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    De Vries e gli scherzi del destino: così diventa il “super sostituto”

    TORINO – Lando Norris sta male: nulla di grave (almeno sembra), probabilmente un’intossicazione alimentare. Può anche darsi che l’allarme rientri e lui riesca a partecipare regolarmente al GP del Brasile. In ogni caso la McLaren ha messo in allerta l’olandese Nick De Vries. Curiosa storia, questa di De Vries. A Monza è salito in fretta e furia sulla Williams, perché il titolare Alex Albon era stato operato d’urgenza di appendicite. Ed è andato così bene che in tanti sono rimasti sorpresi, al punto che la Red Bull ha deciso di ingaggiarlo, dirottandolo sulla Alpha Tauri (dove nel ‘23 sostituirà il francese Pierre Gasly). Ora, se davvero si trovasse a guidare la McLaren in occasione dell’ultima “doppia gara” dell’anno (la Sprint e poi quella vera), avrebbe di diritto il titolo di “super sostituto”. De Vries quest’anno ha guidato due volte nelle qualifiche del venerdì mattina, una volta con la Mercedes e una volta con la Aston Martin; poi ha partecipato alla super selezioni (inutili, alla fine) che l’Alpine ha organizzato a Budapest; infine – come già detto – ha portato la Williams a Monza. Certo, non è l’ultimo arrivato: in Formula E ha conquistato un titolo mondiale. Però stupisce che nella Formula 1 di oggi, così votata alla iperspecializzazione, un pilota possa cambiare auto come se nulla fosse. O lui è bravissimo (e probabilmente è dotato eccome) o qualche volta si esagera nel pensare che ci siano figure (non solo piloti) insostituibili.
    Il caso (poco fortunato) di Nico
    Tra l’altro non è il solo a cui è accaduto di dover giocare il ruolo di riserva di lusso. Il tedesco Nico Hulkenberg, uno che dalla Formula 1 ha probabilmente ricevuto un po’ meno di quanto abbia dato (gli è anche mancata un po’ di fortuna in alcuni momenti cruciali della carriera), nel 2020 ha sostituito Sergio Perez (che allora correva con la Force India, la squadra oggi diventata Aston Martin) e quest’anno – sempre con la Aston Martin – ha sostituito Sebastian Vettel, in entrambi i casi perché intitolare avevano contratto il covid. E (tranne una volta, in cui ha avuto problemi all’auto non dipendenti dalla sua volontà) si è sempre distinto in maniera egregia (tanto che il suo nome torna in ballo ogni inverno, se ne parla anche adesso per un posto alla Haas, che probabilmente non avrà). Per intanto De Vries attende notizie di Lando Norris e del suo mal di pancia.
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    I tanti risvolti della vicenda De Vries: per lui le sliding doors sembrano aprirsi

    TORINO – La vicenda che sia vivendo l’olandese Nyck De Vries – non ha ancora firmato per l’Alpha Tauri, ma sembra vicino a chiudere l’accordo – si presta a una serie di considerazioni. La prima racconta un classica vicenda da “sliding doors”: l’olandese, che di mestiere è pilota di Formula E (è stato anche campione del mondo) e tester Mercedes, s’è trovato sulla Williams quasi per caso, senza l’attacco di appendicite di Albon non avrebbe mai avuto la possibilità di guidare. Lui però s’è giocato bene le sue carte (diciamo al meglio) ed è diventato improvvisamente appetibile. Bravo.

    OLANDA – La seconda considerazione, puramente commerciale, è legato alla sua nazionalità olandese. Nell’era in cui domina Verstappen, il tifo (e dunque il business) targato Olanda è in grande crescita, avere due piloti anziché uno è un modo per spremere ulteriormente tutto quel che si può spremere. Conta anche questo. La terza riguarda lo stop a Colton Herta, il pilota americano – giovane e molto promettente – che in tanti avrebbero voluto vedere in Formula 1. Ma le rigidità della Fia impediscono a Herta di avere la Superlicenza già per il ‘23, un’eventuale deroga avrebbe fatto aggrottare troppe ciglia, dunque non se ne farà nulla. Per certo versi è giusto così, per altri meno, perché il sistema di attribuzione penalizza troppo le categorie americane.

    LA FILIERA – Una quarta (e poi magari ce ne sarebbero tante altre) è che la filiera giovanile della Red Bull mostra il passo. E non da oggi. Così, anziché promuovere un giovane (come s’è fatto tante volte in passato), si prende in considerazione un pilota nel pieno della maturità professionale (De Vries ha 27 anni). E comunque, al netto di tutto, de De Vries avrà l’Apha Tauri di Pierre Gasly (che in questo caso passerà in Alpine) se la sarà meritata. Un plauso ci vuole. LEGGI TUTTO