Era il sogno di più generazioni, l’incanto femminile, il fascino del mistero: era stata soprannominata la Venere Nera, molti la credevano nata in Africa, in realtà Freda Josephine McDonald era di origini afroamericane e nata negli Stati Uniti il 3 giugno del 1906. Quasi una premonizione la città di nascita, un segnale della direzione che avrebbe poi preso la sua vita: Freda infatti era nata nel Missouri, a St.Louis, cioé la più… francese delle città americane.
Una scelta effettuata a 19 anni, quando decise dopo le esperienze tra St.Louis e New York per inseguire il sogno di diventare cantante e ballerina di partire dall’America e arrivare a Parigi, nuova vita e nuovo nome, d’arte. Era il 2 ottobre del 1925 e Parigi, la Francia prima dell’Europa, scoprì al Teatro degli Champs Elysées, all’inaugurazione della Revue Nègre, il grande fascino e il talento di Josephine Baker.
Fu la prima star di colore e divenne tra le più acclamate vedette di Parigi. Da quella Revue Nègre e la successiva tournée europea, cambiò la vita di molte persone, nella Parigi degli “Anni Folli” la sconvolgente Josephine Baker (si era presentata sul palcoscenico vestita di una gonna provocante formata da sole 16 banane, anni dopo si esibì con un leopardo dotato di un collare di diamanti terrorizzando anche l’orchestra in una revue delle Folies Bergère) tra fascino, intraprendenza e un corpo poco vestito conquistò l’attenzione (e non solo) di personaggi famosi come Picasso pronto a dipingerne le forme perfette, come Jean Cocteau che passava intere serate con lei, o Ernest Hemingway pronto a definirla “la donna più sensazionale che si sia mai vista”.
Freda-Josephine dialogava sovente con George Simenon, il papà di Maigret, sempre in prima fila ai suoi spettacoli, ricevette persino 1500 proposte di matrimonio e per lei alcuni uomini arrivarono a sfidarsi in duello, nonostante fosse vietato dalla legge.
Josephine Baker e André Citroën
l suo fascino non sfuggì a André Gustave Citroën che la volle incontrare e nell’occasione le raccontò il suo impegno per rendere l’automobile accessibile a tutti e la sua filosofia personale per migliorare il rapporto con i suoi collaboratori e rendere meno pesante il lavoro. Lei restò affascinata e tra i due nacque una collaborazione: Josephine Baker salì su una B14 Sport Cabriolet con cui si muoveva a Parigi aggiungendo immagine al Marchio Citroën.
Al tempo stesso si presentava agli eventi che Citroën organizzava per i suoi dipendenti, esibendosi nel cinema-teatro del quai de Javel o in show improvvisati quanto divertenti al fianco di André, cantando una speciale versione della sua celebre “J’ai deux amours” dove i suoi amori erano la sua terra e Citroën, lasciando il dubbio tra l’auto e l’uomo… “La Baker poi – racconta il brand francese celebrando il Centenario – seguì ogni tappa del lungo tour di presentazione del film “La Crociera Nera”, presentandosi spesso alle cene di gala con un cappello che riprendeva la pettinatura delle donne Mangbetu (Vogue ne parla nel 1926), divenuta il simbolo dell’impresa dei semicingolati Citroën e la locandina del film stesso”.
Altro elemento in comune tra i due, oltre alle auto e allo spettacolo, fu l’impegno sociale, la passione con cui la soubrette si impegnava sul fronte dei diritti dei più deboli. Josephine non poteva avere figli, ma ne adottò 12 provenienti da diversi Paesi e definì affettuosamente la sua famiglia “la mia tribù arcobaleno”.
Divenne cittadina francese, ma anche agente del controspionaggio raccogliendo informazioni importanti, si mobilitò a favore della Croce Rossa, si arruolò nei servizi segreti, fu protagonista di missioni importanti (Cavaliere della Legion d’Onore, Croix de Guerre 193-45, Medaglia della resistenza e Medaglia del Servizio Volontario nella Francia Libera), ma sempre e comunque in prima linea per i diritti umani, partecipando a Washington alla marcia organizzata da Martin Luther King. Non solo Venere Nera… ma una grande protagonista del Secolo, della Parigi degli Anni Folli. A bordo di una Citroën.