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    Nba, i Lakers eliminano i Grizzlies. Colpo Kings a San Francisco

    Dopo due anni d’assenza, Jack Nicholson torna ad assistere a una gara dei Lakers alla Crypto.com Arena di Los Angeles. L’attore ha portato bene, con i gialloviola che dopo il ko in trasferta hanno infatti chiuso tra le mura amiche la serie contro Memphis sul 4-2 volando così ai quarti. Tra i grandi protagonisti del netto 125-85 finale D’Angelo Russell, autore di 31 punti (2 rimbalzi e 4 assist), e LeBron James che chiude a quota 22 (5 rimbalzi e 6 assist). Tra i Grizzlies il migliore è lo spagnolo LEGGI TUTTO

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    Nba, Lakers a valanga sui Grizzlies. I Kings espugnano San Francisco

    Vittoria netta e convincente per i Los Angeles Lakers, che sconfiggono in gara 6 i Memphis Grizzlies 125-85 e li eliminano dai play off. Decisivi i 31 punti di D’Angelo Russel e i 22 di Lebron James, segnati sotto gli occhi di Jack Nicholson, che ha assistito alla gara dagli spalti. 
    I Kings battono i Warriors: sarà decisiva gara sette
    I Kings vincono nettamente sul campo dei Warriors e pareggiano la serie. La gara termina 99-118. Tra i protagonisti De’Aaron Fox e Malik Monk: il primo chiude con 26 punti e 10 assist, mentre il secondo segna 28 punti, con 7 rimbalzi, 4 assist, un recupero e 2 stoppate. Per conoscere chi passerà il turno, sarà necessaria gara 7, che si giocherà a Sacramento. LEGGI TUTTO

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    Scariolo esclusivo: “Numeri 1 ma nel momento del ricambio generazionale”

    Scariolo, le sensazioni sue e della Spagna al sorteggio?
    «Pensare di essere n. 1 del ranking mondiale, oro mondiale ed europeo fa un po’ sorridere, perché sappiamo benissimo di non essere né i migliori del mondo, né d’Europa. Però abbiamo meritato per il cammino, superando squadre più forti, giocando molto bene. In questo momento noi siamo in un evidente ricambio generazionale, dobbiamo traghettare verso la nuova generazione dei nati intorno al 2005/2006 che promette di essere grandissima. Però siamo nel mezzo. Stiamo lanciando giocatori nuovi, e quanto fatto ci dà ancora più fiducia e coraggio. Ma ci sono almeno 3-4 squadre più forti in Europa».

    Intanto avete lanciato giocatori con esperienze nelle coppe, ma non ritenuti fenomeni. Eppure avete vinto.
    «Sono frutti del grande lavoro che ormai da 8 anni almeno stiamo facendo per far crescere giocatori con coesione e compattezza di valori, metodologia tecnica e tattica fin dalle giovanili. Questo permette loro di inserirsi con maggiore facilità a un livello più alto e sofisticato, lavorando in linea con quello che fanno da diversi anni. Questa grande capacità di trasformare i valori individuali in valore collettivo è il punto fondante».

    Perché agli altri non riesce?
    «Non sono indicato a rispondere perché non ho conoscenza dettagliata degli altri. Posso però dire che a volte sorrido quando spieghiamo il nostro sistema e chi ha posto domande risponde subito: “ma quello noi non possiamo farlo”. Un grande cammino è fatto di piccoli passi tra i quali il primo è imprescindibile. Mi viene in mente il Topolino quand’ero bambino: zio Paperone faceva lustrare tutte le monete a Paperino e gli regalava un dollaro che il nipote buttava. Al che Paperone gli ricordava che il deposito era partito da 1 cent».

    Ai Mondiali avrete Lorenzo Brown?
    «Sì, è stato felicissimo e non smette di ringraziarci, quando un po’ di gratitudine la dovremmo a lui, soprattutto per l’atteggiamento. La Nazionale dà un tipo di gratificazione diverso anche a chi è stato Nba ed è considerato tra i più forti del ruolo in Eurolega. Anche se non è nato nel Paese di cui difende la maglia. Nemmeno io sono spagnolo, però è una grande emozione, perché so quanta gente e lavoro stiano dietro. E ciò mi dà più allegria è quando in giro mi ringraziano. Ho la sensazione che non solo si tratta di vincere medaglie o coppe, ma di trasmettere qualcosa a chi magari il giorno dopo va in fabbrica o in ufficio con il sorriso. Non è retorica, ce lo dicono».

    All’Olimpiade tutti i fenomeni vogliono partecipare. Al Mondiale si aspetta più defezioni?
    «Io credo che anche al Mondiale i giocatori abbiano l’idea di andare. Non mi aspetto tante defezioni che non ci sarebbero ai Giochi. La variabile è legata alle condizioni fisiche. Poi la dedizione in qualche Paese è stata sviluppata meglio che in altri. Ma è sempre stato così».

    Mondiale nelle Filippine: ci sta, vista la passione. Ma nel 2027 in Qatar. Che ne pensa?
    «Che la globalizzazione lo richiede. Del resto delle ultime 4 Olimpiadi, due sono state in Asia. Il Qatar ha dimostrato di avere organizzazione con il calcio. E nelle Filippine mi aspetto grandissimo entusiasmo. Io ho fatto un’Olimpiade  e un Mondiale in Oriente ed è stata una bella esperienza».

    Campione Nba da assistente a Toronto, è tornato in Eurolega con la Virtus. Si gioca troppo, è un fatto. Ma differenze reali nei calendari?
    «Ce ne sono un paio evidenti: la prima è che nella Nba si gioca di più rispetto all’Eurolega. Le squadre hanno pure il campionato nazionale, ma non tutte le gare sono di uguale valore. In Eurolega invece tutte le partite pesano molto. Nella Nba no, perché i back to back, le franchigie in ricostruzione, le partite in cui restano fuori titolari, tutto questo crea una quota di partite meno impegnative. Eppoi l’Eurolega ha un livello di tolleranza dei contatti più alto. Nella Nba la grande priorità è proteggere i giocatori di talento da infortuni e azioni violente, non si lascia troppo spago alla difesa. Gli arbitri hanno l’input chiaro. Qui l’asticella è più alta, certe azioni sono tollerate, la fisicità è molto forte. Noi europei siamo più abituati, non avvertiamo la mancanza degli spazi di cui godono i giocatori Nba. Ma è chiaro che questo incida».

    Cosa ha pensato ascoltando Giannis Antetokounmpo opporsi all’idea del fallimento sportivo?
    «Mi dà pena che ci siano stati commenti del tipo “però guadagna milioni”. Sono parole ignoranti, di gente che ignora quale di competitor sia lui e quale dedizione e leadership metta. A partire dalla scelta di rimanere a Milwaukee e non andare in un mercato più ricco. È il frutto della subcultura che regna in molte fasce della popolazione e dell’informazione, soprattutto nel sud Europa e che ormai siamo aiutati a razionalizzare, quando invece dovremmo restarne fuori. La cultura sportiva di un Paese non si cambia da oggi a domani o perché due sanno parlare, comincia dal far crescere i bambini in maniera sana, anche nello sport».

    Un commento sulla rissa di Eurolega tra Real e Partizan.
    «Credo che occorra distinguere un po’ tra la reazione di Punter su un fallo duro, ma entro i limiti del botta e risposta campo. Mi spiego: Punter provoca con i palleggini e tutti sanno che dia fastidio a risultato acquisito, Llull risponde come non dovrebbe. Però mi piace si siano spiegati con messaggi social distensivi. Quanto è successo dopo è inqualificabile. Ci sono tensioni molto grosse, è qualunquistico dire che se uno guadagna dovrebbe sapersi comportare, salute e condizione mentale non dipendono da quello, lo dimostra che ci siano miliardari in depressione, o uomini molti ricchi che si sono suicidati. Chiaro, i campioni devono imparare a essere responsabili per il ruolo pubblico. Altrettanto chiaro che un’azione come quella di Yabusele a livello inferiore di Lessort non possono essere giustificate, neanche se si gioca in promozione».

    Chiudiamo con la Virtus. A che punto siete? E cercherete un lungo?
    «Il problema sotto canestro rimarrà, non sarà incorporato nessun giocatore in maniera definitiva. Io penso ci sia una generale soddisfazione, siamo in Italia la squadra n. 2, abbiamo fatto 3 competizioni: primi in Supecoppa, secondi in Coppa italia e nel peggiore dei casi in A finiremo nella nostra posizione di riferimento. In Europa, sommando lo scotto del debutto e la falcidia degli infortuni che ha avuto uguali solo in Milano, siamo rimasti in gioco fino a 3-4 giornate dalla fine nell’Eurolega più competitiva ed equilibrata di sempre. In campionato vorremmo mantenere il 1° posto, garantisce un fattore campo che magari per una volta può contare e qualifica il lavoro di 7 mesi. Poi nei playoff si tratta di fare bene per un mese. E lì vorremo giocarcela fino in fondo». LEGGI TUTTO

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    Playoff Nba, Boston domina Atlanta: che prestazione di Brown e Tatum!

    Boston si impone per 128-120 in casa di Atlanta in gara 6 del primo turno dei playoff Nba ad Est. I Celtics chiudono così la serie sul 4-2 e approdano alle semifinali di Conference. A propiziare la vittoria dei biancoverdi sono state sicuramente le prestazioni di Brown e Tatum che hanno realizzato, rispettivamente, 32 e 30 punti. Per la compagine allenata da Quin Snyder non bastano invece i 30 punti di Trae Young.

    La prossima sfida

    Nella notte tra lunedì 1 e martedì 2 maggio è in programma a Boston la gara 1 della sfida contro i Philadelphia 76ers, nelle cui file è ancora in dubbio la presenza del candidato Mvp Joel Embiid alle prese con una distorsione al ginocchio destro. Dopo l’eliminazione dei Milwaukee Bucks per mano dei Miami Heat, i Boston Celtics avranno il fattore campo favorevole in tutti i playoff. LEGGI TUTTO

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    Basket Eurolega, clamorosa rissa in Real Madrid-Partizan: gara sospesa

    Real Madrid-Partizan Belgrado, rissa tra i giocatori
    Sono stati sferrati pugni e un paio di giocatori, uno per squadra, sono stati gettati a terra dagli avversari durante la mischia. Gli ufficiali di gara hanno guardato i replay e poi hanno deciso di annullare la partita a 1 minuto e 40 secondi dalla fine. La vittoria è stata poi assegnata al Partizan Belgrado. La terza partita della serie best-of-five è in programma martedì a Belgrado.  LEGGI TUTTO

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    Basket, Grant Basile: “In Italia le mie radici per crescere”

    Basile, le sue origini italiane?«Il bisnonno Nicola e sua moglie emigrarono dalla Sicilia, un sobborgo di Palermo alla volta degli States. Era una famiglia di pescatori, 100% italiana. Trovarono casa a Pewaukee, Wisconsin. Abbiamo radici forti nel Paese, anche se papà Mike non parla italiano».

    Perché ha scelto l’Italia e Tortona e non ha atteso il draft Nba o giocato ancora al college?«Era la scelta migliore per me, crescere, fare esperienza nel Basket Fiba. Appena ricevuto il passaporto, per il quale mi ha un po’ aiutato coach Rick Fois, mi ha cercato un’ottima squadra. Poi ho ricevuto una bellissima impressione dal colloquio con coach Ramondino, il suo staff. Ho 23 anni appena compiuti, era il momento. La Nba? Tutti ci pensano, ma io devo sviluppare il mio gioco e il mio fisico. Le prime impressioni sono fantastiche, un bel gruppo di ragazzi».

    Cosa sapeva dell’Italia prima?«Ero già stato nel Paese per giocare tre partite con Wright State nel 2019. In dieci giorni siamo stati a Milano, Como, Venezia, Firenze, Roma. Un’esperienza bellissima, un paese ricco di storia, con gente molto disponibile».

    Perché il basket, e quando ha capito di poter diventare un professionista?«Il basket è nella mia vita dalla nascita. Nonno Michael allenatore, il babbo (e anche mamma) giocavano. Poi papà Michael è stato allenatore alle superiori. Ho giocato un po’ a football americano, ma il basket era la mia vita. Però sono stato un “late bloomer”, sono cresciuto a maturato tardi, dunque fino alle superiori non pensavo al basket come sbocco futuro, fino a che non ho ricevuto offerte per borse di studio al college».

    Lei si è già laureato e stava finendo un Master.«Sì, in Business leadership, direzione aziendale. E sto completando il Master, anzi lo finirò online dall’Italia. Ho scelto la facoltà perché mi interessava la materia e pensavo che mi avrebbe aiutato non soltanto negli affari, ma nella vita, mi avrebbe insegnato a essere un leader».

    Ha migliorato tutti i suoi numeri passando nella Acc, ma com’è stato l’impatto?«Ogni volta che fai un passo in avanti hai sempre dubbi, ti poni domande, ti chiedi se sarai all’altezza. Il punto però è continuare a lavorare duro e crederci per superare le paure. Ho anche trovato un posto eccezionale a Virginia Tech, allenatori, compagni di squadra mi hanno aiutato».

    Basile fuori dal campo.«Amo viaggiare, conoscere nuove culture, nuovi posti. In Europa sono stato soltanto in Italia, ma mi riprometto di andare in tanti Paesi. E in Italia voglio andare appena posso nella terra dei miei avi».

    Che giocatore è, in cosa deve migliorare?«Sono un “4”, ala grande, ma posso giocare anche 5. Studierò cosa serve nel absket Fiba, che mi sembra molto fisico e con giocatori di talento. Dunque devo lavorare parecchio sulla parte atletica. Mi definisco un giocatore versatile, che legge il gioco, cerca di fare quello che serve alla squadra e ai compagni, specialmente in attacco posso fare tante cose, giocare in post, tirare da tre, passare».

    Chi aveva come idoli?«Da piccolo guardavo Carmelo Anthony, il riferimento, uno che sa fare tutto con naturalezza, ora più che i giocatori del mio ruolo, studio il gioco in sé».

    Lei ha firmato per tre anni. Come si immagina nel 2026?«Cresciuto passo dopo passo con le esperienze e il lavoro. Sono finito in una grande squadra. Mi hanno detto che giocheremo la Champions League e anche questo ha determinato la mia scelta, un’esperienza europea. E voglio vincere. Magari lo scudetto».

    Il suo passaporto può aprire le porte in Nazionale.«Un sogno, un onore, sarei orgoglioso di vestire la maglia del Paese dove sono le mie radici. È un obiettivo, ma devo conquistarmelo». LEGGI TUTTO

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    Meghan e Harry a vedere la Nba, ma lei rifiuta il bacio

    LOS ANGELES (USA) – Risate, applausi per lo spettacolo offerto dai campioni in campo ma anche un piccolo momento di imbarazzo per Harry e Meghan Markle, duchessa di Sussex e moglie del principe britannico che hanno assistito da un palco vip alla partita dei playoff di Nba vinta dai Los Angeles Lakers contro Memphis.
    Il bacio non dato
    Una scena che non è sfuggita all’occhio delle telecamere ed è stata trasmessa praticamente ‘live’ sul maxi-schermo della ‘Crypto.com Arena’ di Los Angeles, con gli spettatori presenti che hanno potuto infatti vedere Meghan sottrarsi sorridendo al tentativo del marito che provava a baciarla. LEGGI TUTTO

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    Nba, playoff: Heat e Lakers volano sul 3-1 nei quarti di finale

    Allungo sul 3-1 per Miami Heat e Los Angeles Lakers ai quarti dei play-off Nba nelle rispettive serie contro Milwaukee Bucks e Memphis Grizzlies. Nella Eastern Confernce, Miami si impone nella notte italiana in gara-4 per 119-114 con una super performance di Butler, capace di contribuire con un bottino personale di 56 punti; i Lakers hanno invece bisogno di un overtime per vincere per 117-111 nonostante i 36 punti di Bane (23 di Reavers e 22 di James tra i californiani).
    Il quadro dei playoff
    Eastern Conference: Milwaukee Bucks-Miami Heat 119-114 (1-3); Cleveland Cavaliers-New York Knicks 27/04 (1-3); Brooklyn Nets-Philadelphia 76ers 26/04 (0-4); Boston Celtics-Atlanta Hawks 26/04 (3-1).
    Western Conference: Denver Nuggets-Minnesota Timberwolves 26/04 (3-1); Phoenix Suns-Los Angeles Clippers 26/04 (3-1); Golden State Warriors-Sacramento Kings 27/04 (2-2); Memphis Grizzlies-Los Angeles Lakers 111-117 d1ts (1-3). LEGGI TUTTO