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Bugatti Bolide, come in Formula 1 a Le Mans in 3’07”

0,75 per una moderna Formula 1. 0,85 per una Ducati Desmosedici RR. 0,67 per Bugatti Bolide. Cifre, tanto più basse tanto più estreme. Il rapporto peso-potenza da primato è la dichiarazione più forte e d’impatto che accompagna il prototipo di hypercar sviluppato a Molsheim.

Ha le corse nel dna e traduce un interrogativo tra i tecnici Bugatti: “Cosa accadrebbe se Bugatti realizzasse una hypercar specializzata per la pista?”. Accadrebbe quel che è Bolide, nel rispetto degli standard di sicurezza FIA e con un ricorrente richiamo alle competizioni, per paragoni ai prototipi di Classe LMP1, alla Formula 1.

Non è stato ancora deciso se Bugatti Bolide vedrà una piccola produzione in futuro. E la decisione potrebbe anche legarsi a un impegno nella Classe Hypercar, da non escludere e per il quale servirebbe un’omologazione di un numero minimo di esemplari stradali. Prospettive, che lasciano spazio al racconto di un affinamento tecnico estremo.

Motore, gli sviluppi al W16

Ogni elemento è stato pensato per le corse, con il massimo contenimento del peso. La massa dichiarata è di 1.240 kg per una potenza di 1.850 cavalli e 1.850 Nm di coppia, sviluppati dal motore 8 litri W16 con quattro turbocompressori.

È l’unità della Chiron, estremizzata. Cambia l’intercooler, del tipo aria-aria anziché acqua-aria, cambiano i turbocompressori con alette specifiche, cambia completamente la lubrificazione, perché immaginata per un utilizzo in pista a valori di forza G in curva che arrivano a 2,8 G. Cambiano le configurazioni di aspirazione e scarico.

Dalle simulazioni, Bugatti Bolide vale un giro a Le Mans in 3’07” (per dare un’idea, quasi 10” più veloce della pole ottenuta alla 24 Ore di quest’anno), al Nurbugring ha un potenziale da 5’23” (il prototipo più veloce, sub-6 minuti, è la Porsche 919 da corsa slegata da vincoli regolamentari).

È uno snocciolare dati e soluzioni tecniche, rappresentate in un design della hypercar che non è altro se non funzione di esigenze tecniche, di raffreddamento e contenimento delle masse, di prestazione aerodinamica.

Superfici dalle forme variabili

L’airscope è uno dei dettagli più in vista. Ecco, Bugatti introduce materiali a memoria di forma, in grado di modificare le proprie caratteristiche. Nel dettaglio, la superficie esterna dell’airscope è perfettamente liscia a basse andature e genera un certo andamento dei flussi laminari verso la pinna e l’ala posteriore; alle velocità più elevate la stessa superficie sviluppa delle “bolle”, grazie alle quali cambiano i flussi verso il retrotreno, si riduce del 10% il drag e migliora del 17% la portanza.

Carbonio, titanio, magnesio abbattono il peso

La riduzione del peso è ottenuta dal telaio in fibra di carbonio, dai freni carboceramici, pinze freno da appena 2,4 kg, dai cerchi in magnesio da soli 7,4 kg all’anteriore (gommati 340 mm, 400 mm dietro, Michelin slick). Nel dettaglio, poi, Bugatti racconta dell’intera viteria e dei fermi realizzati in titanio, altri componenti in titanio cavo, con spessori delle pareti fino al limite degli 0,5 mm.

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L’albero della trasmissione – doppia frizione 7 marce perfezionata per le esigenze della pista – è realizzato in un mix di carbonio e titanio, stampato in 3D. I supporti delle appendici aerodinamiche pesano appena 600 grammi all’avantreno e 325 grammi al retrotreno. Ali dalle quali si sviluppa anche una fetta del carico aerodinamico complessivo, di 1.800 kg al retrotreno a 320 km/h e 800 kg sull’avantreno.

Prestazioni, oltre i 500 km/h

Soluzioni che portano ad avere prestazioni estreme, in accelerazione sì equiparabili alle Formula 1, nel dato (simulato) di 4”36 per accelerare da 0 a 200 orari. Il “cento orari” quasi è superfluo rilevarlo, tanto è rapido il clic sul cronometro: 2”17. In 7”37 Bugatti Bolide raggiunge i 300 orari partendo da fermo, in 12”08 i 400 orari, in 20”16 tocca i 500 km/h, mentre la velocità massima dichiarata è oltre tale soglia. Bastano 24”64 per accelerare da 0 a 400 orari e tornare al mondo, fermi.

Il tutto in un corpo vettura alto appena 995 millimetri, 50 mm tra asfalto e fondo – dove i flussi d’aria corrono veloci e incollano a terra la Bolide – su un passo di 2,75 metri e 2 metri di larghezza. Una buona base sulla quale lavorare, dovesse Bugatti – con una possibile futura proprietà Rimac – coltivare velleità di un ritorno alle competizioni.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori


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