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Hamilton parla da leader: “La Ferrari sta cambiando, Roma non si costruisce in un giorno”


Tutto sul 2026. E non solo per far di necessità virtù. Lewis Hamilton sperava di avere in mano una Ferrari migliore, come Charles Leclerc. Ma sapeva che non era la sua Ferrari. Per questo ha pressato fin dall’inizio perché lo diventasse, scontrandosi con una cultura diversa di quella vissuta in tutta la sua carriera anglosassone tra McLaren e Mercedes. Ci sono stati momenti molto accesi, come quando ha parlato di Dossier preparati per la squadra, nei quali Lewis spiegava cosa andava cambiato e come. Non preso bene. E sono stati anche i mesi delle incertezze sul futuro di Fred Vasseur, l’uomo che l’ha portato a Maranello. Poi qualcosa è cambiato. Non tanto i risultati, che anzi hanno frustrato i tifosi e ancor più il compagno di squadra. S’è sentito ascoltato, Hamilton. Ha visto e sentito qualcosa. E ha iniziato a mandare messaggi positivi. Anche in Messico, dove nella prima sessione (come altri 8 team, compresa McLaren con Norris e Red Bull con Verstappen) ha ceduto la sua auto ad Antonio Fuoco per il cosiddetto “rookie test”.

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“Stiamo andando nella direzione giusta”

Niente riposo, lavoro dietro le quinte. Quello che ora più interessa a Lewis. In versione filosofo nonostante lo zero alla voce podi con la Rossa. «Sento che stiamo andando nella direzione giusta: Roma non è stata costruita in un giorno, ci vuole tempo – sentenzia l’inglese -. Essendo al mio primo anno nel team volevo essere rispettoso del modo in cui hanno fatto le cose in passato e semplicemente osservare e vedere quali sono i nostri punti di forza e quelli deboli, per evidenziare le aree su cui dobbiamo lavorare. Credo che si stia iniziando a vedere parte dell’impatto del lavoro che stiamo facendo dietro le quinte, sento che il team sta rispondendo e spero che questo lavoro abbia effetto anche sulla vettura del prossimo anno. La SF-25 è un’auto che non ho contribuito a sviluppare nel corso degli anni. Si spera che dal prossimo anno il mio contributo venga inserito nella monoposto 2026, che sarà una vettura alla cui realizzazione ho contribuito o contribuirò». Con un nuovo spirito. Proprio perché si sente ascoltato.

“Tutti qui per raggiungere lo stesso obiettivo”

«Penso che stiamo davvero facendo progressi col team e che abbiamo un ottimo rapporto, in particolare dopo la pausa estiva – afferma Hamilton -. Si tratta di costruire fiducia e comunicazione. Sto entrando in un team in cui l’inglese non è la prima lingua, e io non parlo italiano, quindi si tratta di trovare un terreno comune. E il fatto è che tutti vogliamo vincere. Siamo tutti qui per raggiungere lo stesso obiettivo e dobbiamo solo continuare a spingere. Ecco perché cerco di mantenere tutti motivati nei weekend difficili, cercando di tenere alto il morale. Ma quest’anno abbiamo cambiato molte, molte cose che avevo suggerito e che non erano state fatte in passato, quindi mi hanno ascoltato. Non cambia tutto immediatamente, ci vuole tempo. E gli ingegneri hanno bisogno di prove, di numeri. È su questo che lavorano. Quindi a volte devi insistere per ottenere determinati cambiamenti». Tutto sul 2026, insomma. E il 2025? Guarda, aspetta il suo momento. E fa capire come andrà a finire. D’altronde c’è passato. Nel 2007 in McLaren, nel 2021 in Mercedes. «Chi vincerà il Mondiale? La pressione è alta, devi metterti in una bolla e bloccare tutto ciò che viene dall’esterno. Devi essere spietato ed è quello che è Max. Se Piastri e Norris non fanno lo stesso, gli porterà via il titolo. Devi dare il massimo per tenere a bada qualcuno come Max. Ha già vinto quattro volte, sa come funziona ed essere il cacciatore è molto più facile che doversi difendersi. Quando sei in testa hai tutto da perdere».

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