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    Datome in lacrime per il ritiro: il bel gesto di Doncic è un omaggio

    MANILA (Filippine) – Alla fine non ce l’ha fatta. Anzi, all’inizio. Già, durante l’inno nazionale, prima del via di Italia-Slovenia, Gigi Datome è scoppiato in lacrime non riuscendo a trattenere l’emozione accumulata. Del resto, stava per iniziare la sua ultima partita da giocatore di basket, da capitano dell’Italia. Datome ha pianto e poi ha aggiunto: “E’ stato un bellissimo percorso. Di queste oltre 200 presenze, la metà  sono state da capitano. Sono felice di finire con questa maglia, è quella che mi rappresenta di più. Questa è stata una delle estati più belle della mia vita. Lascio senza rimpianti e sono convinto della mia scelta. Stasera stava andando tutto bene, poi all’inno nazionale mi sono emozionato e non ce l’ho fatta. Ringrazio tutti per l’affetto”. 
    Doncic omaggia Datone ai Mondiali 
    L’Italia ha chiuso i Mondiali all’ottavo posto. A fine gara c’è stato l’abbraccio della squadra a Datome. In contemporanea Doncic, uno dei migliori cestiti del mondo, ha chinato il campo con le mani congiunte in segno di rispetto e omaggio per Gigi.  LEGGI TUTTO

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    Datome, l’ultima partita in Italia: ecco quando si giocherà

    Gigi Datome ha già annunciato il suo ritiro, con una nota ufficiale pubblicata dall’Olimpia. Dopo aver vinto un ultimo scudetto con l’Armani Milano, la leggenda del nostro basket ha deciso di chiudere la sua carriera. Manca però un ultimo torneo prima di smettere definitivamente: il Mondiale con l’Italia.
    Datome, l’ultima partita in Italia: la data
    Per l’occasione la Nazionale del coach Gianmarco Pozzecco ha organizzato un amichevole a poco più di 10 giorni dall’inizio della FIBA World Cup contro il Portorico. Non solo un modo per testare la preparazione, ma anche l’ultimo match in Italia per il Capitano Azzurro Gigi Datome. Il match si disputerà il 13 agosto al Pala De André di Ravenna, e vedrà il saluto ad una leggenda del nostro basket. LEGGI TUTTO

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    Gigi Datome, intervista esclusiva: “Ora parlo con Pozzecco”

    Datome, la sua è stata una stagione tormentata: gli infortuni, poi un virus. Lo scudetto e il premio di MVP dello spareggio quanto la ripaga per quello che ha passato?«Alcuni problemi sono purtroppo fuori dal nostro controllo. Il virus è stata la cosa peggiore, perché anche quando sono tornato ero molto debilitato a livello muscolare. Mi ha dato davvero fastidio. Però sapevo che con il tempo avrei ripreso la condizione, e speravo di farmi trovare pronto quando Messina avrebbe ritenuto opportuno utilizzarmi. Ero concentrato su questo, senza ascoltare alcuna voce esterna. Ero convinto di avere tanto da dare alla squadra e sono felice di averla aiutata a vincere il secondo scudetto di fila».
    È stata un’annata difficile anche per tutta l’Armani: lei è stato tentato qualche volta di dire “qui crolla tutto”?«È la domanda giusta, perché la possibilità c’era. Ma vedendo la squadra allenarsi, mi rendevo conto che c’era una grandissimo impegno quotidiano e tanta serietà. Io ho vissuto la realtà di tanti gruppi, e so che queste cose alla fine ti portano dei dividendi. Abbiamo vissuto tanti mesi bui, soprattutto in Eurolega, dove eravamo lontani dal livello che volevamo mostrare. Eppure non c’è stato mai un giorno in cui qualcuno ha scosso la testa in palestra. Ripeto, il lavoro ci ha portato a giocarci lo scudetto, che per altro poteva finire a noi come a Bologna. Quando siamo stati tutti bene abbiamo fatto vedere la migliore pallacanestro».
    Queste ultime sono state notti particolari per lei. Ansia?«No, è stato solo un sonno poco regolare: mi svegliavo, pensavo alla partita, sognavo la gara. Avrei voluto giocare subito perché l’attesa era davvero snervante. Io se fosse possibile mi piacerebbe disputare quattro partite in quattro giorni: è l’attesa tra un impegno e l’altro che è snervante! Poi in campo diventiamo tutti calmi e sappiamo cosa fare».
    A fine gara 7 Teodosic si è avvicinato e l’ha abbracciata. Che segnale è per il basket?«È stata una serie fisica, con colpi anche al limite del proibito. Alla fine ci si complimenta a vicenda: la bellezza di questo scudetto sta anche nel valore dell’avversario».
    Anni fa Milano era una sorta di buco nero per i giocatori italiani. Con l’arrivo di Messina è cambiato tutto: cosa ha di speciale Ettore, allenatore estremamente esigente?«È difficile, ma io venivo da cinque anni con Obradovic, che non sono stati propriamente una passeggiata… Quando lavori con queste leggende del basket, ti fanno sudare. Però a fine stagione festeggi dei titoli: ogni cosa acquista un senso, e capisci. Ettore ha un grande senso di dedizione e di responsabilità. E la cura dei dettagli: lui ogni partita la tratta come se fosse una gara 7 per lo scudetto».
    Lei non solo ha segnato 16 punti, ha persino annullato Belinelli, pericolo pubblico numero 1. Come ha fatto?«Abbiamo provato per tutta la serie a difendere su Marco, e lui ha sempre fatto dei canestri pazzeschi. Due giorni fa ha fatto dei tiri magari persino più facili rispetto al passato, e non gli sono entrati».
    “Il gigante del campetto” è un fumetto in cui lei, protagonista, insegna ai bambini i valori della vita, soprattutto avere fiducia nei propri compagni. Valori che ha ritrovato anche all’Armani?«Se ho potuto fare una gara come quella di venerdì è perché ho ricevuto tanta fiducia dai miei compagni: mi hanno cercato, mi hanno trovato, hanno creduto in me. Senza fiducia reciproca non si va lontano».
    Vuole dire qualche cosa a quello scansafatiche di Melli, che subdolamente ha commesso subito due falli per riposare in panchina e poi fare il fenomeno nel secondo tempo?«Ma no, poveraccio! (risponde ridendo Datome cogliendo l’ironia, ndr). Ci ha trascinato sempre, ha giocato tutte le partite tra Italia ed Eurolega, facendo un fantastico lavoro fisico, di presenza, di energia. Quindi un enorme pezzo di questo scudetto porta il suo nome».
    Purtroppo dobbiamo chiederglielo: il suo futuro sarà ancora a Milano?«Adesso penso solo a festeggiare e andare in vacanza con la famiglia. Poi con calma, serenamente, prenderemo la decisione migliore per tutti».
    E la Nazionale, di cui lei è capitano?«Ecco, questo sì è il momento di parlare con il ct Pozzecco. Perché di cuore io in azzurro voglio sempre esserci. Però voglio anche capire con il Poz se sarà giusto e utile per la squadra». LEGGI TUTTO

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    Datome esclusivo: “La sfida tra Milano e Virtus è unica, tutta da scoprire”

    MILANO – A distanza di 25 anni torna il derby europeo tra Olimpia Milano e Virtus Bologna. Il grande saggio dell’AX Gigi Datome (out per un attacco influenzale) sa perfettamente quanto pesa, per giocatori e tifosi, questa sfida. La rivalità tra le due piazze in campionato è accesa, lo sarà anche in Eurolega. Nessuna delle due squadre è al top ma la garanzia di spettacolo è garantita, parola di Gigi Datome. Olimpia Milano e Virtus Bologna, protagoniste assolute in Italia, ora si sfidano anche in Eurolega.«Per quanto riguarda l’Italia è sicuramente un bene che ci siano due società tanto grandi e importanti. La sfida di Eurolega rappresenta un’occasione speciale per vedere queste due forti squadre in ambito europeo. Sarà sicuramente una partita interessante». L’Olimpia, in Eurolega, non sembra ancora al top. C’è un motivo particolare per questo inizio di torneo ad intermittenza?
    «Io personalmente sono contento di quanto ho visto finora. Vedo, ancora una volta, un gruppo serio che ha voglia di lavorare insieme. Tutti mettono il concetto di squadra davanti al resto. Certo, non siamo ancora dove vorremmo essere ma ci vuole tempo per trovarsi. In estate molti di noi hanno giocato con le rispettive nazionali. La qualità del gruppo è ottima, l’allenatore lo conoscono tutti, la voglia di lavorare c’è, quindi direi che le basi sono ottime per fare bene». Anche la Virtus non sta brillando.
    «E’ una squadra molto rinnovata. Disputare un torneo come l’Eurolega è dispendioso a tutti i livelli, noi lo sappiamo bene. Per loro è una nuova esperienza, bisogna avere pazienza». Olimpia Milano-Virtus Bologna rimane, comunque, una partita diversa da tutte le altre di Eurolega. Ha un sapore particolare, non le pare?
    «Sicuramente lo è, soprattutto per quei giocatori che hanno vissuto sulla propria pelle le ultime finali e, senza ombra di dubbio, per i nostri tifosi che sentono molto questa rivalità con la Virtus. Una volta c’erano Cantù e la Fortitudo. Ora queste due società non sono ad alti livelli e di conseguenza la rivalità con la Virtus ha acquisito un valore particolare. Ci siamo incontrati tante volte ultimamente e spesso con in palio titoli». Lei può essere considerato il grande saggio dell’Olimpia. Dall’altra parte c’è un certo Belinelli, un altro veterano che continua a farsi apprezzare, in campo e anche fuori.«Parlo per me ma credo valga anche per il Beli: queste sono storie che fanno bene al basket. Ci conosciamo da una vita, siamo partiti insieme e abbiamo fatto tanta strada. Il fatto che ancora oggi riusciamo a giocare ad alti livelli è un bel segnale. Giochiamo in grandi squadre e ci divertiamo pure».
    Guarda la galleryL’Olimpia Milano è campione d’Italia: la gioia del Mediolanum ForumDopo tanti anni è cambiato il suo approccio alle partite? Si sente diverso a quasi 35 anni?
    «Ho raggiunto una certa tranquillità, questo lo posso confermare. Non vedo l’ora di giocare le partite importanti, quelle che contano. Mi piacciono i grandi eventi, mi esaltano e li vivo benissimo. Il difficile, visto che giochiamo ogni tre giorni, è mantenere la giusta concentrazione sempre. Quella è la vera sfida, almeno per me». Coach Messina pare, invece, sempre concentrato al massimo, anche nelle amichevoli.«Mi dicono che prima era anche peggio (ride, ndr). A parte le battute, credo che questo sia il suo grande segreto. Vedere uno come lui che ha vinto tantissimo avere ancora più fame di tutti ti obbliga a dare il massimo sempre, in ogni circostanza. Se vuoi far parte del suo gruppo, devi avere la stessa intensità e la stessa voglia che ha lui». Ci sono tanti volti nuovi nel roster biancorosso 2022/23. Uno di questi è Pangos. Che impressiona le sta facendo?
    «Un altro professionista esemplare, un grande conoscitore del gioco. Lo vedo tutti i giorni, fa cose pazzesche. Il suo obiettivo è aumentare i minuti di qualità e il suo rendimento in campo. Come altri, credo che abbia bisogno di ambientarsi al meglio». Venerdì è in programma anche Italia-Spagna. Cosa dobbiamo attenderci?
    «Queste finestre per la Nazionale nel pieno della stagione sono un po’ problematiche per tentare di dare continuità al gruppo della scorsa estate. Ormai si è capito: ognuno porta il suo talento in Nazionale ma ci vuole anche il senso di appartenenza e credo che questo aspetto sia stato raggiunto e capito da tutti. A Pesaro mi aspetto una bella partita tra due squadre che hanno tanta qualità. Sono contento che vada in diretta sulla Rai, un bel segnale anche questo». LEGGI TUTTO

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    Datome ai tifosi italiani: “Grazie, abbiamo sentito il vostro sostegno”

    ROMA – “La maglia più bella del mondo. E un gruppo che non è stato da meno”. Così ha parlato il capitano dell’Italbasket, Gigi Datome, all’indomani dell’eliminazione ai quarti di finale degli Europei contro la Francia. Datome ha pubblicato una foto con la maglia azzurra sul proprio profilo Twitter, dando risalto all’amore e alla passione con le quali lui e i suoi compagni l’hanno indossata in un torneo giocato ad altissimi livelli, compresa la gara di ieri – valida per i quarti di finale – contro la Francia. Datome ne ha poi approfittato anche per ringraziare i tifosi italiani che hanno seguito il cammino degli azzurri in questa competizione: “Grazie a tutti per il sostegno. Credetemi, lo abbiamo sentito”, ha scritto. LEGGI TUTTO

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    Italbasket, Datome ringrazia i tifosi: “Abbiamo sentito il vostro sostegno”

    ROMA – “La maglia più bella del mondo. E un gruppo che non è stato da meno”. Il capitano dell’Italbasket, Luigi Datome, all’indomani dell’eliminazione ai quarti degli Europei, posta una foto con la maglia azzurra, sottolineandone l’amore e la passione con cui lui e i suoi compagni l’hanno indossata in un torneo giocato ad altissimi livelli, compresa la gara di ieri – valida per i quarti di finale – contro la Francia. Datome ne ha approfittato anche per ringraziare i tifosi, gli italiani che hanno seguito il cammino degli azzurri in questa competizione: “Grazie a tutti per il sostegno. Credetemi, lo abbiamo sentito”. LEGGI TUTTO

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    Italbasket, Datome: “Continuiamo a crederci. Lotteremo per Gallinari”

    Datome, le sue impressioni su questa Nazionale lanciata verso il futuro e con il nuovo ct
    «Per me c’è il consueto piacere di passare l’estate in azzurro in un gruppo unito: i problemi sono quelli soliti: essere sotto-taglia in diverse posizioni e cercheremo di colmarli giocando in modo atipico. Intorno vedo solo felicità per essere in Nazionale».
    Pozzecco allenatore lo aveva avuto come vice a Milano.
    «Ma da ct è tutto diverso. Poz capisce i giocatori e me l’aspettavo. Così come la sua comprensione del gioco. Non è automatico invece che un giocatore molto carismatico sia altrettanto da allenatore. Pozzecco ci riesce. E ha un grande senso di responsabilità, si comporta di conseguenza e questo toglie un bel po’ di pressione alla squadra».
    Ma avete perso Gallinari, spesso sfortunato in Nazionale.
    «E a me spiace soprattutto per lui. Un Europeo non è che aggiungesse nulla alla sua carriera, ma Danilo ci teneva tantissimo, per di più in casa. Ci viene a mancare un giocatore di riferimento, s’è visto quanto sposti gli equilibri. Ognuno di noi dovrà dare qualcosa in più».
    Resta il problema, da lei già sollevato in passato del calendario intasato e delle finestre per le Nazionali.
    «Partite di preparazione a un Europeo ci sono sempre, ma una qualificazione mondiale si gioca con altro spirito, energia. Capisco le ragioni, ovverosia avere i migliori, ma non mi sembra la migliore soluzione».
    Tornare alla Nazionale solo in estate?
    «Mi ero già espresso in passato. Capisco le esigenze delle nazionali e quelle delle federazioni. Ma ribadisco l’invito a sedersi tutti intorno a un tavolo per trovare una soluzione. Un’attività solo estiva, porterebbe anche a un migliore spettacolo».
    Fontecchio ce la farà nella Nba?
    «Simone dimostra di essere un giocatore di livello assoluto. Da quel poco che ho vissuto e capito, nella Nba dipende però anche da dove finisci e dalle opportunità. Vedere un italiano giocare a quel livello mi spinge a tifare ancora di più».
    Nel 2019 Fontecchio non era ai Mondiali, com’è possibile questo salto di qualità?
    «È stato bravo l’agente Comellini – che è anche il mio – a trovare una soluzione in Eurolega in cui Simone fosse protagonista al livello a lui adatto all’epoca. L’Alba Berlino. E lui bravo a rispondere».
    Da chitarrista di Patti Smith al Castello Sforzesco, la canzone per questa Nazionale?
    «Dopo l’infortunio del Gallo è Don’t stop believin’. Vorrei ribadire che quella sera è stata speciale, una delle più belle della mia vita. Il basket per me è stato diverso, se raggiungo un risultato è dopo un grande lavoro. Lì mi sono ritrovato senza alcun motivo, solo grazie all’amicizia con la figlia di Patti Smith anche per questioni legate all’impegno civile. Un’emozione incredibile».
    Com’è il mondo visto da un palco?
    «Nel basket il pubblico si accende in certi momenti, in un concerto e in particolare per People have the power, il pubblico ha partecipato per tutti quei 4-5 minuti. Una carica emotiva incredibile».
    Ettore Messina ha detto che forse questa è la sua migliore Olimpia. Cosa si aspetta lei dalla stagione?
    «Intanto mi piace molto com’è stata costruita la squadra e mi sono complimentato con Messina e Stavropoulos perché hanno centrato sempre l’obiettivo n. 1 in ogni settore in cui volevano cambiare. Mi aspetto di puntare a vincere in ogni competizione, che in Eurolega ce la si possa giocare con tutti come nelle ultime stagioni. Poi sappiamo che il risultato dipenderà dalla condizione nel momento chiave».
    Lei sta per girare la boa dei 35 anni: pensa al dopo?
    «Un po’ di più e però mettendomi ancora più dubbi in testa. Dopodiché sono fatalista, giocherò fino a quando mi divertirò e fisicamente ce la farò. Poi vedremo, sono convinto che troverò una strada. Nel basket? Non allenatore, perché si è ancora più dedicati, finito l’allenamento o la partita la testa resta lì. Però ho visto e vissuto talmente tanto basket di alto livello e in posti diversi che credo di poter dare un contributo con la mia esperienza».
    Ci spiega come si fa piacere a tutti?
    «Non penso di piacere a tutti, però penso di aver sempre dato tutto in campo e di aver coltivato altri interessi, letture, musica, arte. Mourinho ha detto una cosa importante che condivido: se uno sa solo di calcio, non sa niente di calcio. È così per il basket. Per tutto».
    Cos’ha letto per l’Europeo?
    «Un classico che non avevo mai letto: Orgoglio e pregiudizio. E poi consiglio davvero a tutti “Quando tutto è detto”, di Anne Griffin».
    Dove può arrivare questa Italia?
    «Per quanto fatto in passato dobbiamo puntare al passaggio del turno e poi giocarcela con tutti. Provarci. Magari la fortuna che non ci ha mai considerati, si ricorderà di noi». LEGGI TUTTO