Quando non si ha troppo tempo da perdere e i numeri incalzano, le parole non escono mai a caso dalle bocche di chi conta. Le trattative per l’intesa FCA-Renault, sono ufficialmente riaperte o più semplicemente non si sono mai interrotte da quella in cui John Elkann si era alzato dal tavolo per le continue ed eccessive ingerenze del Governo francese e per l’opposizione “concettuale” di Nissan, il terzo fondamentale piede della nuova, teorica alleanza.
E proprio da qui, inevitabilmente, sono riprese le grandi manovre. Perchè prima di superare l’ostacolo Macron-Governo transalpino, c’era da ricucire lo strappo con i giapponesi. E secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal nel week end da metà luglio, tra Renault e Nissan è in atto uno scambio di mail per tentare di riequilibrare le rispettive quote, l’autentico nodo da sciogliere per far andare avanti il matrimonio Renault-Nissan e poi eventualmente procedere alla fusione con FCA.
Ricordiamo infatti che in virtù dell’antico accordo costruito oltre vent’anni fa da Carlos Ghosn, Renault detiene il 43,4% delle azioni di Nissan e il diritto di voto, mentre i giapponesi hanno solo sul 15% di quelle Renault e senza lo stesso diritto di voto. Poteva avere un senso a suo tempo, adesso è qualcosa di inaccettabile, soprattutto se questo poi si traduce in una certa tendenza a privilegiare Renault e i suoi modelli a discapito di quelli Nissan.
Di fatto, secondo la mail riportata dal WSJ lo scorso 12 luglio, Renault avrebbe chiesto esplicitamente alla Nissan di presentare una proposta per rivedere l’Alleanza e di definire le condizioni per “considerare accettabile un accordo con FCA”. Proposta che secondo voci insistenti dovrebbe mettere sullo stesso piano le due quote azionarie, con inevitabile vendita di azioni Nissan in possesso di Renault, ma sempre dopo aver avuto il via libera dal Governo Francese che detiene il 15% delle azioni Renault.
I segnali
Il timing? Alcuni sostengono a settembre altri entro fine anno. Noi pensiamo prima possibile. E già, perchè la conferma, appunto, della “riapertura ufficiale” della trattativa, è solo l’ultimo atto di una serie di segnali che andavano esattamente in quella direzione. Il 29 luglio scorso Thierry Bollorè, direttore generale di Renault, si era espresso così in un’intervista a Los Echos: «I fondamentali di questo eccellente progetto (quello tra FCA e Renault ndr) sono sempre robusti, in due mesi il contesto non è cambiato. Le sfide di consolidamento dell’industria mondiale sono le stesse. Non bisogna mai dire mai, ma ad oggi, non ci sono piu trattative in corso…».
Non proprio sincero, ma si sa, in questi casi funziona cosi: anche se in fondo la trattativa incorso non è con FCA, ma con Nissan. Due giorni dopo, era arrivata la risposta orgogliosa di Mike Manley, ad di FCA che alla presentazione della semestrale ha ribadito: “Siamo sempre aperti a opportunità di consolidamento, ma sopravviviamo anche da soli”. Ma più delle parole, contano i numeri e quel contesto, quelle condizioni giuste necessarie alla definizione di un accordo di questa portata.
I salti mortali di FCA per far funzionare i conti a metà anno, le continue perdite di vendite e quota sul mercato italiano ed europeo si vanno infatti a sommare ai segnali preoccupanti sul fronte Renault-Nissan. Ricavi giù, utile netto ridotto del 50% anche a causa del forte calo del contributo Nissan, la perdita dopo tre anni della leadership mondiale a vantaggio di Volkswagen e infine i da qui al 2023.
Insomma, le parole ormai servono a poco. Bastano i numeri a spiegare la situazione. E i numeri dicono che Renault deve sbrigarsi a chiudere la trattativa delle quote azionarie con Nissan e poi entrambe devono mettere il…turbo per definire la trattativa con FCA. Il tempo stringe e non si può continuare a “giocare” con il fuoco.