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    Lorenzo Sonego e il commiato a un’epoca: La fine di una collaborazione storica. L’azzurro si separa da Gipo Arbino

    Lorenzo Sonego – Foto Getty Images

    In un mondo del tennis sempre in evoluzione, la notizia della fine della collaborazione tra Lorenzo Sonego e il suo storico coach “Gipo” Arbino segna la fine di un’era per il tennista torinese. Sonego, noto per il suo spirito combattivo e le prestazioni in doppio in Coppa Davis a Malaga con Jannik Sinner, affronta un 2024 difficile, non avendo ancora vinto due partite consecutive in singolare. Attualmente al numero 53 del ranking mondiale, Sonego vive un momento di incertezza riguardo la sua partecipazione alle Olimpiadi di Parigi, sentendo il bisogno di un cambiamento significativo nella sua carriera.
    In un messaggio personale e toccante, Sonego si è rivolto al suo coach con parole che trasudano gratitudine e affetto: “Caro Gipo. Dopo quasi un ventennio di vita insieme, sento di avere bisogno di nuovi stimoli per la seconda parte della mia carriera”. Ha poi aggiunto, “Grazie di cuore per l’incredibile lavoro che hai fatto, per tutti i momenti condivisi insieme e tutti i risultati ottenuti. Tu non sei solo un coach, sei come un padre, una delle persone più importanti della mia vita. Il nostro rapporto e la mia stima nei tuoi confronti continueranno per sempre. Ti voglio bene. Lori”.
    La storia di Gian Piero “Gipo” Arbino è quasi leggendaria, un uomo che avrebbe potuto seguire una carriera lirica dopo aver superato un concorso per studiare al Conservatorio della Scala, ma ha scelto un percorso diverso. La sua vita nel tennis, iniziata quasi per caso a 18 anni, lo ha visto trasformarsi da autodidatta a coach riconosciuto, influenzando la carriera di molti giovani talenti, tra cui Sonego.La sua carriera di coach è fiorita tra il Lido Royal e il Green Park a Torino, culminando nella creazione di un team al Circolo della Stampa-Sporting e infine all’Ace di Volvera. Tra gli allievi di spicco di Arbino, oltre a Sonego, ci sono stati nomi come Alberto Giraudo e le professioniste Stefania Chieppa e Silvia Disderi.
    La decisione di Sonego di cercare nuove direzioni e stimoli non segna solo un punto di svolta nella sua carriera ma anche un momento di riflessione sulla natura transitoria del rapporto tra un atleta e il suo coach. Nel tennis, come nella vita, la ricerca di crescita e evoluzione è costante. La separazione da “Gipo” Arbino, un uomo descritto non solo come un maestro ma anche come una figura paterna, evidenzia il coraggio di Sonego nel perseguire nuovi orizzonti, mantenendo al contempo un profondo rispetto e affetto per i legami formatisi nel corso degli anni. La strada davanti a Lorenzo Sonego è ora aperta a nuove avventure e sfide, con la certezza che le lezioni apprese da “Gipo” lo accompagneranno in ogni passo del cammino.
    Questo il messaggio completo di Lorenzo: “Caro Gipo. Dopo quasi un ventennio di vita insieme, sento di avere bisogno di nuovi stimoli per la seconda parte della mia carriera.Grazie di cuore per l’incredibile lavoro che hai fatto, per tutti I momenti condivisi insieme e tutti I risultati ottenuti.Tu non sei solo un coach, sei come un padre, una delle persone più importanti della mia vita. Il nostro rapporto e la mia stima nei tuoi confronti continueranno per sempre.Ti voglio bene”.
    Lori
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Sinner a Miami verso la rivincita con Alcaraz: Jannik avanti contro Medvedev, in quota è sfida a due per il titolo

    Jannik Sinner – Foto Getty Images

    Un nuovo atto della sfida tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz è in arrivo, stavolta in finale. A due settimane dalla semifinale di Indian Wells vinta dallo spagnolo, i due potrebbero nuovamente trovarsi nell’atto conclusivo del Masters 1000 di Miami. E’ quanto prevedono i bookmaker, che vedono il numero uno italiano grande favorito nelle quote contro Daniil Medvedev: un successo di Jannik, il quinto consecutivo sul russo, si gioca a 1,40, mentre il suo avversario è proposto a 2,98. Nel set betting, lo 0-2 in favore di Sinner è in pole a 2,03, seguito dall’1-2 a 4.
    Anche per gli appassionati della racchetta è in arrivo un’altra sfida tra Sinner e Alcaraz. Secondo i dati raccolti da diversi siti di book, oltre la metà delle puntate (65%) è per il tennista spagnolo, offerto vincente a 2,30, mentre il 30% degli italiani sceglie la rivincita di Jannik a 2,50.
    Quote e scontri diretti– Oggi, 18:00 QF 🇩🇪 Zverev (4) vs 🇭🇺 Marozsan 0-0 Quota: 1.29 – 3.68– Domani, 00:00 QF 🇪🇸 Alcaraz (1) vs 🇧🇬 Dimitrov (11) 3-1 Quota: 1.15 – 5.37– Domani, —- SF 🇷🇺 Medvedev (3) vs 🇮🇹 Sinner (2) 6-4 Quota: 2.74 – 1.46– Oggi, 20:00 SF 🇰🇿 Rybakina (4) vs 🇧🇾 Azarenka (27) 3-0 Quota: 1.33 – 3.37– Domani, 01:30 SF 🇷🇺 Alexandrova (14) vs 🇺🇸 Collins 0-0 Quota: 2.32 – 1.61 LEGGI TUTTO

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    Raúl Brancaccio e la battaglia di Napoli: Quando il campo diventa arena

    Raul Brancaccio – Foto Alejandro Fumero

    Nella cornice del Challenger di Napoli, Raúl Brancaccio ha vissuto una giornata che ha oscillato tra gratitudine, delusione e un’appassionata chiamata al cambiamento. Il tennista di Torre del Greco, dopo aver lottato sul campo che ha sognato fin da bambino, si è aperto in un messaggio pieno di emozioni, riflettendo su un evento che non è stato di semplice sport.
    Prima di affrontare la sua dichiarazione, Brancaccio ha tenuto a ringraziare Alessandro Motti, il direttore del torneo, per avergli concesso l’opportunità di partecipare a una competizione tanto cara al suo cuore e alla sua storia. Questo ringraziamento non è solo un gesto di cortesia, ma riconosce l’importanza di quei momenti che legano indissolubilmente un atleta al suo terreno di gioco, alla sua gente, alla sua essenza.Tuttavia, il cuore del suo messaggio batte in una nota ben diversa, una denuncia forte e chiara contro coloro che, dal pubblico, hanno scelto di non sostenere l’unico napoletano in gara, ma di rivolgergli invece ostilità quasi calcistica, mossa da motivazioni estranee allo spirito sportivo (scomesse). Brancaccio li etichetta con parole dure: ignoranti, inutili, vergognosi; termini che non lasciano spazio a interpretazioni, ma che dipingono un quadro chiaro della sua indignazione.
    La sua critica si estende, poi, a una riflessione più ampia sulla comunità di Torre del Greco e Napoli, esprimendo un dolore profondo per essere stato oggetto di un tale disprezzo proprio dalla sua terra. Nonostante l’amore e il legame con le sue origini, Brancaccio non nasconde la delusione per un atteggiamento che vede in netto contrasto con il valore dello sport e del sostegno comunitario.
    Ma il messaggio di Brancaccio non si ferma alla denuncia; è anche un invito al cambiamento, una sfida lanciata a chi lo ha contestato: cambiate per il vostro bene, ma se decidete di opporvi ancora, fatelo con più forza, perché “più lo farete più ne uscirò forte”. Questa dichiarazione non è solo la voce di un atleta ferito, ma di un combattente che non si lascia abbattere, che trova nella resistenza e nella sfida la forza per crescere e andare avanti.Infine, il tennista rivolge un sentito ringraziamento a coloro che lo hanno sostenuto: amici, famiglia, tutti coloro che sono stati al suo fianco nei momenti difficili. È un promemoria che, nonostante le difficoltà, non è solo sul campo di gioco, ma anche nella vita, che si misura il vero valore del sostegno e dell’amicizia.Un invito a riflettere su cosa significhi realmente essere parte di una comunità, e su come questa possa e debba elevare, piuttosto che abbattere, i propri eroi.
    Queste le parole complete di Raul: “Ho bisogno di scrivere ciò che penso, so che molte volte il silenzio parla più di mille parole, ma in questi casi bisogna proprio parlare…Prima di tutto, volevo ringraziare il direttore del Challenger di Napoli, Alessandro Motti, per avermi dato la possibilità di poter giocare questo bellissimo torneo che seguivo già da quando ero piccolo. Grazie per aver avuto fiducia in me e spero averla ripagata in modo degno!Dunque volevo dedicare questo post a tutte quelle persone che ieri facevano il tifo, quasi da stadio, contro di me.Gente IGNORANTE, INUTILE e VERGOGNOSA che rovina uno sport così bello solo per vincere scommesse e bollette. Richiamo un esame di coscienza a tutti voi, per il bene dello sport e per il rispetto a tutti i giocatori che offrono uno spettacolo degno di applausi.Sono nato a TORRE DEL GRECO e sono fiero di essere corallino, nato e cresciuto in questa zona e ho sempre cercato di portare il nome di Napoli più in alto possibile. Ma perdonatemi che vi dica che sono contento di non viverci più, perché siete l’esempio di un popolo IGNORANTE! Un torneo così importante a Napoli e tifare contro l’unico napoletano in gara è veramente VERGOGNOSO!Sono molto deluso da voi, ma in parte vi ringrazio per permettermi di fare rumore dopo quello successo ieri.Vi ringrazio perché grazie a voi ci siamo fatti riconoscere e per l’ennesima volta abbiamo fatto una figura di MERDA !Cambiate, per il vostro bene, ma se la prossima volta continuerete a tifarmi contro, fatelo più forte, perché più lo farete più ne uscirò forteIo continuo a inseguire i miei sogniGrazie a tutti gli amici e alla mia famiglia che era lì per incoraggiarmi in questi momenti difficili, grazie per avermi supportato in ogni momento, grazie per essere sempre lì,Raúl ❤️”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Cairo Open: il torneo ATP in cui i grandi hanno trionfato poco o nulla

    Thomas Muster vincitoe del torneo del Cairo nel 1990

    Anche se quando si pensa ai grandi tornei di tennis l’Egitto non è certo il primo Paese che viene in mente, non tutti sanno che Il Cairo ha ospitato un torneo open di discreto livello, popolato anche da alcuni dei più grandi tennisti dell’epoca.Eppure, non sempre il Cairo Open (Campionati Internazionali d’Egitto) ha avuto la fortuna che probabilmente meritava e, complice anche la coincidenza con altri appuntamenti nel circuito maggiore, ha finito con l’essere snobbato da molti big.A rendere il tutto ancora più complicato c’è anche il fatto che parliamo, purtroppo, di un torneo “estinto”. Il Cairo Open si è infatti disputato fino al 2002, per poi essere posto in cantina e sostituito da altre competizioni minori, su circuito ITF. Non prima, però, di averi regalato qualche soddisfazione.
    Cairo Open, una storia quasi secolareA ben vedere, il Cairo Open aveva tutte le carte in regola per essere un torneo da consolidare all’interno del calendario che conta: esotico quanto basta, inclusivo dei territori nordafricani (non troppo gettonati, in verità, se si escludono alcuni tornei dal Marocco alla Tunisia), in grado di fungere da hub per un Paese popoloso e in cui il tennis a più ripresa ha cercato di conquistarsi uno spazio significativo.Tutto ciò premesso, per i più curiosi può certamente essere utile condividere qualche sintesi.Il Cairo Open è infatti stato un torneo di tennis facente parte del Grand Prix e dell’ATP Challenger Series. Fondato nel 1925 e soppresso nel 2005, dopo 62 edizioni disputate non consecutivamente, si giocava sulla terra rossa ed ha nel tempo subito varie evoluzioni.In un primo momento, infatti, il torneo era disputato sotto l’autorevole forma di Campionati internazionali d’Egitto, mentre con l’avvento dell’era open si iniziò a parlare – appunto – di Cairo Open. Ha dunque fatto prima parte del circuito di tornei maschili indipendenti, come Grand Prix prima e ATP Challenge Tour poi.
    Un torneo per grandi, ma non sempre!Fin qui, una breve panoramica sull’evoluzione di questo torneo. Ma chi ha avuto la meglio nelle oltre 60 edizioni che si sono disputate all’ombra delle Piramidi? E perché si parla sempre dell’incapacità dei grandissimi di prevalere in questa competizione?In realtà, la verità sta un po’ nel mezzo. Se infatti è vero che il Cairo Open non sempre ha premiato i big del tennis maschile, è anche vero che spesso non lo ha fatto perché – come abbiamo già rammentato – il torneo è stato parzialmente snobbato, sia perché coincidente con altre manifestazioni ritenute più appetibili, sia per la difficoltà di raggiungere la destinazione rispetto ad altre competizioni più favorevoli sotto il profilo logistico.Al netto di tale riflessione, però, è bene rendere il giusto merito al torneo egiziano, che ha visto saltuariamente anche la vittoria dei big della racchetta. L’ultimo ex numero 1 in ordine di tempo che si è aggiudicato il Cairo Open è stato per esempio Thomas Muster, nel 1990: l’austriaco, vincitore anche di un Roland Garros e considerato il più grande giocatore di sempre del suo Paese, ha anche conquistato 44 tornei ATP in singolare ed è stato numero 1 al mondo in due brevi parentesi, nel 1996, qualche anno dopo la vittoria del Cairo Open.Statisticamente, ad esser considerabile come il giocatore più vincente del Cairo Open è invece il tedesco Roderich Menzel, che vinse la competizione per ben 5 volte. Sono invece due i tennisti egiziani che si sono aggiudicati il torneo di casa, assurgendo al ruolo di eroi nazionali, miti esploratori avventurieri alla Book of Dead in un contesto prevalentemente a beneficio dei giocatori stranieri.Il primo tennista egiziano ad ottenere questo prestigio fu Jaroslav Drobny: nato a Praga, in Repubblica Ceca, fu successivamente naturalizzato egiziano e, dopo, britannico. Drobny detiene un primato piuttosto interessante: oltre ad essere tennista è stato un hockeista su ghiaccio di ottimo livello, arrivando a vincere la medaglia d’argento con la squadra cecoslovacca alle Olimpiadi del 1948, solo due anni prima del suo primo (su quattro) Cairo Open vinto.Il secondo tennista egiziano che ebbe il merito di vincere il torneo di casa fu invece Ismail El Shafei, che sollevò il trofeo per tre volte nella sua carriera. Ad oggi è ancora il primo e unico tennista egiziano ad aver raggiunto la top 40, scalando la classifica ATP fino ad arrivare alla posizione n. 26, il 30 agosto 1978. Nel suo palmares, 9 titoli vinti e due arti di finale negli Slam, nell’Australian Open del 1978 e nel Wimbledon del 1981.
    Gli italiani vincitori del Cairo OpenIl Cairo Open (Campionati Internazionali d’Egitto) può altresì vantare una buona rappresentanza italiana nel lungo elenco di vincitori.La lista inizia con Giorgio De Stefani, che si aggiudicò il Cairo Open nel 1932. Vincitore di 56 tornei di singolare, riuscì ad arrivare al sesto posto nella classifica mondiale e ottenne anche un posto in finale nel Roland Garros nello stesso anno in cui vinse il torneo egiziano. È invece del 1955 la vittoria di Fausto Gardini, tennista milanese ex numero 8 al mondo, con 25 titoli al proprio attivo e un palmarès arricchito anche da una finale in Coppa Davis 1961.Nel 1958 inizia poi la serie di vittorie targate Nicola Pietrangeli, le prime tre delle quali conseguite nei confronti dello stesso finalista, l’altrettanto italiano Giuseppe Merlo. Ex numero 3 del mondo, Pietrangeli è di gran lunga uno dei tennisti più importanti della storia di questo sport per il nostro Paese, forte – tra gli altri dati – di 48 titoli vinti e due Roland Garros consecutivi, nel 1959 e nel 1960. Nel 1976, vinse la Coppa Davis come capitano non giocatore.A proposito di grandi italiani del tennis, si registra nel 1980 anche la vittoria di Corrado Barazzuti, ex numero 7 del mondo e vincitore di 5 titoli nella sua carriera da singolarista (e uno da doppista). Il suo nome sarà tuttavia prevalentemente legato alla vittoria della Coppa Davis del 1976.Piccola curiosità: un italiano ha prevalso anche nell’ultima edizione del Cairo Open (era un challenger), disputatasi nel 2002, Stefano Galvani. LEGGI TUTTO

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    Andy Murray e la battaglia contro il tempo: Infortunio e il Sogno di Wimbledon

    Andy Murray – Foto Getty Images

    Andy Murray, ex numero uno del mondo, ha disputato un torneo di alto livello all’ATP Masters 1000 di Miami, ma ha subito un infortunio durante la fase finale della sua epica battaglia contro il ceco Tomas Machac nel terzo turno del torneo americano. Inizialmente, l’infortunio non sembrava grave, ma il britannico di 36 anni, dopo una serie di esami, ha scoperto di aver strappato due legamenti della caviglia destra, un infortunio che lo terrà lontano dai campi da tennis per un “lungo periodo di tempo”.
    Attraverso i social media, il campione di tre Grand Slam e vincitore di due medaglie d’oro olimpiche ha assicurato che tornerà, anche senza “un’anca e legamenti nella caviglia”. Wimbledon appare come la possibilità più ottimistica per il suo ritorno.
    Questo infortunio rappresenta un duro colpo per Murray, che aveva dimostrato in più occasioni la sua determinazione nel superare gli ostacoli fisici che hanno segnato le ultime fasi della sua carriera. Nonostante le sfide, l’impegno di Murray a tornare in campo, anche di fronte a un infortunio così significativo, riflette il suo spirito combattivo e la sua passione inalterata per il tennis. La speranza di vederlo competere nuovamente a Wimbledon alimenta l’attesa dei suoi tifosi, ansioso di assistere ancora una volta alla grinta di uno dei suoi campioni più amati.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Roger Federer è a Roma: “Finalmente, ho vinto a Roma”

    Roger Federer nella foto

    E non furono molti i tornei che resisterono al grande Roger Federer, ma il Masters 1000 di Roma rimarrà sempre come uno dei suoi conti in sospeso. Finalista in quattro occasioni, lo svizzero perse nelle finali del 2003 (contro Mantilla), 2006 (Nadal), 2013 (Nadal) e 2015 (Djokovic), ma ciò non impedisce che Roma continui ad essere una delle sue città preferite.
    Per questo motivo cerca sempre di tornare, come ha dimostrato in questi giorni sul suo account Instagram, postando alcune foto da turista accompagnate da un commento carico di buon umore: “Finalmente, ho vinto a Roma”.

    📺❤️ LiveTennis TV – Quando il talento supera la volontà_ Federer e l’Involontaria magia al Ping-Pong LEGGI TUTTO

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    Luca Nardi: Dalla Vittoria su Djokovic alle aspettative per Napoli, Il viaggio di un neo Top 100

    Luca Nardi ITA, 2003.08.06 – Foto Getty Images

    Luca Nardi si presenta rilassato e sorridente alla Napoli Tennis Cup 2024, Challenger ATP 125 con un montepremi di 148.625 euro, organizzato da Master Group Sport in collaborazione con il Tennis Club Napoli e trasmesso in diretta su SuperTennis e SupertenniX. Neo entrato nella Top 100, Nardi esprime il suo affetto per Napoli, città che considera casa e dove ha l’opportunità di giocare davanti ai propri cari. “Sono abbastanza fiducioso di poter arrivare lontano, anche se non ho avuto molto tempo per prepararmi sulla terra battuta. Non mi metto pressione, non parto con l’idea di dover fare finale o vincere il torneo,” racconta in un’intervista ad Arianna Nardi di SuperTennis.
    La recente vittoria su Novak Djokovic a Indian Wells ha segnato un punto di svolta per la sua stagione, ammette Nardi. Entrare nei primi 100 e ottenere un risultato così significativo contro Djokovic ha richiesto qualche giorno per essere pienamente compreso. “Quando sono tornato a casa dagli USA, ho preso un paio di giorni di pausa, e forse in quel momento ho davvero realizzato quello che era successo,” dice Nardi, che non avrebbe nemmeno dovuto giocare il suo primo Masters 1000 della stagione, essendo stato ripescato come lucky loser.Descrive la tensione prima del match contro Djokovic e la tranquillità che ha sentito una volta in campo, un’esperienza che lo ha lasciato in uno stato di euforia per giorni. Al suo ritorno a casa, la commozione della sua famiglia ha evidenziato l’importanza del momento.
    Jannik Sinner, amico e compagno di allenamenti di Nardi, ha elogiato la sua performance, definendolo un “giocatore incredibile” con “tantissimo talento”. Questi complimenti hanno avuto un significato speciale per Nardi, che vede in Sinner non solo un ottimo giocatore ma anche un buon amico.L’ingresso di Nardi nella Top 100 segna il primo importante traguardo della sua collaborazione con Giorgio Galimberti e il suo team, iniziata a dicembre. Il lavoro fisico è stato un focus primario, insieme alla creazione di un buon equilibrio fuori dal campo. Con obiettivi chiari per il 2024, Nardi punta a consolidare la sua posizione, partecipare a più tornei ATP e ottenere risultati significativi, con la speranza di giocare tutti gli Slam e migliorare la sua classifica entro fine anno. E poi, c’è sempre la Davis a settembre.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Daniil Medvedev e l’equilibrio tra tennis e paternità: Una nuova sfida per il campione russo

    Daniil Medvedev nella foto – Foto Getty Images

    Daniil Medvedev affronta quotidianamente la sfida di essere padre da circa un anno e mezzo, per cui il suo mondo non ruota più esclusivamente attorno al tennis. La paternità ha pervaso completamente la sua vita, in quello che si sta rivelando un incessante tentativo di trovare l’equilibrio perfetto. Così, prima di iniziare la sua avventura all’Open di Miami, il russo ha condiviso con i media come ciò influenzi il suo quotidiano.
    Il circuito maschile di tennis si è recentemente arricchito di padri, come Rafa Nadal, Daniil Medvedev o, più di recente, Lorenzo Musetti. Non solo le donne sono diventate madri, ma l’ATP si è riempito di esempi di tennisti che conciliano la loro professione con la famiglia. Questo è il caso del russo, che viaggia regolarmente con sua moglie Daria e, da alcuni mesi, anche con la figlia Alisa, nata nell’ottobre del 2022. In tal modo, Medvedev ha parlato ai media all’Open di Miami di questa nuova fase della sua vita, prima di tentare di difendere il titolo vinto l’anno scorso.
    Daniil cerca di trovare un equilibrio tra dedicare molte ore al tennis, tra competizioni e allenamenti, e adempiere ai suoi doveri di padre. Insieme a Daria, Medvedev ha creato un solido team e crede che questa nuova responsabilità abbia ripercussioni estremamente positive sul suo comportamento in campo e sulla sua visione della vita. “Come giocatore, non credo che la paternità mi abbia cambiato, ma spero che mi aiuti a maturare un po’. Spesso sono ancora immaturo in campo, ma sento di migliorare gradualmente ogni anno. Questo è il mio obiettivo. Nella vita, spero che mi abbia reso più maturo e responsabile. Senza dubbio, essere padre è una grande responsabilità”, ha dichiarato ai media a Miami.
    La fortuna del russo è di non essere solo in questa avventura della paternità, dato che sua moglie lo segue in giro per il mondo, occupandosi di Alisa quando Medvedev deve concentrarsi sul suo lavoro. Il russo riconosce i sacrifici di sua moglie e come lei gestisca le sfide della loro vita frenetica: “Non è facile con il tennis perché se vuoi passare molto tempo con tua figlia, tua moglie deve sacrificarsi molto. Lei deve viaggiare con il bebè, e spesso è lei a prendere l’aereo, non io. Essere su un aereo con un bebè non è semplice. Io l’ho fatto un paio di volte, ma lei lo ha fatto dieci volte più di me”.
    Essere padre ha comportato cambiamenti in ogni aspetto della vita, costringendolo a pensare non solo a sé stesso e al tennis, ma anche a come integrare la famiglia nella sua vita. Cose come modificare le sue routine di allenamento durante i tornei sono diventate necessarie, ma confessa di fare tutto il possibile per incastrare queste parti e essere un buon padre: “È una questione di equilibrio. A volte mia moglie sacrifica parte del suo tempo ed energia per accompagnarmi ai tornei con nostra figlia e altre volte sono io a dover ridurre gli allenamenti in qualche modo, o forse durante il torneo semplicemente devo trovare il tempo. Prima ero completamente immerso nel tennis, ma ora devo trovare l’equilibrio anche per vedere mia figlia, altrimenti non sarebbe una vita felice. Sto cercando di farlo e penso di riuscirci bene, ma è sempre una ricerca di questo equilibrio”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO