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Ciclismo, Martinelli argento e contento: “Gara senza respiro”

Dietro l’americano Simmons è spuntato da solo, a un certo punto, Alessio Martinelli. L’argento della prova in linea juniores, la terza medaglia azzurra ai Mondiali di Harrogate, è nato a 25 km dall’arrivo.
“Lo vedevo, gli sono arrivato sotto anche a 25″, ma lui è più cronoman di me e non sono riuscito a prenderlo. Non avevamo le radioline e abbiamo scoperto che era fuori soltanto una volta passati sotto il traguardo, a due giri dalla fine. Da allora è stato un lungo, vano inseguimento”.
Rimpianti?
“Zero, perché questo è un grande argento. Simmons è andato fortissimo, era uno che avevamo cerchiato in rosso. Prima della gara non mi sarei mai aspettato di finire secondo. Bene così”.
Che gara è stata?
“Molto dura, durissimo il percorso, clima infame, circuito finale senza respiro, pieno di mille tra salite e discese, e sulla prima ascesa si è messo a grandinare. Avevo già corso una gara dura così, anche peggio forse”.
Dove la proietta questo risultato?
“Passerò da Under 23 alla Colpack con Tiberi e Piccolo, protagonisti oggi (Tiberi 13°, Piccolo ritirato, Garofoli ha chiuso 5°, terzo nella volata per il bronzo vinta dall’americano Sheffield). Prossimo anno di crescita, imparare dai più grandi e fare qualche gara con i professionisti. Cogliere qualche soddisfazione, dove sarà possibile. Poi ho anche la scuola. Frequento il Professionale “Pinchetti” di Tirano, manutenzione e assistenza tecnica”.
Ci racconti la sua storia.
“Sono di Valdidentro, vicino Bormio. Il mio papà andava in bici, io ho iniziato con la mountain bike. A un certo punto non mi sono più piaciuti i percorsi, troppi sassi, troppo tecnici, e sono passato alla strada”.
La sua prima volta sullo Stelvio se la ricorda?
“Avevo 13 anni e mi sembrava grande come l’Everest. L’ho scalato dal versante di Bormio, quello con le gallerie. Ero con il mio papà e con la mia famiglia, in mountain bike, una festa, qualcosa di fantastico. Fatto pianissimo, e poi le altre volte sempre più forte”.
Che allenamenti fa abitualmente?
“Mi segue Omar Beltran, che mi fa anche da mental coach, i suoi metodi basati sul lavoro psicologico e sulla respirazione mi piacciono e mi si addicono molto. Ho iniziato con lui un anno fa, questa stagione è stata fantastica. I nostri allenamenti sono incentrati sulla qualità, più brevi e più intensi. Faccio 13-14 ore a settimana, compresa la gara. Durano un’ora e mezza. In genere i miei avversari lavorano anche 17 ore a settimana. Siamo molto professionali, abbiamo fatto esami del Dna, cambieremo anche alimentazione l’anno prossimo. Ho un medico, un osteopata. Ora corro nel Team Fratelli Giorgi di Bergamo. Passo le estati a Bergamo a casa della squadra, e nel resto dell’anno vado giù ogni domenica per le gare. Vita dura, ma spero che resti la mia ancora per molti, molti anni”.
Che corridore è?
“Sono più scalatore, ma gli strappetti mi sono sempre piaciuti. Mi piacciono le gare a tappe, però vado forte anche nelle gare di un giorno. Il percorso di oggi era simile a quello della Liegi-Bastogne-Liegi. Spero di correrla da professionista, prima o poi”.
 


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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