Fino all’anno passato, a Grottazzolina, il nome Antonov aveva un volto, al quale erano associate le gesta legate alla permanenza nel primo memorabile campionato di A2. Da quest’anno i volti sono diventati ufficialmente due, perché nell’album che ripercorre la lunga storia della pallavolo grottese, insieme a quello di Jaroslav, è ora impresso quello di Oleg, che, a distanza di trent’anni, ha raccolto un testimone, portandolo nel gruppo che ha costruito sul campo la permanenza nel primo epocale campionato di Superlega.
Una annata straordinaria per Oleg vissuta anche nel nome del padre Jaroslav. La Yuasa Battery Grottazzolina ringrazia Antonov per la salvezza raggiunta e il forte schiacciatore fa altrettanto nel momento dei saluti.
La storia è fatta di storie e, tra le tante che questa stagione consegna alla buona memoria, vi è proprio quella di un bambino tornato adulto, di un figlio tornato marito e padre, di un piccolo tifoso tornato atleta, dal curriculum e dal palmares di assoluto rilievo, costruito in Italia e in giro per il mondo.
“All’inizio è stato sicuramente molto strano – spiega Oleg Antonov –: quando facevo i primi passi per Grotta, ero continuamente fermato e riportato ai ricordi della mia infanzia. A questo si aggiungeva che quando sentivo le prime volte mio padre, la cosa diventava ancora più particolare, perché raccontare, come sempre, di un ambientamento, in questo caso significava, diversamente dalle altre occasioni, riportargli i saluti della gente che incontravo e sentire lui che li ricambiava. Poi ci siamo gettati nella stagione e tutto questo non è scomparso ovviamente, ma ha ceduto alla priorità del campo”.
Una stagione che ha avuto per la Yuasa e per Antonov capitoli diversi e fatiche con le quali fare i conti, ma che resta speciale e unica nella sua interezza, che non avrebbe avuto mai un sapore così incredibilmente dolce senza il contributo e il tassello che ognuno ha saputo mettere, nei modi e nei tempi in cui ciascuno è stato chiamato a porre il proprio mattone, incluso quello del martello italiano di origini russe: “Questa stagione che tutti definiscono straordinaria lo è stata di fatto, non solo per la rilevanza sportiva, ma per l’importanza che la pallavolo riveste per questo territorio e per questa comunità. I grottesi hanno la pallavolo nel sangue, io so bene la storia di questo paesino, della gente che lo abita, di quanto ci tiene. Fino al PalaSavelli è arrivato quel battito del cuore che nasce e pulsa tra le vie di Grottazzolina”.
Un anno insieme, proprio nell’anno che nessuno potrà mai dimenticare. Ma ora le strade si dividono, come lo sport insegna a vivere e accettare, consegnando alla gratitudine le ultime parole, anche quelle destinate ai tifosi.
“Mi sono trovato bene, in un’avventura che sono contento abbia fatto parte della mia storia sportiva così come sono contento di averne fatto parte. Sono felice di aver contribuito a regalare questa stagione ai grottesi, che se lo meritano. Ringrazio tutti i tifosi, di cuore, per averci sostenuto durante tutta la stagione. Il PalaSavelli era sempre molto animato e in campo si sentiva molto. Anche loro hanno dato un contributo importante per il nostro obiettivo. Li saluto e li ringrazio”.
In tanti modi si può lasciare un segno di sé, perché in fondo i progetti, così come le case, stanno in piedi grazie al contributo silenzioso e operoso di molti e grazie al modo speciale in cui riescono a convivere differenze tese al bene più grande del proprio. Da quest’anno Grottazzolina terrà memoria di un altro Antonov, ma della stessa testimonianza viva di rigore, serietà e dedizione, a distanza di una generazione, due imprese, tre decenni, incorniciate in un immutato amore per la pallavolo.
(fonte: Yuasa Battery Grottazzolina)