Era la quarta volta che il Tour de France arrivava a La Planche des Belles Filles. Nei tre precedenti, colui che al termine di questa salita brutale (copyright Richie Porte) ha indossato la maglia gialla (Nibali nel 2014, due volte Froome nel 2012 e nel 2017) ha poi finito per portarla anche a Parigi. Probabilmente Giulio Ciccone interromperà la tradizione, ma per il 24enne abruzzese questo è l’ultimo dei pensieri. Nel primo arrivo in salita, spartiacque tra chi ha ambizioni di vittoria e chi è destinato ad un ruolo di comprimario, Ciccone fa l’impresa della vita. Vero, lo scorso maggio aveva vinto la tappa del Mortirolo al Giro in un giorno da tregenda, ma la maglia gialla al Tour de France è tanta roba…Il coronamento di una rinascita per un ragazzo che è stato operato due volte ad un cuore che gli dava contunui problemi di tachicardia.
Ciccone non vince la tappa, perché l’altro sopravvissuto della fuga di giornata, Dylan Teuns, riesce a raschiare dal barile delle emozioni quelle poche stille di energia in più per spuntarla. “E’ stato ancora più bello. A un certo punto pensavo solo alla tappa. Non sono riuscito a vincerla, ero arrabbiato dopo l’arrivo. Faccio fatica a crederci, è una soddisfazione grandissima: il sogno che avevo fin da bambino”, spiega quasi divertito il nuovo leader.
Dietro, per quelli che in giallo a Parigi potrebbero arrivarci, non ci sono verdetti eclatanti, ma corpose indicazioni. Ad esempio Geraint Thomas mostra una brillantezza fin qui nascosta, Thibaut Pinot legittima le aspirazioni della Francia intera per tornare a vincere il Tour dopo 34 anni, Bernal c’è anche se ci si poteva aspettare un tocco di freschezza in più, Landa, Quintana, Fuglsang sono lì. Da lodareanche la splendida arrampicata di Alaphilippe, che cede la maglia ma dà ragione a quanti lo vorrebbero -lui che è un cacciatore di classiche – concentrato anche sulle corse a tappe, un po’ sul modello di Laurent Jalabert. Dovendo trovare uno sconfitto –ma non per ko –, siamo costretti a indicare Vincenzo Nibali, che si pianta sullo sterrato e paga una cinquantina di secondi a Thomas.
Tornando all’ascesa verso La Planche des Belles Filles, rispetto ai primi tre assalti è stato aggiunto un tratto in più: oltre un km sullo sterrato, nel dettaglio più polvere che pietre. Roba da Dna degli organizzatori del Tour: rendere le cose più affascinanti e complicate. Uno del Gpm infatti è il Ballon d’Alsace, che dopo due anni di percorsi pianeggianti -si fa per dire viste le strade dell’epoca- fu la prima montagna inserita nel programma dell’edizione 1905.
La fuga va via, miccia accesa dall’eritreo Behrame. Davanti sono in 14. Tra i big l’unico che autorizza un fido in avanscoperta è Nibali (la Bahrain ha davanti proprio Teuns). Ci sono velocisti che si avvantaggiano in attesa della tempesta: il nostro Pasqualon, il tedescone Greipel, lo stesso Nils Politt. E poi c’è gente che, se azzecca la fuga giusta, non sai mai come va a finire. Specialisti dell’attacco come De Gendt e Wellens e ovviamente Ciccone.
L’abruzzese ha in ritardo in classifica di circa un minuto e 43’’. Considerando che l’azione arriva anche ad un margine di sette minuti e mezzo, si gode per parecchio tempo la gialla virtuale, non sa ancora… Lui e De Gendt provano a fare da soli sul Grand Ballon, poi rientrano dei ranghi. Sul Col des Chevréres, momento topico della gara, De Gendt va da solo. Torna utile a Ciccone la scelta della Trek, che con lui aveva mandato in avanscoperta Julien Bernard (figlio di Jeff, ex maglia gialla ma anche promessa non rispettata del ciclismo francese). Gran tirata, battistrada ripreso e staccato.
Ai piedi dell’ultima salita è partita a 4: Ciccone, Teuns, Wellens e Meurisse. Il neo del quartetto è forse un eccessivo controllo, mentre dietro il campione del mondo Valverde si mette al servizio di Landa e Quintana. E’ il primo a scattare, in maniera secca, un po’ sullo stile di quanto fatto in un Giro d’Italia condizionato dalla partenza mediocre è proprio Landa. Ma è una salita perfida, non concede il benché minimo margine di errore. Davanti intanto Ciccone e Teuns monopolizzano: sembra un match di boxe tra due pugili allo stremo. Vince Teuns, ma vince anche Ciccone: il suo cuore un po’ matto viene riscaldato dalla maglia gialla.
ORDINE D’ARRIVO
1. Dylan Teuns (Bel, Bahrain-Merida) in 4h29’03”
2. Giulio Ciccone (Ita, Trek-Segafredo) a 11″
3. Xandro Meurisse (Bel, Wanty-Gobert) a 1’05”
4. Geraint Thomas (Gbr) a 1’44”
5. Thibaut Pinot (Fra) a 1’46”
6. Julian Alaphilippe (Fra) s.t.
7. Nairo Quintana (Col) a 1’51”
8. Emanuel Buchmann (Ger) s.t.
9. Jakob Fuglsang (Den) a 1’53”
10. Mikel Landa Meana (Esp) s.t.
12. Egan Bernal (Col) s.t.
13. Adam Yates (Gbr) a 1’58”
22. Vincenzo Nibali (Ita) a 2’35”
29. Alejandro Valverde (Esp) a 3’05”
CLASSIFICA GENERALE
1. Giulio Ciccone (Ita, Trek-Segafredo) in 23h14’55”
2. Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck-Quick Step) a 6″
3. Dylan Teuns (Bel, Bahrain-Merida) a 32″
4. George Bennett (Nzl) a 47″
5. Geraint Thomas (Gbr) a 49″
6. Egan Bernal (Col) a 53″
7. Thibaut Pinot (Fra) a 58″
8. Steven Kruijswijk (Ned) a 1’04”
9. Michael Woods (Can) a 1’13”
10. Rigoberto Uran (Col) a 1’15”
11. Jakob Fuglsang (Den) a 1’19”
14. Adam Yates (Gbr) a 1’24”
16. Nairo Quintana (Col) a 1’41”
20. Vincenzo Nibali (Ita) a 1’56”
25. Alejandro Valverde (Esp) a 2’55”