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Ferrari, Leclerc ed Hamilton ubbidiscono dopo le dure critiche di Elkann. Ma Lewis è un caso


Ubbidisco. La reazione di Charles Leclerc e Lewis Hamilton alla durissima e direttissima critica rivolta ai piloti Ferrari da John Elkann, che lunedì in occasione della presentazione della collaborazione tra Stellantis e le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 li ha definiti “non all’altezza” e invitati a “concentrarsi a guidare e parlare meno”, è stata immediata. E pubblica, sui social quindi. Foto e dichiarazioni che li vedono adeguarsi al diktat presidenziale, con dei distinguo che dimostrano quanto la vera mira della presa di posizione del capo di Maranello sia rivolta (non ce n’era molto bisogno di spiegarlo) soprattutto al sette volte campione del mondo, che ancora domenica in Brasile (dopo il ritiro, culmine dell’ennesimo weekend no) ha espresso tutta la sua delusione: “Guidare per la Ferrari è un sogno, ma ora sto vivendo un incubo”. Il monegasco, che nonostante la frustrazione di mesi (anni, diciamolo) di delusioni ha continuato a spingere (e ottenere podi) e a dichiarare amore per Maranello, ha usato (volutamente) la parola “unità” predicata da Elkann, corredando le sue parole con foto di lui abbracciato a Fred Vasseur e del logo Ferrari sulla sua tuta rossa. “Un weekend molto difficile a San Paolo – ha scritto Leclerc -. È deludente tornare a casa senza aver conquistato quasi nessun punto per la squadra in un momento cruciale della stagione, in cui si lotta per il secondo posto nel campionato costruttori. Da ora in poi sarà tutta una salita ed è chiaro che solo l’unità potrà aiutarci a ribaltare la situazione nelle ultime tre gare. Daremo il massimo, come sempre”.

“Sostengo la squadra, non mi arrenderò, nè ora, nè mai”

Obiettivo rimontare 4 punti alla Red Bull (il solo Verstappen) e soprattutto 36 alla Mercedes. Anche Hamilton, che ieri ha festeggiato il 70° compleanno di mamma Carmen, ha scelto immagini di squadra (lui con i meccanici, lodati da Elkann come gli ingegneri), ma ha inserito anche sé stesso nel discorso. A ribadire la sua “peculiarità”, di chi per altro ha vinto più di tutti in F1 e pretende di indirizzare la squadra (con tanto di dossier su come cambiare organizzazione e mentalità, per altro annunciato alla stampa). “Sostengo la mia squadra. Sostengo me stesso. Non mi arrenderò. Né ora, né allora, né mai” la sua dichiarazione su Instagram. In più dalla rassegna stampa inglese sono arrivare critiche alla Ferrari e al suo presidente in difesa di Sir Lewis. “All’interno del folle mondo della Ferrari in difficoltà, come i continui tradimenti e le pugnalate dietro le quinte stiano sabotando la Scuderia, le ipocrite frecciatine del presidente a Hamilton sono l’ultima ferita auto-inflitta” l’apice del Daily Mail. Anche se non imbeccato, poco gradito ovviamente. E a corroborare quel senso sempre più forte di separazione in casa, e in parte spiegare l’inattesa e per nulla aderente al personaggio presa di posizione durissima di Elkann, è emerso anche un retroscena di domenica. Negli attimi prima della partenza, sulla griglia, alcuni tifosi (per la precisione pare tifose) di Lewis hanno insultato Riccardo Adami, il suo ingegnere di pista (e prima di Vettel e Sainz: 10 anni in Ferrari, 23 in F1) con il quale l’inglese ha più volte polemizzato via radio durante la stagione, specie all’inizio. Arrivando a urlare: “Adami può aspettare, la sua ora arriverà”. Una brutta storia, che divide ancora di più la squadra e dentro la squadra.

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