In questo momento di grande incertezza mondiale, non è facile prendere decisioni e fare programmi. Tuttavia nel mondo del tennis cova una grande insoddisfazione per come è gestita la crisi attuale dovuta alla pandemia, soprattutto da parte di quella larga fetta di giocatori oltre la 100esima posizione del ranking, che senza attività vede lo spettro di una crisi economica incombente. L’insoddisfazione cova da tempo, con molte posizioni critiche e scontri frequenti tra giocatori e organizzazioni (ATP, WTA, ITF).
L’ultima voce è quella di Noah Rubin, discreto tennista USA diventato famoso grazie alla fortunata pagina Instagram “Behind the Racquet”. Ieri sera su Twitter ha sparato a zero sul mondo della politica e del tennis. Il motivo? Il tennis a suo dire è ai margini a livello di importanza e “peso” politico. Ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha iniziato un giro di consultazioni con i vari capi delle leghe professionistiche e collegiali su come iniziare a programmare un ritorno alle attività sportive, considerate vitali per l’economia e la popolazione americana, nonostante l’emergenza del Coronavirus nel paese sia tutt’altro che sotto controllo. In questo suo giro di chiamate, il tennis è stato dimenticato.
Ecco un paio di tweet di Rubin, molto chiari:
“Il presidente Trump sta facendo una telefonata con i capi / commissari sportivi per discutere su come lo sport possa aiutare il ritorno alla “normalità”. Tennis non incluso in questa chiamata, nonostante sia programmato US Open a settembre, dimostrando di nuovo che il tennis è sul bruciatore posteriore (modo di dire americano, che possiamo tradurre con l’ultima ruota del carro, ndr) e non ha organizzazione”.
“Questo non ha nulla a che fare con i miei pensieri su Trump, ma con i problemi di organizzazione sul fronte del Tennis, su tutta la linea. Se le persone all’interno di questo sport non riescono a organizzare i loro ego, perché altri vorrebbero farne parte”.
Oltre alla sparata di Rubin, moltissimi sono stati i pareri in questa settimana da parte di giocatori di medio livello, molto preoccupati per la mancanza di misure di sostegno nel settore. Anche alcuni coach hanno iniziato ad esternare la propria insoddisfazione, visto che il tour Pro è molto ricco, elargisce Prize money enormi ai migliori, ma manca di “ammortizzatori sociali” o altre misure di sostegno in caso di situazioni gravi come questa, e la distribuzione dei guadagni è molto squilibrata. Molti puntano il dito proprio sulla mancanza di organizzazione, di coperture assicurative, di sistemi per tenere in vita l’attività di giocatori di buon livello ma che riescono a mantenersi solo con i Prize money, non riuscendo ad accumulare risorse a sufficienza per far fronte a periodi “off”. Questa situazione di emergenza potrebbe forse portare ad una scossa importante anche sul piano politico-sportivo ed organizzativo.
Marco Mazzoni