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    Masters 1000 Toronto: Sonego lotta in un durissimo primo set ma è un solido Murray a spuntarla. Lorenzo non ha sfruttato due set point

    Lorenzo Sonego a Toronto

    I match di tennis sono delle vere e proprie “Sliding Doors”. Quando nel corso di un incontro tiratissimo, giocato punto su punto, non sfrutti le occasioni che ti capitano, rischi di pagarlo a carissimo prezzo. Questo è purtroppo accaduto a Lorenzo Sonego sul centrale di Toronto nel suo match d’esordio, sconfitto per 7-6 (3) 6-0 da un Andy Murray lontano dai suoi storici picchi di rendimento ma ancora lottatore irriducibile. Il piemontese ha sofferto, spinto molto e rincorso, ma ha disputato una partita altalenante, anche un filo nervosa, contraddistinta da troppi errori e pochi punti col servizio. È giusto sottolineare la qualità in risposta dello scozzese, uno dei migliori negli ultimi anni in questo settore di gioco, ma Lorenzo ha servito in campo il 64% di prime, ricavando “solo” il 56% dei punti, un numero troppo basso, vista la qualità della battuta di Sonego, colpo sul quale gira molto del suo tennis e prestazione.
    La partita si è da subito indirizzata sui canoni preferiti da Murray: tanti (troppi…) scambi, con Lorenzo costretto a continui spostamenti su palle di vario peso, rotazione e profondità. Scaltro Andy nel dare poco ritmo all’azzurro, bloccandolo spesso a sinistra, dove le sue lacune sul rovescio sono venute fuori. In generale Sonego ha disputato un buon primo set, lottando su ogni palla, salvando le tre palle break concesse e arrivando anche a due set point sul 5-4 (grazie anche a due doppi falli di un pessimo Andy in quel gioco). Purtroppo… ecco le “Sliding Doors”: ha rischiato, ma non ha giocato bene le due chance, un errore diretto in risposta, poi attacco non perfetto e volée troppo difficile. Il set è arrivato al tiebreak, subito avanti 2-0 l’azzurro ma poi… doppio fallo, tre errori, e set Murray. La partita, di fatto, è finita lì, come dimostra il fin troppo pesante 6-0 del secondo parziale. Forse la testa del torinese è rimasta bloccata su quelle chance, i suoi errori dall’avvio del secondo set sono stati davvero troppi, mentre Murray sprizzava energia da tutti i pori, con rincorse sempre più veloci e precise.

    A classic Murray match-point to finish 🏃‍♂️
    He defeats Sonego 7-6 6-0 to reach R2 at the #NBO23 pic.twitter.com/3NYSu6J2Hw
    — Tennis TV (@TennisTV) August 8, 2023

    Nel complesso, Sonego non ha nemmeno giocato così male, ha preso la partita come di suo solito di petto, ma è riuscito in poche occasioni a verticalizzare a tutta col diritto, con quelle sbracciate a tutta con le quale riesce a spaccare gli scambi, tra vincenti e aperture di campo ben chiuse di volo. Murray non gliel’ha permesso, con quella ragnatela sapiente di variazioni e difese, alternate a qualche attacco. Solo con una prestazione assai migliore al servizio Lorenzo poteva sbaragliare un Andy così positivo in difesa. Murray ha chiuso l’incontro con il 44% dei punti vinti in risposta sulla prima e ben 52% sulla seconda di Lorenzo. Con questi numeri, era davvero difficile vincere per l’azzurro. Oltre alle chance non sfruttate e al rendimento così così al servizio, Sonego ha peccato di fretta in certe fasi, ha scelto di attaccare troppo presto, sicuramente per non finire nello scambio, bloccato sul rovescio, ma oggi non è andata.
    Bravo Murray, contro uno scozzese così si può perdere. Ma se “Sonny” avesse sfruttato uno di quei set point, chissà… Un rimpianto che purtroppo non serve più a niente. Avanti con la testa a Cincinnati, sperando in un primo turno meno “complicato”.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Sonego alza la prima palla del match. Non è facile controllare il lancio e gli scambi per il fortissimo vento che sferza Toronto stamattina, sotto un cielo plumbeo. Lorenzo è subito aggressivo, commette un doppio fallo ma con un Ace chiude a 30 il primo game dell’incontro. Murray serve, è chiara la sua tattica: scambiare molto pungendo il rovescio dell’azzurro, il lato meno sicuro. Buon turno di battuta anche per Sir Andy, 1 pari. Sonego deve assolutamente scappare appena possibile dal rovescio, c’è un abisso tra i due per profondità e sicurezza nel colpo. È costretto a rischiare anche con la seconda palla Lorenzo, visto che lo scozzese tiene una posizione molto aggressiva in risposta, e visto che la sua prima non ha preso ancora ritmo. Si muove bene Andy, gioca profondo, non lascia tempo a Lorenzo di sparare forte col diritto. Sul 15-30 s’inventa la prima smorzata, nonostante il vento gli riesce. Ai vantaggi “Sonny” colpisce malissimo col diritto, arriva la prima palla break del match. Fortunato Sonego, un rovescio di Murray muore sul nastro. A fatica, Sonego si porta 2-1. C’è grande lotta nel quarto game, Murray sbaglia qualcosa di troppo, e ai vantaggi Sonego con un bell’attacco col diritto si procura la prima palla break a favore. Andy lo sorprende con una seconda di servizio carica di spin al centro. Non facile impattare la palla con pulizia, per i capricci del vento. 2 pari. Ogni game è una vera battaglia: sul 2 pari, 30 pari, sbaglia un back di rovescio in scambio Lorenzo, errore che gli costa un’altra palla break. Ace! Miglior modo per annullarla, il suo secondo del match. 3-2. Si avanza sui turni di servizio con tanti errori, non è una bella fase del match dal punto di vista tecnico. Il set si accende di nuovo sul 4 pari: prima Sonego subisce un lob splendido di Murray (miglior colpo del match), poi è bravo a passare da difesa ad attacco con un diritto a tutta. Andy alza i decibel con le sue difese iconiche, Sonego accusa il colpo. Ai vantaggi l’azzurro tira malamente in rete un diritto inside out, è palla break per Murray (la terza del match). Ancora una volta si salva con un Ace. 5-4 Sonego. Ora la tensione è tutta su Murray, e la sente! Due doppi falli, 15-30, grande occasione per “Sonny” per volare a set point… Come se la gioca Lorenzo! Risposta profonda, diritto cross stretto e poi via affondo vincente. 15-40 e due Set Point! Niente, il servizio di Andy non va, ma il rischio in risposta sulla seconda è eccessivo, la palla di Lorenzo è lunga. Attacca sulla seconda chance, ma la volée (non facile) atterra in corridoio. 5 pari alla fine di un game di oltre 10 minuti. Ora ogni punto è di nuovo una lotta, si gioca sulla grinta, sul dominio dei centimetri del campo. Dopo 1h e 20 minuti, si arriva finalmente al tiebreak. Inizia bene con un bel servizio, Sonego poi Andy sbaglia un colpo di scambio, 2-0 avanti l’azzurro. La situazione si ribalta totalmente: doppio fallo di Lorenzo, quindi Andy trova un gran passante. 3-2 e poi 4-2 per lo scozzese. Sbaglia pure, di tanto, una smorzata l’azzurro sul 5-2, un po’ in confusione. Murray si aggiudica il tiebreak per 7-3, largo un passante di Lorenzo, dopo ben 90 minuti. Set durissimo, girato su pochi punti decisivi. Peccato per i due set point non sfruttati da Sonego, soprattutto nel secondo si poteva fare meglio (bene tatticamente, non perfetta l’esecuzione dell’attacco).
    Dopo un lungo toilette break, scatta il Secondo set. Murray tiene a fatica il primo turno di battuta, senza concedere palle break. Non cambia il canovaccio del match, si lotta duro su ogni punto, con Andy che varia di più, rimette tante palle e apre gli angoli, soprattutto quello di rovescio. Sonego va in crisi sull’1-0. Andy insiste sul rovescio del piemontese, che sbaglia due colpi. 15-40, due palle break immediate per il tre volte campione del torneo. Lorenzo chiama il rete il rivale, che arriva bene, quindi il lob dell’azzurro è in corridoio. BREAK, il primo del match, alla quarta chance per lo scozzese, che avanti 2-0 può fare corsa di testa. Che mano Murray nei lob, con un altro fantastico sorprende l’attacco di un Sonego che cerca di essere aggressivo, ma affretta troppo i tempi, finendo per rischiare da posizioni non facili. 3-0 Murray, ora il solco da rimontare è importante. Purtroppo l’azzurro incappa in un altro turno di battuta negativo: doppio fallo, un errore in spinta (39esimo errore del suo match), un rovescio in recupero fuori. Crolla 30-40, chance per il doppio break. Si butta avanti con un bell’attacco, ma il lob altissimo di Murray è spedito in rete con lo smash da Lorenzo, sicuramente anche per colpa di una maligna folata di vento. 4-0 Murray. Si salva da 0-30, trovando efficacia con servizio e diritto, per il 5-0. Murray chiude addirittura 6-0, vincendo un ultimo punto clamoroso per lotta e rincorse. Non si meritava una punizione così dura nel secondo parziale, ma purtroppo il non aver sfruttato le chance nel primo set l’ha pagato a caro prezzo. Bravo Murray, lottatore irriducibile, ma Lorenzo poteva fare meglio, troppi errori complessivi.

