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    Ciclismo, Giro d'Italia: Caicedo doma l'Etna, Almeida nuova maglia rosa. Nibali c'è, crollano Thomas e Yates

    Jonathan Caicedo e Joao Almeida. Il teatro dell’Etna propone attori a sorpresa. Il primo ha 27 anni e viene dall’Ecuador: al Giro dello scorso anno (vinto dal connazionale Carapaz) arrivò centoottesimo, in questo sfiora la maglia rosa. Non la prende per decimi di secondo, un battito di ciglia. Poco male, la sua vittoria in salita, che il vento e la pioggia condiscono con i colori dell’epica, è l’apice di una carriera che prima d’ora aveva avuto il massimo nella conquista della Vuelta Colombia. Joao Almeida, portoghese, fa parte della nouvelle vague del ciclismo, quello dei ragazzini terribili capaci di vincere un Tour con Tadej Pogacar o una Freccia Vallone con Marc Hirschi. Anche Almeida, come gli altri due, ha 22 anni. Va forte a cronometro ed è capace di tenere in salita: una combinazione che al momento gli permette di vestire la maglia rosa. “Non riesco a descrivere la sensazione, non ci credo, è un sogno che è diventato realtà. Gli ultimi chilometri sono stati durissimi, ho fatto di tutto per restare davanti”.I due volano mentre altri, anche tra i più attesi, steccano. Geraint Thomas non riesce neanche ad aver paura dei 19 km -con picchi in doppia cifra- della salita finale: i fantasmi del passato (la caduta della tappa del Blockhaus, anno 2017, gli costò il Giro) ne invadono i pensieri prima della partenza. Cade anche stavolta, tradito da una maledetta borraccia, mentre raggiunge il km 0: segni nel fisico, segni nel morale. Si stacca su una accelerazione della Trek di Vincenzo Nibali. Filippo Ganna lo scorta, sembra quasi poterlo riportare dentro, ma niente. Oltre 12’ di ritardo, Giro finito.Già, Nibali. La squadra lavora molto bene, lo Squalo non sarà brillantissimo come un tempo ma è tosto, sa gestirsi e resta sempre con i migliori. Dei cinque favoriti della vigilia è, insieme a Fuglsang, quello che esce meglio. Kruijswijk infatti tiene ma soffre tantissimo, mentre Simon Yates viene inghiottito dalla salita: perde tre minuti e mezzo dai migliori, se non esce di scena poco ci manca.   Storie nella storia. Romano e Visconti sono due siciliani, vanno in fuga con Campenaerts -che cerca qualcosa di alternativo alle crono dove sta andando così così- Caicedo, Craddock, Holmes, Bjerg e Rumac. Nel momento decisivo se la giocano Caicedo e Visconti, l’ecuadoriano però ha qualcosa in più: “Abbiamo pianificato questa mattina di andare in fuga, l’abbiamo studiata. E’ andata benissimo con i miei compagni”, spiega il vincitore. “Ho vissuto momenti altalenanti, alle volte mi sentivo bene altre no, poi quando ho visto Visconti scattare, una volta che sono riuscito a stargli dietro ho provato l’allungo decisivo”. A Visconti la replica:  “Non sto passando un bellissimo periodo dal punto di vista mentale, anche se sono orgoglioso di quello che riesco ancora a fare. Purtroppo Caicedo mi ha lasciato lì e non ce l’ho fatta a rimontare”.ORDINE D’ARRIVO1. Jonathan Caicedo      (Ecu, EF Pro Cycling)     in 4h02’33″2. Giovanni Visconti     (Ita, Vini Zabù – KTM)     a      21″3. Harm Vanhoucke        (Bel, Lotto Soudal)        a      30″4. Vilco Kelderman       (Ned)                      a      39″5. Jakob Fuglsang        (Den)                      a      51″6. Rafal Majka           (Pol)                      a      51″7. Vincenzo Nibali       (Ita)                      a      51″8. Jonathan Castroviejo  (Esp)                      a      51″9. Domenico Pozzovivo    (Ita)                      a      51″10. Steven Kruijswijk     (Ned)                      a      56″11. Joao Almeida          (Por)                      a    1’03″31. Simon Yates           (Gbr)                      a    4’22″69. Geraint Thomas        (Gbr)                      a   12’19″CLASSIFICA GENERALE1. Joao Almeida       (Por, Deceuninck-QuickStep)   in 7h44’25″2. Jonathan Caicedo   (Ecu, EF Pro Cycling)                s.t.3. Pello Bilbao       (Esp, Bahrain-McLaren)         a      37″4. Wilco Kerlderman   (Ned)                          a      42″5. Harm Vanhoucke     (Bel)                          a      53″6. Vincenzo Nibali    (Ita)                          a      55″7. Domenico Pozzovivo (Ita)                          a      59″8. Brandon McNulty    (Usa)                          a    1’11″9. Jakob Fuglsang     (Den)                          a    1’13″10. Steven Kruijswijk  (Ned)                          a    1’15″25. Simon Yates        (Gbr)                          a    3’46″53. Geraint Thomas     (Gbr)                          a   11’17”  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro: ecco l'Etna, Nibali contro il tabu Sicilia

    ENNA – Una grande salita del Giro non era mai arrivata alla terza frazione e l’Etna non si era mai scoperto come arrivo di tappa dal versante di Linguaglossa, quello su cui pedaleranno oggi i corridori. Si sale fino a Piano Provenzana, come nel 2011, quando però la tappa si concluse al Rifugio Sapienza, con vittoria di Alberto Contador, poi revocata. Il percorso 6 è il più settentrionale, il più lungo (18 km) e probabilmente il più duro. È stato ribattezzato “Versante #salvaciclisti” ed è dedicato alla memoria di Michele Scarponi, Tommaso Cavorso e Rosario Costa. Sono tanti i cartelli lungo la strada che indicano la distanza minima di un metro e mezzo e invitano al rispetto reciproco tra ciclisti e automobilisti.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Liegi-Bastogne-Liegi: doppia beffa per Alaphilippe, la Doyenne va a Roglic

    LIEGI – La doppia amarezza di Julian Alaphilippe. E’ lui il personaggio in negativo della Liegi-Bastogne-Liegi, la più antica delle classiche monumento, vinta da Primoz Roglic. Sulla Roche au Faucon, una delle tradizionali Cote del percorso, Roglic, il vincitore del Tour de France Tadej Pogacar, il campione del mondo Julien Alaphilippe e lo svizzero Marc Hirschi fanno la differenza.Alaphilippe declassato dal 2° al 5° posto per irregolaritàI 4 si controllano troppo, e proprio in vista del traguardo vengono raggiunti da Mohoric, che tira dritto e di fatto apre la volata. Alaphilippe sembra vincerla agevolmente, ma esulta troppo presto e mentre è a braccia alzate viene beffato da Roglic. Come se non bastasse, la giuria rivela una irregolarità del campione del mondo (Hirschi e Pogacar ostacolati) e lo declassa al quinto posto, consentendo proprio a Hirschi e a Pogacar di salire sul podio. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia: Ulissi vince ad Agrigento, Ganna resta in rosa

    Il ritornello quando si parla di Diego Ulissi è abbastanza ricorrente. Corridore perfetto per un finale da classica ma senza il chilometraggio della classica. Confermano tutto i 149 km da Alcamo ad Agrigento, con una arrampicata finale di 3700 metri (pendenza media del 5,3% e picchi al 9%). La UAE di Ulissi ha imposto il suo forcing, facendo lavorare Valerio Conti: poi ha preso il comando in prima persona. In quel momento una reazione grandi firme, siglata niente meno che Peter Sagan. Lo slovacco, che sembra avere ritrovato lo smalto che al recente Tour sembrava sbiadito, ha chiuso il margine spendendo però molte energie. Troppe, e quando Ulissi è ripartito ha messo il sigillo sulla tappa cogliendo la sua settima vittoria al Giro. Filippo Ganna non trema nel finale e conserva la maglia rosa alla vigilia della difficilissima (per lui) tappa dell’Etna.”Ho detto a Valerio Conti di accelerare per stancare e staccare i velocisti, siamo stati perfetti e sono veramente contento per aver conquistato la mia settima vittoria di tappa al Giro d’Italia”, ha spiegato Ulissi. “Anche negli anni scorsi ho vinto alcune tappe molto belle. Quando si arriva coi più forti e li si batte è qualcosa di straordinario”.Se Ulissi ride, prosegue l’inizio travagliato dell’Astana. Aleksandr Vlasov, che alla vigilia aveva dichiarato di puntare alla maglia bianca di miglior giovane, si ritira a 60 chilometri dal termine per un problema intestinale. Dopo l’abbandono di Miguel Angel Lopez, caduto e finito contro le transenne nel corso della cronometro individuale, Fuglsang perde un altra pedina.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia: Ganna domina la cronometro e conquista la prima maglia rosa

    Mai cambio di maglia fu più dolce. L’iride sostituito dalla rosa. Filippo Ganna è il primo leader del Giro d’Italia: una prestazione tanto perfetta da sembrare banale, quasi fosse il risultato inevitabile di una convergenza di situazioni. Il cronoman più forte del momento (non si domina un mondiale per caso) che si misura su un percorso ideale per esaltarne classe e potenza, una media di 58,8 km/h che sbriciola qualsiasi velleità altrui. Detta così sembra semplice, e in effetti Ganna dà l’idea di passeggiare lì dove in parecchi rischiano. Chad Haga è uno che una crono al Giro l’ha anche vinta, eppure in una curva rischia il fuoristrada. Miguel Angel Lopez aveva nelle potenzialità il podio a Milano: gli basta una distrazione, un avvallamento stradale mentre toglie una mano sul manubriosul rettilineo. Caduta bruttissima, il suo Giro d’Italia finisce praticamente prima di cominciare dentro una ambulanza.    “Ero uno dei favoriti, ho cercato di sfatare il mito che il favorito non vince e di portare a casa questo risultato. Spero sia di buon auspicio per i prossimi giorni. Indossare questa maglia è una grande emozione. Voglio mandare un saluto alla mia regione, il Piemonte, che ha avuto dei problemi col meteo. Anche oggi, qui, c’era molto vento, ma sono riuscito a gestirlo”, ha spiegato la maglia rosa. Ganna precede di 22” Almeida e Bjerg, ma la grande giornata della Ineos della maglia rosa la completa il quarto posto di Geraint Thomas. Dei cinque cavalieri investiti dei favori del pronostico per il successo finale, è di gran lunga quello che va meglio. Chiude in 15’47”, rilifa 26” a Simon Yates, 1′ e 6” a Vincenzo Nibali (una enormità su 15 km, tradito anche dal vento ballerino), 1′ e 21” a Steven Kruijswijk, 1’24” a Jakob Fuglsang (considerato anche l’incidente a Lopez, una giornata nerissima per l’Astana). Insomma, il Giro è appena agli inizi ma Thomas potrà già giocare di rimessa, protetto da una squadra fortissima e conscio di potenzialià contro il tempo superiori a quella dei rivali.Un Ganna dunque in testa al Giro dopo 111 anni. A Filippo sono bastati 15 km abbondanti. Al predecessore, Luigi, che ce ne vollero il 378,5 il 16 maggio del 1909, partenza da Bologna ed arrivo a Chieti. Tappa tosta, al punto tale che in 4 furono cacciato per aver preferito il treno alla bici… Gran personaggio il ‘vecchio’ Ganna, classico corridore di estrazione popolare passato alla storia, oltre che per la vittoria, anche per la dichirazione naif con la quale commentò le prime sensazioni dopo il trionfo: “L’impressione più viva l’è che me brüsa tant ‘l cü !” LEGGI TUTTO

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    L'Eroica non c'è ma.. si corre lo stesso. I ciclisti ci saranno

    La notizia era stata pubblicata dall’agenzia AdnKronos qualche settimana fa, e appariva come una incredibile curiosità: L’Eroica, una delle manifestazioni più famose (e sognate) al mondo tra gli appassionati di bicicletta (soprattutto dello spirito puro della bici) era da tempo stata annullata causa Covid, ma quasi nessuno degli oltre settemila che da tutto il mondo avevano conquistato il diritto a partecipare aveva ancora annullato la sua prenotazione alberghiera. Lo faranno, hanno pensato in molti. E invece no. La passione per la bici e per una faticosissima pedalata in compagnia sui durissimi duecento km delle colline senesi (quasi la metà su strade bianche, tutto con bici d’epoca) sembra non essersi piegata nemmeno alla pandemia: a due giorni dall’appuntamento di domenica 4 ottobre – che poi è un “non appuntamento”, visto che da mesi è stato annullato – in migliaia (sembra circa duemila) hanno confermato il loro arrivo agli albergatori.“Sono sicuro che ci saranno in molti, anche se abbiamo detto in tutti i modi e le salse che quest’anno non-si-fa. Noi le regole le rispettiamo. Ma come si fa a impedire che la gente venga a prescindere? Ormai L’Eroica è una specie di Mecca personale di questo tipo di ciclismo, e anche un po’ una Woodstock della bicicletta”, dice Giancarlo Brocci, l’ideatore della manifestazione. E dunque ormai a Gaiole, Montalcino, Castelnuovo Berardenga o Buonconvento iniziano ad attendersi un popolo di pedalatori in marcia per una irripetibile (si spera) Eroica autogestita. Forse solo l’avverarsi di catastrofiche previsioni meteorologiche potrà metterli in crisi, ma intanto sono già tantissimi – soprattutto stranieri – ad essere già in giro con le loro magliette vintage per le strade del Chianti.Dunque la partenza non c’è, non c’è l’arrivo, non ci sono le consuete manifestazioni collaterali, niente organizzazione sul campo, punti ristoro, feste: però c’è il percorso, ormai stranoto e anche segnalato stabilmente lungo le strade del Chianti, e ci sono i ciclisti. Tra i quali una coppia tedesca che lo aveva programmato ed è venuta a mantenere la promessa che si erano fatti: si sono sposati in Chianti, ciliegina romantica sulla torta.Infine, ad aggiungere suspense alla vicenda – scrive sempre l’AdnKros -, c’è un neanche troppo criptico post del barone Francesco Ricasoli, uno dei maggiori sostenitori della manifestazione tanto da aver aperto un locale dedicato, l'”Eroica Caffé”, punto di ritrovo e partenza per le migliaia di appassionati di polvere e colline che ormai dal ’97 si ritrovano a pedalare per i 209 chilometri del massacrante percorso toscano. “Aspettando l’Eroica”, scrive Ricasoli sul suo sito il 25 settembre scorso. O, meglio, “aspettando la non-Eroica”, con la curiosità affascinata di vedere quanti alla fine decideranno di… “non-correrla”.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia al via dalla Sicilia: Ganna a caccia della prima maglia rosa

    Una volta chi si chiamava Ganna il Giro lo vinceva. Luigi da Induno Olona, trionfatore della prima edizione nel remotissimo 1909. Filippo da Verbania non potrà emularlo, visto che madre natura non lo ha attrezzato per andare forte su tutti i terreni e, come se non bastasse, per tre settimane. Su una cosa però Filippo potrà superarlo: conquistare la maglia rosa, che Luigi non indossò mai essendo in voga solo dagli anni trenta. L’occasione è ghiotta, una crono di 15,1 km da Monreale a Palermo che darà il via al Giro d’Italia numero 103. Distanza dimezzata rispetto a quella che lo ha visto protagonista al Mondiale di Imola, primo azzurro a vincere la maglia iridata contro il tempo, più vicina alla decina di km di San Benedetto nel giorno della chiusura della Tirreno-Adriatico. Due gare che hanno visto proprio nel dominio dell’italiano il punto di convergenza. Il percorso siciliano sembra inoltre fatto apposta per esaltarne le caratteristiche, anche se ci sono tante varianti: quella impazzita è il meteo, che con partenze spalmate su un crono abbastanza ampio, può fare la differenza. L’altra, più ‘controllabile’, sono gli avversari.Prima di Ganna, che scatterà alle 14,58, toccherà al belga Victor Campenartes (13,18), all’olandese Jos Van Emden (14,35) e soprattutto all’australiano Rohan Dennis, anche lui due volte campione del mondo a cronometro ma nettamente battuto a Imola (deludente quinto posto). Parecchio dopo sarà la volta del tedesco Tony Martin, alla ricerca di rispolverare antichi splendori in prove di questo tipo. Ma non basta, perché Ganna il nemico potrebbe avercerlo in casa. Geraint Thomas, il suo capitano della Ineos, arrivato in italia con il progetto più ambizioso: vincere il Giro. Missione possibile, sia per la squadra – che alla corsa rosa, quando si chiamava Team Sky ha rotto il ghiaccio nel 2018 con Froome dopo anni di disastri – e per la voglia di rivalsa dopo essere visto accantonato a favore di Bernal per un Tour de France rivelatosi fallimentare.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia: Nibali lancia l'assalto al tris. “Thomas e Fuglsang da battere, ma più di tutti temo il freddo”

    PALERMO – Lo sguardo è quello di sempre, timido e fiero. Dalla sua Sicilia, Vincenzo Nibali lancia l’assalto al Giro d’Italia, già vinto due volte (2013-2016): il tris lo accosterebbe a Bartali, Gimondi, Brunero, Magni e Hinault e soprattutto farebbe di lui, a quasi 36 anni (li compirà il 14 novembre) il più anziano vincitore di sempre della corsa rosa. “La condizione” sottolinea nella conferenza stampa della vigilia, “è più o meno quella del Mondiale”. Non ottimale, ma nemmeno lacunosa come quella mostrata alla Tirreno-Adriatico di metà settembre. L’azione sulla prima delle due salite del circuito iridato aveva mostrato un buon Nibali, su un percorso non adatto a lui: “Il mio giorno migliore dell’ultimo mese” aveva detto nel dopo gara.  Gli avversari Sono due gli aspetti del Giro che preoccupano maggiormente Nibali. Uno, è scontato, sono gli avversari: “Thomas e Fuglsang sembrano gli uomini da battere, e la Ineos sarà la squadra di riferimento della corsa, perché è probabilmente la più forte e ha il capitano più in forma”. Quanto alla sua Trek-Segafredo, Nibali spiega come “gli uomini che ho accanto a me sono gli stessi con i quali ho iniziato a lavorare a inizio stagione su questo obiettivo, quelli scelti dai direttori”. Sarà da testare soprattutto la condizione di Giulio Ciccone, sulla carta l’ultimo uomo di Nibali, nella realtà un corridore in ricostruzione fisica e mentale dopo il Covid, che l’ha colpito a fine agosto. Un buon Ciccone è ipotizzabile però solo “nella terza settimana” ammette lo stesso abruzzese, maglia gialla al Tour 2019.  Le condizioni meteo Il vero grande spettro del Giro, soprattutto per Nibali e per le sue caratteristiche di scalatore adatto alle grandi quote, è rappresentato dal clima: freddo a oltre 2000 metri, a ottobre significa quasi sempre neve, con l’altissimo rischio che le vette di Stelvio e Agnello possano non essere transitabili. Rcs ha piani alternativi, ma ovviamente nessuno di essi potrebbe sostituire i 2700 e più delle due salite simbolo delle due tappe regine del Giro: “Sì, è la mia preoccupazione principale, il freddo che potremmo trovare e la possibilità che le tappe vengano stravolte. Vedremo via via”. Lo scorso anno la sua rincorsa a Carapaz venne frenata dalla cancellazione del Gavia dalla tappa con finale ad Aprica, vinta proprio da Ciccone. Il caso Simmons Gli umori in casa Trek sono stati rovinati dal caso Simmons: il 19enne corridore americano, neopro e campione juniores in carica, è stato sospeso dal team per aver pubblicato tweet di stampo razzista e trumpiano: a un giornalista che chiedeva di prendere le distanze dal presidente americano, Simmons ha risposto con una manina nera che saluta e con altri tweet di stampo sovranista. Simmons non era comunque tra i convocati del Giro. Il general manager Guercilena ha confermato che “con ogni probabilità Simmons non correrà più con noi fino a fine stagione, e poi vedremo con la proprietà se sia il caso di proseguire il nostro rapporto anche nella prossima stagione”. L’ultima gara del giovane americano è stata la Freccia Vallone di mercoledì.   LEGGI TUTTO