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    Wawrinka critica gli Slam: “Non ridistribuiscono niente rispetto ai guadagni che generano. PTPA? Non serve un sindacato”

    Sta Wawrinka (foto Haute Living)

    Il 2023 si sta avviando alla conclusione con due dati di fatto: il dominio incredibile di Novak Djokovic e le pesanti critiche ricevute dagli organi di governo su moltissimi fronti, dai guadagni alle palle, passando per superfici, calendario, organizzazione e tanto altro ancora. Stavolta a finire nel ciclone mediatico non sono ATP e WTA ma i tornei dello Slam. Stan Wawrinka infatti non è stato affatto tenero con i 4 Major in un’intervista rilasciata all’autorevole quotidiano L’Equipe, nella quale punta il dito sullo strapotere dei quattro eventi più importanti della stagione. Secondo lo svizzero, i quattro Slam generano profitti enormi e non ridistribuiscono affatto questa ricchezza ai giocatori; non si parlano tra di loro, prendono decisioni in modo univoco senza mai sentire il parere di chi scende in campo e produce lo spettacolo. Uno Stan davvero pungente, riportiamo alcuni passaggi del suo pensiero.
    “Gli Slam non ridistribuiscono abbastanza al tennis rispetto ai guadagni enormi che generano“, afferma Wawrinka, “e hanno davvero troppo potere, tutto perché guadagnano così tanti soldi. Gli Slam sono i tornei dove si scrive la storia del tennis… Sono gestiti dalle federazioni più ricche, che non ridistribuiscono molto. Inoltre tra loro non c’è comunicazione… Gli introiti degli Slam oggi sono molto importanti, ma la percentuale restituita ai giocatori è ridicola rispetto al totale. Non è aumentata quasi per niente. Stiamo parlando di prize money, non della percentuale pagata. Allo stesso tempo, i ricavi sono aumentati in modo significativo. I tornei del Grande Slam sono focalizzati solo sui loro interessi, il proprio Paese e la propria Federazione. Oggi siamo bloccati, lo saremo fino al giorno in cui i giocatori diranno stop“.

    Stanislas Wawrinka milite pour que les tournois majeurs redistribuent plus d’argent au monde du tennis tout en souhaitant que les joueurs soient plus intégrés dans les processus de décisions. Avant d’en arriver à une situation de blocage > https://t.co/6byTbi18br pic.twitter.com/4ziqrfNDyn
    — L’ÉQUIPE (@lequipe) November 21, 2023

    Wawrinka ritiene di non aver visto alcun progresso dalla nascita della PTPA di Novak Djokovic, aggiungendo che non crede che i giocatori abbiano bisogno di un sindacato. “Non abbiamo bisogno di un sindacato dei giocatori, abbiamo bisogno della presenza dei giocatori sui tavoli decisionali. Un esempio? Tennis Australia si è svegliata una mattina e ha detto: ‘Inizieremo la prima domenica, è così, grazie e arrivederci’. Qualcuno ci ha chiesto cosa ne pensavamo? No. Tutto funziona così. Dall’esterno osservi e pensi che questo non è normale! Significa che non lavoriamo insieme. Il vero problema del tennis è che la maggior parte delle cose vengono fatte per reazione a qualcosa già deciso. Nessuno anticipa nulla. Dobbiamo coinvolgere i giocatori nelle discussioni per spiegare loro le ragioni di quel che si intende fare”.
    Stan parla di uno dei temi caldi, la palle tanto criticate quest’anno. “Pariamo delle palle, i tornei non vogliono mettersi d’accordo perché hanno tutti uno sponsor diverso, e allo stesso tempo dobbiamo ancora lottare per averne abbastanza con cui allenarci. È un circolo vizioso. Sono nel circuito da vent’anni e parliamo sempre degli stessi problemi. Il problema con il tennis è che ci sono troppe governance, troppe entità diverse (ITF, tornei del Grande Slam, ATP, WTA, ndr) che badano solo ai propri interessi. Non lo dice nessuno, ma oggi il vero problema del tennis sono gli Slam, hanno troppo potere” conclude lo svizzero.
    Wawrinka è noto per il suo tennis potente e la sua lingua pungente. Quest’intervista non passerà certo inosservata, visto che coinvolge gli Slam, considerati quasi intoccabili dagli stessi giocatori. Per un tennista (uomo o donna), riuscire anche solo a partecipare ai quattro Major significa chiudere l’annata abbondantemente in attivo sulle spese, visto che il prize money del primo turno di uno Slam è sostanzioso. Wawrinka invece spara alto, considerando quell’assegno solo come un “contentino”, briciole rispetto agli enormi introiti generati ogni anno da Wimbledon, Roland Garros, US Open e Australian Open. E interessante anche la “sparata” contro la PTPA di Djokovic: non un sindacato per protestare, quella non è la soluzione, ma la presenza fissa ai tavoli decisionali con il potere di dire e indirizzare le scelte. Che Stan stia già pensando ad un “dopo” da paladino dei diritti degli ex colleghi?
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    WTA in subbuglio: le top player avrebbero inviato una serie di richieste urgenti a Steve Simon

