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    Un politico russo chiede al ministro della giustizia che Kasatkina venga trattata come una spia

    Daria Kasatkina (foto USA Today)

    Incredibile vicenda politica in Russia. Roman Teryushkov, deputato di “Russia Unita”, partito guidato da Vladimir Putin, ha fatto una richiesta formale affinché la tennista Daria Kasatkina sia considerata un “agente straniero” nel suo Paese, di fatto una spia, inviando una lettera formale al ministero della Giustizia. La richiesta, se accolta (finora è stata respinta, in attesa di appello), comporterebbe una riduzione dei diritti della giocatrice, come previsto dalla legge russa. Secondo altre fonti, la richiesta si estenderebbe anche a Karen Khachanov e all’ex n.1 Yevgeny Kafelnikov, citati in un intervento del politico come persone sgradite.
    Non è la prima volta che Teryushkov si scaglia contro Kasatkina, accusandola di usare il suo impatto globale per danneggiare gli interessi della Russia. “Kasatkina, Khachanov e Kafelnikov criticano apertamente le azioni delle autorità russe, avendo una residenza permanente fuori dal territorio, dimostrando al mondo intero la loro distanza dalla società russa. Le loro azioni sono regolate dalla legge degli agenti stranieri”, sostiene il parlamentare.
    Curioso che nella sua richiesta non sia stato incluso anche Rublev, uno dei tennisti più forti al mondo e apertamente schierato contro l’invasione all’Ucraina da parte del suo paese.
    Già lo scorso luglio Kasatkina era stata presa di mira dal politico russo, quando in un’intervista parlò apertamente della sua omosessualità. “Non ne ho mai parlato in modo così aperto davanti a una telecamera, ma a ma piace così”, disse senza mezzi termini alla televisione nazionale. Il suo gesto, coraggioso vista la situazione sociale e legislativa del Paese, fu duramente stigmatizzato da Teryushkov. Ironica la reazione di Daria alla notizia: “Che bello avere tifosi alla Duma di Stato…”. LEGGI TUTTO

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    “È stato un anno difficile per Andrey, si è comportato da eroe”, mamma Rublev ringrazia il figlio

    Andrey Rublev

    Marina Marenko, madre di Andrey Rublev, ha parlato al media russo sport24 sulle difficoltà incontrate dal figlio nel 2022 per la netta presa di posizione contro la scelta del suo paese di invadere l’Ucraina. Pochissimi altri sportivi russi si sono schierati, fin dal primo giorno di guerra, in modo così netto contro il proprio paese. La signora Marenko ritiene che suo figlio quest’anno sia stato protagonista una vera impresa, riuscendo a sopportare enormi pressioni ma riuscendo comunque a giocare, anche se i suoi risultati sono stati certamente influenzati dal contesto, come confermano le sue plateali esternazioni in campo in situazioni di alta tensione. Ricordiamo che la famiglia di Rublev tutt’ora vive in Russia, mentre Andrey ha fatto base da anni a Barcellona, dove si allena con il suo coach Vicente.
    “È stato un anno molto difficile per lui” racconta Marina, “ha sentito la pressione dei media, che gli hanno fatto costantemente domande nelle conferenze stampa, cercando il modo per mandare in tilt la mente di mio figlio. Credo che Andrey si sia comportato da eroe, ha dovuto fare i conti con tutta l’ansia che questa guerra gli ha causato e con il desiderio permanente di prendere posizione e parlarne. Penso che fosse preparato a reggere grande pressione, ma questo è stato troppo per lui e ha influito sui suoi risultati. Non ho dubbi che avrebbe ottenuto più successo se ciò non fosse accaduto. Non è stato umiliato da nessun rivale, ha lottato fino alla fine in ogni partita, ha vinto quattro titoli ed è arrivato tra i migliori otto. Sono orgoglioso di lui e credo che il meglio debba ancora venire. Ha combattuto contro le avversità nel 2022 e questo lo farà uscire molto rafforzato mentalmente in futuro”.
    In molti hanno considerato la stagione di Rublev fallimentare, o non così esaltante. Il russo ha chiuso nella top 10, vincendo 4 tornei e raggiungendo i quarti a US Open e Roland Garros, senza ancora mai esser riuscito in carriera ad approdare in semifinale in uno Slam o vincere un Masters 1000. Forse più dei risultati, preoccupa come il suo tennis sia un po’ “fermo” da qualche tempo, ancorato da un ritmo forsennato col diritto ma incapace di trovare alternative quando il suo pressing non riesce a scardinare la difesa dei maggiori rivali. Certamente a livello mentale è parso più volte molto “tirato”, e probabilmente la tensione di quel che ha vissuto a livello personale quest’anno, come sottolineato dalla madre, non l’ha aiutato. È da sottolineare come abbia preso posizione in modo netto contro la scelta bellica del suo paese, dimostrando grande coraggio. LEGGI TUTTO

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    Duro scambio di messaggi tra Stakhovsky e i serbi Troicki e Tipsarevic per la loro partecipazione all’esibizione in Russia

    Sergiy Stakhovsky

    L’ucraino Sergiy Stakhovsky participa attivamente sul campo alla difesa del suo paese dall’invasione russa iniziata lo scorso febbraio. Sui social ha mostrato varie foto della drammatica situazione vissuta dai suoi connazionali, cercando così di sensibilizzare l’opinione pubblica.
    L’ex tennista ucraino non ha affatto gradito la partecipazione di diversi ex colleghi all’esibizione di San Pietroburgo, primo evento tennistico – anche se non ufficiale – in Russia dallo scoppio della guerra. Per questo ha deciso di pubblicare sul proprio profilo Twitter gli scambi di messaggi privati con due partecipanti all’esibizione, i serbi Viktor Troicki e Janko Tipsarevic, che Sergiy accusa di essersi venduti ai soldi russi.
    Gli screenshot delle loro conversazioni sono piuttosto pesanti. Troicki si difende affermando che giocare nel paese dei suoi nonni è senza prezzo, accusando Stakhovsky di essere un “Instagram clown”; ancor più aspro lo scambio con Tipsarevic, che si difende apostrofando l’ucraino come “Mr Instagram Freedom Fighter” e rincarando la dose quando afferma che 20 anni fa lui e nessun tennista mosse un dito quando la NATO bombardò la sua famiglia in Serbia nel conflitto balcanico.

    The Serbian opinion… pic.twitter.com/B1PBI7ZMt6
    — Sergiy Stakhovsky (@Stako_tennis) December 1, 2022

    Centinaia le risposte, di tutti i tipi, alle accuse mosse da Stakhovsky. Molti hanno difeso quella che lui ha chiamato “l’opinione serba” ri-postando uno scambio avuto con Novak Djokovic, che mesi fa si era attivato con Sergiy per capire la sua situazione e offrendogli il proprio supporto. LEGGI TUTTO

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    Oltre 30 tennisti russi hanno chiesto il passaporto kazako negli ultimi mesi

