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    Ciclismo, Giro d'Italia: fuga vincente di Dowsett, prima storia per un team israeliano. Almeida resta in rosa

    Non è la prima volta di Alex Dowsett al Giro, ma è la prima volta di un team israeliano nel ciclismo che conta. Ha impiegato 5 anni l’Israel Start-Up Nation per arrivare a vincere una tappain un grande giro. Missione compiuta a Vieste per merito di un britannico dalla una storia particolare: un atleta simbolo, capace di coniugare lo sport ad altissimo livello con una emofilia che per lui va avanti da sempre. Un palmares già ricco, fatto di tante prove a cronometro (una anche al Giro d’Italia di sette anni fa) e di tre mesi di gloria per il record dell’ora, prima che glielo sfilasse Rohan Dennis, a sua volta spodestato da Victor Campenaerts. A Dowsett mancava solo godersi il gusto della vittoria, abituato come era a sfrecciare al traguardo nelle crono senza rendersi di ciò che gli ruotava intorno. Stavolta però è stato diverso: gli ultimi 100 metri se li è quasi fatti a passo d’uomo in una sorta di autocelebrazione del trionfo. “Non so cosa dire. Ho avuto le mie soddisfazioni nelle cronometro, ma non potete capire cosa significhi tutto ciò in questo anno così difficile”, ha spiegato. “Non riesco a crederci, a gennaio diventerò padre ma non riesco a guardare così tanto avanti”.Non cambia nulla nella classifica generale: Almeida resta in rosa alla vigilia del primo esame di laurea della sua carriera, domenica sulla salita di Roccaraso. Cambia invece la tranquillità generale nel gruppo: la positività di Simon Yates al Covid ovviamente getta ombre sul futuro di questo Giro, chiamato più che mai a vivere alla giornata.   LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Mountain bike: Eva Lechner argento ai mondiali

    ROMA – Grande prestazione di Eva Lechner ai mondiali di Mountain Bike in corso di svolgimento in Austria. Sul percorso di Leogang, nella zona di Salisburgo, la 35enne azzurra conquista la medaglia d’argento, suo miglior piazzamento ad una rassegna iridata assoluta (fu terza nel 2011). Medaglia d’oro alla campionessa in carica, la fuoriclasse francese Pauline Ferrand Prevot che si è imposta con tre minuti di vantaggio sulle avversarie.Lechner ha effettuato una bella rimonda nel finale di gara: a lungo è rimasta assieme alla svizzera Sina Frei (alla fine quarta), ma soprattutto ha battuto allo sprint l’australiana Rebecca McConnell. Quella della Lechner è l’ottava medaglia italiana nella gara Elite femminile della specialità cross country. La prima risale al 1993, l’oro della Pezzo in Francia. Seguirono, nell’ordine, il bronzo di Maria Paola Turcutto (1996), la doppietta oro-argento di Pezzo-Nadia De Negri nel 1997 in Svizzera, i bronzi di Pezzo del 1999 e 2000 e il bronzo della Lechner del 2011. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia: Yates positivo al Covid: si ritira

    C’è il primo caso di Covid al Giro. Il 28enne britannico Simon Yates, capitano della Mitchelton-scott, è stato fermato e ritirato dalla corsa rosa a seguito del risultato positivo del tampone a cui è stato sottoposto e non sarà al via della tappa di oggi. Yates aveva manifestato sintomi molto lievi nelle ore successive alla settima tappa, la Matera-Brindisi. Il team medico della Mitchelton aveva subito richiesto un test rapido che ha dato risultato positivo. Successivamente è stato eseguito un secondo test, RT-PCR, che ha confermato la positiva del corridore.repApprofondimento LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia: Demare fa tris nella tappa più veloce di sempre. Almeida resta in rosa

    La tappa più veloce di sempre della storia del Giro incorona il più veloce di adesso. Arnaud Demare ogni giorno che passa è sempre più personaggio. Un po’ per ‘le physique du rôle’ da bello, di quelli la cui faccia respinge le rughe della fatica. Un po’, anzi soprattutto, perché vince. A Brindisi arriva il tris dopo le affermazioni a Villafranca Tirrena e Matera. Media spaventosa: 51,230, mai così veloci in una frazione in linea, ‘battuta’ la Torino-Arenzano del 2009, che era stata corsa a 51,098. Volata spigolosa dopo una giornata spigolosa: la Groupama-FDJ è tirannica (Guarnieri monumentale) nel cacciare chi tenta di salire sul proprio treno, quindi Demare non è da meno, senza riguardi nello sbarazzarsi degli altri velocisti. Per Sagan il gusto amaro di un altro secondo posto, ma almeno stavolta non c’è fotofinish che sa di beffa. Semplicemente, quando lo slovacco tenta di affiancare Demare, viene respinto con perdite. “Una squadra fantastica. E’ stata una tappa velocissima, con molto vento e tante difficoltà nella prima parte. La squadra mi ha tenuto davanti, interpretando al meglio l’arrivo”, è la disamina essenziale del vincitore. Per la Francia sportiva un sorriso in un momento di tristezza: il Covid ha vinto la sua battaglia con la Parigi-Roubaix numero 118. Cancellata: l’ultima volta era accaduto dal 1940 al 1942 con il nord della Francia occupato dai tedeschi. Una cancellazione che non può che provocare angoscia: “Io spero che, per il bene del ciclismo, si possa arrivare a Milano”. Esprime preoccupazione il ds del Team Ineos, Matteo Tosatto. “Bisogna essere positivi. A mio modo di vedere, finora è stato un bel Giro, con tanta gente disciplinata lungo le strade”. Joao Almeida si tiene la maglia rosa (“Indossarla mi rende ogni giorno più forte”), le posizioni restano invariate, ma è quasi un caso. Non ci sono difficoltà altimetriche, ma i 143 km sono spazzati dal vento. Ne esce fuori una prima parte da tappa atlantica del Tour o da classica del nord. Gruppo frazionato e ventagli. Uomini di classifica: Almeida, Kelderman, Kruijswijk sono davanti. Numero di battistrada limitato, perfetto per luogo e situazione, velocità subito altissima. Dietro Nibali capisce che sta rischiando grosso. Poco assistito dai compagni di squadra (tra questi il più pronto a dare una mano è Jacopo Mosca), lo Squalo dà comunque la sferzata emotiva a chi è con lui: tra questi Fuglsang è il più illustre. La faticaccia dura una quarantina di km, poi si torna compatti. Poi ci si mettono le cadute, svariate. Una di gruppo quando mancano 45 km all’arrivo. Tra quelli di classifica l’oscar della sfortuna – o della disattenzione, a volte il confine è sottile- va a Vanhoucke. Quarto in classifica, va giù due volte, se la cava. Il gruppo si fraziona di nuovo, ma dietro c’è un certo Filippo Ganna. E’ lui il collante per arrivare ad una volata compatta. “Siamo contenti di un buon inizio di Giro, cercheremo di toglierci altre soddisfazioni”, annuncia il piemontese, che viaggia sulle ali dell’entusiasmo. Domenica c’è Roccaraso, bivio importante per la classifica. Prima però Vieste: se non scappa qualcuno sarà ancora volata. Vista l’aria che tira però i predatori di tappa faranno bene ad allearsi, altrimenti potrebbero fare i conti per la quarta volta con un altro predatore, più grande di loro, con la maglia di campione di Francia.ORDINE D’ARRIVO1. Arnaud Demare (Fra, Groupama-FDJ) in 2h47’28″2. Peter Sagan (Svk, Bora-Hansgrohe) s.t.3. Michael Matthews (Aus, Sunweb) s.t.4. Ben Swift (Gbr) s.t.5. Alvaro Jose Hodeg Chagui (Col) s.t.6. Rudy Barbier (Fra) s.t.7. Davide Ballerini (Ita) s.t.8. Enrico Battaglin (Ita) s.t.9. Filippo Fiorelli (Ita) s.t.10. Elia Viviani (Ita) s.t.CLASSIFICA GENERALE1. Joao Almeida       (Por, Deceuninck-QuickStep)   in 24h48’29″2. Pello Bilbao       (Esp, Bahrain-McLaren)         a       43″3. Wilco Kelderman    (Ned, Sunweb)                  a       48″4. Harm Vanhoucke     (Bel)                          a       59″5. Vincenzo Nibali    (Ita)                          a     1’01″6. Domenico Pozzovivo (Ita)                          a     1’05″7. Jakob Fuglsang     (Den)                          a     1’19″8. Steven Kruijswijk  (Ned)                          a     1’21″9. Patrick Konrad     (Aut)                          a     1’26″10. Rafal Majka        (Pol)                          a     1’32″21. Simon Yates        (Gbr)                          a     3’52” LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Covid: annullata la Parigi-Roubaix

    L’edizione 2020 della Parigi-Roubaix, in programma il 25 ottobre, è stata annullata a causa dell’epidemia di Coronavirus. Lo hanno annunciato gli organizzatori della corsa ciclistica, l’ ASO. Il Covid-19 quindi ferma la ‘Regina delle Classiche’, che quest’anno avrebbe vissuto anche la prima edizione della prova femminile.”Su richiesta dei prefetti e facendo seguito all’annuncio del ministro della salute Olivier Véran che ha inserito la zona di Lille in allerta massima, la 118  edizione della Parigi-Roubaix e la prima edizione della Parigi-Roubaix femminile che si sarebbero dovute svolgere il 25 ottobre prossimo non saranno organizzate -si legge nella nota-. Ringraziamo calorosamente le collettività e i partner della corsa che ci avevano seguito nel cambio di data, così come tutti coloro che, come noi, gioivano nel ritrovare la Regina delle Classiche anche in autunno. Diamo a tutti appuntamento all’11 aprile 2021 per celebrare nuovamente assieme il pavé del Nord, vero monumento della storia del ciclismo mondiale”.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro: Demare fa il bis a Matera, Almeida resta in rosa

    MATERA – Vicino ai nomi di Michael Matthews, Fabio Felline e di tutti gli altri si legge “s.t.”, ma viene difficile descrivere quel che ha inventato Arnaud Demare sul traguardo di Matera come un banale sprint in cui il gruppo è arrivato allo striscione conclusivo con lo stesso tempo. Il campione francese festeggia nella città dei Sassi con un’accelerazione spaventosa negli ultimi 350 metri e arriva da solo, con gli avversari a debita distanza: più che una volata, quasi una vittoria per distacco, un colpo di cannone che ha finito per confinare i rivali ai lati della strada mentre il transalpino prendeva in un colpo solo, maestosamente, il centro della scena, il secondo successo in questo Giro d’Italia e la maglia ciclamino. >Demare vince senza stressare i compagni di squadra, sta comodo nella pancia del gruppo mentre gli altri – citofonare Sagan – sfiancano i sodali per rimanere con un pugno di mosche in mano (ottavo posto per l’ex campione del mondo). La Groupama, sorniona, si fa strada col suo trenino solamente quando i battiti cardiaci del plotone iniziano ad aumentare, ed è quasi sempre il momento migliore per far sì che il nativo di Beauvais sprigioni la potenza di cui è capace.I primi protagonisti di giornata sono, come da tradizione, i fuggitivi. Ne contiamo quattro dopo pochissimi chilometri dall’avvio, e sono subito quelli giusti: Bais (Androni Giocattoli-Sidermec), Zana (Bardiani CSF-Faizanè), Frapporti (Vini Zabù Brado KTM) e Whelan (EF Pro Cycling). Il gruppo lascia fare con spensieratezza, il distacco arriva a lambire i 10 minuti, poi la Bora-Hansgrohe prende le redini della faccenda e il gap si assottiglia col passare dei chilometri. La tensione nel drappello dei quattro battistrada è a tratti evidente, Frapporti prova la sparata solitaria a 32 chilometri dal traguardo ma non riesce, miglior sorte ha invece Whelan, che saluta i tre compagni di giornata e resta davanti fino ai 14 chilometri dallo striscione finale, con una tenacia che merita sicuramente gli applausi.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia: il gigante Ganna sorprende anche in salita e vince

    Dedicato a chi pensa che Filippo Ganna sia capace di collezionare solo titoli mondiali a cronometro e su pista (come se fosse cosa da poco) e niente altro. L’impresa del gigante di Verbania a Camigliatello Silano è di quelle che ingigantiscono l’autostima, che autorizzano previsioni del tipo ‘un giorno quel corazziere uscirà dall’inferno del nord della Parigi-Roubaix (già conquistata da under 23) da vincitore’. In Sicilia a faticare, prima con la conquista della maglia rosa, poi come scorta pietosa del dramma di Thomas. In Calabria il capolavoro, dopo una tappa di 225 km dominata per 175 km. E’ lui, dopo 50 km, il treno che porta via con sé sette compagni di avventura. E’ lui che si mette a disposizione del compagno di squadra Puccio (in teoria il designato per un percorso del genere): va a prendere questo e quello che prova a fare da soli. E’ lui che quando un vecchio filibustiere come De Gendt -con il belga anche Rubio Reyes- rientra dal gruppo con energie e motivazioni sulla carta superiori, non si arrende ad un destino che sembra scritto. Riparte e li stacca su una salita durissima come quella del Valico di Montescuro (24 km, alcuni dei quali con picchi preoccupanti). E’ lui infine che, pur con qualche tentennamento, non lascia che la paura di vincere ne inibisca la lucidità sulle curve bagnate dalla pioggia battente della discesa verso l’arrivo.Nel giorno di Ganna, se la cava egregiamente anche Joao Almeida. Il portoghese si tiene la maglia rosa: nella storia è quello del suo paese che già l’ha tenuta di più, visto che Acacio Da Silva nel 1989 riuscì a indossarla solo un giorno. Per il buon Joao inoltre una preoccupazione in meno. Avere a due secondi un Caicedo pronto anche a perfidi agguati sui traguardi volanti con gli abbuoni, era un problemino non da poco. L’ecuadoriano dalla faccia simpatica però si arrende quando la strada inizia salire: ora la prima minaccia per la maglia rosa -Pello Bilbao- si trova a più rassicuranti 48 secondi. Circa quelli che presumibilmente si giocheranno la rosa fino all’ultimo (non ci mettiamo più per il momento Simon Yates, che pur non perdendo ulteriore terreno ha stentato), non si registrano cose particolari: Nibali ha provato qualcosina in discesa, gli altri non si sono fatti sorprendere.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro: storia di Pellaud, svizzero di Colombia

    Villafranca Tirrena – Anche Simon Pellaud si è iscritto al Giro, al suo unico Giro possibile, quello delle fughe. Anche quelle impossibili. Ieri ha piantato i suoi compagni di avventura sulla Portella Mandrazzi, si è avventato sulla ripida discesa, ha tenuto in scacco per un po’ il gruppo, ha vinto un traguardo volante, è stato ripreso a una ventina di chilometri dall’arrivo, ha sorriso alla telecamera, ha mimato un cuore e ha scartato e mangiato un cioccolatino. Con quel nome da lago valdostano, Pellaud non poteva passare inosservato, lui che ha un titolo unico nel suo genere, quello di “campione nazionale svizzero della montagna”, una sorta di campionato tra scalatori della Confederazione, e l’ha vinto lui, che non è uno scalatore e che nemmeno vive in Svizzera. E sì, perché Pellaud vive in Colombia. Per amore. Per molti mesi l’anno.Ciclismo LEGGI TUTTO