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    Superbike, Phillip Island 2023: diretta tv, orari e programma

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    Superbike, Phillip Island 2023: programma, orari e diretta tv

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    Djokovic: “Quel che accadde lo scorso anno mi trasformò nel cattivo a livello mondiale. Tutto poi è sfuggito di mano, la mia immagine ne ha risentito”

    Novak Djokovic

    Novak Djokovic ha rilasciato una lunga intervista a Canale 9 (media australiano), tornando sui fatti che lo videro protagonista lo scorso anno. È ancora stizzito “Nole”, soprattutto coi media, a suo dire i veri responsabili di una storia ingigantita a tal punto da averlo segnato per molto tempo, con scorie che sente tutt’ora e con un danno d’immagine importante. Ha anche rassicurato sulle proprie condizioni: l’allenamento svolto con il fastidio è sotto controllo, non sembra qualcosa di serio. Riportiamo alcuni passaggi del pensiero del 9 volte campione serbo, il grande favorito per l’Australian Open 2023.
    “Sono stato coinvolto in una tempesta mediatica sulla stampa di tutto il mondo relativa a tutto ciò che ha a che fare con Covid-19 e il vaccino. All’improvviso, sono diventato il cattivo del mondo, una posizione in cui è orribile trovarsi come atleta. La storia che è stata creata su di me dalla stampa era molto negativa” riflette Novak.
    “Sono rimasto per diverse settimane a casa, non ho girato molto. Speravo solo che la situazione si calmasse, cosa che alla fine è successa, ma le scorie sono rimaste eccome. Le ferite mi hanno segnato per diversi mesi, non sapevo che avrebbero influenzato il mio gioco e il modo in cui sto in campo. Non è stato facile per me mentalmente riorganizzarmi e ricominciare da capo. Le tracce di quello che è accaduto le ho sentite per troppo tempo e ancora le avverto. In ogni conferenza stampa mi facevano almeno una o due domande sull’Australia e su quello che era successo. Anche se volevo voltare pagina, le persone me lo ricordavano e tutta la faccenda restava lì”.
    Djokovic ha affermato di comprendere la frustrazione dei cittadini dello stato di Victoria, risentiti per il fatto che al campione serbo era stata inizialmente concessa un’esenzione dal vaccino per entrare nel paese dopo che la città era stata sottoposta per molti mesi ad alcuni dei più duri blocchi anti Covid-19 al mondo. Novak dice che i fatti sono stati travisati. “Ero consapevole del perché la gente si sentiva frustrata, ma devo dire che i media hanno presentato la questione in un modo completamente sbagliato perché non è quello che è successo, e molte persone hanno ancora un’idea sbagliata di quello che è successo”, afferma secco Nole. “C’erano altre due o tre persone che sono venute in Australia 10 giorni prima di me con esattamente la stessa esenzione che avevo io e stavo solo seguendo le regole. La mia esenzione è stata verificata da un organismo indipendente e da un gruppo di medici, valutando un profilo anonimo di chi stava presentando la richiesta, e sono entrato con tutti i documenti validi. Tutto è sfuggito di mano e poi sono stato etichettato come questo o quello. Era così grande la questione sui media che non potevo proprio combatterla. Ovviamente volevo restare qui e giocare a tennis, ma a un certo punto con la quantità di follia in giro volevo solo uscire e tornare a casa”.
    Alla fine, quel che davvero ha segnato Djokovic è l’immagine uscita di lui, che considera ingiusta e fuori luogo. “È ancora un peccato e mi fa male che la maggior parte delle persone abbia un’idea sbagliata di quello che è successo. Questo è ciò che mi fa più male”, dichiara Novak. “I media se la sono presa con me alla grande per diversi mesi, quindi questo ha creato molto disturbo alla immagine e anche alle persone intorno a me. È qualcosa che devi accettare e affrontare. Non direi che è qualcosa che ha finito per distruggere  tutto ciò che ho ottenuto dentro e fuori dal campo durante la mia carriera. ma è stato pesante. È stato così d’impatto ed è risuonato così lontano in tutto il mondo che molte persone ne parleranno ancora e lo ricorderanno per molto tempo ed è qualcosa che mi seguirà per un po’ di tempo”.
    Un’intervista molto decisa, nella quale il campione non nasconde la propria delusione a un anno di distanza dai fatti che l’hanno esposto in modo globale come mai prima.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    F1, maxi rinnovo per il GP d’Australia: in calendario fino al 2037

    ROMA – Il Gran Premio d’Australia rimarrà nel calendario della Formula 1 almeno per altre 15 stagioni. E’ stato infatti annunciato il rinnovo della tappa di Melbourne fino al 2037. Almeno per i prossimi due anni, però, il campionato non comincerà come di consueto nella capitale australiana, bensì in Arabia Saudita, dove avrà luogo nel 2024 e nel 2025 il Gran Premio d’apertura della stagione.Guarda la galleryF1, le più veloci al pit stop: la posizione della Ferrari
    Le parole di Westacott
    “Aver assicurato 15 anni di permanenza del Gran Premio d’Australia di Formula 1 a Melbourne è un risultato eccezionale – le parole di Andrew Westacott, amministratore delegato del gruppo che organizza il Gran Premio d’Australia -. Offre tanti vantaggi alla nostra città, alla nostra economia e alla nostra eccezionale industria degli eventi, per non parlare dell’aspirazione che offre ai giovani australiani che inseguono i loro sogni nel mondo dei motori”.
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    F1: rinnovo fino al 2037 per il GP d’Australia

    ROMA – Saranno almeno altre 15 le edizioni del Gran Premio d’Australia in Formula 1. E’ stato infatti annunciato il rinnovo della tappa di Melbourne fino al 2037. Almeno per i prossimi due anni, però, il campionato non comincerà come di consueto nella capitale australiana, bensì in Arabia Saudita, dove avrà luogo nel 2024 e nel 2025 il Gran Premio d’apertura della stagione.Guarda la galleryLa Ferrari 365 GT4 2+2 di Niki Lauda
    La gioia di Westacott
    “Aver assicurato 15 anni di permanenza del Gran Premio d’Australia di Formula 1 a Melbourne è un risultato eccezionale – le parole di Andrew Westacott, amministratore delegato del gruppo che organizza il Gran Premio d’Australia -. Offre tanti vantaggi alla nostra città, alla nostra economia e alla nostra eccezionale industria degli eventi, per non parlare dell’aspirazione che offre ai giovani australiani che inseguono i loro sogni nel mondo dei motori”. LEGGI TUTTO

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    Djokovic giocherà l’Australian Open 2023: il ministro dell’immigrazione cancellerà il divieto di ingresso nel paese

    Novak lo scorso gennaio a Melbourne

    Buone notizie per Novak Djokovic dall’Australia. Secondo fonti molto vicine al governo del paese, il campionissimo serbo potrà partecipare all’edizione 2023 del primo Slam stagionale grazie all’intervento del governo federale, che cancellerà il divieto di tre anni alla concessione di un visto di ingresso nel paese, mettendo quindi la parola dine all”incredibile vicenda dello scorso gennaio. Il nuovo ministro dell’Immigrazione Andrew Giles concederà a Djokovic un visto, annullando il divieto automatico di tre anni previsto con la precedente cancellazione del visto.
    Ricordiamo che lo scorso gennaio Novak sbarcò in Australia, “forte” di un’esenzione che però non fu ritenuta valida, con alcune dichiarazioni non chiare del giocatore una volta arrivato alla frontiera. Dopo una breve disputa legale, con Djokovic di fatto detenuto in attesa di giudizio, l’allora ministro Hawke usò i suoi poteri personali per annullare il visto di Djokovic ai sensi della sezione 133C(3) del Migration Act “per motivi di salute e di ordine pubblico, sulla base del fatto che era nell’interesse pubblico procedere in quella direzione”. Djokovic fu espulso dal paese, con un divieto di tre anni all’ingresso alla frontiera australiana. Hawke ha affermato che all’epoca il governo era “fermamente impegnato a proteggere i confini dell’Australia, in particolare in relazione alla pandemia di COVID-19”.
    La scorsa primavera il governo del paese è cambiato, le procedure anti-covid sono state allentate, tanto che ai viaggiatori non vaccinati adesso è permesso l’ingresso in Australia. Su Djokovic tuttavia pende ancora la condanna di tre anni, ed è diventato questo il suo problema al ritorno a Melbourne. Secondo quanto si apprende stamattina, questa condanna dovrebbe essere cancellata.
    Martedì scorso, il direttore dell’Australian Open Craig Tiley aveva dichiarato di esser molto fiducioso sul ritorno di Djokovic “down under”.
    Dopo l’ottima vittoria su Tsitsipas nell’esordio alle Finals a Torino, Novak sul tema si è detto ancora cauto: “Ancora niente di ufficiale”, ha affermato, “stiamo aspettando. Stanno trattando con il governo dell’Australia. Questo è tutto quello che posso dirvi per ora.” ma le notizie che arrivano da Melbourne sono assai più confortanti per il serbo. LEGGI TUTTO

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    Scioperi in Brasile, la logistica del GP a rischio

    TORINO – La logistica si rivela sempre più importante per la Formula 1 (e in generale per gli sport del motore) e a volte anche l’anello debole dell’intero sistema. In Brasile, dove si correrà la prossima settimana (due gare: la sprint il sabato e il GP vero e proprio la domenica), ci sono agitazioni in seguito alle elezioni presidenziali e blocchi stradali organizzati dai sostenitori di una delle due parti. Il materiale delle squadre, spedito subito dopo la corsa di Città del Messico (come consuetudine), è sbarcato in Brasile ed è toccato da queste agitazioni. Certo, di tempo a disposizione ce n’è, ma c’è anche un po’ di allarme.
    Ripensare il calendario
    Non è la prima volta che si verificano ritardi logistici. Quest’anno, ad esempio, il trasporto via nave del materiale verso Melbourne (parte iniziale della stagione) aveva incontrato delle difficoltà ed era stato necessaria un’operazione di recupero per via aerea (e qualche squadra aveva comunque ricevuto alcune parti in ritardo). Al motomondiale era andata anche peggio e in Argentina l’intero programma di prove era stato concentrato in due sole giornate. Più in generale, da quando l’inflazione è esplosa in tutto il mondo, alle difficoltà tecniche si sono aggiunti i costi in crescita, che hanno costretto a una trattativa con gli organizzatori per adeguare il tetto alle spese. Anche per questo, poco alla volta, si cercherà di costruire un calendario che riduca gli spostamenti: una scelta (serve ad abbassare le emissioni), ma anche una necessità.
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    Djokovic: “Australia? Ci sono segnali positivi, ma ufficiosamente”

    Djokovic lo scorso gennaio in allenamento in Australia

    Novak Djokovic ha confermato ieri la propria presenza al Masters 1000 di Bercy. Come Rafa Nadal (anche l’iberico sarà in Francia), anche il campionissimo serbo è intenzionato a finire alla grande un 2022 per lui assai travagliato, pronto a ripartire ancor più determinato nella prossima stagione. Magari proprio da quell’Australian Open a lui così caro. Tutti ricordano l’incredibile vicenda che l’ha visto protagonista lo scorso gennaio: lo sbarco a Melbourne, il blocco alla dogana, la detenzione nell’hotel per la mancanza di un visto valido e il foglio di via, per mancanza dei requisiti dettati dalla normativa anti-covid in vigore nello stato di Victoria. Sono passati diversi mesi, la situazione della pandemia è notevolmente cambiata, ed è anche cambiato il governo nel Paese. Oggi i turisti non vaccinati possono entrare nello stato di Victoria. Djokovic ha ufficialmente un “ban” di tre anni, vista l’espulsione forzosa dello scorso gennaio; tuttavia il suo staff da molto tempo si è mosso per valutare la situazione e cercare uno spiraglio che gli consenta di tornare a gareggiare “down under”. In un’intervista rilasciata al medio serbo Sportal, Djokovic si è detto possibilista, quasi fiducioso, che le cose possano cambiare a suo favore. Riportiamo alcuni passaggi del suo pensiero, sulla situazione in vista dell’Australian Open 2023 e altro.
    “Relativamente al tema Australia, ci sono alcuni segnali positivi, ma tutto ancora in via ufficiosa. Stiamo lavorando tramite i miei avvocati in Australia, c’è uno scambio con le autorità responsabili sul mio caso. Spero di avere una risposta nelle prossime settimane, qualunque essa sia, anche se spero sia positiva e che quindi io possa avere abbastanza tempo per prepararmi alla prossima stagione, sperando che inizi proprio in Australia. Voglio davvero tornarci, quello che è successo quest’anno ormai è storia, ora voglio solo giocare a tennis, è quello che so fare meglio. L’Australia è sempre stata il luogo in cui ho giocato il mio miglior tennis, i risultati parlano da soli, quindi sono sempre assai motivato a tornarci. Questa volta ancora di più”.
    Novak era consapevole che la propria posizione sul tema vaccini l’avrebbe esposto a critiche e problemi. Ma questo non sposta di un millimetro le sue convinzioni in merito e anzi, a suo dire gli è anche servito per capire le persone che gli stavano intorno. “È stato un anno molto interessante e particolare. Mi sforzo sempre di ottenere cose positive da ogni esperienza, è una cosa fa parte del mio carattere e del mio approccio alla vita. Sono consapevole di tutto quello che è successo in Australia e del modo in cui le persone mi hanno trattato, non mi sembrava giusto ed è qualcosa che non ho mai sperimentato in vita mia. Questa situazione mi ha insegnato alcune lezioni preziose, lezioni su me stesso, sulla vita e su come dovrei andare avanti in questo mondo, specialmente nell’ecosistema del tennis. Sono cadute molte maschere, per così dire. Durante questo processo è stato interessante per me osservare il modo in cui alcune persone si sono comportate nei miei confronti. Continuo ad andare avanti, motivato e ispirato. Amo questo sport, amo dare il massimo in ogni allenamento e torneo perché ogni giorno è diverso e c’è sempre un’emozione, un’incognita, una sfida. I giovani stanno arrivando, hanno fame di successo, quindi anche questo mi dà una motivazione in più”.
    Djokovic rispetta le decisioni di paesi come USA e Australia, molto stretti nelle norme anti covid, ma crede che anche la propria posizione meriti rispetto: “Rispetto il fatto che ognuno abbia un modo diverso di pensare quando si tratta della mia situazione e delle circostanze. Dopotutto, non ho mai offeso nessuno né cercato di essere irrispettoso in alcun modo. Ho sempre cercato di dimostrare che è importante che ognuno abbia il diritto e la libertà di scegliere. Per via delle decisioni che ho preso, sapevo che ci sarebbero state conseguenze come non poter entrare negli Stati Uniti, e basta. Per l’Australia è stato un caso diverso, io ho ottenuto un’esenzione, ma alla fine non ha funzionato. Sappiamo cosa è successo, non voglio rivangare il passato ma nemmeno fare un passo indietro. Adesso sto aspettando di nuovo il permesso. È positivo che ora abbiano aperto le frontiere agli stranieri non vaccinati che viaggiano in Australia. Su di me c’è quel divieto, spero che venga revocato. Come ho detto, la situazione non è nelle mie mani, mi fido del popolo del governo australiano per ottenere una risposta positiva”.
    Queste le parole, molto chiare, del campione serbo. Adesso la palla passa alla sfera legale e amministrativa in Australia. Vedremo soprattutto se ci sarà una decisione in tempi rapidi, oppure se Djokovic dovrà vivere un dicembre “caldo”, in attesa di notizie fino all’ultimo… LEGGI TUTTO