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Ciclismo, Giro d'Italia: Nibali lancia l'assalto al tris. “Thomas e Fuglsang da battere, ma più di tutti temo il freddo”

PALERMO – Lo sguardo è quello di sempre, timido e fiero. Dalla sua Sicilia, Vincenzo Nibali lancia l’assalto al Giro d’Italia, già vinto due volte (2013-2016): il tris lo accosterebbe a Bartali, Gimondi, Brunero, Magni e Hinault e soprattutto farebbe di lui, a quasi 36 anni (li compirà il 14 novembre) il più anziano vincitore di sempre della corsa rosa. “La condizione” sottolinea nella conferenza stampa della vigilia, “è più o meno quella del Mondiale”. Non ottimale, ma nemmeno lacunosa come quella mostrata alla Tirreno-Adriatico di metà settembre. L’azione sulla prima delle due salite del circuito iridato aveva mostrato un buon Nibali, su un percorso non adatto a lui: “Il mio giorno migliore dell’ultimo mese” aveva detto nel dopo gara.  Gli avversari 
Sono due gli aspetti del Giro che preoccupano maggiormente Nibali. Uno, è scontato, sono gli avversari: “Thomas e Fuglsang sembrano gli uomini da battere, e la Ineos sarà la squadra di riferimento della corsa, perché è probabilmente la più forte e ha il capitano più in forma”. Quanto alla sua Trek-Segafredo, Nibali spiega come “gli uomini che ho accanto a me sono gli stessi con i quali ho iniziato a lavorare a inizio stagione su questo obiettivo, quelli scelti dai direttori”. Sarà da testare soprattutto la condizione di Giulio Ciccone, sulla carta l’ultimo uomo di Nibali, nella realtà un corridore in ricostruzione fisica e mentale dopo il Covid, che l’ha colpito a fine agosto. Un buon Ciccone è ipotizzabile però solo “nella terza settimana” ammette lo stesso abruzzese, maglia gialla al Tour 2019.  
Le condizioni meteo 
Il vero grande spettro del Giro, soprattutto per Nibali e per le sue caratteristiche di scalatore adatto alle grandi quote, è rappresentato dal clima: freddo a oltre 2000 metri, a ottobre significa quasi sempre neve, con l’altissimo rischio che le vette di Stelvio e Agnello possano non essere transitabili. Rcs ha piani alternativi, ma ovviamente nessuno di essi potrebbe sostituire i 2700 e più delle due salite simbolo delle due tappe regine del Giro: “Sì, è la mia preoccupazione principale, il freddo che potremmo trovare e la possibilità che le tappe vengano stravolte. Vedremo via via”. Lo scorso anno la sua rincorsa a Carapaz venne frenata dalla cancellazione del Gavia dalla tappa con finale ad Aprica, vinta proprio da Ciccone. 
Il caso Simmons 
Gli umori in casa Trek sono stati rovinati dal caso Simmons: il 19enne corridore americano, neopro e campione juniores in carica, è stato sospeso dal team per aver pubblicato tweet di stampo razzista e trumpiano: a un giornalista che chiedeva di prendere le distanze dal presidente americano, Simmons ha risposto con una manina nera che saluta e con altri tweet di stampo sovranista. Simmons non era comunque tra i convocati del Giro. Il general manager Guercilena ha confermato che “con ogni probabilità Simmons non correrà più con noi fino a fine stagione, e poi vedremo con la proprietà se sia il caso di proseguire il nostro rapporto anche nella prossima stagione”. L’ultima gara del giovane americano è stata la Freccia Vallone di mercoledì.  


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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