    Aryna Sabalenka, n.1 WTA e leader nelle rivendicazioni

    Il dado è tratto. La celeberrima frase attribuita a Giulio Cesare calza a pennello per descrivere la mossa compiuta a inizio ottobre dalle migliori tenniste al mondo, una richiesta formale, precisa e dettagliata, di migliori condizioni per tutte le tenniste che frequentano il tour WTA, indirizzata al discusso CEO del tennis femminile Steve Simon. La faccenda, che inizialmente doveva restare riservata, è diventata di dominio pubblico grazie all’articolo pubblicato dal magazine “The Atlhetic”, che sull’onda delle surreali condizioni delle WTA Finals in Messico ha preso spunto per interpellare le giocatrici, e qualcosa è trapelato in merito a questa importante missiva, o meglio azione sindacale. Sabalenka, Swiatek & C. sono davvero stufe di vivere in un tour che prende decisioni con totale disorganizzazione e pressappochismo, tanto da passare all’azione, forti anche della nuova spinta rappresentata della PTPA di Djokovic e Pospisil, che vede anche Ons Jabeur tra i membri più attivi e convinti. Secondo rivela l’articolo, Steve Simon avrebbe impedito alle giocatrici ufficialmente affiliate alla PTPA di sedersi al tavolo di una riunione organizzata qualche giorno fa a Cancun, fatto questo che se confermato sarebbe di una certa rilevanza.
    La lettera firmata da almeno 20 tenniste, quasi tutte tra le migliori al mondo, è stata ideata nel corso della trasferta in Asia e inviata alla WTA lo scorso 5 ottobre, ma sembra che al momento le giocatrici stiano ancora aspettando una risposta scritta.
    Cosa chiedono? Principalmente di essere ascoltate, che le loro richieste siano prese in considerazione affinché possano vivere un’annata agonistica con più serenità sia dal punto di vista economico che nella gestione dei loro impegni, a partire dai viaggi. La tenniste chiedono una retribuzione migliore, un impegno più flessibile e sostenibile che consenta loro un maggior benessere fisico e mentale, un maggiore sostegno per le tenniste madri in modo che possano curare più facilmente i propri figli e una superiore rappresentanza all’interno del player Council, organo che pare praticamente formale ma inascoltato nelle decisioni che contano (calendario, salario, garanzie, assistenza).
    Il caso WTA Finals è stato il detonatore di una protesta vigorosa, ma sotto sotto il malcontento è presente da molto tempo e aspettava solo un fatto così evidente e clamoroso per esplodere. Vondrousova per esempio ha pubblicato una storia Instagram nella quale ringrazia i messicani a Cancun per farsi letteralmente in quattro per assisterle, ma punta il dito contro chi non ha dato il tempo, risorse e mezzi per preparare la kermesse di fine anno in modo adeguato. Pare chi gli addetti preposti alla preparazione del campo – terminato il giorno prima dell’avvio del torneo – non potessero far niente in precedenza perché non avevano fisicamente il materiale per la costruzione, tanto che è stato possibile  dare un solo manto alla superficie di gioco, quando le buone regole di costruzione raccomandano ben più passaggi e con il tempo affinché il tutto si assesti e diventi regolare.
    Il Prize money e le garanzie restano un modo molto importante. Sembra che le giocatrici abbiano chiesto un guadagno annuale garantito di 500.000 dollari per chi finisce l’anno tra le prime 100 nel ranking, 200.000 dollari per chi finisce la stagione nel range 101-175 e 100.000 dollari per la fascia 175-250. Inoltre è stato chiesto un fondo garantito per ottenere un risarcimento economico in caso una tennista subisca un infortuni grave o diventi madre, e l’obiettivo di alzare il montepremi totale della maggior parte dei tornei portando al livello di quello ATP.
    Come si legge nell’articolo di The Athletic, Steve Simon ha tenuto alcuni incontri con qualche giocatrice ma nessuno di questi si è concluso con un buon esito, muro contro muro. Le tenniste pare siano state spinte ad affermare nelle interviste quanto fossero felici di giocare in un evento prestigioso come le WTA Finals, “ovunque esso sia”, affermazione questa che forse ha a che fare con un possibile spostamento del torneo in Arabia Saudita, possibilità che tutte le giocatrici – eccetto poche eccezioni – considerano in modo totalmente negativo viste le condizioni delle donne nel paese arabo.
    In attesa che le tenniste dicano la loro, confermando l’invio di questa lettera e le richieste realmente fatte alle WTA, non resta che rilevare quanto le acque siano agitate. Una tempesta che sembra solo appena iniziata.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic tuona contro il governo del tennis: “È un monopolio. I media non parlano dei problemi, io lo farò finché avrò voce”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    Dopo lo spettacolare successo a US Open e la fugace apparizione in Coppa Davis, Novak Djokovic si è preso un meritato periodo di riposo e allenamento per preparare il gran finale di stagione, saltando la trasferta in Asia. Non attivo sul tour “Nole”, ma assai loquace in varie interviste con i media nazionali. L’ultima farà sicuramente discutere visto che il 24 volte campione Slam è entrato a gamba testa sul governo del tennis, criticando senza mezzi termini anche i media specializzati, e suo dire complici nel non parlare a sufficienza dei problemi che gravano sulla disciplina. In una dura intervista al media serbo Sportal, Djokovic “ne ha per tutti”, senza giri di parole. Riportiamo alcuni dei passaggi più significativi del suo pensiero.
    “Attualmente nel tennis c’è un monopolio, così come in altri grandi sport mondiali a questo livello, ma posso parlare solo della mia disciplina” dichiara Djokovic, criticando anche i media, “Molti media che si occupano di tennis scelgono di non scrivere su questo argomento perché non è nell’interesse di chi li paga. È un gioco vizioso e un circolo vizioso, ma finché avrò voce in capitolo, la userò”.
    Djokovic ha continuato affermando che le pressioni esercitate da lui stesso e dalla PTPA hanno costretto l’ATP ad affrontare la questione dei guadagni per i giocatori che gravitano nel Challenger tour. Ad agosto, l’ATP ha annunciato Baseline, un programma di sicurezza finanziaria per i tennisti che sarà lanciato nel 2024 come parte di un processo di tre anni. Questo piano include guadagni base che garantiscono livelli di reddito minimi per i primi 250 giocatori nel ranking di singolare.
    “Grazie all’azione della PTPA siamo riusciti, direttamente e indirettamente, a forzare alcune decisione dell’ATP, a riconsiderare alcune scelte. Direttamente un po’ meno, perché non ci permettono di entrare nel sistema e di essere parte del tavolo decisionale, di avere una partecipazione diretta nel sistema, ma indirettamente abbiamo risolto molte cose in modo positivo e provocato una reazione. Soprattutto dove l’ATP ha aumentato le somme di denaro per i giocatori infortunati e assenti dal Tour. Ora viene loro garantita una certa somma di denaro. Hanno fatto questo passo avanti, cosa che ovviamente accolgo con favore”.
