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    I sette numeri uno diventati coach di altrettanti n.1

    Ivan Lendl

    Ha destato molta curiosità la scelta di Hubert Hurkacz di affidarsi all’esperienza di Ivan Lendl per ripartire nel 2025, a caccia di grandi successi e il rientro in top10 dopo un 2024 segnato dall’infortunio al menisco sofferto a Wimbledon che ha pesantemente penalizzato la seconda parte della sua stagione. Lendl è una leggenda del tennis, carattere deciso e modi un po’ ruvidi, ma profondo conoscitore del gioco e decisivo nell’alzare il livello di Murray, portandolo a diventare campione Slam e n.1 del mondo. Dopo un periodo breve e poco fortunato con Zverev, vista una certa incompatibilità caratteriale tra i due, il ceco torna in pista con il polacco, affiancato anche da Massu. I due probabilmente si alterneranno a seconda dei periodi dell’anno, ancora non è stata annunciata come la loro collaborazione si svolgerà nella prossima stagione. Al momento i tre sono in Florida a Boca Raton, iniziando il lavoro per rimettere a puntino il tennis di “Hubi”.
    Lendl è uno dei numeri 1 ATP diventati poi coach, alcuni hanno avuto grande successo, altri c’hanno solo provato come si suol dire, senza risultati apprezzabili (Marcelo Rios con Shang). Sono 7 i numeri uno del tennis maschili diventati allenatori di altrettanti n.1 in attività. Passiamoli velocemente in rassegna.

    Jimmy Connors. Il ruvido “Jimbo”, dominatore di alcune stagioni negli anni ’70 e protagonista di leggendarie battaglie contro il connazionale McEnroe e lo svedese Borg, ha allenato Andy Roddick da Wimbledon 2006 fino all’inizio del 2008. In questo periodo A-Rod disputò due finali Slam, perse entrambe contro Federer, ma l’apporto del connazionale in termini di miglioramento nel gioco fu complessivamente modesto.
    Ivan Lendl. Il ceco poi diventato statunitense fu importantissimo nel rafforzare il tennis di Andy Murray, portandolo ai suoi più grandi successi in carriera. La coppia ha collaborato in tre periodi diversi: il primo dal 2011 al 2014, portò Murray a vincere il suo primo Grande Slam (US Open 2012), quindi Wimbledon 2013 e in precedenza l’oro alle Olimpiadi di Londra 2012. Dopo aver lasciato Murray nel marzo 2014, Lendl è tornato nel box dello scozzese nel giugno 2016, contribuendo così al secondo successo del suo assistito a Wimbledon, con il britannico che da lì iniziò una cavalcata trionfale nella seconda parte di stagione, fino a diventare anche numero 1 al mondo con la vittoria alle Finals di Londra. Poco fruttuosa invece la collaborazione vissuta tra 2022 e 2023, un ritorno di fiamma che non portò buoni risultati, ma Andy era appena tornato dall’operazione all’anca.
    Boris Becker. Il carisma e visione offensiva di gioco del tedesco aiutò molto Novak Djokovic a migliorare il suo tennis nella fase d’attacco e anche al servizio. I due iniziarono a lavorare alla fine del 2014 per un paio d’anni. In quel periodo il serbo vinse 6 Slam, incluso il primo Roland Garros, e svariati masters 1000, dominando il ranking. Poi Becker ha provato ad aiutare Holger Rune, con ben pochi risultati.
    Stefan Edberg. Riservato e discreto come sempre, lo svedese aveva ricevuto molte richieste da vari giocatori, ma solo Roger Federer lo convinse a diventare coach, curiosamente pochi giorni dopo l’annuncio di Becker con Djokovic nel 2014. Federer non vinse Slam nel loro anno insieme, “solo” 3 Masters 1000, ma i semi del lavoro con Edberg sul miglioramento dello swing di rovescio esploderanno nell’autunno 2016, quando lo svizzero continuò quel lavoro con Ljubicic nel periodo di recupero da un serio infortunio al ginocchio, rientrando nel 2017 e vivendo una delle sue migliori annate in carriera. Eccome se si vedeva la mano di Stefan in quel rovescio più secco, corto e incisivo, grazie a cui Roger riuscì a battere continuamente Rafa, come mai prima in carriera.
    Andre Agassi. Il mitico Kid di Las Vegas, vero rivoluzionario nel gioco, ha provato a seguire Novak Djokovic nel maggio del 2017 dopo l’addio al suo storico coach Vajda. Il loro rapporto non fu dei migliori, molte discussioni su come provare a rilanciare il tennis del serbo, senza risultati apprezzabili, tanto che nel marzo del 2018 Andre gettò la spugna affermando “Ho cercato di aiutarlo con le migliori intenzioni, ma troppo spesso ci siamo trovati d’accordo nel non essere d’accordo…”.
    Carlos Moya. Da modello ad amico, il passo per diventare coach di Rafael Nadal è stato breve quando zio Toni ha deciso di rallentare e quindi smettere la dura vita sul tour, concentrandosi solo sullo sviluppo dell’Accademia a Maiorca. Sotto la guida del campione di Roland Garros 1998, Rafa ha continuato la sua carriera senza scossoni tecnici ed ottenendo altri grandi successi dal 2017, anno del rilancio di Nadal dopo un 2016 difficile. Carlos ha accompagnato sino alla fine il suo conterraneo.
    Juan Carlos Ferrero. “Diventerò più famoso come coach che come allenatore”, scherzava con un sorriso tanto arguto quanto beffardo JCF nel corso delle NextGenFinals di Milano, con un giovanissimo Carlos Alcaraz a randellare ogni rivale con un tennis mostruoso per la sua età. C’ha visto ancora giusto Ferrero, come quando decise di dedicarsi al 100% ad un giovanissimo Alcaraz nel 2018, portando quel 15enne a diventare ben presto il più giovane n.1 della storia.
    A questa lista possiamo già aggiungere Andy Murray, appena diventato coach di Novak Djokovic. Sarà molto curioso vedere come si presenterà il serbo in Australia…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Niggli (direttore WADA): “Il problema delle contaminazioni esiste, apriremo un tavolo di lavoro”. Addio alle sanzioni per quantità infinitesimali?

    Olivier Niggli, direttore della WADA

    Il nuovo caso di positività nel tennis di vertice ha scosso il mondo sportivo e non solo, tanto da spingere il direttore della WADA ad un’apertura sul tema scottante e di difficile gestione delle contaminazioni. I due numeri uno del nostro sport, Sinner e Swiatek, sono risultati entrambi positivi nel 2024 anche se per sostanze e modalità molto diverse, ma quel che accomuna i due casi è la concentrazione delle sostanze proibite rilevate, infinitesimale (50 picogrammi per la polacca, 86 e 76 per l’italiano, ossia meno di un miliardesimo di grammo). Per questo Olivier Niggli, direttore della WADA, parlando al quotidiano francese L’Equipe dopo la squalifica di un mese inflitta ad Iga ha mostrato la volontà di affrontare il problema di casi come questi, aprendo un tavolo di confronto.
    “Oggi esiste un problema di contaminazioni” afferma Niggli. “Non è che ce ne siano più di prima, è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare le quantità infinitesimali. Questa cosa va gestita. Apriremo un tavolo di lavoro”.
    “Le quantità sono talmente minime che puoi contaminarti facendo cose banali” continua Niggli, “ma la realtà è che sentiamo tante storie e capisco il pubblico, può pensare che siamo ingenui, che crediamo a tutto. Questo è un problema. Se volessimo semplificarci la vita, potremmo fissare delle soglie e non vedere tutti questi casi. Ma c’è una domanda: siamo pronti ad accettare il microdosaggio? E dove ci fermiamo? Proprio per questo tipo di riflessioni verrà creato un tavolo di lavoro”. Parole che aprono importanti interrogativi, e per questo la necessità di affrontare la questione con tutti gli attori dello sport: giocatori, ATP, WTA, ITF, in modo da trovare probabilmente una serie di soglie limite, e così evitare il ripetersi di casi come quello di Sinner, nel quale la WADA ha dichiarato di essere certa che Jannik non abbia assunto sostanze per trarre un vantaggio competitivo. Quello che dovrebbe essere il vero punto che distingue il Doping da quello che non lo è.
    La WTA dopo la positività di Swiatek ha diffuso una nota, e non si fatta attendere la risposta del direttore della PTPA, sindacato nato nel 2020 spinto da Djokovic e Pospisil. “La WTA supporta pienamente Iga in questo periodo difficile. Iga ha costantemente dimostrato un forte impegno per il fair play e per il rispetto dei principi dello sport pulito, e questo sfortunato incidente evidenzia le sfide che gli atleti devono affrontare nell’affrontare l’uso di farmaci e integratori”. Ahmad Nassar della PTPA così ha commentato su X questa dichiarazione: “Non è stato uno “sfortunato incidente”. Un vero incidente sfortunato è qualcosa che non puoi controllare. Il tennis può – e dovrebbe! – no, deve! – controllare il proprio processo antidoping. Gli atleti affrontano davvero delle “sfide”. Come il meteo. E i loro avversari. Ma il disordinato processo antidoping imposto dall’establishment del tennis non è una “sfida” che gli atleti devono superare. È una scappatoia. Quale “precauzione” avrebbe dovuto prendere Iga qui? Un pre-test della melatonina sulla minima possibilità che fosse contaminata? Ma siamo seri. Forse i tour che affermano di “supportare pienamente” i giocatori dovrebbero offrire farmaci comuni pre-testati, come la melatonina, a tutti i giocatori? Perché poniamo standard e oneri ancora più irragionevoli sui singoli atleti?”.
