Valerio Conti, 26 anni, conquista la maglia rosa. E’ romano. Così, a primo impatto, desta curiosità e un sorriso. In fondo nell’immaginario collettivo, magari figlio di racconti e clichè un po’ impolverati, quelli della Capitale sono figure scanzonate, ironiche, poco avvezze ad uno sport di fatica. Poi scavi un po’ la storia del ciclismo e ti accorgi che il primo vincitore di tappa in assoluto, la Milano-Bologna del 1909, era proprio romano: Dario Beni. Poi scavi un po’ anche nella storia di Valerio Conti e vedi che, a parte belle soddisfazioni già colte in carriera (citiamo una bella affermazione alla Vuelta), questo ha la bici nel Dna. Addirittura figlio e nipote d’arte: lo zio Noè fu gregario di Fausto Coppi e vinse nel 1959 la Coppa Bernocchi, il padre Franco è stato professionista otto anni e in bacheca vanta anche un Giro d’Italia dilettanti.
Conti non vince a San Giovanni Rotondo. Secondo, dietro a Fausto Masnada, bergamasco, altro bel tipetto. Scalatore, si era già segnalato al Tour of The Alps con due vittorie di tappa. Trionfo completo per l’Italia, perché la maglia rosa di Conti interrompe un digiuno di leadership italica che durava dal 2016 con Vincenzo Nibali.
Conti in rosa però non significa che Primoz Roglic ha perso il primato. Giusto dire che Primoz Roglic lo ha lasciato. Lo sloveno non amerà le conferenze stampa, ma almeno è uno di parola. “Domani potrei perdere la maglia”, aveva detto nel diluvio di Terracina. Detto fatto: va via la fuga, benedetta dai big, e la classifica cambia volto. Del resto l’arrivo sulle strade di Padre Pio si presta agli attacchi. Percorso costantemente ondulato e GPM insidioso di Coppa Casarinelle (tanti tornanti con pendenze intorno al 6%). Percorso a parte, la spada di Damocle delle cadute incombe in ogni dove. Oggi tocca a Roglic Simon Yates e Majka. Coinvolti nell’ennesimo incidente, per fortuna niente conseguenze.
Fuga doveva essere, fuga è stata. Vanno via in 13. Oltre e Conti e Masnada, Rojas Peters, Serry, Plaza, Bagioli, Amador, Carboni (che prende la bianca di miglior giovane e la seconda piazza nella generale), Madouas, Oomen (occhio, orfano di Dumoulin è il leader della Sunweb e rientra in classifica), Conci e Antunes. Il drappello, è scontato, si rompe sul GPM. Masnada di scatena, Conti lo segue. Dietro Rojas, Plaza e Carboni sembrano a tratti poter rientrare, ma niente. Se la giocano in due: Conti soffre ma tiene (“Fausto andava come una moto”), Masnada ne ha di più. Più o meno va in scena un tacito accordo di non belligeranza: a uno la rosa, a uno la tappa. Tutti felici e contenti. “Ancora devo realizzare, è un’emozione fantastica, man mano che passavano i chilometri mi rendevo conto che potevo fare un’impresa – commetna Conti – Sognavo la maglia rosa in una fuga, ma da parlarne a conquistarla ce ne vuole. Ho dato il massimo per andare in fuga, ho provato diverse volte, ma stavo bene e devo ringraziare tutta la squadra”.