante persone che mi odiano davvero senza motivo, perché non c’è alcun motivo. Voglio dire, non ho fatto niente”.
    Più che litigi con altre tenniste, Aryna ha avuto degli scambi poco amichevoli con persone dell’entourage di alcune tenniste ucraine: “Ho avuto alcuni.. non direi veri litigi, ma delle strane conversazioni, non con le ragazze, ma con i membri della loro squadra. È stato difficile. È stato un periodo difficile. Ma ora forse sta migliorando”. Probabilmente le durissime parole di Lesia Tsurenko e poi del suo coach hanno fatto detonare la situazione, arrivando forse alla rottura necessaria per un confronto e quindi, si spera, una ripartenza con meno tensione.
    Sabalenka ha anche ammesso che, con poche eccezioni, la maggior parte delle giocatrici si limita a ignorarsi a vicenda: “Stavo lottando con questa situazione perché mi sentivo male, come in colpa per qualcosa. Non è bella l’atmosfera negli spogliatoi con alcune delle ragazze ucraine. Ma poi ho capito che non è colpa mia, che non ho fatto loro niente di male. Sono abbastanza sicura che il resto degli atleti russi e bielorussi non abbia fatto nulla agli ucraini. Mi sono appena resa conto che sono solo emozioni e ho bisogno di ignorarle e concentrarmi su me stessa con la consapevolezza di non aver fatto niente di male. Alla fine non posso controllare le emozioni degli altri. Sembra che tutti si ignorino a vicenda”.
    “Questa tensione non coinvolge tutte in realtà, sto ancora parlando con alcune delle ucraine, ma ci sono alcune delle ragazze che sono davvero aggressive contro di noi. Quindi sto solo alla larga da loro” conclude Aryna.
    Di tutt’altro tenore invece le parole di Viktoria Azarenka in risposta alla n.1 Swiatek, secondo la quale è crescente la tensione negli spogliatoi: “Personalmente, non ho visto quella tensione. È chiaro che ci sono alcune giocatrici che hanno sentimenti e comportamenti diversi. In generale, non condivido la stessa visione di Iga. Incoraggerei Swiatek a dare un’occhiata alle cose che sono accadute prima che di fare commenti”.
    L’esperta tennista di Minsk non solo smorza i toni, ma invita la stessa Swiatek ad avere presto una conversazione per affrontare i loro punti di vista. “Come membro del Player Council, sarei molto felice di presentarle e insegnarle tutto ciò che è stato fatto in precedenza” afferma Vika. “E penso che sarebbe un modo molto più appropriato per avere quella conversazione. La questione è cresciuta fin troppo, tanto da diventare durante le conferenze stampa quasi più interessante rispetto allo sport stesso. Non va bene“.
    Punti di vista davvero differenti tra le due giocatrici bielorusse. A questo punto sarebbe più interessante – e utile – una presa di posizione chiara e inequivocabile da parte della WTA, visto che la scorsa settimana le dichiarazioni di Steve Simon sono state a dir poco vaghe e troppo prudenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    “Caso Tsurenko”: l’allenatore di Lesia attacca Sabalenka, Aryna risponde seccamente

    Aryna Sabalenka

    Continuano le acque agitate sul tour WTA in merito al “Caso Tsurenko”. La tennista ucraina non ha giocato il match contro Sabalenka ad Indian Wells poiché ha sofferto di un attacco di panico dopo aver parlato col CEO della WTA Steve Simon. Lesia ha dichiarato di sentirsi completamente abbandonata da chi governa il tour femminile. A rincarare la dose c’ha pensato il coach della Tsurenko, Nikita Vlasov, che al media Tribuna così si è espresso sulla vicenda, attaccando duramente Aryna Sabalenka.
    “In quella conversazione con Simon, Lesia ha elencato tutti i punti che la preoccupavano riguardo alla partecipazione di russi e bielorussi ai tornei, ai quali Steve ha risposto di non vedere alcun problema” afferma Vlasov. “La WTA fornirà qualche aiuto agli ucraini? No, la WTA non cambierà la sua politica. Poi è arrivato il match contro Sabalenka, una tennista che sostiene il regime di Lukashenko e non si è mai pronunciata contro la guerra in un anno. Ha anche chiarito che per lei era normale, che nessuno stava facendo qualcosa di sbagliato. Ci stavamo preparando per la partita, Lesia voleva vincere contro Sabalenka. Quando sono tornato negli spogliatoi la sera, prima della partita, le tremavano le mani, le risuonavano in testa le parole di Simon, alle quali ha aggiunto: ‘Ho capito che ora giocherò contro Sabalenka, una giocatrice che sostiene la guerra , l’assassinio degli ucraini’. Più tardi ho detto agli organizzatori che non l’avrei fatta scendere in campo. Ogni giorno ci svegliamo e leggiamo notizie su quante persone sono morte. Tutti i giocatori della Bielorussia supportano teoricamente la guerra. Tutti tacciono perché sono soddisfatti di tutto. Giocano, vincono soldi e non ci sono penalità. Il suo comportamento è simile a sostenere la guerra. Se gli fosse stato vietato di giocare, avrebbero parlato. Non un solo bielorusso, non un solo giocatore russo si è espresso contro la guerra in un anno”.
    Non si è fatta attendere la risposta di Sabalenka, vincitrice agli Australian Open 2023 del suo primo titolo dello Slam. “Nessuno può controllare le emozioni di un’altra persona e penso che la WTA stia facendo del suo meglio” dichiara Aryna. “È chiaro che c’è molta tensione tra di noi. Continuo a pensare di non aver fatto nulla di male agli ucraini, né io né nessuno atleta russo o bielorusso. Anche alcuni di noi stanno aiutandoli. Cos’altro posso dire? Penso che la WTA stia facendo un ottimo lavoro nel sostenere entrambe le parti e non riesco a controllare le emozioni delle persone. Ho passato momenti molto difficili e purtroppo chi crederebbe adesso a una ragazza bielorussa… a proposito del suo allenatore (di Tsurenko), anch’io ho passato un vero inferno”.
    Ecco la risposta di Sabalenka in merito al ritiro di Lesia ad Indian Wells: “Penso che il ritiro di Tsurenko fosse qualcosa di più di un attacco di panico o di una questione politica. Penso che ci sia qualcos’altro. L’anno scorso ho avuto una situazione difficile con il suo allenatore a causa del modo in cui si è comportata nei miei confronti. Penso che quel ragazzo metta molta pressione sulle sue spalle, ed è per questo che accadono queste cose. Non ha niente a che fare con la WTA. Fanno il meglio che possono. Cos’altro possono fare? Quello che possiamo fare è cercare di mantenere la calma negli spogliatoi e continuare a capire che niente di tutto questo è colpa nostra, e che tutti capiamo e ci sentiamo male per gli ucraini. Penso di aver detto abbastanza”.
    La situazione è oggettivamente complessa e difficile, anche perché il conflitto non sembra destinato a terminare a breve e le tensioni tra le giocatrici di Russia e Bielorussia e quelle ucraine rischia di crescere a dismisura. LEGGI TUTTO

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    Simon (WTA): “Stiamo facendo tutto il possibile per le giocatrici ucraine. Servono più match femminili in Prime Time”

    Steve Simon, CEO WTA

    Le dichiarazioni di Lesia Tsurenko in merito ai motivi del suo ritiro da Indian Wells non sono passate inosservate. Si è scatenata infatti una discreta bufera sul CEO del tour femminile Steve Simon, “reo” di aver confermato alla giocatrice ucraina la concreta possibilità che i giocatori russi e bielorussi possano giocare normalmente alle prossime Olimpiadi di Parigi, oltre che ai prossimi tornei nel Regno Unito. È intervenuta anche la n.1 Swiatek, interpellata sul tema dalla stampa dopo le parole della collega. Swiatek è parsa in difficoltà nell’affrontare l’argomento – ovviamente scomodo e complesso – ma nella sostanza ha affermato che a suo dire si parla troppo della posizione dei giocatori e giocatrici di Russia e Bielorussia e ben poco invece di come poter aiutare e sostenere le tenniste e tennisti ucraini, colpiti duramente nei propri affetti dall’invasione in corso nella loro patria. Inoltre ad infiammare ancor più gli animi, pure il comportamento della russa Anastasia Potapova, che nel sito di Indian Wells se ne andava in giro con una maglia dello Spartak Mosca.
    Finalmente, grazie all’intervento di BBC Sport, Steve Simon ha risposto alla critiche, esponendo la sua posizione e parlando anche di altro, come la situazione in Cina relativa al caso Peng e il recente ingresso di capitali sul tour WTA grazie all’accordo con un importante società finanziaria. Riportiamo le parti salienti del pensiero del capo della WTA.
    “Continuiamo a fare quanto abbiamo la capacità di fare”, ha detto Simon a BBC Sport, “Abbiamo fatto molto per i nostri atleti, so che c’è una varietà di opinioni in merito. Quello che sta succedendo in Ucraina è riprovevole. Non si può sostenere in alcun modo, nemmeno quello che sta facendo il governo russo. Abbiamo parlato direttamente con Anastasia (Potapova, ndr), e le abbiamo anche dato un avvertimento in modo che sappia che non era appropriato il suo comportamento e non credo che vedremo altri casi in futuro”.
    Il Comitato olimpico internazionale ha confermato la posizione di apertura agli atleti russi per le prossime Olimpiadi di Parigi del 2024. Nonostante ciò, Simon nega che l’opposizione del mondo del tennis alla guerra portata avanti dalla Russia si stia indebolendo: “Il nostro sostegno è al massimo livello con tutti in Ucraina e non credo che nessuno di noi possa capire correttamente cosa stanno passando. Non credo che nulla di tutto ciò stia attenuando quello che sta succedendo laggiù. Continuiamo a parlare con i giocatori russi e bielorussi e ci assicuriamo che capiscano le sensibilità sul tour Pro e che stiano gareggiando come atleti neutrali. Penso che ci sia una forte comprensione su questo tema. Abbiamo sempre avuto la posizione – ed è stata una posizione fondamentale del tour – che ogni giocatore idoneo debba essere autorizzato a giocare. E questo indipendentemente dalle decisioni che potrebbero essere state prese dai governi locali. Siamo stati coerenti con questo e rimarremo coerenti con questo. Pensiamo che l’approccio neutrale sia appropriato”.
    Caso Peng: Simon lo scorso autunno ha minacciato di cancellare in modo definitivo i tornei in Cina se non verrà definitivamente chiarita la posizione dell’ex tennista cinese, della quale si sono completamente perse le tracce. Relativamente a questo tema, ecco le ultime di Simon: “Stiamo ancora valutando la situazione. Abbiamo detto che avremmo preso una decisione alla fine del primo trimestre, o all’inizio del secondo trimestre di quest’anno. Nessuna decisione è stata ancora presa. La mia posizione al riguardo non è cambiata. Ma ovviamente abbiamo un consiglio che lo sta valutando in questo momento e sarà una decisione non mia ma dell’intero consiglio”.
    Pochi giorni fa la WTA ha annunciato una partnership strategica con CVC Capital Partners, che vedrà la società già attiva in altri sport investire 150 milioni di dollari nel tennis femminile. L’obiettivo è quello di creare una visibilità ancora più alta per il tennis femminile e far aumentare i premi in denaro, ancora notevolmente inferiori rispetto all’ATP Tour maschile. Per raggiungere questo obiettivo, Simon sostiene che nei grandi appuntamenti la programmazione deve essere più equa tra uomini e donne. Per esempio, nella nuova sessione notturna a Roland Garros, nel 2022 ci sono state nove partite maschili e una femminile; la speranza è di equilibrare queste situazioni. “Abbiamo parlato con tutti i tornei del Grande Slam e tutti i nostri tornei combined rispetto alla programmazione”, afferma Simon. “È un aspetto molto, molto critico. Alla fine della giornata, sei quello che dici di essere. A meno che tu non stia mostrando il prodotto in prime time, stai dicendo al consumatore qual è il valore. Quindi è molto, molto importante che ci sia un corretto mix tra uomini e donne nei programmi di prima serata”. LEGGI TUTTO

