Non aveva mai vinto una gara tra i professionisti, ora il suo nome sarà per sempre citato con quello di Fiorenzo Magni, il mito che vinse tre volte in fila diventando eternamente Leone. Alberto Bettiol ha vinto il Giro delle Fiandre. Primo, da solo, nel rito che rappresenta per il Belgio la Ronde: non per caso i padroni di casa l’hanno vinta 69 volte. Stavolta no. E’ l’Italia che grazie a questo 25enne toscano, torna alla vittoria dopo 12 anni salendo a quota 11 successi: l’ultimo era stato di Alessandro Ballan nel 2007. Una gara tatticamente perfetta, sua e della squadra (la EF Education First) con l’acuto sul Vecchio Kwaremont. Da lì in poi, una cavalcata solitaria: “Ancora non ci credo, grazie a tutti. E’ incredibile quello che ho fatto oggi. In cima avevo un bel vantaggio e mi hanno detto di spingere al massimo. Sono riuscito a non perdere terreno sul gruppo ma sono stati i chilometri più lunghi della mia vita”
Se uno vince la sua prima gara al Fiandre, una università del ciclismo da metabolizzare in anni, impossibile non parlare di grande sorpresa. Eppure Bettiol aveva lasciato, qua e là, frammenti di una grande condizione. Alla Tirreno-Adriatico ad esempio, aveva chiuso la crono a 3” da Roglic pur non essendo uno specialista. Inoltre ad Harelbeke – una delle tante prove generali per la Ronde – era arrivato con il drappello dei più bravi cedendo solo allo sprint. Insomma, una condizione notevole che ha dato i suoi frutti.
Del resto lungo 270 km e 17 muri, parecchi dei quali in pavé, non sono ammessi bluff. Basta un errore e la strada presenta il conto. Niki Terpstra, ad esempio, cade praticamente subito e dice addio alle speranze di riconferma dopo la vittoria dello scorso anno. Mentre Van Rooy, Houle, Touze e Asselman danno vita ad una fuga dal buon vantaggio ma dal poco peso nell’economia della gara, dietro un turbinio di situazioni agita la vita del gruppo. Mathieu van der Poel, asso del ciclocross fa il numero di maggiore effetto. Fora, ma nell’atto di fermarsi non vede un tombino: brutta caduta, anche chi capisce di ciclismo ha la tentazione di darlo fuori dai giochi. Mancano una sessantina di km, sta inoltre per arrivare quel circolo vizioso che si chiama giro della morte. Vecchio Kwaremont, Paterberg e Koppenberg in rapida seguenza. Pendenze da ammazzare i polpacci, ma l’olandese riesce a rientrare. Azione pazzesca, alla fine sarà quarto.
Dopo il giro della morte davanti restano Vanmarcke, Asgreen e Vandenbergh, quest’ultimo poi rilevato da van Baarle. Vanmarcke è compagno di Bettiol, è già una trama tattica ma ancora nessuno se ne accorge. Sul Vecchio Kwaremont l’attacco di Bettiol: deciso, prepotente, di quelli che sgretolano le certezze altrui. Forse anche stavolta nessuno se ne accorge. Dopo il Paterberg restano 14 km prima del traguardo. Una ventina di secondi, pochi o tanti a seconda delle angolazioni. Dietro c’è un sacco di gente smaliziata e vincente, tipologia da giocatori di poker. Sagan, Valverde (mica male per la sua prima al Fiandre a 38 anni), van Avermaet che prosegue il tabù nella corsa che ama di più, Matthews e Kristoff che aspettano solo di essere accompagnati allo sprint per raccogliere il lavoro altrui. C’è anche il disturbatore Langeveld (sta con Bettiol), il granello di sabbia nell’ingranaggio di chi deve inseguire. Gente smaliziata e vincente, stavolta però le braccia le alza chi l’ebrezza di vincere non l’aveva mai provata.
ORDINE D’ARRIVO
1 Alberto Bettiol (Ita) EF Education First
2 Kasper Asgreen (Den) Deceuninck-QuickStep
3 Alexander Kristoff (Nor) UAE Team Emirates
4 Mathieu van der Poel (Ned) Corendon-Circus
5 Nils Politt (Ger) Katusha-Alpecin
6 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb
7 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
8 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
9 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal
10 Greg Van Avermaet (Bel) CCC Team
DONNE, TRIONFA MARTA BASTIANELLI – A completare il trionfo italiano, la vittoria di Marta Bastianelli nella prova femminile. Una volata a tre ha risolto la corsa dopo che nel finale di gara l’italiana, l’olandese Annemiek Van Vleuten e la danese Uttrup Ludwig avevano fatto la differenza. L’attacco decisivo è stato lanciato da Van Vleuten sul Paterberg, decimo e ultimo muro del percorso. Hanno risposto con prontezza Bastianelli e Ludwig. Nel finale sono stati inutili gli sforzi per staccare prima dello sprint l’azzurra, che firma il secondo successo per un’atleta italiana al Fiandre dopo quello di Elisa Longo Borghini. Quarto posto per la giovanissima Sofia Bertizzolo, compagna di squadra della vincitrice.