Pioggia, freddo, nebbia, pendenze da ribaltamento, fatti e personaggi che sembrano usciti da un almanacco di storia di ciclismo. Il giorno del Mortirolo, la montagna che ha creato il mito Pantani, è un intersecarsi di emozioni. Vince Giulio Ciccone. Abruzzese, 24 anni, nel 2016 è stato il terzo corridore più giovane a vincere una tappa al Giro d’Italia: meglio di lui avevano fatto solo Coppi e Marchisio. Carattere focoso che fa pensare ad un altro abruzzese famoso, Vito Taccone, uno che in una tappa del Tour scese di bici per fare a botte con lo spagnolo Fernando Manzaneque. Impressioni retrò che si materializzano quando Ciccone manda palesemente a quel paese il ceco Hirt, ‘reo’ di non aiutarlo nello sforzo finale in nome di strategie tattiche. Per fortuna l’ordine d’arrivo – Hirt è secondo – quieta qualsiasi proposito di vendetta. “Erano ormai due anni che provavo a vincere una tappa al Giro dopo che ci ero già riuscito nel 2016, sembrava impossibile, anche con una buona condizione non riuscivo. La lite? L’accordo era andare insieme, poi siamo arrivati a 15 km dall’arrivo e mi ha detto ‘non posso tirare’. Mi è sembrata una scorrettezza, ma alla fine è andata così”. Sul traguardo gli occhiali scagliati via: “In quel momento è stato un mix di emozione e rabbia, non ho capito più niente”.
I due attaccanti sopravvivono alla fuga di giornata. Dietro succedono tante cose importanti per la generale. Nibali batte un colpo. Forte, deciso. Lo Squalo inscena la sua azione sul Mortirolo. Non stacca Carapaz che, forte anche dell’appoggio di un compagno di squadra come Landa, non butta via un secondo e mantiene la maglia rosa. Di secondi invece ne butta via Primoz Roglic: lo sloveno non crolla ma perde un minuto e ventidue secondi dagli altri big. Significa che la piazza d’onore della generale non è più sua ma di Nibali, significa soprattutto che non potrà più giocare d’attesa aspettando la crono di Verona. In base a quello che si è visto, invertire la rotta non sarà facile.
Insomma, grande spettacolo anche se la tappa è mozzata del Gavia. La fuga di giornata, a parte cacciatori di gloria come Ciccone, vive su tanti punti di appoggio per i capisquadra. La maglia rosa manda Amador, Nibali secondo uno schema consolidato il fratello Antonio e Caruso.
L’arrivo vincente di Ciccone