“Ackermann è partito lungo e ho sfruttato la sua ruota, dispiace per il contatto con Moschetti perché ho sentito che ci siamo toccati con la scarpa: per me era il momento di uscire, è una bella vittoria e sono felicissimo, è bello vincere col tricolore addosso al Giro”. Nelle parole di Viviani, una volta tagliato il traguado da trionfatore a Orbetello, c’è la gioia per la vittoria ed una inconscia preoccupazione per quello che accadrà di lì a poco. Già il contatto con Moschetti: il campione d’Italia nel rettilineo finale è lanciato verso la vittoria, ma nella foga della volata cambia traiettoria in maniera troppo repentina e danneggia il collega.
La giuria non fa sconti: retrocesso, effetto domino sulla classifica di giornata. La vittoria va a Gaviria, che precede Demare e Ackermann. Un vero peccato per due motivi. Il primo: Viviani avrebbe probabilmente vinto lo stesso, lo dimostra la faccia di Gaviria quando riceve il bacio delle miss. Tetra, conscia del fatto di non aver meritato. “Non si può essere felici quando ad un uomo amico succede questo (nella scorsa stagione erano compagni di squadra, ndr). Per me Elia non ha sbagliato nulla, è un grande corridore e vincere così a me non piace”. Il secondo motivo: il buon Moschetti – quarto – dava la sensazione di andarsi a prendere un podio niente male per un giovane come lui.
Succede tanto nella terza tappa, c’è spazio per l’imprevedibile. Tanto vento, anche non è detto che questo sia alla base della caduta più importante di giornata. Restano dietro Hart che prende 1’28” (inizio Giro complesso per la Ineos ex Sky) e due uomini da piazzamento nella generale come Pozzovivo e Carapaz, staccati 46”. Alla luce di questo, giornata da archiviare positivamente per i vari Roglic (che resta in rosa), Nibali, Simon Yates ecc. “C’era un solo corridore in fuga, è stata una tappa molto lunga. Mi ha permesso di godermi un po’ di più la maglia rosa – ha spiegato Roglic -. Nel finale non avevo paura del forte vento trasversale, ma siamo una squadra olandese, sappiamo come correre nel vento”.
Per fortuna che esiste anche un capitolo romantico. Nei giorni scorsi, dopo la debacle di Hiroki Nishimura (8 km della crono a Bologna fatti a passeggio, fuori tempo massimo) c’era stata una inevitabile ironia sulla solidità della truppa giapponese al Giro, alimentata dal fatto che anche l’altro, Sho Hatsuyama, aveva chiuso la prova in preoccupante affanno. Ora però l’onta è lavata perché Hatsuyama va in fuga quasi dal pronti via: niente drappello, però. Avvolto nel vento e soprattutto senza alcuna speranza avanza. Solitario al punto da far andare il pensiero a Yokoi, il soldato di Hirohito che prolungò la sua guerra di 27 anni nascosto nella giungla. Contento lo sponsor (Nippo-Vini Fantini-Faizané) per la vetrina pubblicitaria, ma siamo sicuri che Sho la sua azione l’ha fatta per l’onore.
Cenni di cronaca. Da Vinci a Orbetello, 220 km destinati alla volata, sia pure con i saliscendi classici di queste zone ed un GPM di quarta categoria, Poggio l’Apparita, appannaggio di un Ciccone che ha già delimitato in maniera chiama il proprio obiettivo, la maglia azzurra. Per Vinci il Giro è una novità, per Orbetello no. Precedente 21 anni fa: sede di partenza, l’arrivo fu nel Lazio – a Frascati – ma in salsa toscana, tra lo sprint di Cipollini e Bartoli in rosa. Una volta ripreso Hatsuyama, sono una settantina di km soporiferi, in attesa dell’adrenalina finale. Volata. Ackermann gioca la carta dell’anticipo, ma stavolta Viviani non si fa sorprendere. Vince, accarezza la sua maglia tricolore, poi la mazzata.
ORDINE D’ARRIVO
1. Fernando Gaviria Rendon (Col, UAE Team Emirates) in 5h23’19”
2. Arnaud Demare (Fra, Groupama) s.t.
3. Pascal Ackermann (Ger, Bora-Hansgrohe) s.t.
4. Matteo Moschetti (Ita) s.t.
5. Giacomo Nizzolo (Ita) s.t.
6. Jakub Mareczko (Ita) s.t.
7. Davide Cimolai (Ita) s.t.
8. Manuel Belletti (Ita) s.t.
9. Christian Knees (Ger) s.t.
10. Sacha Modolo (Ita) s.t.