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Automotive, solo 100 milioni dal Governo

L’indifferenza, scriveva qualcuno, ferisce più della violenza e quando sei senza denaro, è tutto più difficile. Se invece il denaro c’è, per quanto poco, e trionfa l’indifferenza, allora c’è dell’altro. La montagna ha partorito il topolino, con tutto il rispetto del topolino. Immaginavamo ci fosse poco ancora di cui meravigliarsi di fronte alla maniera in cui viene gestita l’emergenza economica del Paese dopo quella sanitaria.

Invece il Governo è riuscito a sorprendere di nuovo: l’automotive è uscito dall’ultimo Consiglio dei Ministri di ieri sera con lo stesso risultato presentato nella bozza del decreto del – molto teorico – rilancio appena emesso: solo 100 milioni, il semplice, banale rifinanziamento del mitico ecobonus che così pochi risultati ha prodotto. Per il Governo l’Automotive è l’ultima delle priorità economiche, evidentemente.

E come tale è statata trattata: con indifferenza. Nonostante rappresenti tra l’11 e il 19% del Pil nazionale; nonostante dia lavoro a quasi 1.200.000 persone nel comparto-filiera e nonostante versi (versava) ogni anno 80 miliardi di tasse, considerando solo l’Iva.

In definitiva, una sorta di elemosina, di miseria sotto forma di una valutazione fondata su chissà quale principio, immutabile rispetto alle richieste più che oneste presentate da tutte le varie associazioni a inizio aprile e che prevedevano aumento ed estensione degli incentivi per vetture fino a 95 g/km (non fino 60 g/km) di emissioni di CO2, la defiscalizzazione delle auto aziendali, rottamazione dagli Euro 4 in giù, oltre all’abolizione dell’ecomalus fino a fine anno e aiuti per lo smaltimento degli stock di auto invendute nei piazzali. Tutto valutabile intorno a una cifra superiore ai tre miliardi in due anni che a fronte delle tasse versate, sarebbero stati davvero briciole.

Rabbia e sconcerto

Adesso, di fronte ai cento milioni di euro diventa anche difficile trovare spiegazioni che diano un senso alle parole. 

“Sinceramente – esplode un solitamente pacato Michele Crisci, presidente di Unrae – tutto questo non ha una razionalità. È un errore di strategia economica inaccettabile e ingiustificabile. Non c’è un motivo per cui uno dei settori più importanti della nostra economia venga trattato in questa maniera, lasciato a sé stesso. A meno che non ci sia una volontà politica precisa, che a questo momento mi sfugge e sinceramente non mi interessano i giochi di potere o elettorali. Noi facciamo un altro lavoro, anche nell’interese del Paese. L’automotive aveva bisogno adesso di un sostegno, quello che succederà dopo non lo so e comunque avrà un’importanza relativa”.

Cosa pensa sia successo, perché nessuno sembra aver preso in considerazione il vostro pacchetto di proposte?

“In realtà il Mdello Sviluppo Economico, Patuanelli, pare abbia provato a presentare tutte le nostre istanze in Consiglio dei Ministri, ma è stato respinto dal Ministro dell’Economia Gualtieri. Ed è incomprensibile: lo sanno anche i muri che il Paese faticherà a ripartire alla giusta velocità senza il nostro contributo, come automotive, intendo, a tutti i livelli. Possibile che dei 55 miliardi stanziati, per un settore che ne versa 80 l’anno solo di Iva, che partecipa almeno all’11% del Pil, ci siano solo 100 milioni. In base a quella percentuale ci spettavano almeno 5 miliardi. È palese a tutti che c’è qualcosa che non funziona, così mi sento, ci sentiamo presi in giro”.

Teme abbiano avuto la meglio le resistenze ideologiche di alcuni partiti, tesi alla costruzione di una mobilità sempre più sostenibile e green?

“Ma per favore, non mi dicano che manca una sensibilità ecologica nell’automotive. Non fa parte di questa composizione di Governo. Non è nell’agenda politica, altrimenti avrebbero preso altre decisioni. A meno che non pensino di risolvere i problemi della mobilità finanziando gli incentivi di 500 euro per l’acquisto di bibiclette e monopattini elettrici. Non penso servano a molto alle mamme che portano a scuola o a fare sport i propri figli… Avevo parlato con tantissime persone: ministri, sottosegretari, e tutti avevano concordato con me che ci fosse da fare qualcosa per l’automotive. Ribadisco, in questa maniera mi sento preso in giro”.

Adesso cosa pensa di fare?

“La battaglia ovviamente non finisce qui, ci saranno gli emendamenti, la solita trafila parlamentare e cercheremo di far valere le nostre ragioni. Ma non sposta di un millimetro la questione. Siamo stati trattati noi, le nostre aziende, le persone che ci lavorano in una maniera inaccettabile”.

L’appello

E pensare che martedì, la stessa dell’Unrae aveva inviato una nota nella quale di fatto lanciava l’ultimo appello al Governo: “La disattenzione nei nostri confronti lascia disarmati. Occorre intervenire con urgenza per un rilancio della domanda, prima che sia troppo tardi – si leggeva – Dopo il disastro improvviso nel mese di marzo (-85%) e quello preannunciato di aprile con l’azzeramento (-98%) delle immatricolazioni di autovetture nel nostro Paese, il mese di maggio stenta a ripartire. Dai dati raccolti nei primi 12 giorni, gli ordinativi registrano un -70%, e le immatricolazioni un -52%, leggermente migliore grazie a due mesi di arretrati, ma non per questo meno drammatico. Tutti gli altri comparti del settore automotive versano in condizioni ugualmente catastrofiche, nessuno escluso: veicoli commerciali, veicoli industriali, rimorchi e semirimorchi, autobus. La riapertura dei concessionari, a partire dal 4 maggio, non è bastata a fare riprendere quota a un mercato in profonda crisi. Assistiamo a una gravissima situazione socio-economica per un intero settore”.

La risposta è stata adeguata (si fa per dire), con la mascherina d’ordinanza viene meglio.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori


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