Mattina, pomeriggio, sera. Il Giro sempre più planetario sfonda i fusi orari. Oltre che dalla macchia gialla della torcida ecuadoriana che colora l’Arena di Verona, l’urlo di gioia più intenso viene da El Carmelo, la citta più a settentrione dell’Ecuador, al confine con la Colombia. Lì sono le 10,10 di una domenica mattina non qualunque quando Richard Carapaz si consacra nella storia come cittadino più illustre. Il Giro d’Italia numero 102 è suo, per l’Ecuador è la prima volta. Alla maglia rosa è sufficiente non commettere errori nella crono finale di Verona: orologio alla mano sa di poter perdere addirittura sei secondi a cronometro da Nibali (17 la lunghezza totale), per di più su un percorso neanche da specialisti puri, con i 4.5 km della salita delle Torricelle. Ne perde in tutto una cinquantina: missione compiuta. “Non so che dire, è un’emozione unica, la vittoria più grande della mia vita. E’ stato un sogno – racconta il vincitore – ma è anche la ricompensa per tutti i sacrifici fatti. Ringrazio anche la squadra per avermi permesso di vincere questo Giro”. A Verona presenti anche i suoi genitori (“Non me l’aspettavo, questo momento unico lo devo a loro”) e il figlio di 5 anni: “E’ la mia ragione di esistere, quello che mi fa andare lontano”.
Oltre che El Carmelo, saranno soddisfatti, magari con più moderazione, a Sagamihara. E’ la città del Giappone dove è nato Sho Hatsuyama. Lì sono le 21,35 della sera quando il guerriero del Sol Levante chiude il suo Giro. Ultimo, ideale maglia nera, lontano sei ore da Carapaz, giusto un fuso orario… Eppure quelli che erano nell’Arena al momento del suo arrivo lo accolgono come un eroe. Dopo la crono d’apertura, chiusa di poco entro il tempo massimo, in pochi avrebbero scommesso sulla sua tenuta. Invece lui ce l’ha fatta, facendosi notare anche per un paio di fughe.
Ciclismo, Giro d’Italia: Verona incorona Richard CarapazSoddisfazione e un pizzico di rammarico anche per Vincenzo Nibali. Il tempo parla chiaro. Chiude con un minuto abbondante di ritardo dalla maglia rosa. Non avesse buttato secondi preziosi nel duello di nervi contro Roglic, poteva entrare nella storia come il più vecchio vincitore della storia del Giro. A proposito di Roglic, lo sloveno alla fine si conferma un regolarista, da podio. La benzina anche a Verona è quasi finita: non gli basta per chiudere la tappa prima di Nibali (osservando le caratteristiche è una sorpresa), ma quel che più conta è sufficiente per buttare giù dal podio Mikel Landa. “Nessun rimpianto. Penso di aver fatto un bel Giro come tutti quanti ma è stato un Giro molto difficile, ho trovato sulla strada grandissimi rivali e non era facile portare a casa la vittoria – l’analisi di Nibali -. Carapaz era in ottima condizione e ha fatto una grandissima corsa. Soprattutto nelle prime fasi tutti i vari leader ci siamo controllati stretti, ci siamo marcati e poi non è stato semplice recuperare su Carapaz. Tutti noi abbiamo fatto questo piccolo errore ma lui non ha rubato nulla, è andato fortissimo”. Va bene così anche a Roglic: “Sono molto felice e orgoglioso di quanto fatto. Tutti volevano vincere ma per come ho finito è stata una vittoria”.
La crono finale è di Chad Haga. Vince e piange. Le lacrime che bagnano il volto segnato indicano una storia dietro. Un pomeriggio di gennaio di tre anni fa, allenamento in Spagna: una turista inglese guida contro mano e prende in pieno lui e altri 5 che stavano allenandosi. Haga è quello messo peggio: collo e mento sfregiati, orbita oculare destra fratturata. Da quel giorno sono passati tre anni, ma questa è la prima gioia sul gradino che conta del podio. Haga precede di 4” Victor Campenaerts, il belga, detentore del record dell’ora, non serberà un ricordo indelebile di questo Giro. Stava per vincere anche la crono di Riccione, ma una volta rotta la bici non aveva ricevuto assistenza adeguata perché quelli dell’ammiraglia erano andati a fare pipì… “E’ una emozione enorme, sono senza parole – esulta Haga -. Questa è la mia prima vittoria nel World Tour, sono partito stamattina credendo davvero di poter vincere. Ho salvato le gambe in questi ultimi giorni. Guardando Roglic e Nibali in tv, ho dovuto convincermi che erano stanchi”.
ORDINE D’ARRIVO
1. Chad Haga (Usa, Sunweb) in 22’07”
2. Victor Campenaerts (Bel, Lotto-Soudal) a 0’03”
3. Thomas De Gendt (Bel, Lotto-Soudal) a 0’06”
4. Damiano Caruso (Ita) a 0’09”
5. Tobias Ludvigsson (Swe) a 0’11”
6. Josef Cerny (Cze) s.t.
7. Pello Bilbao de Armentia(Esp) a 0’17”
8. Mattia Cattaneo (Ita) a 0’20”
9. Vincenzo Nibali (Ita) a 0’23”
10. Primoz Roglic (Slo) a 0’26”
21. Mikel Landa (Esp) a 0’57”
CLASSIFICA GENERALE FINALE
1. Richard Carapaz (Ecu, Movistar) in 90h01’47”
2. Vincenzo Nibali (Ita, Bahrain-Merida) a 01’05”
3. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) a 02’30”
4. Mikel Landa Meana (Esp) a 02’16”
5. Bauke Mollema (Ned) a 05’43”
6. Rafal Majka (Pol) a 06’56”
7. Miguel Angel Lopez (Col) a 07’26”
8. Simon Yates (Gbr) a 07’49”
9. Pavel Sivakov (Rus) a 08’56”
10. Ilnur Zakarin (Rus) a 12’14”
CLASSIFICA A PUNTI (maglia ciclamino)
1. Pascal Ackermann (Ger, Bora-Hansgrohe) 226 punti
2. Arnaud Demare (Fra, Groupama) 213
3. Damiano Cima (Ita, Nippo-Vini Fantini) 104
CLASSIFICA SCALATORI (maglia azzurra)
1. Giulio Ciccone (Ita, Trek-Segafredo) 267 punti
2. Fausto Masnada (Ita, Androni-Sidermec) 115
3. Damiano Caruso (Ita, Bahrain-Merida) 86
CLASSIFICA GIOVANI (maglia bianca)
1. Miguel Angel Lopez (Col, Astana) in 90h09’13”
2. Pavel Sivakov (Rus, Ineos) a 01’30”
3. Hugh John Carthy (Gbr, Education Firts) a 09’10”