Verstappen Rules. Max Verstappen domina il GP del Qatar portando a 70 i successi in carriera e 7 quelli stagionali, esattamente come quelli di Lando Norris (solo quarto) e Oscar Piastri (secondo), arrivando prepotentemente da “quasi” favorito all’ultima gara un Mondiale che sembrava un duello tutto McLaren e che invece vede l’olandese della Red Bull incredibilmente a portata del quinto titolo consecutivo. Secondo in classifica a -12 da Lando e a +4 su Oscar. I papaya che diventano rossi di vergogna (in effetti l’associazione colore ed emozione è molto appropriata in questa F1…). Peggio, verdi di rabbia. Specie Piastri, l’australiano di poche ma sempre dure parole (in perfetto stile aussie) che appena finita la gara sui social dice di “esserne rimasto senza”. Posizione evidentemente dettata da Mark Webber, il connazionale andato in pensione con la frustrazione di aver visto la Red Bull scegliere il più giovane Sebastian Vettel e di aver perso il Mondiale all’ultima gara nella lotta a tre (matematicamente addirittura a quattro con Lewis Hamilton a -24) quindici anni fa proprio ad Abu Dhabi. Teatro domenica di un’ultima battaglia epica come nel 2010, quando la Ferrari e Fernando Alonso da leader piansero per l’harakiri del muretto rosso (“coprirono Webber, dando via libera a Vettel che aveva la strategia giusta”).
Ricordando Raikkonen
Ma finanche come quella del 2007, quando in Brasile il taciturno Kimi Raikkonen fregò per 1 punto Alonso e Hamilton, i litiganti di una McLaren frantumata dalle liti interne e dalla Spy Story. Come adesso? Sarebbe una confitta che devasterebbe il team di Andrea Stella e Zak Brown, ideatori delle ormai famigerate Papaya Rules proprio per evitare questo, e che renderebbe invivibile il rapporto tra Norris e Piastri. La politica “democratica” in F1 non paga. Mai. E i numeri sono impietosi. Un team che con sei gare d’anticipo ha conquistato il titolo costruttori e che si trova a quota 800 punti, il doppio della seconda (Mercedes 459) e della Red Bull con una sola auto. Situazione possibile per una catena di “non scelte” o scelte sbagliate, come quella del muretto papaya ieri a Lusail, quando per non scontentare uno dei due piloti non sfrutta la safety car innescata dall’incidente di Nico Hulkenberg per cambiare gomme. Quello che invece fa la Red Bull (come la Williams che vale il podio di Carlos Sainz), permettendo a Verstappen di involarsi verso un successo impensabile dopo le qualifiche di sabato, con le MCL39 più veloci di 3-4 decimi sul giro.
Piastri: “Sbagliato qualcosa”
“Chiaramente io ho fatto la gara migliore che potessi, ma abbiamo sbagliato qualcosa. Dovevamo diversificare la strategia? Col senno di poi è abbastanza evidente cosa avremmo dovuto fare, ma dobbiamo ancora discuterne con il team” sentenzia Piastri, che dopo Las Vegas sembrava perso e che invece in Qatar è rinvigorito con vittoria nella Sprint, pole e un passo da successo anche nel GP. “Non tutto è negativo, però è dura da mandare giù al momento. Considerato come ho guidato, non aver vinto è davvero frustrante”. Diversa la posizione di Norris, che grazie a un errore di Kimi Antonelli all’ultimo giro guadagna 2 punti e ha un vantaggio abbastanza agevole (12 e 16 appunto). Ma anche l’inglese è insoddisfatto del lavoro della McLaren: “È dura. Avevamo fiducia che il team potesse prendere la decisione giusta, invece così Oscar ha perso la vittoria e io il secondo posto. Non abbiamo fatto un buon lavoro, ma tante altre volte sì. Abbiamo vinto con molto anticipo il Mondiale costruttori grazie a questo. Ora dobbiamo solo fare il nostro lavoro normalmente e andrà tutto bene”.
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