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Open Court: Fabio Fognini, storica finale a Monte Carlo. Così si gioca in paradiso (di Marco Mazzoni)

20 Aprile 2019, sabato di Pasqua. Monte Carlo. Sui magnifici campi in terra del Principato è andato in scena qualcosa di indimenticabile. No, non è tanto la vittoria di Fabio contro il più forte su terra di tutti i tempi. Questo si era già visto altre 3 volte. Stavolta è successo molto, molto di più. E’ stata una prestazione incredibile, di una bellezza irreale, talmente alta da annichilire un campione così immenso (anche se non al meglio). Prendete la registrazione di questo match e fatela vedere nelle scuole tennis ogni lunedì, perché la partita di Fognini di oggi contro Nadal è stata TENNIS puro. Bellissimo, completo, spettacolare. Un’orgia di tecnica e tattica applicata alla perfezione, a disarcionare il più grande di tutti, a renderlo impotente.

Di grandi prestazioni Fognini ce ne ha regalate molte in carriera, e non solo sul terra. Ma stavolta si è spinto oltre, su territori a lui quasi sconosciuti. Da anni in molti ripetono “Ma “Fogna” non è quel giocatore tutto istinto, senza testa e senza tattica?”. Oggi a Monte Carlo abbiamo ammirato uno dei migliori Fognini di sempre, perché è stato non solo splendido sul piano tecnico, ma soprattutto perfetto su quello tattico. Lucido, presente, ha prodotto un tennis completo, vario, esplosivo, ma anche tatticamente superbo, efficiente e terribilmente efficace. Non ha sbagliato tatticamente un 15, una soluzione, una giocata. E’ stato pure bravissimo a contenere la rabbia per quel problema dell’asciugamano volato in campo e non visto dal giudice di sedia, o mal giudicato. Patito un break, è ripartito a tutta, ancor più focalizzato e deciso.

La chiave tattica del match è stata la risposta di Fognini, con cui ha fatto indietreggiare Rafa, e la posizione di campo, sempre vicino alla riga di fondo, in comando. Fabio è uno dei pochi tennisti che su terra non subisce la combinazione di potenza e rotazione di Nadal. Con la sua tecnica e tempo di impatto, riesce ad entrare sui “topponi” velenosi dell’iberico senza indietreggiare, ma in anticipo. Si prende grandi rischi, deve essere velocissimo di piedi e sentire la palla al meglio. Oggi è successo, dal primo all’ultimo punto. Il risultato è stata una partita memorabile. Incredibile vederlo mai in difesa, anche quando Nadal è riuscito a tenere lunga la parabola. Fognini non perdeva mai campo, è stato centrale, in controllo, governando lo scambio col dritto e poi spaccandolo con il rovescio. Anche quando Rafa ha aperto a tutta l’angolo, Fabio non è quasi mai andato in difesa estrema perché è stato rapidissimo nel tagliare il campo in diagonale e ribaltare quelle situazioni a suo favore. E’ una situazione tattica che Nadal soffre terribilmente, perché non ha difesa quando la subisce dopo un dritto cross da dietro la riga di fondo (è la soluzione che Djokovic usa sistematicamente sul cemento). Proprio uno di questi rovesci impetuosi ha dato il via al nono game del primo set, quello che ha definitivamente spaccato la partita. Si è arrivati a 0-40… Tre palle break per l’azzurro, per andare a servire per il primo set. Dritto di Rafa finisce largo! 5-4 Fogna. Fino a quel momento, Nadal ha perso il servizio ogni volta che ha servito dal lato del mare, subendo il vento. La sua parabola, oggi non molto lunga, era sempre frenata, rendendo gli anticipi di Fabio ancor più ficcanti. Male anche al servizio Nadal: percentuali orribili per l’iberico, sotto il 45% sia con la prima che con la seconda.

Dove Rafa è terribilmente mancato è stato alla risposta. Fognini non ha servito nemmeno così bene, ma Nadal non è quasi mai riuscito a farlo indietreggiare, a “buttarlo sui teloni”. Merito anche di Fabio, preciso e veloce anche all’uscita del servizio, dove invece a volte fa fatica. Ci sono state molte fasi di gioco, come nel primo game del secondo set, in cui Nadal è parso totalmente in balia, preso a pallate da una serie di cambi di ritmo ed accelerazioni micidiali. Nadal preso a pallate… Iperbole? No. Veramente preso a pallate, con lo sguardo sbarrato verso il suo angolo a gridare in silenzio “e ora che faccio?!?”.

Dopo un bel primo set, nonostante il vento di tempesta che disturbava il gioco, il secondo scorre via come una nuvola per Fognini, “in the zone”. Si permette di tutto e tutto gli riesce. Alza la parabola, muove Rafa, disegna il campo, accelera con facilità trovando un vincente dopo l’altro, portando El Rey ad errori continui. 3-0 nel secondo con doppio break, e di fatto sesto gioco di fila, con un parziale di 24 punti a 5. Numeri da brividi. Non svegliate Fabio, lasciatelo così ancora pochi minuti, quel che serve a chiudere questa partita che resterà nello storia del tennis italiano (e non solo). Un altro dritto in rincorsa di Rafa vola lungo. 4-0 Fognini. 5-0 Fognini. Ecco i match point per chiuderla 6-0, ma Nadal non accetta l’umiliazione. Perso per perso, scarica dritti violentissimi, e finalmente stanno in campo. Si salva da cappotto, ma solo una fiammata. Finisce 6-2, con un dritto in corsa perfetto, e lo stadio in delirio per l’azzurro.

Domani ci sarà Lajovic (allenato dall’ex coach di Fabio Perlas…) a sfidarlo per il primo Masters 1000 in carriera. Un match inedito per una finale assolutamente sorprendente. Di nuovo un italiano all’atto conclusivo, 42 anni dopo Corrado Barazzutti. Una attesa lunga, lunghissima. Si erano avvicinati Andrea Gaudenzi, e poi Fognini nel 2013. Quella volta Djokovic fu troppo, lasciò solo due game all’azzurro, incapace di scalfire la “macchina infernale” del serbo. Stavolta sarà tutta un’altra storia. Una finale assolutamente giocabile, in cui conterà moltissimo la testa, la capacità di gestire la tensione di una partita unica, nuova, e contro un rivale non impossibile (per entrambi).

Ho sempre pensato che a Monte Carlo, a due passi da casa, prima o poi Fognini avrebbe giocato una finale. Quando ti avvicini a quel mare, sotto la luce che ti ha cresciuto, scrutando quegli orizzonti, immerso in quei profumi… tutto questo non può non evocarti qualcosa di diverso e speciale. Fognini è qualcosa di diverso e speciale, nel bene e nel male. Ho sempre cercato di tenerlo fuori da ogni categoria, per il semplice fatto che Fabio è solamente “Fogna”. Irripetibile, nelle sue fiammate tecniche come in quelle scomposte di rabbia. Un ragazzo che può deluderti, ed in un attimo rinascere ed infiammarti, regalandoti emozioni indescrivibili. Regalandoci soprattutto momenti di tennis travolgenti. Oggi abbiamo avuto la fortuna di viverne uno di questi “Fogna moments”. Pasqua è rinascita. Incrociamo le dita…

Marco Mazzoni

@marcomazz


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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