    Aleksandr Bublik, uno dei più noti russi diventato kazako nel 2016

    Lo sport russo non sta attraversando un momento facile, investito dalla tempesta voluta dal presidente Putin con l’invasione all’Ucraina. I tennisti del grande paese sono stati esclusi da Wimbledon e le selezioni nazionali – praticamente in tutte le discipline – cancellate dalle rassegne internazionali, come ritorsione alla sciagurata decisione politica del leader russo. Si è venuta a creare una situazione tutt’altro che facile che ha spinto moltissimi tennisti russi a richiedere un passaporto del Kazakistan, seguendo le orme di Bublik e Rybakina, nati e cresciuti in Russia ma poi divenuti cittadini kazaki. Lo afferma il vicepresidente della Kazakistan Tennis Federation, Yuriy Polskiy, secondo il quale oltre trenta giocatori russi, di diverse età e categorie, hanno fatto richiesta formale per un passaporto kazako.
    “Finora le richieste sono state moltissime ma questo numero aumenta ogni giorno” afferma Polskiy. “La maggior parte di loro sono giovani di età pari o superiore a 12 anni, ma ci sono anche giocatori professionisti che vorrebbero cambiare il passaporto e giocare con la nostra bandiera, sono già oltre trenta le richieste”, afferma a Eurosport.
    Il kazako conferma la totale neutralità del proprio paese all’operazione bellica in corso in Ucraina dalle forze armate russe e la cooperazione con le federazioni tennistiche dei due paesi: “Siamo colleghi, c’è rispetto e cooperazione in molti modi tra noi e la federazione russa. Quando è esploso il conflitto tra Ucraina e Russia, abbiamo offerto la possibilità sia ai russi che agli ucraini di allenarsi in Kazakistan, sulla nostra terra, in varie città. Sono venuti, hanno organizzato campi di allenamento, hanno partecipato a tornei. Il Kazakistan è sempre stato neutrale, noi siamo per l’amicizia, per la pace tra i Paesi”.
    Una dichiarazione non del tutto sorprendente ma piuttosto clamorosa quella di Polskiy, anche se non si è spinto oltre facendo i nomi dei giocatori e giocatrici professionisti che hanno mosso i primi passi per ricevere un passaporto kazako. Non ha nemmeno precisato i tempi burocratici per l’operazione, anche se è noto che gli sportivi nati in Russia abbiano una certa facilità dell’ottenere un passaporto dagli uffici governativi di Astana. LEGGI TUTTO

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    Micah resta allo Zenit, nonostante i rapporti tesi tra Stati Uniti e Russia

    Di Redazione

    Non deve essere la cosa più semplice del mondo di questi tempi per un atleta americano giocare in una squadra russa. Eppure Micah Christenson, il regista della nazionale Usa, nato 29 anni fa alle Hawaii, e a lungo protagonista del campionato italiano di Superlega sponda Lube e Modena, ci sta provando.Rimarrà infatti anche per la prossima stagione a difendere i colori dello Zenit-Kazan. Lo ha rilevato Micah in una pausa dei Campionati del Mondo in un’intervista pubblicata dal portale polacco WP SportoweFakty (qui il link all’articolo).Non si può certo dire che i rapporti tra Stati Uniti e Russia siano distesi in questo momento. Oltre la Guerra in Ucraina infatti c’è un caso che riguarda proprio lo sport e che vede a muso duro affrontarsi i Paesi di Putin e di Biden come ai tempi degli anni Ottanta quando la propaganda tra i due blocchi invadeva pure il mondo dello Sport (Olimpiadi boicottate) e del cinema. Si tratta della condanna a nove anni di carcere della giocatrice di basket americana (doppio oro olimpico) Brittney Griner, arrestata lo scorso febbraio all’aeroporto di Mosca perché trovata in possesso di olio di cannabis.Micah prova evidentemente a resistere a tutte queste pressioni extra sportive e a rispettare il suo contratto, come lui stesso spiega al media polacco.“Sto cercando di portare a termine il mio lavoro nel miglior modo possibile. E di essere la persona migliore possibile” dice Micah Christenson.Quando gli si chiede però perché lui abbia deciso di restare al Kazan, anche quando un altro big straniero, come Bartosz Bednorz ha salutato (polacco e pure lui ex Modena), Micah risponde di avere un contratto con lo Zenit Kazan da rispettare, mentre Bednorz era in scadenza.

    “Non hai paura che venga in qualche modo utilizzato dalla propaganda russa?” gli chiede così ancora il giornalista Arkadiusz Dudziak della testata polacca. “Se ne parlo con i media, sarà peggio” taglia corto con intelligenza l’hawaiano di Honolulu. Anche riguardo ad altre offerte di mercato non si sbottona il regista degli Usa. “Ci sono sempre, non è nulla di nuovo, ma non vorrei parlare di contratti e cose del genere” risponde ancora.L’intervista vira così sui Mondiali e il match vinto contro la Bulgaria. Nessun pronostico ad ogni modo. “Cercheremo di giocare la nostra migliore pallavolo, ma a volte le vittorie nascono solo per delle coincidenze” conclude il palleggiatore. LEGGI TUTTO

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    Ons Jabeur: “Sport e politica non si devono mischiare, ci sono bambini che muoiono ogni giorno per le guerre, come in Palestina da 74 anni”

    Ons Jabeur, prima tennista araba in top10

    Ons Jabber è una delle tenniste più talentose del tour. La tunisina, fiera di essere un prodotto del suo paese, è una delle giocatrici più attese nei grandi tornei su terra, dove il suo tennis ricco di variazioni e cambi di ritmo è assai temibile per tutte le avversarie. In attesa di scendere in campo nel WTA 1000 di Madrid, ha parlato con la stampa, e la discussione è scivolata inevitabilmente sul tema caldissimo della guerra in corso, sull’esclusione dei tennisti russi e bielorussi da Wimbledon, su come il mondo dello sport dovrebbe comportarsi. Su questi temi politici e sociali, il pensiero di Ons è netto: sport e politica devono restare distanti, quando lo fanno la cosa non funziona, e nel mondo ci sono tante situazioni calde che necessitano di attenzione e che, invece, vengono dimenticate, come la drammatica situazione dei palestinesi da lei direttamente citata. Ecco alcuni passaggi del pensiero della tunisina, intervistata da Arab News per Reem Abulleil.
    “È una decisione molto difficile, capisco cosa sta passando il popolo ucraino e sono totalmente contraria alla guerra”, ha detto la numero 10 del mondo, “Ma quello che reputo importante e che mi è sempre stato insegnato è di non mescolare mai sport e politica. Ho vissuto alcune situazioni in prima persona, specialmente nel 2020 in BJK Cup quando avremmo dovuto giocare contro Israele. Sono molto dispiaciuta per il popolo palestinese, per quei bambini che muoiono ogni giorno da 74 anni. Quindi non capisco come ora per questa situazione vada bene mischiare politica e sport.Che dire di tutti gli altri paesi in cui persone e bambini muoiono ogni giorno?”
    “Non credo che dovremmo mischiare politica e sport. È molto triste quello che sta succedendo nel mondo e una cosa che odio in questo mondo è la politica. È molto sporca e non possiamo mai avere il quadro completo. Quindi spero che questa situazione si risolva molto presto, non so cosa accadrà. Ma so che anche russi e bielorussi hanno le loro famiglie a casa, quindi non sono sicuro di quanto possano parlarne. È una situazione molto difficile per entrambi, soprattutto per gli ucraini. E onestamente, spero che questa guerra finisca presto, ma spero anche che le persone possano guardare al dramma dei palestinesi perché questo argomento mi tocca davvero come donna araba, non è giusto e spero che non mescoliamo politica e sport”.
    Nell’intervista, Jabeur parla del suo rapporto di collaborazione con la la psicologa sportiva Melanie Maillard, che ritiene molto importante per la sua crescita. “Ho fatto alcuni tornei con lei, uno di questi è stato Wimbledon l’anno scorso”, quando Jabeur è diventata la prima donna araba nella storia a raggiungere i quarti di finale di Wimbledon. “Quindi mentalmente, tutta la pressione è su di lei, deve prepararmi per il torneo” scherza Ons. “Mi piace avere Melanie intorno a me perché non ci vediamo molto spesso. Di solito parliamo su WhatsApp o chattiamo online, ma non mi piace molto il mondo virtuale, quindi cerco di portarla il più possibile con me, ma ha anche altri atleti da seguire. Sono migliorata tantissimo sul piano atletico, è stato decisivo per la mia crescita, ma allo stesso tempo il lavoro con Melanie mi fa pensare molto in modo più positivo”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Malagò: “Solo il mondo del tennis si è stupito che Wimbledon abbia aderito al dettato del mondo olimpico internazionale”

    Giovanni Malagò, Presidente del CONI

    Il Presidente del CONI Giovanni Malagò, in un’intervista rilasciata al Corriere, è tornato con un breve passaggio sulla questione dei tennisti russi e bielorussi, bannati dai prossimi Championships di Wimbledon. La massima autorità sportiva italiana si dice per niente stupita dalla decisione presa a Londra.
    “Da presidente del CONI e membro CIO, mi occupo di politica sportiva e non di politica. In Italia, ribadisco, rappresento il CIO. E l’Executive Board ha raccomandato a tutte le federazioni di non invitare atleti russi e bielorussi ai tornei e alle manifestazioni sportive. Wimbledon, che è un circolo privato, si è attenuto a questa indicazione”.
    Continua Malagò: “Bisogna fare una premessa. La raccomandazione del CIO è nata dopo che la Russia ha commesso una gravissima violazione, mai successa in era moderna, la rottura della tregua olimpica durante i Giochi paralimpici. Ma ci rendiamo conto? È lì, in quel momento, durante l’evento, che tutti i comitati paralimpici internazionali si schierano al fianco dell’Ucraina, si riuniscono e chiedono che russi e bielorussi vengano esclusi dai Giochi. In caso contrario non avrebbero partecipato alla Paralimpiade. Tutte le più importanti federazioni internazionali, sottolineo tutte hanno accolto e seguito le raccomandazioni del CIO. Solo il mondo del tennis si è stupito che Wimbledon abbia aderito al dettato del mondo olimpico internazionale. Spetta al governo prendere una decisione. Starà studiando il caso, valuterà la situazione, poi farà una scelta, sono convinto la migliore per il Paese”.
    La palla quindi passa al Governo, quando il countdown agli Internazionali BNL d’Italia è già iniziato. L’eventuale esclusione dei tennisti e tenniste russe dagli IBI22 sarebbe a dir poco clamorosa, vista la secca presa di posizione di ATP e WTA in merito.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roma come Wimbledon? Il governo ci sta pensando. Djokovic: “Quando la politica entra nello sport non finisce mai bene”

    Roma vietata ai giocatori russi e bielorussi?

    La clamorosa decisione di Wimbledon di escludere i tennisti russi e bielorussi dall’edizione 2022 dei Championships potrebbe essere replicata anche ai prossimi Internazionali BNL d’Italia. Secondo diversi organi di stampa (tra cui il GR1 e Corriere della Sera), il governo italiano ed in primis il premier Mario Draghi starebbero valutando seriamente di adottare la linea più dura e intransigente contro la Russia di Putin. Per il governo la situazione chiara: c’è un paese aggressore che ne ha invaso un altro, perpetrando crimini di guerra, rifiutando una trattativa per il cessate il fuoco e la pace. Per questo ogni azione contro la dittatura di Putin e la guerra in atto deve essere adottata, inclusa l’esclusione dei singoli atleti russi e bielorussi da ogni competizione in Italia, anche come singoli individui. In pratica la posizione del governo britannico e della LTA.
    Nonostante le critiche pesanti ricevute dal governo britannico per la decisione di bandire anche i singoli atleti russi e bielorussi dalle competizioni nel paese, sembra che per il governo italiano quella sia la linea corretta da seguire. Una cosiddetta “moral suasion”, ossia l’invito a correggere o rivedere la scelta di continuare l’invasione in Ucraina senza accettare alcuna soluzione di pace, e per questo adottare come ritorsione le misure più severe possibili.
    Sarebbe un’azione clamorosa, contraria alle dichiarazioni di ATP e WTA e di gran parte del mondo sportivo, anche extra tennistico.
    Ieri Djokovic ha dichiarato fermamente che “Quando la politica interferisce nello sport, non finisce mai bene”. Continua il n.1 serbo, che conosce molto bene la guerra, avendo vissuto da piccolo quella sanguinosa dei Balcani: “Sarò sempre il primo a condannare la guerra. Conosco bene il trauma emotivo che lascia un conflitto. Io sono un figlio della guerra… so cosa significa. Noi in Serbia, sappiamo cos’è successo nel 1999. Finisce per soffrire sempre la gente comune. Abbiamo avuto molte guerre nel Balcani. Chiarito questo, però, non posso essere favorevole alla decisione presa da Wimbledon. Non è colpa degli atleti quello che sta accadendo”.
    Arriva anche una breve dichiarazione di Andrey Rublev: “Ciò che sta accadendo è completamente discriminatorio nei nostri confronti. Le ragioni che ci sono state fornite da Wimbledon sono illogiche. Non hanno nessun senso. Escluderci da Wimbledon non serve a niente, sarebbe meglio che potessimo partecipare e così donare alle vittime il Prize money ottenuto”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO