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    Il tennis universitario statunitense fa grande mostra di sé a Indian Wells 2023

    Ben Shelton nella foto

    Negli ultimi anni, il livello del tennis universitario statunitense è in costante crescita e rappresenta una valida opzione per molti giovani tennisti in formazione, poiché offre la possibilità di migliorare il proprio gioco senza la pressione e l’esigenza richieste dal circuito professionistico. Ciò consente ai giocatori di mettersi alla prova e di arrivare al professionismo quando sono più maturi.
    Inoltre, sempre più giocatori internazionali scelgono di studiare e giocare nel circuito universitario statunitense, il che ha notevolmente arricchito la competizione e ha reso il titolo di campione della NCAA un importante trampolino di lancio per diventare professionisti.
    La rilevanza di questo fatto è stata evidente a Indian Wells 2023, perchè Ben Shelton, campione della NCAA 2022, Emma Navarro, campionessa della NCAA 2021 e Peyton Stearns, campionessa della NCAA 2022, sono riusciti a superare il primo turno, dimostrando l’alto livello di gioco raggiunto attraverso il loro percorso universitario. LEGGI TUTTO

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    Rune vs. Shelton, la prima sfida di una rivalità potenzialmente esplosiva

    Holger Rune (foto Abierto Mexicano)

    Ieri sera sulle sponde del Pacifico in quel di Acapulco è andata in scena la prima sfida tra Rune e Shelton. Un semplice primo turno, vinto in rimonta dal giovane danese (già top10) sull’esplosivo figlio d’arte statunitense, ma questa sfida potrebbe diventare un classico e soprattutto regalarci una rivalità scintillante con spettacolo e adrenalina a mille. Basta andare a vedere gli highlights dell’incontro (ne riportiamo alcuni da tennistv), o meglio consigliamo per chi può rivedersi l’intero match per rendersi conto di che razza di show, potenza e varietà di colpi mostrata dai due giovani giocatori. Il pubblico messicano è scattato in piedi a più riprese, esaltato da scambi mozzafiato e colpi vincenti straordinari.

    Showtime in Acapulco 🌴
    Pure magic from @holgerrune2003 and @BenShelton at #AMT2023! pic.twitter.com/zkm5bW4ItQ
    — Tennis TV (@TennisTV) February 28, 2023

    Ben-ana 🍌@BenShelton #AMT2023 pic.twitter.com/OLoChp9C2K
    — Tennis TV (@TennisTV) February 28, 2023

    The fake out 👀@BenShelton @AbiertoTelcel pic.twitter.com/EIGnzkLXlr
    — Tennis TV (@TennisTV) February 28, 2023

    Totale il contrasto di stile tra il super servizio e via avanti a tutta di Ben, senza compromessi, e la spinta poderosa, a tratti forsennata ma più ragionata di Holger, uno che costruisce il punto con una spinta delle gambe ed energia fenomenale. La maggior esperienza del danese alla fine ha prevalso, ma è piaciuto assai come Shelton abbia superato momenti di difficoltà non solo chiudendo gli occhi e tirando a tutta ma anche scegliendo schemi offensivi molto interessanti, con alcune variazioni che hanno sorpreso il rivale. Esuberanza fisica, tennis aggressivo, velocità e lotta, ci sono proprio tutti gli ingredienti affinché le prossime partite tra questi due giovanissimi possano continuare a regalare agli spettatori un grande spettacolo.
    Shelton ha salvato due set point in un emozionante tiebreak del primo set, chiudendolo a suo favore con una bordata imprendibile per 9 punti a 7. Molto equilibrato il secondo parziale, senza break e deciso in un clamoroso decimo game, nel quale Shelton vola 40-0, si fa riprendere e ai vantaggi annulla due set point, uno con una seconda di servizio a 120 mph! Rune resta lucido, risponde profondo e coglie la sua terza chance, impattando il conto dei set con un 6-4. Il terzo set si decide con l’allungo di Rune nel sesto game, fino alla chiusura in bellezza con un secondo break per il 6-2 conclusivo.
    “Sono riuscito a trovare soluzioni quando contava”, ha detto Rune dopo la partita. “Ho dovuto dare fondo a tutte le mie energie per strappare quel break alla fine del secondo set. Nel terzo set mi sentivo in grado di tenere un livello superiore e alla fine ce l’ho fatta. Penso di aver giocato bene nel complesso ed è stata una partita davvero complicata”.
    Il servizio è stato uno dei colpi chiave nel match. Il 19enne danese non ha concesso palle break nel secondo e nel terzo set, perdendo solo un punto alla prima di servizio in entrambi i set. Shelton ha vinto l’80% di punti con la prima di servizio in campo nella partita, tanto che al termine dell’incontro Holger ha esaltato la forza della battuta di Ben: “Ha un servizio pazzesco, credo sia uno dei servizi più efficaci che abbia mai affrontato. Ma lui non è solo battuta, ha un sacco di armi. Per questo sono molto contento di come ho gestito tutto mentalmente”.
    Giocare contro un big server come Shelton infatti è molto complicato soprattutto sul piano mentale, sai che se cedi un turno di battuta poi recuperarlo sarà difficilissimo. Dopo la clamorosa cavalcata agli Australian Open, Shelton si conferma tennista di altissimo livello, già pronto a battagliare alla pari con i migliori. LEGGI TUTTO

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    La diversità dei tennisti USA. Gilbert: “I nuovi giovani sono tutti diversi. Finalmente…”

    Sebastian Korda a Melbourne (foto Getty Images)

    La novità più interessante degli ultimi Australian Open è stata certamente il ritorno del tennis a stelle strisce. Alla fine il titolo è andato al più forte, Novak Djokovic, ma è indubbio che gli statunitensi dopo anni di vacche magrissime sono tornati protagonisti. Tommy Paul è giunto in semifinale, due giovani come Korda e il sorprendente Shelton nei quarti. Nonostante il deludente torneo di Taylor Fritz, considerato da molti alla vigilia uno dei possibili “underdog”, i tennisti americani hanno confermato la crescita generale del loro movimento che, anche a livello di quantità, è tornato ad essere importante. Nel ranking ATP di questa settimana infatti c’è un top10 (Fritz), altri due top20 (Tiafoe e Paul) e in totale ben 10 nei primi 50. Ancor più interessante il dato se rapportato all’età dei top50: eccetto il super veterano Isner (37 anni), gli altri sono tutti al massimo 25enni. 
    Oltre all’ottimo numero di giocatori a stelle e strisce nei piani alti della classifica, quello che è interessante sottolineare è la diversità degli stessi giocatori. Tutti tennisti piuttosto offensivi, dotati di un tennis aggressivo alla ricerca del punto vincente, ma con caratteristiche tecniche e peculiarità assai diversificate. Si va infatti dal gioco a tutto campo di Fritz a quello più estemporaneo di Tiafoe, continuando con la progressione di Paul, pulizia d’impatto ed eleganti geometrie di Korda, la continue variazioni “sotto ritmo” di Brooksby, la potenza dirompente di Shelton, la fantasia di Wolf, il super servizio di Opelka, la capacità difensiva e pressing di Nakashima. C’è davvero un po’ di tutto e questo non è affatto scontato per il tennis USA. Uno dei principali “problemi” che ha afflitto le ultime generazioni di giocatori statunitensi è stato proprio la mancanza di diversità, l’aver perseguito un solo modello di gioco: gran fisico, servizio potente e diritto pesante su palla alta. Stop. Un idealtipo che ha certamente funzionato qualche lustro addietro, quando il tennis si stava spostando verso un gioco sempre più aggressivo e di pressione da fondo campo, ma non più sufficiente dal nuovo millennio, quando i migliori giocatori al mondo sono diventati via via sempre più completi, rapidi, flessibili e pronti a passare da difesa ad attacco con un bagaglio tecnico mediamente piuttosto evoluto. Non è un caso da molti anni il tennis di vertice è Europa-centrico: tennisti cresciuti con scuole più reattive al cambiamento, con l’ausilio del tennis sul “rosso” che permette da giovanissimi di affinare meglio la tecnica dovendo affrontare situazioni di gioco meno uguali rispetto ai campi rapidi; con maestri e accademie che hanno maggiormente assecondato le peculiarità di ogni ragazzo, invece di forzarne la direzione tecnica verso un solo modello. Tutti tendono all’efficacia più che alla fantasia, ma lasciando comunque spazio alla differenziazione. Del resto, è la differenza e l’unicità che creano un crack. Un vantaggio competitivo.
    Proprio questo ha parlato Brad Gilbert, ex top10 poi coach e oggi stimato analista di tennistv. Il californiano ha confermato le parole di Shelton in merito alla sua capacità di giocare molto bene anche su terra battuta, e che mediamente i giovani tennisti statunitensi arrivati nei piani alti del ranking hanno un tennis più completo, moderno e soprattutto vario tra di loro.
    “Dopo molti anni, credo che nel 2023 e da qua in avanti potremo (tennis statunitense) fare bene anche in Europa in primavera sulla terra battuta. Prendiamo per esempio Ben: con quel servizio esplosivo, la sua forza nelle gambe e il suo movimento eccellente da fondo campo, Shelton potrebbe essere molto interessante sulla terra battuta”. afferma Gilbert.
    “Sono sicuro di una cosa, e non da oggi: i tennisti americani non sarebbero tornati ai vertici della disciplina finché non fossero diventati abbastanza bravi sulla terra battuta. Non è un discorso di vincere i tornei lì, ma per la qualità del gioco espresso. Troppi dei nostri ragazzi erano solo un servizio e un dritto. Da anni questo non basta più. Ora molti dei nostri ragazzi sono più atletici, quindi possono fare più cose. La cosa bella dei giocatori USA attuali è che giocano tutti in modo diverso. Non sono lo stesso tipo di giocatore, ed è interessante osservarli”.
    “Abbiamo avuto un lungo periodo in cui i nostri ragazzi hanno saltato quasi del tutto la stagione sulla terra battuta”, conclude Brad. “Diversi anni fa avevi forse uno o due ragazzi nei tabelloni dei maggiori tornei in Europa, erano exploit isolati. Credo che nessuno di loro si sentirà solo quest’anno, avrà altri connazionali in gara”.
    Un punto di vista interessante che conferma in pieno la nostra visione. Il tennis si è spostato sempre più verso atleti migliori, con poche debolezze importanti e capaci di rendere lungo tutto l’arco dell’anno. Per tornare ai vertici, anche il “gigante” USA ha dovuto rimboccarsi le maniche e studiare il lavoro fatto (bene) in Spagna, Italia, Francia, nelle migliori accademie e centri di allenamento di alto livello europei. Vedremo se in questa nuova generazione a stelle e strisce ci sarà finalmente un campione Slam, manca da venti anni (Andy Roddick – US Open 2003). Oltre a Fritz, è molto probabile che già alla fine di questa stagione altri tennisti statunitensi siano in top10 o a ridosso, e soprattutto protagonisti nei massimi appuntamenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ben Shelton ha raggiunto la top 100 all’età di 20 anni senza aver mai lasciato gli Stati Uniti

    Ben Shelton nella foto

    Ben Shelton, 20 anni, è una delle grandi sorprese tennistiche della seconda metà del 2022. Il giovane nordamericano ha gareggiato per due anni all’Università della Florida è diventato campione nazionale universitario a maggio e poi ha deciso di diventare professionista, entrando nella top 100… in pochi mesi, dopo decine di vittorie sia nei Challenger che nei tornei ATP. Tutto questo senza lasciare gli Stati Uniti!
    Shelton ha rivelato sui social media che il suo viaggio in Australia è il primo della sua vita in cui lascia il suo paese, cosa insolita in uno sport globale come il tennis. Questa situazione dimostra due cose piuttosto evidenti: quanto Shelton sia bravo al punto da essere entrato in top 100 senza dover lasciare “casa” e quanto sia rilevante la dimensione degli Stati Uniti nel circuito tennistico mondiale.
    Ben Shelton è atterrato martedì in Australia e prima di giocare il primo Grande Slam del 2023 giocherà due ATP 250: l’ATP 250 di Adelaide 1 e l’ATP 250 di Auckland, quest’ultimo in Nuova Zelanda. LEGGI TUTTO

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    Un viaggio nell’universo del tennis nei college USA

    Beh Shelton

    C’è un universo parallelo a quello del circuito professionistico ed è l’universo del tennis dei college a stelle e strisce. Ogni anno centinaia di giovani tennisti da tutte le parti del mondo scelgono di intraprendere questa avventura che garantisce la possibilità di conciliare tennis ad alto livello e un percorso di studi universitario. A questo proposito è interessante constatare che negli ultimi anni la forbice fra i tennisti statunitensi e quelli “International” reclutati dai college si sia allargata a vantaggio dei secondi (nella divisione principale queste le percentuali: 37% contro 63%).
    Il sistema del tennis collegiale è piuttosto elaborato. Ci sono tre Division (I-II-III) e per ogni division tornei e campionati organizzati dall’ITA (Intercollegiate Tennis Association) e dalla NCAA (National Collegiate Athletic Association). I primi sono fondamentalmente concentrati nel periodo invernale e subiscono spesso la mancanza dei giocatori più forti, mentre la NCAA è l’evento primaverile per eccellenza dello sport statunitense.
    Il torneo individuale più importante è proprio quello NCAA che prevede per il vincitore una wild-card per il tabellone principale degli US Open, come sa bene Ben Shelton che quest’anno ha conquistato il titolo a spese del danese August Holmgren.
    I campionati a squadre fra college si disputano invece con una formula, a mio avviso, interessante. Si comincia con tre doppi in contemporanea di un set ciascuno. Il college che si aggiudica due doppi su tre si porta a casa il primo punto della sfida. Quindi si passa ai singolari. Scendono in campo contemporaneamente sei singolari e ovviamente ogni singolare vale un punto. Il college che complessivamente conquista quattro punti si porta a casa l’incontro. Ogni partita si gioca con la regola del No Adv sulla parità.
    La fase conclusiva del campionato NCAA è strutturata allo stesso modo della March Madness del basket collegiale ovvero un tabellone a 64 squadre per delineare le quattro semifinaliste che avranno diritto a giocare la Final Four. Quest’anno a trionfare è stata l’università della Virginia che ha battuto per 4-0 Kentucky con le vittorie in singolare di Inaki Montes, Gianni Ross e dell’ex giocatore ATP il ventottenne israeliano Bar Botzer.
    Una peculiarità dei campionati universitari nelle sfide a eliminazione diretta è il clinch/clinch ovvero nel momento in cui una delle due squadre vince il quarto punto, i singolari non conclusi (ricordo che cominciano in contemporanea) vengono interrotti ed è tipico quindi vedere i giocatori appartenenti alla squadra vincente (e qualche secondo prima impegnati nelle loro partite), lanciare le racchette per aria e correre a festeggiare il compagno che ha conquistato il punto decisivo, in rispetto della legge non scritta secondo la quale il proprio college conta più del proprio nome.
    All’inizio dell’articolo scrivevamo che il tennis professionistico e quello collegiale sono due universi paralleli, ma ovviamente quasi tutti i tennisti universitari coltivano il sogno del circuito ATP da inseguire o dopo aver completato il percorso di studi o in anticipo quando il proprio livello di gioco è tale da “costringere” a un cambio di programma in corsa. Come nel caso di Ben Shelton, di cui scrivevamo sopra, ventenne di Atlanta che in questa stagione è riuscito a raggiungere un doppio traguardo storico (l’ultimo a riuscirci prima di lui era stato Tim Mayotte nel 1981): diventare campione NCAA e conquistare la top 100 nell’arco di una stagione. Inevitabile quindi per lui la scelta di passare al professionismo a partire dal 2023 e abbandonare la carriera universitaria. Stessa decisione presa un paio di giorni fa dal prospetto di grande interesse Gabriel Diallo, canadese, ventuno anni, numero 229 del mondo.
    Shelton e Diallo si uniranno così alla schiera dei giocatori del circuito in uscita dai college negli ultimi anni. Nessun grande nome, ma numerosi buoni giocatori: Arthur Ryndernech, J.J. Wolf, Nuno Borges, Aleks Kovacevic, Borna Gojo, Alex Ritschard, Rinky Hijikata per considerare solo i top 200.

    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO

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    Il record di Ben Shelton, nuovo top 100 ATP

    Ben Shelton

    Il giovane statunitense Ben Shelton è una delle promesse più interessanti del tennis americano e non solo. Con la vittoria appena ottenuta al Challenger di Champaign (USA) il 20enne figlio d’arte ha segnato un record assoluto: è diventato il tennista più giovane a vincere tre tornei Challenger in tre settimane consecutive. Shelton aveva trionfato a Charlottesville, quindi a Knoxville e questa settimana a Champaign, in Illinois.
    Mancino, dotato di un gran fisico e un gioco esplosivo ed offensivo, il figlio dell’ex Pro Bryan grazie a questi ottimi risultati è diventato n.97 nel nuovo ranking mondiale, sbarcando per la prima volta tra i migliori cento al mondo.
    Ben si era rivelato al grande pubblico la scorsa estate, quando al Masters 1000 di Cincinnati sconfisse al primo turno il nostro Lorenzo Sonego in una durissima battaglia; quindi sorprese Casper Ruud battendolo in due netti set, prima di cedere negli ottavi a Cameron Norrie.

    BEN SHELTON 🏆🏆🏆 The 20-year-old becomes the youngest player in #ATPChallenger history to win 3 titles in 3 weeks after beating Vukic 0-6, 6-3, 6-2 in Champaign!@IlliniProTennis | @usta pic.twitter.com/nZr7RDqmJ6
    — ATP Challenger Tour (@ATPChallenger) November 20, 2022 LEGGI TUTTO

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    Ben Shelton: “Essere figlio di un ex professionista è stato fondamentale”

    Ben Shelton

    Ben Shelton si è abbattuto sul Masters 1000 di Cincinnati come un uragano. Il giovane 19enne statunitense ha impressionato nella sua vittoria contro Casper Ruud, uno dei giocatori più tosti del tour, letteralmente maltrattato con il suo servizio mancino. Nell’incredibile vittoria contro il top10 norvegese Shelton ha perso solo 8 punti al servizio, vincendo l’85% dei punti con la prima di servizio e un formidabile 78% (14 su 18) con la seconda palla. Ma è stato anche molto efficace in risposta, strappando tre break al forte rivale. Offensivo, veloce, senza compromessi, Shelton nonostante la minima esperienza nel tennis di vertice sembra già ben attrezzato per restarci a lungo.
    Ha parlato alla stampa dopo il successo, raccontando qualcosa di se stesso e sottolineando quanto sia stato importante per la sua crescita il ruolo di suo padre, l’ex giocatore USA Bryan Shelton (ex n.55 al mondo), oggi sua guida.
    “Mio padre? Fondamentale, in tutto. Dato che sono un adolescente, è fantastico avere tuo padre fianco, essendo un ex tennista ed ex giocatore professionista, è consapevole di come guidarti, cosa serve. Lui è conscio che l’ingresso nel tour pro non è un rapido passaggio ma piuttosto un processo piuttosto lungo. Ho visto che questo è il metodo di molti ex giocatori che ora allenano altri ragazzi. Metodo a lungo termine, nessun risultato immediato, proprio ciò che mio padre mi sta insegnando. Non mi ha nemmeno obbligato a giocare a tennis professionalmente, ero più appassionato di football da bambino. Ma è stato molto contento quando ho deciso di dedicarmi completamente al tennis”.
    Con il torneo di Cincinnati ha fatto un salto incredibile, ma la sua valutazione sul livello del tour è molto chiara: “Mi sono reso conto che sul circuito qualsiasi giocatore è davvero bravo. I margini sono molto piccoli tra i diversi tennisti, quindi penso che siano i dettagli, la preparazione e il modo in cui ti prendi cura del tuo corpo che assumono una rilevanza reale e fanno una grande differenza. Il livello è molto alto”.
    La sua ancora scarsa esperienza di tornei la si trae dalla risposta alla domanda su quale siano le condizioni di gioco che preferisce: “Non ho mai giocato un torneo pro su terra battuta o erba. Conosco solo il cemento. Non saprei dire esattamente quindi come mi posso trovare altrove… Ma mi piace molto giocare sul cemento, adoro questi campi di Cincinnati, sono molto veloci. Tuttavia penso che anche quelli più lenti sono adatti anche a me”.
    Alla domanda su quale sia il suo idolo, la risposta è netta: “Roger Federer, senza ombra di dubbio è quello che ho ammirato di più, è una vera ispirazione. Nadal sarebbe stata forse l’opzione più logica perché sono mancino come lui, ma io amo la classe di Federer, quell’aura che emana e come gestisce le vittorie e le sconfitte. È un modello dentro e fuori dalla campo, come si relaziona con la stampa e con la gente. È una persona che ispira gli altri. Mi è piaciuto moltissimo vederlo giocare dal vivo”.
    Con i punti accumulati nel torneo farà un gran balzo in classifica. Potrebbe essere uno dei protagonisti delle prossime NextGen Finals di Milano. LEGGI TUTTO

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    Ben Shelton elimina anche Casper Ruud a Cincinneti. Primo successo in carriera contro un top ten

    Ben Shelton nella foto

    L’NCAA forse potrà dimenticarsi di Ben Shelton, perché il campione del college forse non tornerà. Il diciannovenne americano continua a bruciare le tappe e mette in scena un’esibizione spettacolare per sconfiggere nientemeno che Casper Ruud, festeggiando così la sua prima vittoria contro un giocatore top ten.
    Il numero 229 della classifica ATP, al debutto nei Masters 1000, si è già assicurato un posto negli ottavi di finale di Cincinnati battendo la quinta testa di serie per 6-3, 6-3 in appena 1h09. Shelton ha sparato ben 30 vincenti a fronte di soli 10 errori non forzati, con un tennis ultra-attaccante che fanno ben sperare gli Stati Uniti.
    Shelton, che ha brillato all’Università della Florida insieme a Duarte Vale, misurerà ora la sua forza contro Cameron Norrie, con lo sguardo rivolto ai quarti di finale di Cincinnati.
    ATP Cincinnati Casper Ruud [5]33 Ben Shelton66 Vincitore: Shelton ServizioSvolgimentoSet 2C. Ruud 15-0 15-15 15-30 30-30 ace 30-403-5 → 3-6B. Shelton 15-0 30-0 40-0 ace ace3-4 → 3-5C. Ruud 15-0 ace 30-0 40-02-4 → 3-4B. Shelton 15-0 ace 30-0 40-02-3 → 2-4C. Ruud 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 ace1-3 → 2-3B. Shelton 0-15 15-15 30-15 30-30 40-301-2 → 1-3C. Ruud 15-0 30-0 40-0 ace0-2 → 1-2B. Shelton 15-0 30-0 40-0 ace0-1 → 0-2C. Ruud 15-0 30-0 ace 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A0-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1B. Shelton 15-0 30-0 40-0 ace3-5 → 3-6C. Ruud 15-0 ace 30-0 ace 40-0 40-15 ace2-5 → 3-5B. Shelton 15-0 15-15 30-15 40-15 ace 40-30 df2-4 → 2-5C. Ruud 15-0 15-15 15-30 30-30 40-301-4 → 2-4B. Shelton 15-0 15-15 30-15 40-151-3 → 1-4C. Ruud 15-0 15-15 15-30 30-30 40-300-3 → 1-3B. Shelton 15-0 ace 15-15 df 30-15 30-30 40-300-2 → 0-3C. Ruud 0-15 df 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A0-1 → 0-2B. Shelton 30-0 30-15 40-150-0 → 0-1 LEGGI TUTTO