La sconfitta con David Goffin nella semifinale di Halle ha interrotto la bellissima striscia di Matteo Berrettini sull’erba. Peccato. Il romano era avanti nel tiebreak del primo, stava giocando un ottimo tennis. La possibilità di sfidare King Roger in finale era a dir poco stuzzicante… Occasione mancata? Delusione? Perdere non è mai bello, ma sarebbe sbagliato ed ingeneroso covare sentimenti negativi dopo questa battuta d’arresto. Ricordiamo che Matteo veniva dalla vittoria a Stoccarda, quindi semifinale nel 500 di Halle. Risultati eccezionali, i migliori di sempre per un italiano sui prati nell’era moderna. Punti pesantissimi, che gli aprono di fatto la top20. Altri mattoni fondamentali nella sua crescita tecnica, mentale ed agonistica verso il grandissimo tennis. Dopo la sconfitta a Roma (o Parigi), chi non avrebbe firmato per questi risultati nei tornei pre-Wimbledon?
Matteo sembra fatto apposta per giocare sull’erba “lenta” dei nostri giorni. Servizio a tratti devastante, dritto pesantissimo giocato con sicurezza sia cross che dall’angolo sinistro; ha migliorato terribilmente il rovescio, bravo nel recuperare le palle basse col back e tagliare per rompere il ritmo, e soprattutto con qualche strappo improvviso lungo linea in spinta che sempre fa la differenza. Più continuo alla risposta, dove c’è ancora da migliorare; deciso sotto rete, con molti punti e pochi errori. Attitudine piuttosto positiva, con qualche esplosione più rabbiosa a sottolineare che c’è, ci crede, sente di potersela giocare sempre e comunque, di imporre il proprio tennis.
Imporre il proprio tennis.Questa una chiave fondamentale del successo del Berrettini “erbivoro”. Non è mai conservativo, spinge forte e quando si difende lo fa con un’idea dietro, con colpi tesi a ribaltare l’inerzia dello scambio a suo favore. Un classico di un “bomber” come lui, forte e pesante, è sparare a tutta in difesa: o la va o la spacca, ancor più se non hai nella velocità dei piedi un tuo punto di forza. No, Matteo qua è differente. Pur non essendo un tennista che gioca sull’anticipo puro e tocca la palla, alterna colpi pesanti ad altri più tattici e lavorati sempre in modo aggressivo, con l’idea di poter muovere lo scambio da difesa in attacco con un paio di colpi. Su erba questo è decisivo, perché anche se oggi sui prati si scambia (…fin troppo!), i tempi di gioco sono rapidi e se non si è focalizzati sul momento e pronti a prendere l’iniziativa, si è messi in un angolo in attimo, ed addio punto.
In mezzo a mille aspetti positivi, perché Berrettini ha perso vs. Goffin? Intanto è giusto dare merito a David. Il belga è tennista di classe vera, quando è in salute e trova il tempo corretto sulle palle dell’avversario, regala meraviglie. Il match con Matteo ne è stato l’esempio perfetto. All’avvio l’azzurro era maggiormente in controllo degli scambi, e col servizio era quasi ingiocabile. Game dopo game, Goffin ha trovato il tempo migliore alla risposta e proprio con tre risposte formidabili ha spaccato il tiebreak del primo set, rimontando e scappando via. Vinto il primo set, è diventato sempre più aggressivo e preciso col dritto in spinta, trovando i (pochi) punti vincenti che hanno fatto la differenza. Bravo David, è sempre un piacere vederlo saltellare per il campo e trovare zampate di classe con velocità d’esecuzione impressionante. Un vero “Davide” in mezzo a tanti giganti “Golia” dei nostri giorni.
Guardando il match dal lato di Berrettini, è sempre un peccato parlare di una sconfitta, ancor più se poteva aprirti la strada alla seconda finale consecutiva, una sfida a Federer sull’erba… Però è interessante e costruttivo andare trovare i pochissimi difetti nella sua prestazione, cercando di vedere dove è possibile crescere e limare, per presentarsi ancor più pronto alla prossima occasione.
Fermi i meriti di Goffin alla risposta, Matteo doveva forse cercare di alternare maggiormente le varie soluzioni alla battuta. Chiaro che con la potenza e precisione si possono ottenere – anche vs. un Goffin – grandi dividendi, ma nel momento in cui il ribattitore ha trovato un gran tempo alla risposta, diventa molto rischioso insistere sulla potenza e sugli stessi angoli, perché rischi di farti trovare impreparato se ti arriva una risposta lunga e precisa. È quel che è accaduto nel tiebreak. Facile commentarlo ora… Ma già nei due games precedenti s’era visto che David stava salendo. Quindi: invece cercare un paio di punti diretti, prendendosi il rischio di sfidare una risposta “in ritmo”, forse era meglio sorprendere il rivale con qualche soluzione diversa, che lo costringa a cambiare punto di impatto e l’altezza dell’angolo di impatto. Anche se la botta a tutta al T funziona bene, un certo Pete Sampras, proprio nei momenti decisivi, tirava qualche slice più lento ma precisissimo nell’angolo, per destabilizzare il ribattitore; quindi sempre all’improvviso optava per un kick centrale a tutta, che costringe ad una risposta assolutamente difensiva; dopo aver destabilizzato il ritmo di chi deve rispondere, ritornava a martellare con la potenza. Non si può chiedere a Berrettini di diventare come colui che ha vinto 14 Slam grazie al miglior servizio di tutti i tempi… però, visto che ha nel servizio uno dei suoi massimi punti di forza, provare a crescere ed imparare a mixare maggiormente le soluzioni, sì. Nella semifinale vs. Goffin forse avrebbe aiutato ad evitare alcune di quelle super risposte che ha sofferto, uscendone con perdite.
Altro aspetto che ha penalizzato Berrettini nella semifinale di Halle è stata una posizione di campo leggermente più arretratarispetto alle precedenti vittorie. Ha una spiegazione tecnica: Goffin è un tennista che gioca con un grandissimo anticipo, è riuscito a rubare tempo di gioco all’azzurro, facendogli perdere campo. Quando hai di fronte un tennista così veloce a chiudere l’angolo con entrambi i colpi, se perdi anche solo un metro di campo diventa molto difficile; e diventa difficilissimo se l’altro riesce pure a tirare dei vincenti in corsa. Ripetiamo: bravissimo Goffin, assolutamente maggiori i meriti del belga rispetto ai demeriti dell’azzurro, ma quello della posizione in campo è diventato uno dei punti di forza di Berrettini; cercare di mantenerlo anche quando trovi un avversario come il belga che ti ruba tempo di gioco è fondamentale. Anche perché al salire del livello, in match importanti contro i migliori, accadrà molto spesso.
Forse Matteo è parso anche un filo stanco da metà del secondo set, con la percentuale di prime in calo, e gambe un filo meno reattive. Ci sta, dopo molti match consecutivi, e con la rabbia in corpo del sentire che la partita stava scivolando via.
Matteo Berrettini ha emozionato ed esaltato per il suo tennis concreto, potente, assolutamente efficace per il tennis su erba. Wimbledon è già molto vicino, e l’azzurro ci arriva nelle migliori condizioni possibili. Sarà interessante verificare quanto riuscirà a tenere questa intensità in match 3 su 5. Sarà ovviamente testa di serie, speriamo in un sorteggio che non lo metta di fronte troppo presto ad un muro inespugnabile. Forse però saranno tutti gli altri a cercare nel draw “Berrettini”, sperando di non essere capitati proprio nello stesso slot…
Marco Mazzoni
@marcomazz