ROMA – La notizia era nell’aria da giorni e ora è arrivata anche l’ufficialità: Marco Sodini non è più l’allenatore della Red October Cantù. sulla panchina biancoblu – poi rimasto sulla panchina canturina come vice -, Sodini è riuscito in pochissimo tempo a conquistare il cuore dei tifosi con la sua semplicità e cortesia e soprattutto è riuscito a costruire un gruppo vincente che ha condotto prima sino alle semifinali di Coppa Italia e poi ai playoff.
LA LETTERA – Ad annunciare l’addio – dopo che le parti avevano provato a dialogare per arrivare ad un intesa che portasse al rinnovo – è stato lo stesso coach toscano con una toccante lettera aperta diffusa quest’oggi iun cui ha ripercorso questi mesi e parlato del suo rapporto con la città, la squadra e i tifosi: «Cara Cantù, Ti saluto. Devo salutarti. Come si saluta un’amica, come si saluta un’amante. Come sono sempre stato con te e con tutte le persone che pulsano nel tuo cuore che adesso pulsano anche nel mio cuore, dirò quel che penso, cercherò di essere quello che sono, mi perderò nei ricordi e qualche lacrima pensando a te. Avrò parole di gioia e fatica come le ricordano tutte quelle persone che si sono rese conto di cosa sia la pallacanestro vera grazie a te. Avrò delle fotografie negli occhi che mi ricorderanno quello che era prima di me, quello che è stato , meravigliosamente, con me e quel che di sicuro sarà quando qualcun altro prenderà il mio posto. Mi hai permesso di respirare pallacanestro. Mi hai aperto le porte di ogni casa, come se fossi stato da sempre parte di te. Mi hai fatto gridare con i tifosi, cantare e piangere con la gente, mi hai svegliato con il suono della voce di qualcuno che voleva sapere come andavano le cose. Sono stato sgridato quando ho chiuso le porte della palestra, sono stato abbracciato quando a Brindisi abbiamo conquistato la qualificazione di coppa italia e hai moltiplicato le nostre forze mille e più di mille volte ancora. Mi hai permesso di allenare con Carlo Recalcati, di conoscere Marzorati, Riva, Della Fiori….eccetera eccetera eccetera…E tutto questo, lo hai fatto da subito, come se fosse normale. La tua gente, mi ha adottato con un sorriso. Io quel sorriso mi sono sforzato di restituirlo da subito, con gli occhi e col lavoro. E’ stato faticoso, ma non mi sono mai tirato indietro di fronte alla fatica. Sono entrato dentro un ufficio, sono stato sul parquet, avrei adorato il Pianella, ma ho immaginato che Desio potesse diventarlo e 6000 e più persone l’hanno pensato insieme a me. Non ho mai smesso di lottare, anche quando non farlo sarebbe stato molto più facile. E sono rimasto comunque io, grazie a tutte le meravigliose persone che mi hanno aiutato. Per come sono ho cercato di dare a tutti rispetto e avere rispetto del loro lavoro. Ne ho riavuto tanto e tanto ancora di più. Il rispetto, il rispetto della persona e del lavoro, il rispetto per la maglia, il rispetto per i tifosi, il rispetto per la gente che sceglie e che deve poter scegliere come, quando e se gioire con me. Ecco, forse per questo, per questo modo di essere, per il timore di non riuscire ad avere lo stesso rispetto e rispettando troppo me stesso per non essere onesto con voi e con me, questo è il momento di andare. Non alla ricerca di qualcosa di diverso, che comunque ci sarà, con le emozioni diverse che un nuovo viaggio rappresenta sempre, ma alla ricerca di una mia serenità, rispettando quegli stessi valori che secondo me hanno fatto sì che tra me e te, Cara Cantù, ci fosse questo abbraccio intimo e completo.
Me ne vado silenziosamente come merita la custode di una storia talmente importante che le pagine più belle sono ancora da scrivere. Spero che quando ci vedremo, perchè noi ci vedremo prima poi o in un altro quando, mi sorriderai, paziente, birichina, schietta, arrabbiata, ma adorandomi come io ho adorato essere parte di tutto questo. Grazie».