Di Roberto Zucca
Il lavoro, la fatica, la ripetizione. Jean Patry, in campo, appare come una sorta di macchina da guerra della pallavolo. Instancabile, focalizzato all’obiettivo, sempre pronto a dare il massimo e a pretendere il massimo da se stesso. Nel giro di qualche stagione è diventato un faro per l’Allianz Milano, squadra che quest’anno si trova a ripartire da alcune novità ma anche da numerose conferme:
“Siamo una squadra che vira assieme verso un’unica direzione. Mi piace molto sia ciò che riusciamo a fare in campo assieme, sia ciò che si è creato fuori dal campo. Abbiamo provenienze diverse, alcuni di noi sono nuovi e non hanno mai giocato in Italia, ma insieme lavoriamo tanto e piano piano stiamo costruendo una nostra identità“.
Terza stagione a Milano.
“Sì, è la terza perché mi sono trovato molto bene qui, sia in città, che con la società. Milano è un luogo che ha molto da offrirti, sotto tutti i punti di vista. Dalle esperienze culturali, al cibo, alla moda. È una città molto bella in cui vivere“.
Il suo grande merito è di essere riuscito a sostituire Abdel-Aziz nel cuore dei tifosi.
“Non ho mai pensato di dover sostituire Nimir, anche perché lui fa bene ovunque va. Sono arrivato qui per fare il mio e il primo anno in pratica non abbiamo mai avuto l’opportunità di giocare con il pubblico al palazzetto. Questo è stato strano, oltre al fatto che non ho avuto modo di percepire come i tifosi vivessero il mio arrivo. Ovviamente, quando il pubblico è tornato ad affollare le tribune, ho capito di avere l’affetto di tanti, e mi ha fatto molto piacere“.
Lei è uno che in generale si fa voler bene.
“Sono uno che non crea problemi e che in generale non ama quando in squadra c’è qualcuno che li crea. Su questo devo dire che a Milano stiamo molto bene. Un capitano come Matteo Piano è capace di creare una bellissima armonia. Tra di noi si respira un’aria di stima e fiducia“.
La nazionale francese ha lavorato molto per costruire un clima simile?
“Siamo stati capaci di buttare via alcuni episodi del passato, e di ripartire dal fatto che potevamo fare bene e funzionare davvero come squadra. C’è molto affiatamento tra noi ora. Siamo un gruppo che quando è assieme sta molto bene. Io con tutti loro trascorro volentieri tanto tempo. Ci andrei persino in vacanza!“.
I viaggi. Una grande fortuna.
“Mi è piaciuto moltissimo il Giappone. Vorrei viaggiare molto di più nei prossimi anni, avendo la possibilità di visitare i paesi in maniera tranquilla e senza avere la fretta di dover ripartire. Credo sia il più grande privilegio che un giocatore possa permettersi con i suoi guadagni da pallavolista“.
Cosa le manca di più quando è impegnato con la pallavolo?
“Oltre ai viaggi? Il tempo per me, il poter dimenticare l’orologio e non pensare di dover ripartire. Il godermi la mia famiglia quando voglio. Diciamo che il calendario non aiuta, anche rispetto ad altri sport. Tutti un po’ ne soffriamo i ritmi. Questo dobbiamo dirlo“.
Non lo avrei mai detto. Lei spesso assomiglia a una specie di robot.
“Mi butto nel lavoro e ci metto tutto me stesso, questo è vero. Ma è naturale sognare di avere il tempo per concedersi uno stacco“.
Il sogno più grande di Patry?
“Vincere le Olimpiadi a Parigi nel 2024. Mi rendo conto che manca ancora tanto tempo, ma sarebbe bellissimo. Ed è già splendido pensare di giocare una competizione così importante nel proprio paese, davanti a tutta la nostra patria“.
La finale la giocherebbe contro l’Italia? O meglio di no?
“(ride, n.d.r.) Adesso loro sono molto in forma. In generale dipenderà dalla condizione con cui arriveranno le squadre. Io vivo alla stessa maniera ogni gara“.
Però sembra che la Francia senta particolarmente la gara contro l’Italia.
“Lei dice? Forse perché ci conosciamo di più e con molti condividiamo lo spogliatoio, oltre a giocare lo stesso campionato. Ognuno di noi, sia tra italiani che tra francesi, sente il peso della gara sicuramente. Anche perché poi capita di prendersi in giro tra di noi durante l’anno in Italia. Ovviamente in maniera simpatica“.
Mettiamo caso che vinca le Olimpiadi a Parigi. Come si fa, poi, a pensare al traguardo successivo, dopo aver realizzato il sogno di una vita?
“È una domanda difficilissima, a cui non sono in grado di rispondere. Chissà cosa potrebbe succedere. In ogni caso c’è sempre qualcosa da vincere, magari uno scudetto col club o altri trofei. Di certo sarebbe una soddisfazione molto grande da gestire per il futuro“.