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    Lesia Tsurenko trova casa al Piatti Tennis Center. Anche due giovani ucraini ospiti a Bordighera

    La tennista ucraina Lesia Tsurenko, classe 1989, ha scelto il Piatti Tennis Center come sua nuova base per gli allenamenti

    Il suo appello, lanciato a fine marzo dal torneo di Miami, aveva fatto il giro del mondo: vivendo a Kiev, la tennista ucraina Lesia Tsurenko aveva fatto sapere di trovarsi senza un posto dove rientrare a casa, chiedendo un aiuto al grande popolo della racchetta. Ha ricevuto tanta solidarietà, e la soluzione è arrivata in fretta: oggi la nuova base della 32enne numero 135 del mondo (ma già n.23) è il Piatti Tennis Center di Bordighera, dove è giunta per un periodo di prova, si è trovata a meraviglia e ha deciso di rimanere, affidandosi allo staff del centro di Riccardo Piatti. Lì ha trovato numerosi connazionali, una su tutte la stellina Marta Kostyuk, 19enne numero 52 della classifica Wta.
    Dopo essersi più volte appoggiata in passato al centro di viale Canariensis per delle consulenze, dall’inizio del 2022 la giocatrice di Kiev ha deciso di farsi seguire a tempo pieno dal team Piatti, nello specifico dal coach Andrea Volpini e dall’osteopata Claudio Zimaglia. Ma la lista degli atleti ucraini è ancora lunga, visto che da marzo la struttura ha aperto le porte anche a due giovani impegnati nell’attività internazionale, e ospiti fino a quando la situazione non si sistemerà. Si tratta dei sedicenni Andrii Zimnokh, n.240 della classifica mondiale under 18, arrivato tramite l’amicizia con il connazionale e coetaneo Volodymyr Iakubenko (che invece si allena al Piatti Tennis Center in pianta stabile già da tempo) e Sofiia Zhylchuk, numero 657 al mondo. Quando è scoppiato il conflitto quest’ultima si trovava nei Paesi Bassi per un paio di tornei e, dopo averne disputati altri due in Germania, ha trovato aiuto al Piatti Tennis Center, con l’intercessione dell’agenzia monegasca Top Five Management.
    Insieme a Zimnokh e Zhylchuk è transitato da Bordighera per un paio di settimane anche il giovane allenatore Igor Dudun, 24enne di madre italiana, a sua volta impegnato in giro per il mondo quando sono iniziati gli attacchi militari. “Tramite alcuni contatti – spiega Luigi Bertino, direttore del Piatti Tennis Center – ci ha chiesto se potevamo aiutarlo per un breve periodo, in attesa che trovasse una soluzione più stabile”. Così è stato inserito nello staff come assistant coach, fornendogli l’ospitalità e tutto ciò di cui aveva bisogno. “Si tratta di persone – ha detto ancora Bertino – che stanno vivendo una situazione molto complicata, che le obbliga a rimanere lontano dal proprio Paese se desiderano svolgere attività. Di fronte a delle richieste d’aiuto ci è sembrato doveroso fare la nostra parte. Per i ragazzi è importante non solo trovare delle soluzioni temporanee di assistenza, ma anche avere una base dove potersi allenare con tranquillità, senza doversi preoccupare di questioni logistiche e senza il rischio di perdere mesi preziosi in un periodo molto importante della loro formazione. Compatibilmente con le nostre possibilità e quelle di un centro che non ha un solo posto libero, desideriamo dare il massimo sostegno sotto tutti i punti di vista, per permettergli di continuare a svolgere al meglio la loro attività”. LEGGI TUTTO