Ore 15:05 di lunedì 8 settembre 2025, le Ragazze d’Oro della pallavolo italiana varcano le porte degli arrivi dell’aeroporto di Malpensa. Subito mazzi di fiori per tutte, foto di rito, il tutto accompagnato da cori che vanno da ‘Italia, Italia’ a Giulio, Giulio. La prima a presentarsi ai microfoni dei tanti giornalisti presenti è il capitano Anna Danesi: “Abbiamo vinto trovando quella forza mentale che ci era mancata negli anni precedenti”.
Ancora incredula Myriam Sylla, l’Azzurra che ha stampato il muro finale che è valso alle Azzurre questo titolo iridato: “Ancora non realizzo quello che abbiamo fatto, dovrò riguardare tutto. Questi bagni di folla fanno piacere, ma non ci si abitua mai. In aereo pensavo che ho vinto tutto. Siamo le più forti di sempre, e lo abbiamo dimostrato non solo a parole. Ora l’unica cosa che voglio fare e riposarmi”. Sylla poi si congeda con una richiesta ai giornalisti: “Mi raccomando, dateci un bel nome. Quello tocca a voi”. Per quanto ci riguarda, noi di VolleyNews lo avevamo coniato già in tempi non sospetti: Ragazze d’Oro.
Tocca poi a lui, Julio Velasco, il più assediato, che racconta in pillole questo quarto oro vinto in 15 mesi: “Questo gruppo se lo meritava, ha dato il massimo, soprattutto dopo aver vinto ha continuato a lavorare come dopo una sconfitta. Non abbiamo mai mollato, siamo orgogliosi ed emozionati”.
“Primo obiettivo dopo aver vinto tutto? Riposare (sorride, ndr). Speriamo di contribuire a far crescere il movimento pallavolistico in generale”.
“Questo è un gruppo speciale, perché bisogna essere speciali per mettersi sempre a disposizione dopo tanti successi. Se mi aspettavo che avremmo vinto così tanto? No, ma alle ragazze ho sempre detto di restare concentrate sul momento, il prima e il dopo non contano”.
“Noi abbiamo fatto un gioco di squadra non solo con le giocatrici, ma anche con tutto lo staff. Ognuno ha fatto il suo, questo è il vero gioco di squadra. Barbolini? Importante come tutti, ma a lui va riconosciuto un grande lavoro dietro le quinte nello studio della tattica”.“.
“Fenomeni? Parola che odio, odio proprio. Noi tendiamo ad esaltarci troppo quando vinciamo, e quando si perde è tutto un disastro. Non è così. All’Olimpiade è successa una cosa che non è normale, cioè vincerle tutte tre a zero o tre a uno. È normale vincere invece semifinali e finali così come abbiamo fatto a questo Mondiale“.
“Cosa ha fatto la differenza questa volta? Due palloni… Come abbiamo gestito la tensione? Parlando di cose tattiche”.
“Se mi richiameranno un giorno nella Nazionale maschile? Non credo proprio, perché dovrebbero?”