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    Basket, Olimpia e Virtus a braccetto. Tortona resta in scia

    Nessuna sorpresa dopo la 18ª giornata di Serie A: il duo di testa formato da Olimpia  e Virtus  vince e resta al comando, come in scia resta Tortona, unica rivale delle due battistrada. Successi importanti per Pesaro, Sassari e Brindisi.
    Olimpia di prepotenza, Virtus alla distanza
    Le due battistrada vincono ancora, ma con modalità differenti: Milano cede il primo quarto a Trieste, lotta per restare avanti nelle due successive frazioni, ma alla fine si impone 65-59; Bologna soffre fino all’ultimo, prima di imporsi su Brescia per 84-78. Resta in scia Tortona, che alla distanza travolge Varese per 103-91. Successi pesanti anche per Pesaro, Sassari e Brindisi, che superano Reggiana, Trento e Venezia. In coda, vittoria fondamentale per Napoli, che piega Scafati.
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    Torino si prepara per la Coppa Italia, Myers ambassador delle Final Eight

    TORINO – Sale l’attesa a Torino per le Final Eight di Coppa Italia in programma dal 15 al 19 febbraio, con la finale che ha già fatto registrare il sold out di pubblico a dimostrazione della grande passione del capoluogo piemontese per la palla canestro. Concetto ribadito dal presidente della Lega Basket di Serie A, Umberto Gandini nel corso della presentazione della manifestazione, avvenuta a Palazzo Madama: “La passione di una città come Torino per la pallacanestro è sempre viva, siamo qui per testimoniare quanto al basket italiano manchino le grandi città e le piazze che hanno una tradizione”. Per quanto riguarda le semifinali di sabato il sold out è vicino, mentre sono ancora disponibili biglietti per i quarti di finale che si terranno nelle giornate di mercoledì e giovedì. A rendere ancora tutto più spettacolare c’è la decisione della Lega Basket di Serie A di scegliere come ambassador della 48ª edizione Carlton Myers. L’ex Pesaro, Rimini, Fortitudo Bologna, Siena e Virtus Roma, campione d’Europa nel 1999 con la Nazionale e portabandiera dell’Italia ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 sarà il testimonial dell’elettrizzante fase finale della coppa.
    Coppa Italia, Gandini sulle Final Eight a Torino
    “La città ha dimostrato, dalla Regione Piemonte al Comune di Torino fino alla Camera di Commercio di tenere ai grandi eventi sportivi – ha aggiunto il Presidente Gandini – quello che hanno fatto per le Atp finals è stato il primo esempio che tutti ora vogliono seguire Torino si sta lanciando come una delle piazze che sono in grado di ospitare i grandi eventi sportivi, e noi ci riteniamo degni di questa cornice”. Il sindaco del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo ha aggiunto: “Usciamo da due anni di pandemia. Lo sport professionistico e lo sport di base sono una condizione essenziale per la ripartenza. E’ un evento a cui teniamo molto, vogliamo far diventare Torino una città ospitale per questo tipo di iniziative”. LEGGI TUTTO

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    Basket, Deangeli: “La laurea non basta. Idolo? Kalinic”

    Quattro vittorie consecutive, 5 nelle ultime 6. La Pallacanestro Trieste è ripartita quasi in contemporanea con l’acquisizione del 90% da parte del gruppo americano Cotogna Sports Group diretto da Richard de Meo. Del resto in città la pallacanestro è un modo di essere e di vivere. Non a caso il capitano è il tirestino Lodovico Deangeli, appena 22enne. I ragazzi di valore si capiscono anche da come si esprimono. Deangeli cos’è cambiato? «Direi nulla, semplicemente un gruppo nuovo ha avuto bisogno di tempo per affiatarsi. Adesso siamo davvero uniti, giochiamo l’uno per l’altro. Poi siamo arrivati a una preparazione delle partite dettagliatissima, si va in campo con un quadro più che preciso». Non ha inciso l’arrivo dei proprietari Usa? «Per l’ambiente sì. I 4.273 spettatori presenti domenica saranno stati spinti dai risultati, ma non soltanto. E avere un pubblico folto che ti incita è un aiuto». E cosa è cambiato in Deangeli? «Marco Legovich: gioco così grazie a lui. Non è soltanto il capo allenatore adesso, ma l’assistente che la scorsa stagione quando giocavo poco si fermava dopo gli allenamenti a lavorare con me, a parlare. O che veniva prima per aiutarmi, migliorare i fondamentali. Ha sempre creduto in me, già quand’ero ragazzino. Poi voglio pensare che i minuti conquistati siano anche per merito mio». Tanti triestini hanno giocato ad alto livello e pure in città. Ci dica cosa significa per lei. «Una sensazione incredibile, ancor più perché ho iniziato da tifoso. A 10 anni venivo al palasport con mamma Ambra. Ora sono qui e ne parlavo proprio nei giorni scorsi con gli altri triestini in squadra, Bossi e Ruzzier: ogni giocatore ambisce al massimo, vuole crescere. Ma queste emozioni in un palazzetto colmo e nella propria città sono uniche nella vita. Non so nemmeno esprimerle appieno». La sua ambizione? «È scontato sostenere di voler giocare al più alto livello possibile. Allora dico che vorrei alla fine non avere rimpianti, poter essere sicuro di avere dato tutto me stesso nella pallacanestro». Lei può giocare in due-tre ruoli. Quale sente più suo? «Sono un’ala piccola, un “3”. Fin da ragazzino ho giocato da lungo, perché ero alto, ma guardandomi capisco di non avere muscoli e peso, invece ho statura e piedi veloci per giocare da “3” e mi trovo a mio agio. È stato quel matto di Matteo Boniciolli, un allenatore che vede e immagina le cose, a darmi la possibilità di giocare in questo ruolo a Udine, dov’ero andato grazie a lui insieme con il mio amico Matteo Schina. È stata la svolta. Certo, devo lavorare tanto: migliorare in qualità e quantità». È evidente, lei ha studiato: cosa? «Liceo Linguistico. E in febbraio mi laureo in Scienze Motorie, poi mi iscriverò alla Magistrale, magari nella stessa facoltà, ma devo decidere in quale settore. Mi piacerebbe avere accesso all’insegnamento, però anche il ramo manageriale è stimolante. Sempre online perché giocando non si può fare altrimenti. E un po’ la presenza mi manca». Cestisti studenti ci sono sempre stati, ma ora siete in aumento. «Primo motivo: soltanto chi ha una carriera decennale in Eurolega può permettersi poi di campare senza cercare altro. Secondo: viviamo nella globalità e il mio mentore Daniele Cavaliero mi ha sempre detto che non si può vivere di sola pallacanestro anche se io sono un maniaco. Mi ricordava la massima di Mourinho: “se sai solo di calcio, non sai niente di calcio”. E insomma, se uno che andavo ad applaudire da bambino, che ammiro e che ha fatto venti anni di A, giocato in Nazionale, te lo dice, ebbene viene spontaneo seguirne il consiglio. Non ultima, c’è mamma Ambra, quando stavo finendo le giovanili ed ero carico a mille mi ripeteva all’infinito: “però ti iscrivi all’Università”. Senza lei non ce l’avrei fatta». Figlio unico? «No, ho un fratello del 2006. Giuseppe gioca nelle giovanili e insegue questo sogno, ha la stessa passione. Sono contento, soltanto non vorrei che si sentisse costretto a seguire le mie tappe». Lei ha mai dubitato di non coronare il sogno? «No, piuttosto sono arrivato a chiedermi perché tutti quanti mi dicessero che non ce l’avrei fatta. In realtà il mio percorso non è stato semplice. Da ragazzo mai un raduno nazionale, mentre a Trieste altri erano chiamati, come il mio avversario di domenica, Dellosto. E dopo aver firmato il primo contratto con Trieste sono andato in prestito a Biella, ma mi sono subito rotto la mano e poi giocavo pochissimo. Volevo smettere, è arrivato il covid e credo mi abbia salvato. Ripensandoci coach Galbiati invece mi ha aiutato e insegnato tantissimo. Forse non ero pronto, ero molto professionale, lo sono fin da bambino. Ma non professionista». Si è definito maniaco del basket. Idoli? «Nikola Kalinic. Certo, se guardi Jayson Tatum e sei abbagliato, sai prtò che non è imitabile. Invece Kalinic è un 2,03, non molto atletico, con un tiro costruito in anni di lavoro. Ma ora fa canestro. E sa fare tantissime cose. Se ti tiene per tante stagioni Obradovic e poi ti vuole Jasikevicius, insomma è un esempio». LEGGI TUTTO

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    Basket, il futuro avanza: lo dimostra Napier e lo spiega Baiesi

    C’è mercato e mercato. E ci sono stranieri di valore e altri assai meno, tanto essere subito dimenticabili. Milano ha presentato al suo pubblico Shabaz Napier, ex Nba, giocatore e uomo vincente nonostante un fisico all’apparenza non da predestinato dei canestri. È l’undicesimo straniero stagionale dell’Olimpia che ha finito i tesseramenti. Ma non è questo il punto. È piuttosto il numero di giocatori che servono per completare una stagione doppia. Non puoi fermare il mercato, è vero, ma si può rendere più sostenibile. E se l’Armani e pure la Virtus vivono nella realtà di Eurolega, per quanto sovradimensionata certo diversa dall’Italia, il nostro movimento deve trarre insegnamenti. A che servono i vari Invernizzi (ci scusi, prendiamo il suo nome a caso), se i risultati di Treviso e lo spettacolo, la qualità del gioco non cambiano? La risposta è nota a tutti. Di più c’è che magari i vari, troppi stranieri non di assoluto livello possono attirare il pubblico una volta per curiosità. E stop. Un giocatore italiano, ancor più se giovane, può invece creare più empatia nel pubblico, interesse. E nel frattempo può crescere e aiutare il movimento.Sullo stesso argomentoL’Eurolega del futuro e le italianeBasket

    Ha ragione Baiesi

    Tutto questo, detto e ripetuto, per sostenere che ha stra-ragione Daniele Baiesi, inizialmente corrispondente da Bologna per Tuttosport e ora uno dei direttore sportivi più preparati e bravi in Europa. Rilasciando un’intervista per il ritorno a casa, al Corriere di Bologna – con il Bayern Monaco allenato dal geniale super coach Trinchieri – Baiesi ha detto: «Arriverà un momento in cui le squadre di un certo livello dovranno aggregarsi ai campionati nazionali nei playoff, come succede già in Serbia. Capisco che agli altri club facciano comodo gli incassi con le big, ma non si può fare oscurantismo che è l’opposizione del progresso. Abbiamo la testa nel 2023 e i piedi nel 1980». Condividiamo tutto. Il futuro avanza e se non ti adegui perdi terreno. Invece i top club potrebbero aiutare gli altri in modo diverso, contribuire per esempio per la formazione dei talenti. E i club potrebbero essere obbligati a investire sui settori giovanili. Troppo semplice? LEGGI TUTTO

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    Nba, successi per Milwaukee, Cleveland e Memphis

    NEW YORK (Stati Uniti) – Tre le partite dell’Nba giocate nella notte italiana. Solito exploit per Giannis Antetokounmpo che trascina al successo i Milwaukee Bucks contro New Orleans. Il cestista greco marca la differenza già nel primo quarto di gioco quando infila 18 punti: al suono della sirena saranno in totale 50 punti. I Bucks vincono per 135-110, i Pelicans incassano l’ottava sconfitta consecutiva. Le statistiche sono tutte dalla parte dei padroni di casa che dominano nei rimbalzi, e portano a casa una percentuale al tiro del 55%.
    Cliveland domina contro i Clippers
    Successo casalingo anche per i Cleveland Cavaliers che battono i Los Angeles Clippers per 122-99; anche qui, il margine maturato nel primo quarto di gara è significativo (+16) e rappresenta un tesoretto che i padroni di casa implementano nel terzo periodo fino ad arrivare a un parziale di +40 grazie anche a Cedi Osman che fa il pieno nei tiri da tre infilandone sette su sette.
    Guarda la galleryNba, Golden State campione e Curry Mvp: è festa Warriors
    Memphis si impone in rimonta
    Nella terza sfida, spicca la clamorosa rimonta dei Grizzlies che partendo da un parziale di – 19 arrivano al successo sul fil di sirena (112-110) contro gli Indiana Pacers. Per i padroni di casa di Memphis arriva la vittoria che va a interrompere la serie negativa di cinque sconfitte consecutive. I Grizzlies sfruttano la serata di grazia di Ja Morant che chiude con una tripla doppia: il suo ruolino personale segna 27 punti, 15 assist e 10 rimbalzi.
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    Basket, Olimpia e Virtus si riscattano. Tortona non molla

    MILANO – Riscatto Olimpia dopo la quinta sconfitta consecutiva in Eurolega. La squadra di coach Messina si scuote in campionato e torna a vincere, travolgendo Trento per 78-65. Tiene il passo la Virtus Bologna di Scariolo, che batte Verona per 87-82. Resta aggrappata alle prime posizioni anche Tortona, corsara a Treviso per 87-79. Travolgente Trieste, che domina Napoli per 85-68. Non sbaglia Brindisi, che supera ReggioEmilia per 81-74. Infine Sassari, che travolge Pesaro per 110-74. LEGGI TUTTO

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    Basket, Varese vince il derby lombardo. Scafati colpo a sorpresa

    VARESE – Nell’anticipo di gala della 17ª giornata di Serie A, Varese si aggiudica il derby lombardo con Brescia per 80-72. Grandi protagonisti Brown e Owens, con 16 e 15 punti a testa. Non bastano a Brescia i 14 punti di Gabriel. In classifica Varese è ora quinta con 20 punti appaiata con Pesaro, Brescia è undicesima dopo il quarto ko di fila.
    Scafati ribalta Venezia e vede la salvezza
    Nel secondo anticipo di serata, bel successo di Scafati, che ribalta il risultato con Venezia, imponendosi per 89-85 e conquistando una vittoria pesantissima in chiave salvezza. Okoye eroe della serata con la bellezza di 25 punti, Umana che resta comunque in zona play-off. 
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