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Freccia Vallone, vince Teuns: la classifica
Non riesce il colpaccio, ma che cuore Alejandro Valverde. Lo spagnolo della Movistar, 42 anni tra cinque giorni, chiude secondo alla Freccia Vallone, battuto in volata dal belga Dylan Teuns. Decisivo l’attacco nel finale sul Mur de Huy, con il corridore della Bahrain Victorious che ha preceduto di 2” Valverde. Sul podio anche il russo Vlasov, che ha preceduto il tre volte campione Alaphilippe. Il primo italiano al traguardo è Domenico Pozzovivo, 15°. Domenica è in programma la Liegi-Bastogne-Liegi, che chiude le Classiche di Primavera.
L’ordine d’arrivo
1. Dylan Teuns2. Alejandro Valverde3. Aleksandr Vlasov4. Julian Alaphilippe5. Dani Martinez LEGGI TUTTO - in Bike
Freccia Vallone femminile: vince Marta Cavalli, quinta Elisa Longo Borghini
Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope) ha vinto La Freccia Vallone femminile superando allo sprint Annemiek van Vleuten (Movistar Team) dopo un’emozionante duello sul Mur de Huy. Gara decisa nella penultima salita, la Côte de Cherave, dove diversi attacchi hanno frammentato il gruppo. Solo 16 cicliste sono entrate insieme al Mur de Huy: Van Vleuten si è mossa a 350 metri dall’arrivo su una delle parti più ripide della salita. Cavalli è stata l’unica che è riuscita a rispondere, iniziando il suo sprint negli ultimi 100 metri e superando l’olandese a 75 metri dalla fine per vincere. Demi Vollering e Ashleigh Moolman-Pasio (entrambi del Team SD Worx) hanno chiuso al terzo e quarto posto, con la campionessa dell’ultima Roubaix, Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo) quinta. Cavalli aveva vinto dieci giorni fa anche l’Amstel Gold Race. LEGGI TUTTO
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Bradley Wiggins rivela: “Ho subito molestie sessuali a 13 anni”
La confessione choc dell’ex ciclista britannico: “Episodio che non ho mai completamente accettato e che ha avuto un forte impatto su di me anche da adulto”. Poi il racconto dei rapporti difficili con il patrigno e con il successo: “Ho vinto Tour e Olimpiadi: il periodo più brutto della mia vita”
“Sì, sono stato molestato da un allenatore quando ero più giovane”. La confessione choc arriva da un grandissimo del ciclismo moderno, insieme al racconto di un’infanzia resa ancora più difficile dall’abbandono da parte del padre naturale e dai rapporti complicati con il patrigno. Bradley Wiggins, vincitore del Tour de France 2012, 5 ori olimpici e 6 titoli mondiali tra strada e pista, prima del ritiro nel 2016, ne ha parlato in una bella intervista a Men’s Health UK in cui spazia dall’importanza della salute mentale al suo rapporto di amore/odio con il ciclismo. Con quel passaggio sulle molestie sessuali subite quando aveva 13 anni che rivela parte del lato oscuro di un grande sportivo.
Le molestie e il patrigno violento
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Wiggins a spasso con la maglia di Gascoigne. FOTO
“Sono stato molestato da un allenatore quando avevo 13 anni ed è un episodio che non ho mai completamente accettato e che ha avuto un forte impatto su di me anche da adulto. Ho cercato di seppellire tutto”, racconta il campione britannico. Spiegando anche come i rapporti complicati in famiglia rendessero difficile confidarsi con qualcuno. “Il mio patrigno era piuttosto violento con me, era solito chiamarmi ‘frocio’ per aver indossato Lycra e cose del genere, quindi non pensavo di poterglielo dire. Così mi sono chiuso in me stesso. Ero un tale solitario. Sono stato un adolescente piuttosto strano per molti versi e penso che la bicicletta sia stata una risposta a tutte queste avversità”.
L’abbandono del padre
Lo sport, il ciclismo, come via di fuga da una realtà che quando era bambino l’aveva già messo duramente alla prova con l’abbandono da parte del padre naturale, Gary Wiggins, anche lui ciclista. “Era il mio eroe. Volevo mettermi alla prova con lui. Era un buon ciclista, avrebbe potuto essere davvero bravo, ma era un talento sprecato. Era un alcolizzato, un maniaco depressivo, piuttosto violento e all’epoca prendeva molte anfetamine e droghe. Non ho mai ricevuto risposte quando è stato assassinato nel 2008. Ci ha lasciato quando ero piccolo, quindi l’ho incontrato per la prima volta quando avevo 18 anni. Abbiamo riallacciato i rapporti per poi allontanarci di nuovo: non abbiamo più avuto rapporti nei due anni precedenti alla sua morte”.Tour e Olimpiadi, il periodo più infelice
Tutti eventi che hanno contribuito alla difficoltà di trovare un equilibrio interiore. “Nel 2012, dopo aver vinto il Tour de France e le Olimpiadi, la mia vita non è stata più la stessa: con il successo sono arrivati fama e adulazione. Io sono una persona introversa e riservata, non sapevo più chi fossi realmente “io”, quindi ho adottato una specie di velo, “da rock star”. È stato probabilmente il periodo più infelice della mia vita”TAG: LEGGI TUTTO
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Parigi-Roubaix, successo dell'olandese Van Baarle
L’olandese Dylan Van Baarle, del Team Ineos Grenadier, ha vinto la Parigi-Roubaix 2022. Alle sue spalle – con un distacco di 1’47” – un gruppetto regolato dal campione del Belgio Wout Van Aert davanti allo svizzero Stefan Küng. Quarto posto per il belga Devriendt, quinto lo sloveno Mohoric (che quest’anno si era imposto nella Milano-Sanremo). A 2’27” un terzetto formato dal francese Petit, dal belga Stuyven e dal francese Pichon. Nona posizione per l’olandese Van der Poel (+2’34”), decimo il belga Lampaert (+2’59”) che era caduto nel finale della corsa dopo un contatto con uno spettatore.
Van Baarle quest’anno si era piazzato secondo nel Giro delle Fiandre alle spalle di Van der Poel, mentre nella scorsa stagione era arrivato secondo nella prova in linea del Mondiale dietro al francese Alaphilippe. LEGGI TUTTO
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Parigi-Roubaix femminile, trionfa Elisa Longo Borghini
Sempre più nella storia Elisa Longo Borghini: la campionessa italia in carica ha aggiunto infatti un altro successo nella sua bacheca. E non uno qualsiasi, ma una delle classiche più dure, la Parigi-Roubaix. L’azzurra (che tra gli altri successi, ha conquistato due volte il bronzo olimpico, nel 2016 e nel 2021) ha vinto per distacco sul percorso di 124 km, grazie a un attacco a 30 km dall’arrivo. E’ il successo numero 30 per la trentenne italiana. Squalificata invece per traino Elisa Balsamo. Periodo comunque positivo per il ciclismo femminile: la scorsa settimana, infatti, la 24enne Marta Cavalli aveva vinto l’Amstel Gold Race.
“Non volevo venire per fare la comparsa”
A fine gara tutta la gioia di Elisa Longo Borghini, che ha anche parlato della vigilia complicata da problemi fisici: “Tutto questo è fantastico. Un risultato straordinario che voglio condividere con la mia famiglia, con il mio fidanzato Jacopo Mosca. Un grazie particolare alla mia squadra, la Trek Segafredo. Non è stato un periodo facile quello che mi ha avvicinato a questa corsa. Ho preso antibiotici e alla vigilia avevo comunicato alla squadra che non me la sentivo di venire alla Roubaix, non volevo fare la comparsa. La squadra invece ha insistito perché io fossi presente. ‘Tu vieni perché puoi vincere’ mi hanno detto. E così è stato. È fantastico” LEGGI TUTTO - in Bike
Parigi-Roubaix, il percorso e i favoriti: l'Italia spera in Ganna. FOTO
Con l’assenza forzata di Colbrelli, trionfatore nel 2021, l’Italia punta su Ganna, Ballerini e Trentin, ma il favorito assoluto alla vittoria della Parigi-Roubaix 2022 non può che essere Mathieu Van der Poel. La corsa – come da tradizione – prenderà il via da Compiègne e sarà caratterizzata da 55 chilometri di pavé, suddivisi in 30 settori LEGGI TUTTO
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Amstel Gold Race, Kwiatkowski batte Cosnefroy al fotofinish
Il polacco Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) ha vinto la 56/a edizione della Amstel Gold Race, 254 chilometri con partenza da Maastricht e arrivo a Berg En Terblijt, battendo al fotofinish il francese Benoit Cosnefroy (AG2R Citroen). Terza posizione per il belga Tiesj Benoot.
Arrivati da soli sul rettilineo finale dopo aver staccato il gruppo, i due si sono sfidati in volata, dove per qualche centimetro si è imposto il polacco, già vincitore della corsa nel 2015. Per decretare il vincitore è stato necessario ricorrere al fotofinish e ad un primo annuncio il successo è stato assegnato al francese, ma il controllo ufficiale ha ribaltato il verdetto con gran delusione di Cosnefroy, che sperava di essere il primo transalpino a trionfare nella corsa dal lontano 1981. LEGGI TUTTO