“La bellezza salverà il mondo”, scriveva Dostoevskij in uno dei suoi capolavori. Lorenzo Musetti probabilmente non riuscirà a spingersi così in alto, ma la bellezza del suo tennis certamente sta rendendo assai più dolci questi tempi difficili per tutti gli amanti italiani dello sport della racchetta. Il nostro grande talento ha vinto con l’ennesima straordinaria prestazione la finale dell’ATP di Napoli, alzando la sua seconda coppa in carriera (e nel 2022) dopo lo straordinario successo ad Amburgo contro l’attuale n.1 Carlos Alcaraz. Soprattutto l’ha fatto giocando divinamente bene, con qualità, classe ma anche tonnellate di concretezza e solidità. Ha vinto battendo 7-6 6-2 Matteo Berrettini, che tutto il pubblico deve ringraziare per esser sceso in campo e aver dato tutto quel che aveva nonostante un piede k.o. L’ha fatto capire al momento della premiazione Matteo: ha reso enorme merito a Lorenzo, che ha giocato meglio e si è meritato il successo, ma ha anche confermato di aver “fatto di tutto per regalare a questo pubblico una finale”. Quasi sicuramente, se fosse stato in un altro angolo del globo, lontano dalla sua Italia, non avrebbe nemmeno giocato. Eppure c’ha provato, per il pubblico sì, ma anche per se stesso, perché come ha rivelato ieri con un impeto di stizza micidiale “sono stufo di farmi male, di dovermi ritirare”.
C’ha provato Matteo, perché un campione gioca oltre ogni ostacolo, ci prova, mette tutto quel che ha per darsi una chance di farcela, nonostante tutto. Per un set abbiamo avuto una bella finale, una partita combattuta, che ha appassionato e divertito, anche se è parso subito evidente che il romano corresse “sulle uova”, molto attento all’avvio a non far movimenti strani per non peggiorare la situazione a freddo. Tutto il suo tennis andava a bassi regimi, anche il servizio. Infatti ha penato, ha sofferto, ma in qualche modo ha annullato 4 palle break e si è issato al tiebreak, dove un filo di ritardo nell’impattare una palla bassa con il suo diritto inside out gli è costato l’unico errore e il set. Poi nel secondo parziale è calato, ma è stato monumentale nel provarci, nel soffrire, nel resistere al dolore al piede e giocare. Bravo, bravissimo Matteo. Convivere con questa fragilità fisica è una frustrazione che abbatterebbe una mandria intera di tori. Non Berrettini, che supererà anche questo problema fisico – e delusione – e tornerà ancora più forte. Questa è una certezza.
Berrettini non al meglio, l’ha riconosciuto anche Lorenzo con grande stile nel dopo partita a caldo. Ma questo “nuovo” Musetti avrebbe avuto tute le carte giuste per vincere anche contro un Berrettini in salute, perché il livello e la continuità di prestazione mostrata in finale è stata clamorosa. Ha vinto in due set, e in tutto il torneo non ha ceduto un set. Soprattutto non ha praticamente avuto veri “buchi”, in tutto il torneo, nemmeno in finale. Una finale che approcciato con tensione ma anche la forza di una nuova consapevolezza, l’aver trovato una direzione vincente al suo gioco. Il suo livello di gioco nella finale ha confermato i passi in avanti notevolissimi in alcune fasi chiave della sua prestazione.
Il servizio: Lorenzo in tutto il torneo, finale inclusa, ha servito benissimo. Ritmo, precisione. Non una pallata, grande controllo, incredibile varietà. Ha alternato palle a tutta con tanti tagli, mai un punto riferimento. Percentuali buone, sempre in crescita, e palle efficaci. Anzi, palle propedeutiche al primo colpo dopo il servizio. Questa è la chiave micidiale del suo scatto in avanti. Il vero Scacco Matto. Quel che abbiamo sempre rimproverato a Musetti era di servire in modo discontinuo, di esser poco incisivo – o troppo falloso – col diritto; di scambiare troppo, stazionando dietro ed aspettando gli eventi… Tutte queste evidenti lacune sono state spazzate via nelle ultime settimane, grazie ad un notevole scatto in avanti col servizio, grazie a tempi di gioco più rapidi che ora gli consentono la sicurezza di spingere con un colpo incisivo subito dopo un ottimo servizio, prendendosi così una situazione di vantaggio, pronto a chiudere il punto, prontissimo a venire avanti a chiudere. No attendismo. Addio posizione troppo arretrata. Addio diritti incerti e instabili. Tutto parte dal servizio e dall’abilità di tenere tempi di gioco rapidi, con un movimento di diritto più asciutto e che gli permette di entrare in grande anticipo nella palla. Con la sua mano, con la sua visione del campo, beh, il resto sono le olive nel Martini. Lorenzo pare aver consolidato automatismi della catena cinetica vincente del tennis classico-offensivo: servizio -> posizione -> diritto/rovescio subito incisivo -> scatto in avanti e di controllo del campo -> anticipo -> affondo. Così giocava “il Divino”, così giocano i campioni creativi che con classe riescono a prendersi punti senza tirare pallate a tutta, ma creando colpi efficaci con velocità e anticipi. Una Bellezza.
Sicuramente Musetti ha amato queste condizioni, veloci ma non velocissime. Sicuramente Musetti ha vinto anche contro avversari forti ma non irresistibili. Tutto vero. È altrettanto certo che Musetti sia cresciuto in modo esponenziale nella propria autostima, ha nuove certezze e punti di riferimento che gli consentono di esplodere l’enorme qualità in prestazioni continue. Il suo picco di prestazione è più costante, come l’attenzione. Gli errori sono pochi, provocati. I vincenti, tanti. Musetti ha confermato match dopo match, vittoria dopo vittoria, di aver compiuto un salto di qualità notevolissimo. Nella finale odierna, appena Berrettini è stato “giocabile” con il servizio, Lorenzo c’ha messo del suo. Si è preso punti importanti senza mai strafare. Senza cercare a tutti costi la giocata boom, ma giocando con lucidità, efficacia. E poi ha servito divinamente. Nel secondo set Matteo era in difficoltà, ma Lorenzo non ha concesso niente. Forte del vantaggio, ha tenuto l’iniziativa e non è mai calato. Focus, qualità, punti. Vittoria. Bravo, bravissimo Musetti.
C’ha pensato pure il segnale tv internazionale a gustare all’avvio una splendida e storica domenica tennistica, ultima “ciliegina al veleno” di una settimana in cui non proprio tutto è filato liscio, ma che resterà a suo modo indimenticabile e storica per il nostro tennis. La bellezza del tennis di Musetti è stata più forte di qualsiasi difficoltà, o problema. Nessuno potrà mai dimenticare il battesimo in Italia di una coppa per “Muso”. Nessuno.
Marco Mazzoni