    “È sufficiente questo passo? Non lo è, ma ne sono felice e sono sicuro che lo abbiano fatto perché la PTPA e tutti gli attori in causa sostengono queste iniziative e comunicano costantemente idee e problemi su questo tema, dicono quanto sia importante affrontarlo nel modo giusto e parlarne, mentre in passato tutto era visto come un tabù. Parliamo costantemente di quanto guadagna un campione del Grande Slam o un numero uno al mondo, e non parliamo di quanti giocatori riescono a malapena a guadagnarsi da vivere con lo sport che praticano. È un cambio di rotta e continuerò a sottolineare aspetti che sono ovvi e presenti ma che altri non vogliono affrontare“.
    Parole forti quelle del serbo che certamente non passeranno inosservate. L’ATP si è mossa concretamente per migliorare le condizioni di vita di una larga fetta di tennisti che lavorano duramente con l’obiettivo di salire in classifica verso il tennis che conta, e quindi migliorare i propri guadagni, ma Djokovic e gli altri tennisti coinvolti nella PTPA non sembrano intenzionati a fermarsi. Oltre ai guadagni, sul tavolo ci sono altri aspetti scottanti, come il calendario per citare uno dei nodi principali dell’annata tennistica.
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    Djokovic: “Meno di 400 giocatori vivono di tennis, questo è un fallimento per il nostro sport”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    Se nemmeno 400 persone riescono a vivere praticando il tennis professionistico significa il fallimento totale del nostro sport. Questo il duro pensiero del n.1 al mondo Novak Djokovic pronunciato nel corso in un incontro della PTPA, nuova realtà creata da alcuni anni in difesa degli interessi dei giocatori, particolarmente impegnata nella lotta contro lo strapotere dei tornei e sul tema della cattiva distribuzione dei guadagni, e riportato dal media statunitense ESPN.
    L’ATP ha lanciato un piano di ridistribuzione dei compensi, secondo il quale la torta dei guadagni sarà divisa al 50% tra organizzatori e giocatori, ma secondo Novak siamo ancora molto lontani dall’obiettivo di rendere il tennis uno sport non solo globale ma anche assai più “giusto” e remunerativo per i protagonisti che lo animano in giro per il mondo. Queste le parole di Djokovic a riguardo.
    “Ero nei loro panni, capisco la lotta. Capisco le difficoltà di pagare le spese di viaggio se non si ha il sostegno di una federazione forte, cosa che il 90% o più dei giocatori di tutto il mondo non ha, e cosa significa non avere il budget per pagare gli allenatori e fisioterapisti. Venendo dalla Serbia, non avevo niente di tutto ciò. Ora sono influente, ho potere e voglio lottare per condizioni migliori. Parliamo tanto di quanti soldi guadagnano i vincitori degli US Open ma non stiamo parlando di quanti giocatori professionisti, sia uomini che donne, tennisti di singolo, di doppio, tutti insieme, vivono di questo sport. Ci sono meno di 400 giocatori per uno sport super globale, ed è uno degli sport più seguiti al mondo. Questo dato è misero. È un fallimento per il nostro sport”.
    Anche Ons Jabuer partecipa attivamente alle campagne della PTPA, e ha affermato sul tema: ““Prima, se avessi parlato, nessuno mi avrebbe ascoltato perché non ero tra le prime 10, non ero una top player, ma ora invece ascoltano. Adesso sì, tengono conto della mia opinione. Sento che è sbagliato ascoltare solo i migliori giocatori, ma ora sento di dover fare la differenza, adesso. Devo parlare a nome di ogni donna di ciò che è sbagliato e di ciò che potrebbe essere migliore.”
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    PTPA sta crando una struttura. Per Pospisil l’80% dei giocatori ha aderito

    Djokovic & Pospisil, i due leader della PTPA

    Da un po’ di tempo si erano “perse le tracce” della PTPA, nuova associazione dei giocatori annunciata clamorosamente l’estate 2020 con grandi propositi per rivoluzionare il mondo del tennis Pro, e poi fermatasi senza una operatività visibile e con dati assai fumosi in merito alle adesioni e alla propria azione. Da quanto riporta lo Sport Business Journal, in realtà la PTPA sta lavorando per darsi una struttura dirigenziale sino ad offrire ai suoi membri possibilità di lavoro e carriera.
    Finora la PTPA è stata visibile grazie alle interviste di Vasek Pospisil, canadese riconosciuto come braccio destro di Novak Djokovic ma di fatto vero “motore” all’interno del mondo dei giocatori, attivissimo nell’opera di convincimento e “arruolamento” dei colleghi tra le proprie fila. Adesso pare che l’associazione abbia dato il via libera alla creazione di un Advisory Board come primo passo verso la formazione della struttura di governo del PTPA. Secondo quanto riporta lo SBJ, il consiglio è formato da Rebecca McDonald, Anton Rabie e Bill Ackman, presenza quest’ultima ritenuta fondamentale poiché sarebbe il finanziatore principale dell’associazione insieme a Novak Djokovic (è un ricchissimo uomo d’affari attivo nei più grandi fondi d’investimento internazionali). Djokovic ha spinto per portare nella PTPA la società di comunicazione Anachel, con l’obiettivo rafforzare la posizione grazie a relazioni strategiche con potenziali investitori.
    A breve dovrebbero essere deliberate le cariche operative più importanti per il funzionamento operativo dell’associazione, come quelle di Direttore Esecutivo, Direttore Generale e Direttore Commerciale Ufficiale ed un nutrito team legale per dirimere ogni questione tra gli associati e l’ATP (e tornei), visti i sicuri attriti che andranno a crearsi.
    Secondo il SJB, Vasek Pospisil quest’estate ha impiegato il suo tempo off-court in una certosina opera di contatto e convincimento presso i suoi colleghi, spiegando nel dettaglio la visione, piani strategici e obiettivi della PTPA, cercando di ampliare al massimo la base degli associati per avere più forza contrattuale e – ovviamente – fare pressione sull’ATP, alla fine vero bersaglio della neonata organizzazione. Pospisil – sempre per il Sports Business Journal – ha fatto intendere che ad oggi l’80% dei giocatori ATP sarebbero iscritti alla PTPA, e quasi un centinaio di ragazze attive sul tour WTA. Aderire alla PTPA è totalmente gratuito (lo sarà fino al 2023); i tennisti possono usufruire di corsi di formazioni attraverso varie piattaforme web per tutelare i propri diritti, rafforzare la propria forza contrattuale con i propri sponsor e diventare più indipendenti nella proprie carriere sportive. Pospisil continua ad affermare che la loro associazione non è nata per demolire o sostituire l’ATP ma per collaborare e migliorare la vita dei tennisti. Vista dall’altro lato della barricata, le cose non sembrano stare esattamente così… Il durissimo scontro verbale andato in scena qualche mese fa tra Andrea Gaudenzi e Vasek Pospisil, per come è stato raccontato, mostra una tensione molto alta nella politica del tennis e profonde fratture.
    In definitiva, continuiamo ad aspettare dati e programma ufficiale della PTPA. Non c’è niente di pubblicato, di ufficiale, nero su bianco. Nemmeno sul numero reale degli aderenti, una mancanza di comunicazione che non aiuta a dare credibilità. Una cosa sembra sicura: tra i nuovi giocatori più forti, la maggior parte si è detta non interessata a far parte della PTPA (Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Thiem, Rublev e via dicendo), oltre ai due “grandi vecchi” Roger e Rafa, che anzi hanno ammonito i colleghi a collaborare col nuovo corso dell’ATP targata Gaudenzi per intervenire sui problemi più sentiti dai giocatori: calendario, Prize money, pensione e post-carriera dei giocatori. Staremo a vedere i prossimi passi della PTPA, sperando in annunci ufficiali che finalmente possano chiarire lo status quo.
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    L’ATP sulla PTPA di Djokovic: “Stanno dividendo i giocatori”

    L’ATP, il principale organismo del tennis maschile del mondo, ha rilasciato una dichiarazione mercoledì per affrontare la recente nomini nella PTPA, fondata nell’agosto dello scorso anno da Novak Djokovic e Vasek Pospisil. “Proteggere e promuovere gli interessi dei giocatori è stato un principio fondamentale dell’ATP fin dalla sua fondazione come associazione di giocatori nel 1972. […] LEGGI TUTTO

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    Shapovalov si schiera con Pospisil e la PTPA

    Denis Shapovalov

    Nel corso delle interviste post partita al Masters 1000 di Miami, Denis Shapovalov è stato interpellato in merito alla vicenda che ha visto protagonista Vasek Posipsil. Il connazionale di “Shapo” si è scagliato violentemente contro il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi durante il primo set del suo match d’esordio, scatenando moltissime reazioni nel mondo della racchetta. Chiaro il pensiero in merito di Shapovalov: fiducia incondizionata a Pospisil ed alla nuova associazione PTPA, visto che l’ATP continua a non ascoltare le richieste dei giocatori.
    Ecco le parole di Denis: “Non so cosa sia successo a quell’incontro perché non c’ero. Conoscendo Vasek, deve essere accaduto qualcosa di molto grave in quella conversazione con Gaudenzi. Ho sentito diversi giocatori parlarne ma ancora non mi è molto chiaro cosa sia successo per davvero. Ovviamente sono dalla parte della PTPA, sento che non siamo rappresentati nel miglior modo possibile. Non parlerò più dell’argomento. Basta aggiungere che l’ATP non sta facendo il lavoro più completo possibile. Ci sono giocatori che stanno cercando di aiutare all’interno dell’ATP per portare informazioni o sponsor, e l’ATP non sembra apprezzarlo. Vogliono solo che giochiamo a tennis e penso che non sia la cosa giusta da fare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic difende Pospisil via social

    Novak Djokovic, fondatore della PTPA con Pospisil

    Novak Djokovic non è presente al Masters 1000 di Miami, ha preferito restare a Monte Carlo per preparare la stagione su terra battuta. Anche da lontano, il serbo ha voluto far sentire la propria presenza per sostenere Vasek Pospisil, “travolto” da molte critiche dopo il fattaccio di cui si è reso protagonista in campo in Florida. Il canadese infatti è esploso violentemente alla fine del primo set del suo match di primo turno, offendendo pesantemente il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi, per poi scusarsi per il suo comportamento. Ricordiamo che Djokovic e Pospisil sono i due principali portabandiera della nuova associazione PTPA, nata la scorsa estate a difesa degli interessi dei tennisti.
    Scrive Djokovic su Twitter: “Relativamente a quel che è accaduto, io non mi trovo a Miami. Tuttavia Vasek Pospisil è un mio buon amico e mi immedesimo con lui di tutto cuore. I giocatori del tour concorderebbero sul fatto che è una persona della totale integrità che ha a cuore il benessere dei suoi compagni di professione. Spero che i giocatori riconoscano l’importanza di stare uniti”.
    Dopo le scuse di Pospisil, nessun altro giocatore si è espresso pubblicamente sull’episodio, sembra regnare una calma apparente, ma è evidente che nel mondo del tennis maschile c’è tutt’altro che serenità.

    Concerning matters at hand, I am not in Miami. However Vasek Pospišil is my good friend and I empathize with him wholeheartedly. Players on tour would agree that he is an individual of the highest integrity who cares about the well being of his fellow competitors. 1/2
    — Novak Djokovic (@DjokerNole) March 26, 2021

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO