Casi come quelli di Jannik Sinner e Iga Swiatek potrebbero non ripresentarsi in futuro. È l’ “apertura” della Wada (Agenzia mondiale antidoping) tramite il suo direttore generale Olivier Niggli. Intervistato dall’Equipe, ha rilasciato alcune dichiarazioni che aprono nuovi scenari su come la Wada intenda rapportarsi al numero sempre più imponente di segnalazioni, anche per quantità irrilevanti di sostanze. Il problema, ha spiegato Niggli, è che oggi “i laboratori sono più efficienti rispetto al passato nel rilevare anche quantità infinitesimali di sostanza”. “Le quantità sono così piccole – ha aggiunto – che puoi contaminarti facendo cose banali“. Per questo motivo l’Agenzia mondiale antidoping avvierà un tavolo di lavoro per capire se, e in che modo penalizzare i microdosaggi.
Approfondimento
Casi Sinner e Swiatek: differenze e similitudini
“Con delle soglie non avremmo visto tutti questi casi”
Il direttore generale della Wada ha poi spiegato come “con delle soglie” stabilite, non ci sarebbero stati tutti questi casi: “Quello che dobbiamo comprendere è se siamo pronti ad accettare il microdosaggio e dove sia giusto fermarsi”. Ricordiamo che nei due controlli in cui era risultato positivo al clostebol, Jannik Sinner aveva in corpo 86 picogrammi per millilitro (un picogrammo equivale a 0,000000000001 grammi!) e 76 pg/mL. Nonostante queste quantità irrisorie, il numero uno al mondo con gli attuali regolamenti della Wada rischia una squalifica che va da 12 a 24 mesi se non riuscirà a dimostrare davanti al Tas (come già fatto in precedenza nel procedimento dell’Itia, l’agenzia internazionale per l’integrità del tennis) di non essere stato non sia stato negligente nei suoi comportamenti.