ROMA – Il Giro delle Fiandre, splendidamente vinto da Alberto Bettiol, ha chiaramente fatto capire che la Parigi-Roubaix, la corsa che spinge il ciclismo al limite delle possibilità umane, non avrà padroni. Nessun corridore, ma soprattutto nessuna squadra, nella Ronde è stata infatti capace di contrastare il sorprendente toscano, che peraltro domenica non ci sarà (Langeveld e Vanmarcke le punte Education First). Probabile che domenica la situazione tattica possa essere più o meno quella. Senza padroni, ma non senza pronostico. C’è il solito Sagan, vero: asta pronunciarne il nome per trovare una rima con il ruolo di favorito. Che sia un fuoriclasse lo sanno anche le pietracce del pavé francese, inoltre ha vinto la scorsa edizione. Lo stato di forma però non è brillante: “Il virus preso alla Tirreno-Adriatico non lo ha certo aiutato”, ha spiegato il suo allenatore Patxi Vila. E c’è la solita Deceuninck Quick Step: sempre sul podio dal 2012 (ma il sasso al Velodromo lo hanno preso solo Boonen e e Terpstra), la squadra è calata di condizione -quanto meno tattica – in Gand-Wevelgem e Fiandre. L’uomo di punta è Zdenek Stybar, che a Roubaix ha già collezionato due secondi posti. La squadra c’è ed è incofutabilmente di valore, ma per usare una metafora calcistica, servirebbe uno che la buttasse dentro con decisione.
E di decisione ne serve tanta per affrontare i 257 km del percorso e soprattutto i 54,5 km del pavé più difficile da cavalcare, pietre che vanno aggredite per impedire che prendano loro il sopravvento. Ben 29 settori numerati in ordine decrescente, che in inizieranno a Troisvilles dopo 96,5 km e si concluderanno con i 300 metri poco prima di entrare al Velodrome. In mezzo una miriade di trappole che da un momento all’altro possono giocare scherzi malefici a chi sogna di entrare nella storia. La Foresta di Arenberg (km 162,5), Mons-en-Pévèle (km 209) e Carrefour de l’Arbre (km 240,5) i tradizionali punti chiave. Difficile che una squadra possa controllare un percorso del genere, quindi spazio a svariate soluzioni. Greg Van Avermaet (CCC) e John Degenkolb (Trek, giocherà tatticamente con Stuyven) sanno come si fa avendo la vinto la regina delle classiche, ma anche Alexander Kristoff (UAE, un Fiandre all’attivo) ha le carte in regola per incidere.
Insomma, una prova dove, anche se assistiti dalla fortuna, non si inventa niente. Per questo specialisti come Wout Van Aert (Jumbo, da tenere particolarmente d’occhio), Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), Dylan van Baarle (Sky) e il tedesco Nils Politt (Katusha) quest’ultimo sospeso tra sorpresa e realtà, hanno qualcosa in più da far vedere. Detto della curiosità per la prova del francese Arnaud Démare (Groupama-FDJ), entriamo nel capitolo Italia. Trentin è l’uomo di punta, con lui Moscon: ma se il Fiandre non ha mentito, la loro condizione non sembra tale da supportare una gara da leader. Dunque, nel ventennale della vittoria di Andrea Tafi,13esimo successo italiano a fronte dei 56 belgi e 28 francesi, è problematico che l’Italia possa ritoccare i numeri. Poi in una gara come la Roubaix, e la vittoria del vecchio australiano Mathew Hayman 3 anni fa insegna, può succedere di tutto.