    Sia Sinner che Swiatek nella propria difesa hanno affermato che le tracce minime di sostanze proibite rilevate sono dovute ad un’assunzione non volontaria: Jannik per colpa di massaggi ricevuti dal suo ex fisioterapista Giacomo Naldi, che aveva usato in precedenza lo spray Trofodermin per cicatrizzare una ferita, un prodotto contenente Clostebol (la sostanza proibita) ed acquistato a Bologna da Umberto Ferrera, ex preparatore atletico del nostro n.1; Swiatek invece per aver assunto un farmaco per aiutare il riposo contro il jet-lag, un prodotto acquistato in Polonia a base di melatonina ma contaminato con trimetazidina (sostanza che non risulta tra i componenti, ma ne aveva tracce minime).
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    Next Gen ATP Finals 2024: Gli otto talenti pronti a brillare a Jeddah

    Joao Fonseca nella foto – Foto ATP

    È finalmente completo il quadro dei partecipanti alle ATP Next Gen Finals 2024, che si terranno a Jeddah dal 18 al 22 dicembre. Con la qualificazione del brasiliano Joao Fonseca, assicuratasi l’ultima posizione disponibile, possiamo analizzare il gruppo di giovani talenti che si sfideranno in Arabia Saudita.
    Il francese Arthur Fils, numero 20 del ranking mondiale, si presenta come il giocatore più quotato. Dopo una stagione eccezionale, impreziosita da due titoli ATP 500 (Amburgo e Tokyo), cercherà di riscattare la finale persa lo scorso anno contro Medjedovic.Alex Michelsen, californiano classe 2004, arriva al torneo da numero 42 del mondo. Nonostante tre finali ATP perse quest’anno, il ventenne americano ha dimostrato di poter competere ad alto livello, anche se nella scorsa edizione non superò la fase a gironi.
    Grande attesa per Jakub Mensik, diciannovenne ceco già numero 48 del ranking. Il suo gioco aggressivo e la finale raggiunta a Doha lo rendono uno dei favoriti per il titolo. Juncheng Shang, coetaneo cinese, porta con sé l’esperienza della vittoria all’ATP 250 di Chengdu e rappresenta la crescita del tennis asiatico.Learner Tien si distingue per un record impressionante di 60 vittorie stagionali, conquistate tra tornei Challenger e M15. A soli 18 anni, è il più giovane tra i top 123 del ranking mondiale.Luca Van Assche, semifinalista nel 2023, ha vissuto una stagione altalenante, mentre Nishesh Basavareddy arriva con lo slancio di due titoli Challenger e un notevole balzo in classifica, dal numero 457 al 139.
    Chiude il gruppo Joao Fonseca, l’unico del 2006, che nonostante la giovane età ha già dimostrato un talento straordinario, specialmente con il suo potente dritto.Come riserve sono stati designati lo spagnolo Martín Landaluce e Coleman Wong di Hong Kong, pronti a subentrare in caso di forfait.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas: “Non essermi qualificato per le Finals è stato un bagno di umilità”

    Stefanos Tsitsipas (foto Getty Images)

    Stefanos Tsitsipas con un post Instagram molto grafico e ben realizzato ha espresso alcuni concetti chiari per tirare un bilancio del suo 2024. Non l’annata che si aspettava, e conclusa senza la qualificazione per le Finals di Torino, cosa che reputa un “bagno di umiltà”. Il greco ha attraversato una stagione complessa, culminata col terzo titolo a Monte Carlo ma anche cocenti delusioni e la separazione – forse definitiva – dal padre come coach, un taglio che forse ha messo fine a un tourbillon vorticoso di coach durato due anni e che sicuramente non l’ha aiutato a trovare serenità e una rotta tecnica sostenibile.
    “Quest’anno mi ha plasmato in modi che non mi sarei mai aspettato, e sono grato per il viaggio. Eccoci ad andare avanti, più forti e più saggi!” si legge nel post che introduce il suo bilancio del momento e della stagione conclusa.

    “La perfezione è un’illusione” scrive in una delle foto. “Mi sforzo per raggiungerla, ma ho imparato che non è parte di me, e lo accetto”.
    “Non si può avere tutto. Anche se desideri qualcosa con tutto te stesso, questo non arriva per il solo fatto di pensarlo. La reale differenza sta nell’eseguire un lavoro costante”
    “Attraverso l’umiltà. Non qualificarmi per le ATP Finals è stato un bagno di umiltà, mi ha insegnato il valore della resilienza e prospettiva”
    “Abbracciare il cambiamento. Cambiare non è necessariamente una cosa cattiva. È un processo che richiede pazienza e impegno. Anche se i risultati non sembrano dare ragione, ho fiducia che questi cambiamenti mi possano portare dove voglio essere”.
    Il greco ha terminato l’anno all’undicesima posizione del ranking, dopo aver iniziato il 2024 da n. 6. La sola vittoria a Monte Carlo e la perdita della top10 non certamente un bilancio soddisfacente per un giocatore che due anni fa aveva la chance teorica di diventare n.1 e che ha disputato finali Slam. Sarà molto interessante vedere come si presenterà agli Australian Open, uno dei tornei nei quali ha ottenuto i migliori piazzamenti, se ci saranno novità nel suo tennis e soprattutto se i suoi colpi torneranno più incisivi ed efficaci rispetto agli ultimi mesi.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Hurkacz annuncia il suo nuovo staff: Lendl e Massu

    Hurkacz con Lendl e Massu

    Hubi rilancia. Anzi… raddoppia. Era atteso in questi giorni, quelli dedicati all’avvio della preparazione per il 2025, l’annuncio del nuovo coach di Hubert Hurkacz dopo la separazione dal coach statunitense Craig Boynton, colui che l’ha portato nella top10. Il polacco ha comunicato la sua decisione con una bella foto postata sul proprio profilo Instagram, insieme ai suoi nuovi coach. Due sì, e che coach: Ivan Lendl e Nicolas Massu. Una coppia davvero insolita e prestigiosa.
    “Avere Nicolas Massu e Ivan Lendl nel mio team è un onore”, ha detto Hurkacz in una dichiarazione raccolta dal sito ATP. “La loro conoscenza e dedizione mi ispirano a lavorare più duramente che mai e sono pronto a impegnarmi al massimo. Sono emozionato e ottimista per la stagione 2025 e oltre. Questo è stato un anno di alti e bassi; ho imparato molto e sono cresciuto, e posso finalmente dire di essere completamente sano e pronto per le sfide che mi attendono”. La seconda parte del 2024 di Hubert infatti è stata guastata da un discreto problema al ginocchio sofferto sui prati di Wimbledon e che non gli ha consentito di giocare al meglio delle proprie possibilità, oltre a tenerlo fermo per diverse settimane.

    Ivan Lendl dopo una straordinaria carriera da giocatore e diversi anni passati riposando nel Connecticut e giocando a golf (pure ad ottimo livello),  è rientrato in pista allenando per alcuni periodi vari giocatori di grande calibro. La collaborazione da coach con maggiore successo è stata certamente quella con Andy Murray, che grazie ai consigli del severo maestro ceco ha alzato a dismisura il proprio livello di gioco, andando a vincere quel titolo a Wimbledon che Ivan ha sempre agognato e mai raggiunto. Poi Lendl ha cercato di aiutare anche Sasha Zverev, senza tuttavia ottenere grandi risultati.
    Massu è passato alla storia per la sua vittoria dell’Oro olimpico ai giochi di Atene 2004, facendo pure il bis in doppio col connazionale Fernando Gonzalez. Da coach il suo rapporto più significativo è quello con Dominic Thiem. Proprio il cileno ha dichiarato in merito alla nuova collaborazione: “Sono molto motivato e felice di iniziare questo nuovo capitolo lavorando con Hubi. Non è solo una brava persona, ma anche un vero professionista. Sono emozionato di unirmi al suo team e credo che insieme possiamo raggiungere grandi traguardi. Non vedo l’ora di iniziare la pre-stagione in Florida insieme a Ivan”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    L’amara riflessione di Fritz sui casi doping che hanno scosso il tour quest’anno

    Taylor Fritz n.4 ATP

    Il pregiudizio e l’estrema difficoltà nel formare un’opinione onesta su questioni dure come le positività ai controlli antidoping sono per Taylor Fritz aspetti gravi, “che mi fanno impazzire”. Questo ha scritto il n.4 del mondo statunitense con un secco commento sul social X, scritto di getto dopo esser venuto a conoscenza del nuovo caso di positività di una super star del tennis, stavolta Iga Swiatek, squalificata un mese dopo il controllo positivo dello scorso 12 agosto. È interessante riportare lo sfogo di Fritz, poiché sottolinea come in quest’epoca dominata dai social e da un paradossale eccesso di informazioni purtroppo poche volte verificate ed attendibili, sia sempre più difficile farsi un’opinione. Che tu sia appassionato o giocatore Pro (e quindi ancor più grave) ci limita alla simpatia, alla vicinanza, al supporto cieco di una tennista per partito preso, senza la volontà di analizzare la questione in modo oggettivo, cercando di capire le informazioni a disposizione. Questo il post di Taylor scritto ieri sera sul social X.

    What drives me CRAZY about these situations (in terms of going on X) is not the actual cases themselves. It’s tough to know exactly what happened/all the details in all of these specific instances, so the speculation talk isn’t really my favorite thing to do. It’s fine to have…
    — Taylor Fritz (@Taylor_Fritz97) November 28, 2024

    “Ciò che mi fa IMPAZZIRE in queste situazioni non sono i casi in sé. È difficile sapere esattamente cosa è successo/tutti i dettagli in tutti questi casi specifici, quindi il discorso delle speculazioni non è proprio la mia cosa preferita. Va bene avere le proprie oneste opinioni, ma ciò che non riesco a comprendere e ciò che è così sconvolgente da vedere come giocatore, è il pregiudizio FOLLE del pubblico del tennis che arriva a sostenere qualsiasi tesi che concorda con quello che loro vogliono credere. Se è un rivale del giocatore che supporti che risulta positivo, allora sei tra quelli che dicono “chiamiamolo dopato/imbroglione/disonoriamolo il più possibile”; e se è il tuo giocatore preferito di cui si tratta, allora è “innocente, senza farsi domande”. Come fai a non essere in grado di rimuovere il tuo pregiudizio personale e di formarti un’opinione educata e onesta? Anche se come giocatore puoi provare la tua innocenza (non sto dicendo che qualcuno lo sia o meno), le persone che supportano giocatori rivali o hanno pregiudizi nei tuoi confronti continueranno sempre a sostenere ciecamente che sei un imbroglione, e questo fatto mi rattrista davvero per tutti i veri giocatori innocenti che devono passare attraverso tutto questo”.
    Un riflessione importante che merita di essere condivisa, visto l’enorme caos mediatico provocato dall’annuncio della positività e squalifica, seppur brevissima, della tennista che all’epoca dei fatti era n.1 WTA.
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    Sinner 2024, il più “duro” di tutti

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Cosa accomuna i più grandi successi di Jannik Sinner nel 2024, oltre al quel suo tennis strepitoso che doma le contro mosse degli avversari? La superficie. L’italiano infatti ha trionfato agli Australian Open, Rotterdam, Miami, Cincinnati, US Open, Shanghai, ATP Finals e Davis Cup, all’aperto o al coperto e su manti sintetici di varia consistenza e velocità, ma tutti tornei disputati sul “duro”, la superficie che quest’anno l’ha reso quasi imbattibile e nettamente superiore a tutta la concorrenza. L’unico torneo vinto al di fuori del cemento è arrivato sull’erba di Halle, poi ottimi piazzamenti nella sua breve stagione su terra battuta (semifinali a Monte Carlo e Roland Garros), ma è indubbio che sugli hard court Jannik sia il più forte e con enorme distacco su tutta la concorrenza. Il suo 2024 sui campi in cemento è la terza miglior stagione dal 1990, da quando esiste l’ATP Tour come lo conosciamo oggi. Solo Roger Federer ha fatto meglio di lui, in due occasioni. 
    Nel 2024 Sinner ha vinto 53 match giocati sul sintetico sui 56 disputati (sconfitto solo a Indian Wells da Alcaraz, in Canada da Rublev e a Pechino da Alcaraz), con una straordinaria percentuale di successi del 94,6%. Federer ha fatto di poco meglio nel 2005 e nel 2006. Lo svizzero nel 2005 mancò l’annata perfetta sul cemento per un solo punto, non sfruttando un match point nell’incredibile semifinale degli Australian Open persa in cinque set contro Marat Safin, forse la partita tecnicamente più bella ed entusiasmante del nuovo secolo. Il russo poi vinse il torneo, e Roger visse un 2005 pazzesco con 50 vittorie su 51 partite disputate (98% di successi su hard court). Federer si è quindi confermato dominante anche nel 2006, quando sempre sul cemento vinse 61 delle 63 partite giocate (96,8%), perdendo solo contro Murray a Cincinnati e Nadal a Dubai, annata clamorosa.
    Altre due annate eccezionali per rendimento sui campi in duro, ma dietro al 2024 di Sinner, sono il 2023 di Djokovic, con 36 vittorie e solo due sconfitte (94,74% di successi) e Agassi 1995, con 53 incontri vinti a fronte di sole 3 sconfitte (94,64%). Altre stagioni notevoli per rendimento nei tornei sul cemento anche il 2017 di Federer (92,8%) e il 2011 di Djokovic (91,3).

    A historic season
    Enjoy @janniksin‘s crazy 2024 highlight reel pic.twitter.com/xJ1jCCKisu
    — Tennis TV (@TennisTV) November 26, 2024
    (alcuni dei punti più belli vinti da Sinner nel 2024, nella clip di TennisTv)
    Forte al servizio, fortissimo in risposta, un “muro” quando si scambia in progressione e sempre più completo nella gestione dei cambi di ritmo, Sinner sui campi in sintetico si esalta ed esplode tutta la potenza e precisione dei suoi colpi. Nel 2025 e nel futuro a venire non sarà affatto facile far meglio di quest’anno per percentuali di successi, ma la voglia di migliorare e l’attenzione ai dettagli di Jannik sono la via maestra per continuare a vincere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO