Basile, le sue origini italiane?«Il bisnonno Nicola e sua moglie emigrarono dalla Sicilia, un sobborgo di Palermo alla volta degli States. Era una famiglia di pescatori, 100% italiana. Trovarono casa a Pewaukee, Wisconsin. Abbiamo radici forti nel Paese, anche se papà Mike non parla italiano».
Perché ha scelto l’Italia e Tortona e non ha atteso il draft Nba o giocato ancora al college?«Era la scelta migliore per me, crescere, fare esperienza nel Basket Fiba. Appena ricevuto il passaporto, per il quale mi ha un po’ aiutato coach Rick Fois, mi ha cercato un’ottima squadra. Poi ho ricevuto una bellissima impressione dal colloquio con coach Ramondino, il suo staff. Ho 23 anni appena compiuti, era il momento. La Nba? Tutti ci pensano, ma io devo sviluppare il mio gioco e il mio fisico. Le prime impressioni sono fantastiche, un bel gruppo di ragazzi».
Cosa sapeva dell’Italia prima?«Ero già stato nel Paese per giocare tre partite con Wright State nel 2019. In dieci giorni siamo stati a Milano, Como, Venezia, Firenze, Roma. Un’esperienza bellissima, un paese ricco di storia, con gente molto disponibile».
Perché il basket, e quando ha capito di poter diventare un professionista?«Il basket è nella mia vita dalla nascita. Nonno Michael allenatore, il babbo (e anche mamma) giocavano. Poi papà Michael è stato allenatore alle superiori. Ho giocato un po’ a football americano, ma il basket era la mia vita. Però sono stato un “late bloomer”, sono cresciuto a maturato tardi, dunque fino alle superiori non pensavo al basket come sbocco futuro, fino a che non ho ricevuto offerte per borse di studio al college».
Lei si è già laureato e stava finendo un Master.«Sì, in Business leadership, direzione aziendale. E sto completando il Master, anzi lo finirò online dall’Italia. Ho scelto la facoltà perché mi interessava la materia e pensavo che mi avrebbe aiutato non soltanto negli affari, ma nella vita, mi avrebbe insegnato a essere un leader».
Ha migliorato tutti i suoi numeri passando nella Acc, ma com’è stato l’impatto?«Ogni volta che fai un passo in avanti hai sempre dubbi, ti poni domande, ti chiedi se sarai all’altezza. Il punto però è continuare a lavorare duro e crederci per superare le paure. Ho anche trovato un posto eccezionale a Virginia Tech, allenatori, compagni di squadra mi hanno aiutato».
Basile fuori dal campo.«Amo viaggiare, conoscere nuove culture, nuovi posti. In Europa sono stato soltanto in Italia, ma mi riprometto di andare in tanti Paesi. E in Italia voglio andare appena posso nella terra dei miei avi».
Che giocatore è, in cosa deve migliorare?«Sono un “4”, ala grande, ma posso giocare anche 5. Studierò cosa serve nel absket Fiba, che mi sembra molto fisico e con giocatori di talento. Dunque devo lavorare parecchio sulla parte atletica. Mi definisco un giocatore versatile, che legge il gioco, cerca di fare quello che serve alla squadra e ai compagni, specialmente in attacco posso fare tante cose, giocare in post, tirare da tre, passare».
Chi aveva come idoli?«Da piccolo guardavo Carmelo Anthony, il riferimento, uno che sa fare tutto con naturalezza, ora più che i giocatori del mio ruolo, studio il gioco in sé».
Lei ha firmato per tre anni. Come si immagina nel 2026?«Cresciuto passo dopo passo con le esperienze e il lavoro. Sono finito in una grande squadra. Mi hanno detto che giocheremo la Champions League e anche questo ha determinato la mia scelta, un’esperienza europea. E voglio vincere. Magari lo scudetto».
Il suo passaporto può aprire le porte in Nazionale.«Un sogno, un onore, sarei orgoglioso di vestire la maglia del Paese dove sono le mie radici. È un obiettivo, ma devo conquistarmelo». LEGGI TUTTO