Mike Teunissen, olandese, ventisette anni ed una missione al Tour: pilotare il compagno di squadra Dylan Groenewegen per riportare la maglia gialla in Olanda dopo 30 anni (l’ultimo Erik Breuking). Poi capita che il Tour fa il Tour: cattivo, senza sconti. Caduta a meno di 2 km dal traguardo, Dylan va a terra e lì lascia i sogni di vittoria: suoi e, apparentemente, del Team Jumbo. Ci sarebbe van Aert, ma anche il fuoriclasse del ciclocross tentenna. Tocca quindi a Mike, sembra una volata senza speranze e invece… Invece quel 4% di leggera pendenza verso il traguardo costa caro ad un sacco di gente. Ad esempio il treno per Viviani si sfalda, lo stesso Colbrelli – perfetto nella scelta di tempo dell’uscita – resta piantato. Una manna per Sagan, che piazza la sua stoccata. Lo slovacco pregusta la maglia gialla, ma riecco spuntare Teunissen: colpo di reni, fotofinish, e una faccia da bambinone spaesato mentre Bruxelles lo acclama e Eddy Merckx gli consegna la gialla.
Pazzo Tour, sin da una prima tappa in cui il Belgio sfoggia tutti i propri simboli. Nel centenario della gialla si parte dalla patria di quello che di ‘maillot jaune’, come dicono i francesi, ne ha vinte più di tutte: 111, la prima 50 anni fa: Eddy Merckx. I belgi, già che si trovano, infilano nel percorso due muri monumento del Giro delle Fiandre come Grammont e Bosberg. Li coglie al volo Greg Van Avermaet: entra nella fuga del pronti via, giusto il tempo di agguantare i punti per la maglia a pois. Poi, da campione olimpico e cacciatore di classiche, non insiste in una fuga senza speranza. Lascia la scena ai più affamati Berhane, Würtz e Meurisse.
Dimenticavamo, nel percorso anche tratti di pavè abbastanza sconnesso. In quello affrontato nei pressi di Charleroi due sensazioni precise. La prima è che Nibali, a parte le dichiarazioni giustamente prudenti della vigilia, è venuto in Francia a fare classifica. Quando la Bora di Sagan scatena il forcing sulle pietracce, lo Squalo è attentissimo a correre sempre nelle prime dieci posizioni. La seconda è che Viviani difficilmente vincerà lo sprint: foratura, energie preziose che se ne vanno per rientrare.
A meno di 20 km dall’arrivo si rischia di perdere uno dei grandi protagonisti. Jakob Fuglsang a terra. Taglio all’arcata sopraccigliare e varie escoriazioni: in ospedale vengono escluse fratture, c’è una contusione al ginocchio destro. Vediamo quanto influirà nei giorni che verranno. A terra anche Geraint Thomas, ma per la maglia gialla uscente nessuna conseguenza.
Il volto insanguinato di Fuglsang