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Medvedev: “I campi di Indian Wells sono i più lenti del mondo. A Rotterdam ho cambiato il set up delle corde, mi ha aiutato molto”

C’è grande attesa per rivedere in campo ad Indian Wells Daniil Medvedev, il tennista più in forma, capace di vincere uno dietro l’altro tre tornei e tornare in auge uscendo da un periodo tutt’altro che positivo. Vista l’assenza di Djokovic e Nadal, le condizioni incerte di Tsitsipas ed Alcaraz e il pessimo inizio di stagione di Ruud, il moscovita è nettamente il favorito del primo Masters 1000 in stagione. Nella press conference pre torneo, non nasconde le proprie ambizioni ma soprattutto parla delle condizioni di gioco, a suo dire le più lente dell’intera annata tennistica, e di un cambio nel proprio materiale che l’ha aiutato a ritrovare il suo gioco.

“Prima di gareggiare a Rotterdam ero in uno dei peggiori momenti della mia carriera, la mia fiducia era a terra” afferma Daniil, “Ho capito che si trattava di un problema mentale e il mio allenatore mi ha incoraggiato a continuare ad insistere. È andata bene. So che questa serie di vittorie può finire a qualsiasi momento, ma avendo vinto tre tornei di fila, adattandomi a contesti di gioco molto diversi, facendo lunghi viaggi e superando il jet lag, so di aver trovato il ritmo giusto. In questo momento mi sento pronto per fare molto bene a Indian Wells”.

Interessante la riflessione sulla media delle sue stagioni: “I più grandi successi della mia carriera sono sempre arrivati ​​nella seconda metà dell’anno, il che è logico perché i campi del tour americano prima degli US Open sono quelli che meglio si adattano al mio tennis. Comunque penso che anche qui posso fare bene. I miei scarsi risultati nei due anni precedenti erano dovuti allo stress fisico e mentale derivato dall’essere stato finalista in Australia. Non ero preparato per gareggiare al massimo nei mesi successivi al primo Slam. Quest’anno, perdendo presto, sono riuscito a prendermi una settimana di pausa e poi mi sono allenato duramente. I risultati ora si vedono. Stanchezza? Mi sento molto bene, con un’enorme fiducia dopo i tornei vinti e la verità è che non mi sento stanco. Ogni nuovo torneo è una sfida, tutto parte da zero e voglio approfittare di questo momento per migliorare i miei risultati qui, che storicamente non sono stati affatto buoni”.

Ecco il punto sulla lentezza dei campi in California: “La palla e la superficie rendono questo torneo uno dei più lenti al mondo. A volte sembra di giocare sulla terra battuta… Non sono entusiasta di queste condizioni, ma sento di poter giocare bene ovunque visto come sono riuscito ad adattarmi a Doha, dove i campi sono simili a quelli che troviamo qui. Per vincere partite su questo tipo di superficie devo giocare la mia partita migliore, mentre quando trovo condizioni più rapide posso permettermi di alzare il livello e con uno strappo vincere partite senza giocare al mio massimo, come ad esempio a Rotterdam”

Non sentendo bene la palla, un diverso set up della racchetta l’aiutato molto: “È in Olanda che è cambiato tutto. Non avevo fiducia, ma ho deciso di apportare una regolazione alle corde della mia racchetta che mi permette di mantenere maggiormente il controllo dello scambio e mi offre più profondità nei miei colpi, cosa molto importante per me poiché mi dà la possibilità di giocare dietro la linea di fondo e quindi poi contrattaccare avanzando“.

Uno spunto questo molto interessante, che ci permette di capire come anche per un tennista complesso, con un gioco molto particolare come Medvedev, la combinazione di fiducia e sensazioni in campo risulta decisiva.

Marco Mazzoni 


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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