    Lorenzo Sonego vs Andy Murray ATP Toronto Lorenzo Sonego60 Andy Murray76 Vincitore: Murray ServizioSvolgimentoSet 2L. Sonego 15-0 15-15 15-30 30-30 ace 30-400-5 → 0-6A. Murray 0-15 0-30 15-30 30-30 40-300-4 → 0-5L. Sonego 15-0 15-15 df 30-15 30-30 30-400-3 → 0-4A. Murray 0-15 15-15 30-15 40-150-2 → 0-3L. Sonego 15-0 15-15 15-30 15-400-1 → 0-2A. Murray 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 df 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0*-0 1-0* 2-0* 2*-1 2*-2 df 2-3* 2-4* 2*-5 2*-6 3-6*6-6 → 6-7A. Murray 15-15 30-15 40-156-5 → 6-6L. Sonego40-A 0-15 15-15 30-15 30-30 40-305-5 → 6-5A. Murray 15-0 15-15 df 15-30 df 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-405-4 → 5-5L. Sonego 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 ace A-404-4 → 5-4A. Murray 0-15 15-15 30-15 40-154-3 → 4-4L. Sonego 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-403-3 → 4-3A. Murray 15-0 30-0 40-03-2 → 3-3L. Sonego 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 ace A-402-2 → 3-2A. Murray 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 df A-40 ace 40-40 40-A 40-40 A-402-1 → 2-2L. Sonego 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-401-1 → 2-1A. Murray 15-0 30-0 40-0 40-151-0 → 1-1L. Sonego 15-0 30-0 30-15 df 40-15 40-30 ace0-0 → 1-0

    Sonego
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    Wimbledon, parola ai big. Djokovic: “Non ho bisogno di Alcaraz o nessun altro per sentirmi motivato”

    Novak Djokovic, campione in carica ai Championships

    Nel classico media day pre torneo, i big hanno parlato alla stampa sulle proprie aspettative per i Championships di Wimbledon, al via domani con il Centrale inaugurato come da tradizione dal campione in carica Novak Djokovic (e poi anche da Jannik Sinner nel terzo match in programma). Il n.1 al mondo è sempre più motivato e a caccia di record. Ormai la sua è una cosa non tanto contro gli avversari ma con la stessa storia della disciplina. Proprio confermandosi campione a Wimbledon, segnerebbe un altro straordinario primato al suo palmares.
    “C’è sempre qualcuno là fuori pronto a dare battaglia. C’è sempre stato e sempre ci sarà” afferma Novak. “Carlos è un ragazzo molto simpatico che si comporta in modo molto maturo per i suoi 20 anni. Ha già ottenuto molti riconoscimenti nella storia del gioco per essere così giovane. Penso che sia eccellente per lo sport, porta molta intensità ed energia in campo. È anche umile e ha una personalità piacevole fuori dal campo. Penso che per qualcuno della sua età, tutto quello che sta facendo è impressionante. Con la sua squadra, ovviamente, ha nel suo box Juan Carlos Ferrero, che può guidarlo. Hanno lavorato molto bene come una squadra. Ma tuttavia non ho bisogno di Carlos o di nessun altro per trovare quella spinta e motivazione in più quando gioco un torneo del Grande Slam perché so che devo vincere sette partite per alzare la coppa. Quindi chiunque io abbia dall’altra parte della rete non fa differenza per me. So benissimo quello che devo fare. La maggior parte della mia attenzione è focalizzata sul mio corpo, sulla mia mente e sul mio gioco, cercando di portarlo allo stato ottimale in cui sto dando il massimo in ogni partita”. Sicurissimo, vincente, Djokovic sarà nettamente l’uomo da battere. Come sempre, del resto.
    Daniil Medvedev si dice pronto a lottare per dire la sua, molto motivato a brillare dopo l’assenza forzata dello scorso anno per i noti motivi legati all’invasione della Russia all’Ucraina, e risultati al di sotto delle sue aspettative nei primi due Slam della stagione. “I primi due Slam dell’anno non sono stati quello che mi aspettavo, quindi voglio davvero fare bene qui a Wimbledon. Sono arrivato martedì per potermi adattare bene ai campi, ho obiettivi alti qui. So che avrò avversari impegnativi fin dall’inizio, ma voglio dimostrare di poter giocare molto bene su questa superficie. Sento di potercela fare. Non lo crederete ma anni fa la mia superficie preferita era proprio l’erba, ma in questo momento ho ottenuto risultati migliori sulla terra battuta rispetto ai prati, oltre ovviamente ai campi in duro dove ho vinto di più. L’anno scorso ho fatto due finali nei tre tornei che ho giocato, questo mi dà fiducia. Penso di dover solo trovare il mio ritmo. Ogni volta che vengo qui rimango stupito da tutto, è il miglior torneo del mondo” conclude il moscovita.
    Andy Murray è capitato nella zona più “minata” del tabellone, con una serie di avversari impressionanti. Tuttavia il vecchio leone scozzese è sicuro di poter ancora dire la sua sui prati. Ricordiamo che Andy è, insieme a Djokovic, l’unico tennista in gara ad aver trionfato (due volte) ed è esattamente l’ultimo giocatore in tabellone aver battuto Novak nel torneo, nella finale di 10 anni fa… “Mi sento molto bene sotto ogni punto di vista, arrivo con un buon ritmo avendo giocato molte partite e voglio davvero competere alla grande” afferma Murray. “Questo è sempre stato il torneo più importante per me ogni stagione e man mano che mi avvicino alla fine della mia carriera, voglio cogliere ogni opportunità che si presenta. Sento di essere in un’ottima posizione per esprimere il mio miglior tennis e mi dà un’enorme fiducia sapere che c’è solo un tennista con più esperienza e successi di me, ovviamente Djokovic. Sono uno dei pochi che l’hanno battuto qui (l’unico, in realtà, ndr), so di essere tra i migliori al mondo sull’erba e mi sento benissimo fisicamente, quindi devo approfittare di tutto questo per fare un grande torneo”.
    Immancabile la domanda sul suo ritiro. Così risponde Andy: “Non puoi mai sapere quante altre volte potrai provare qualcosa come competere a Wimbledon, non puoi dare nulla per scontato. Ho iniziato a pensare al mio ritiro durante la mia partecipazione agli Australian Open di quest’anno perché ho capito che non posso andare avanti così per sempre. Vorrei ritirarmi a modo mio, essere competitivo fino in fondo e non spingere l’anca al limite per subire un altro grave infortunio che finirebbe per accelerare o forzare il mio ritiro. Ho un’idea di quando vorrei smettere, ma non voglio annunciare nulla, tutto può cambiare velocemente. Ho ancora un periodo di tempo nel quale sento di poter competere al meglio, ma so che non durerà a lungo” conclude lo scozzese.
    Poche ma molto precise le parole del finalista dello scorso anno, Nick Kyrgios. Quest’anno purtroppo il talentoso e discusso australiano si presenta a Wimbledon in grave ritardo di condizione, per l’intervento al ginocchio subito lo scorso gennaio. Nelle sue prime uscite sui prati, il suo tennis e soprattutto la sua condizione fisica è parsa lontanissima da quell’eccellenza che lo isso in finale nel 2022. “L’anno scorso mi è mancata solo una vittoria per arrivare a completare il mio sogno, ma sono certo di aver perso dal miglior giocatore di sempre” afferma Kyrgios. “È stato incredibile. Ho sofferto e lavorato per tutta la vita per ottenere un buon risultato in questo torneo. La finale sarà ricordata per il resto della mia vita. È una sensazione davvero speciale. Penso che tutti i tennisti, alla fine, lavorino molto duramente per ottenere uno di questi risultati in un Grande Slam”. LEGGI TUTTO

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    Murray: “Sento di poter essere competitivo contro i migliori a Wimbledon. Su erba il gioco è stato molto rallentato”

    Andy Murray

    La sconfitta patita da Andy Murray all’esordio nel torneo del Queen’s, battuto da Alex De Minaur, è stata una vera doccia fredda per lo scozzese. Se avesse centrato i quarti di finale, sarebbe stato certo di strappare una testa di serie a Wimbledon. Adesso sarà solo una delle cosiddette “mine vaganti” nel tabellone del più prestigioso torneo al mondo, a lui vinto in due edizioni. Dopo la sconfitta, Andy ha parlato alla stampa con un pizzico di delusione ma fermamente convinto di essere sulla buona strada per presentarsi all’All England Club in buona forma e pericoloso per tutti, migliori inclusi.
    “Adesso sono consapevole di non poter avere una testa di serie a Wimbledon. Beh, è ​​qualcosa a cui penso da molto tempo e sapevo che dovevo arrivare ai quarti di finale qui per riuscirci. Non credo di aver sentito pressione extra, non ha nulla a che fare con la mia scarsa prestazione di oggi, è qualcosa che ho gestito bene nelle ultime due settimane. In ogni caso, sento di poter battere la maggior parte delle teste di serie nel torneo perché ce ne sono parecchie che non si sentono a proprio agio sull’erba. Dall’altra parte ci sono anche tennisti che non partiranno tra le teste di serie, ma che si trovano molto bene su questa superficie, quindi non ci resta che aspettare e vedere cosa dirà il sorteggio” afferma Murray.
    “La prossima settimana non giocherò in torneo, penso sia il momento di riposare un po’ fisicamente e mentalmente, ricaricare le batterie e tornare al lavoro. Ci sono state molte cose positive nelle ultime settimane, in particolare il mio servizio ha lavorato bene, per questo penso che di non dover dare troppa importanza a questa brutta giornata perché so che sto andando nella giusta direzione. Deve solo servire bene e continuare a lavorare sulla mia mobilità in campo. Ho perso contro un grande giocatore su questa superficie (De Minaur, ndr), ma le sensazioni che ho avuto nelle ultime due settimane sono state magnifiche, non solo in gara, ma anche in allenamento con alcuni dei migliori avversari al mondo. So che il mio livello è lì, ho solo bisogno di prendermi qualche giorno di pausa e dedicare dieci giorni ad allenarmi con intensità”.
    Dall’alto della sua esperienza e tanti tornei giocati su erba, chiedono a Murray un parere sulle velocità del gioco sui prati: “È chiaro che i campi di Wimbledon siano stati rallentati nel corso degli anni, sicuramente da quando ho debuttato nel 2005. È pervasivo in tutto il circuito, tanto che direi che i campi del Queen’s Club sono tra i più veloci al mondo. È anche evidente che le palle sono più pesanti e più lente, penso sia il risultato dell’evoluzione del fisico dei giocatori. Più i giocatori tirano forte, più si cerca di rallentare il gioco ed è difficile trovare punti vincenti”. LEGGI TUTTO

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    Andy Murray prova a fare il coach di sua figlia Edie, ma il risultato non è dei migliori

    Andy Murray – Foto Getty Images

    Mentre cerca di tornare ai fasti di un tempo, Andy Murray vive nuove esperienze. Padre di quattro bambini, il tennista britannico si è cimentato nel ruolo di allenatore per sua figlia Edie, di cinque anni. Tuttavia, a quanto pare, il tentativo non è andato esattamente per il verso giusto.
    La piccola Edie ha scritto un biglietto che Murray ha condiviso su Instagram: “Caro papà, non giocherò a tennis per un po’. Con tanto amore, Edie”, ha rivelato l’ex numero uno del mondo sul social network. Murray ha reagito con umorismo e ha aggiunto ciò che la figlia gli ha detto: “Il mio primo tentativo nel mondo dell’allenamento è finito in un disastro. Mia figlia di cinque anni ha rinunciato, dicendomi che non vuole più giocare perché ero troppo vicino a lei”, ha condiviso. LEGGI TUTTO

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    Andy Murray esorta il mondo del tennis a sostenere l’Ucraina e a non distrarsi dalle decisioni di Wimbledon riguardo tennisti russi e bielorussi

    Andy Murray – Foto Getty Images

    Andy Murray ha parlato con i colleghi di TennisMajors e ha fatto un appello affinché il mondo del tennis sostenga fermamente la causa dell’Ucraina e non ci siano distrazioni a causa del fatto che Wimbledon ha revocato il divieto di competere per i tennisti russi e bielorussi. “Era una situazione difficile per Wimbledon perché avevano agito in modo diverso rispetto agli altri eventi sportivi. In ogni caso, l’importante è continuare a parlare di ciò che sta accadendo in Ucraina, dobbiamo mettere il problema reale al centro dell’attenzione mediatica, senza farci distrarre da queste cose. Abbiamo tennisti ucraini le cui famiglie stanno passando momenti difficili e hanno bisogno di sostegno”, ha commentato il britannico. LEGGI TUTTO

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    “Hip Resurfacing”, il segreto di un Murray rinato

    Andy Murray, che maratone a Doha (foto Getty Images)

    Probabilmente a Sir Andrew Barron Murray, meglio conosciuto come Andy Murray, forse non riuscirà mai quella che è da considerarsi l’impresa più difficile della sua vita, risultare anche simpatico. Ma chissenefrega. Intanto bisognerebbe conoscerlo bene e d’appresso per poter formulare un giudizio che non sia frutto soltanto da quanto ti irradia uno schermo o ciò che un match visto in un giorno qualunque può dirti.Sì va bene, quello che si vede proiettato in campo nei momenti clou d’un incontro è lo specchio degli aspetti più reconditi dell’animo, e quello che Murray comunica col suo vociare verso il suo angolo autorizza a immaginarlo non proprio come l’essere più simpatico dell’universo.Ma di nuovo, chissenefrega.
    A quasi 36 anni – li compirà il prossimo 15 maggio – quella che oggi vediamo in campo è una delle migliori edizioni mai esibite dall’ex numero 1 al mondo. Chi oggi vediamo correre in campo, dare una copertura del court come raramente abbiamo visto, non sembra ricollegabile all’uomo che nel gennaio del ’19, agli Australian Open, comunicava in lacrime che avrebbe dovuto sottoporsi a un nuovo intervento all’anca per provare a staccarsi da dolori sempre più atroci che, ipse dixit, gli impedivano di “infilarsi anche i calzini”.
    Chi ha la fortuna di non aver mai provato cosa comporti il problema degenerativo dell’anca, non può capire. Il dolore è continuo e si fa più feroce persino a letto e non fa differenza la posizione che provi ad assumere. Un dramma tentare di infilarsi in auto e poi sfilarsi dalla stessa, visto che abduzione e adduzione dell’arto sofferente regalano dapprima fitte lancinanti per poi sconfinare in un dolore che pare sempiterno. Cominci a conoscere che razza di carogna sia un muscolo che prima manco sapevi d’avere e che ora è un inopportuno compagno di viaggio e che ha nome ileopsoas. Prima di arrivare all’inevitabile intervento, passi attraverso una trafila interminabile di esami, valutazioni e infiltrazioni di acido ialuronico ad alta densità molecolare per cercare di allontanare il giorno in cui finirai sotto i ferri, ma che è ineluttabile.
    Anche Andy deve, più o meno, aver vissuto le stesse cose, con le stessa identica progressione di dolore, più o meno lo stesso “turismo medico” prima di arrendersi all’ineluttabilità degli eventi. Solo che lui non è, non era una persona normale. Sembra un secolo fa, ma quando Murray prese a stare male era qualcosa come il n° 1 al mondo e faceva parte dei Fab Four in modo stabile, quelli che, con rare eccezioni, si annettevano ogni edizione degli Slam e/o Master 1.000 che fosse, quelli che concedevano briciole a tutti gli altri.
    All’inizio del 2018 Murray si sottopose a Brisbane a un primo intervento chirurgico in artroscopia che sulle prime sembrò aver risolto parecchi problemi, ma nel giro di poco rigettò nel più nero sconforto Andy, ricollegandolo con quei terribili dolori che pensava d’essersi messo alle spalle. Anzi, prese ad andare sempre peggio, tanto da indurlo ad annunciare un possibile, un più che probabile ritiro dall’attività agonistica nel gennaio del 2019. Agli Australian Open lottò per quattro ore contro Bautista Agut ma andava sempre peggio. Dopo averne ascoltate tante, diede retta a Bob Bryan che gli consigliò un intervento chiamato “Hip Resurfacing”, un rivestimento dell’anca consistente in due lamine di acciaio emisferiche inserite per andare a ricoprire l’articolazione. Il professor Derek McMinn, il primo chirurgo ortopedico che ha tentato questo tipo d’intervento e che ha poi operato Murray a Londra, sostiene che il problema degenerativo dell’anca, nella maggior parte dei casi, sia un problema dettato dall’usura della cartilagine e non l’osso. Per cui, meglio intervenire con un rivestimento e la sostituzione della cartilagine, sia sul versante acetabolare che femorale, restituendo una nuova superficie di carico e quindi praticamente una nuova anca.
    L’anca destra di Murray non è stata ricostruita, né sostituita e neppure sono state inserite placche di metallo. L’articolazione del campione scozzese è stata rivestita, e quindi rinforzata, per ridurre l’attrito fra femore e bacino.
    Certo che quando il professor McMinn gli disse che aveva il 90% di probabilità di tornare a competere ai suoi livelli, ci sarà voluto del bello e del buono perché Andy non facesse una decisa tara e provasse davvero a crederci. Dopo tutto quello che aveva passato…Ma “under armour” c’era ancora il cuore del campione indomito che abbiamo imparato a conoscere, e Murray ha provato a ripartire. Dopo lunga, opportuna riabilitazione, deve essere stato durissimo, stoico sopportare certi carichi di lavoro per provare a tornare definitivamente, ricominciando praticamente da zero. Il ritorno però non è stato per nulla agevole, visto che i mesi sono stati costellati, sì dalla vittoria nel torneo di Anversa del ’19 e da qualche bella prestazione ma, qua e là, da varie e continue noie muscolari: prima a dolergli l’ileopsoas della gamba operata, poi l’inguine sinistro, infine un quadricipite a impedirgli di difendere a Tokyo il titolo olimpico.
    Ma le forze sottili l’hanno sempre spinto ad andare oltre, a cercare il tempo perduto. Vederlo camminare dopo un match ti lascia intuire che le sofferenze possano essere sempre dietro l’angolo, ma ciò che lo anima è il desiderio puro di continuare a giocarsela. Con tutti.Il 2023 sembra essersi aperto con il destino in grado di tornare a sorridergli, cavandolo d’impaccio anche quando la situazione sembra disperata. Murray, del quale fino a qualche mese fa era più facile contare i periodi di pausa che quelli d’attività, ha cominciato a inanellare vittorie da vero highlander.
    Sfruttiamo una ricerca che qualche giorno fa, proprio su questo sito ha prodotto Marco Mazzoni per meglio capire.
    Le vittorie monstre di Andy sono cominciate ad Adelaide, quando ha battuto Korda dopo due ore di lotta, per poi continuare coi cinque set giocati e vinti contro Berrettini agli Australian Open salvando un match point, quindi col turno successivo nel quale ha sconfitto Kokkinakis risalendo da due set sotto. Poi si è arrivati a Doha dove dapprima s’è avvalso della compartecipazione di Sonego, portando a casa un incontro dove s’è ritrovato ad avere altre tre palle-partita contro, per poi piegare Zverev dopo 3 ore e 30 di gara, quindi ha scavalcato l’interessante francesino Muller, prima di domare un Jiri Lehecka “on fire”, salvando altri cinque match point.Vabbè, uno potrebbe dire che ha incontrato Berrettini in un momento un po’ così, che Kokkinakis non è proprio un genio, che Sonego s’è suicidato, che Zverev è poco più che al rientro e Lehecka ha proseguito sulla scia di Sonego e che se solo Matteo, Lori e Jiri avessero convertito una sola delle palle- partita avute, staremmo qui a raccontare un altro film. Ma è una mezza verità, visto che la storia non è fatta dai “se”.Del resto, chi ha visto la finale di Doha, giocata e persa contro Medvedev, ha potuto constatare che intensità abbia messo in campo Murray e quanto abbia meritato d’essere lì.
    Il Medvedev attuale può batterlo solo un “giocatore-chirurgo” che sappia togliere il tempo al russo, abbia nel servizio un’arma davvero letale capace di pescare angoli estremi e che sappia presentarsi a rete in modo perentorio. Battere Daniil tenendo lo scambio è cosa difficile e riesce solo al miglior Djokovic, ma pure lui soffrendo e ingarbugliando le trame, visto come Medvedev riesce a non perdere mai campo, anche quando va a rispondere in tribuna.
    Se si fosse fatta un’analisi del match della finale di Doha sarebbe stato interessante vedere quanti sono stati i “15” giocati oltre l’ottavo scambio: così a spanne, veramente tanti. Segno d’una condizione atletica veramente eccellente di Murray, che è parso migliorato in ogni settore di gioco.Quanto durerà? Difficile dirlo. Quando raggiunge l’asciugamano dopo la disputa d’un punto, la postura in avanti è accompagnata da quella che sembra una leggera zoppia. Ma poi il match riprende e non c’è più traccia d’incertezza. Sembra divertirsi come noi, e più gli scambi durano, più è chiamato a prodezze e più si diverte. Si diverte così tanto che al momento della premiazione, sentendo i complimenti che gli faceva Medvedev gli è apparso sul volto un inusitato largo sorriso.
    Domani è un altro giorno, e per fortuna adesso c’è ancora tanto tennis all’orizzonte di un Murray così. Sarà protagonista d’un istante, d’un’ora? Non importa quel che sarà: basta vederlo giocare per farti dire che vale sempre la pena di continuare a crederci e lottare. Di farti dire che è un grande esempio. È lì a dirti che non è mai finita finché non è davvero finita. Anche quando hai cinque match point contro. Vero Andy?
    Elis Calegari LEGGI TUTTO

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    Le incredibili maratone di Murray nel 2023: è stato in campo 24 ore e 3 minuti!

    Andy Murray

    IronMan. Lottatore indomabile. Gladiatore. Highlander. Basta aprire i social e battere “Andy Murray” per scovare aggettivi del genere e tanti ancora che descrivono le ultime settimane dello scozzese. L’ex n.1 del mondo, tra tre mesi 36enne, con la vittoria di oggi a Doha sul francese Muller è tornato in semifinale di un evento del tour maggiore dopo oltre 8 mesi, dove affronterà per un posto in finale il ceco Jiri Lehecka, tennista in rampa di lancio in questa prima parte di stagione. Ad Andy sono “bastate” 2 ore e 4 minuti per recuperare lo svantaggio del primo set, per poi mettere la quinta e volare via verso un meritato successo.
    Quasi una passeggiata di salute per il 2 volte campione di Wimbledon rispetto alle due durissime vittorie nei primi turni del torneo, nei quali ha sconfitto Lorenzo Sonego (annullando 3 match point) e poi Alexander Zverev, in poco più di tre ore di lotta.
    Quel che sorprende, esalta e incanta nell’inizio di stagione 2023 dello scozzese è l’intensità, pugnacità e capacità di soffrire che dimostra match dopo match, difendendosi quasi come ai bei tempi e restando in campo come un ragazzino ore ed ore a lottare, credendoci fino all’ultima palla. Già, ore a lottare… ma quante? Andando a vedere le sue vittorie nei primi due mesi di stagione, il tutto appare incredibile. 
    Adelaide
    1t: Korda b. Murray in due set: 1h 56 minuti

    Australian Open:
    Murray b. Berrettini in 5 set: 4h 49 minuti (annullato 1 match point)
    Murray b. Kokkinakis in 5 set: 5h e 45 minuti (rimonta due set di svantaggio)
    Bautista Agut b. Murray in 4 set: 3h e 29 minuti

    Doha:
    Murray b. Sonego in 3 set: 2h e 30 minuti, salva 3 match match
    Murray b. Zverev in 3 set: 3h e 30 minuti
    Murray b. Muller in 3 set: 2h e 4 minuti
    In totale quindi Murray, nelle 7 partite disputate nel 2023, ha disputato 25 set, restando in campo 1443 minuti, ossia 24 ore e 3 minuti! E pensare che la maggior parte dei tennisti che hanno avuto simili problemi all’anca si sono ritirati o sono rientrati con scarnissimi risultati. Non Andy, d’acciaio quanto la sua anca… Del resto nella off-season Murray ha parlato chiaro: ci crede, tantissimo. Ha lavorato molto bene sul suo fisico con l’obiettivo di arrivare al massimo possibile sull’erba di Wimbledon, dove sente di poter dire ancora la sua. Ha appena annunciato che intende giocare anche qualche torneo sulla terra battuta, per restare in competizione e continuare a lavorare, visto che il suo fisico sta rispondendo molto bene anche a sollecitazioni importanti e non avrebbe senso starsene fermo oltre due mesi. Che dire… Bravissimo Andy! Possiamo solo apprezzare e premiare la passione sterminata per il tennis di questo vero, autentico Campione.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO