Caos Mens Sana Basket. Nell’ordine: sabato sera si capisce che nessuno andrà a giocare a Legnano, domenica Filippo Macchi si dimette da direttore generale (conditio sine qua non per intavolare trattative per un recupero della società dal baratro), lunedì mattina assemblea dei soci – con il capitale sociale presente al 100% ovviamente, sospesa in tarda mattinata e ripresa alle 19:00 della sera per poi nuovamente essere aggiornata a martedì. E’ evidente che la caccia ai soldi occorrenti per pagare le scadenze FIP entro i prossimi due/tre giorni ha convinto gli attori di questa società a industriarsi per fare fronte comune. Scadenze che giovedì scorso al presidente di Legapallacanestro Basciano sarebbe stato affermato essere state pagate…
Nel pomeriggio di lunedì Pietro Mele, rappresentante di Siena Sport Network ovvero il contenitore che detiene il pacchetto di maggioranza, è stato intervistato da Siena TV (qui) e ha rilasciato dichiarazioni davvero forti. Ci ha colpito una frase che dice: “Prima dell’ingresso di Siena Sport Network la Mens Sana era già fallita, e anche malamente, per problemi gestionali pregressi”. E se davvero fosse così dov’era la Com.Tec.? Possibile che formalmente fosse tutto a posto per Legapallacanestro e FIP? E se teniamo presente che nel Cda della Mens Sana risultava in quel momento consigliere d’amministrazione il contestuale presidente di Legabasket LBA Egidio Bianchi, che ruolo avrebbe avuto il commercialista liquidatore della precedente Montepaschi Mens Sana Spa nell’occultare una situazione finanziaria e patrimoniale da falliti, come dichiarato da Mele?
Nata nel luglio 2014 dal fallimento della Mens Sana Basket Spa, dopo il primo anno di vita, culminato nella conquista della promozione in Serie A2, la nuova Mens Sana Basket ha avuto costantemente problemi finanziari e di capacità di ricerca di sponsorizzazioni, siano del territorio o esterne. Questo ha portato alla rinuncia alla proprietà della Polisportiva Mens Sana, al salvataggio fatto dall’associazionismo dei tifosi e appassionati che poi ha ceduto la mano a una operazione di proprietà diffusa come sarebbe stata quella del Consorzio Sport e basket a Siena. Ma anche la dirigenza del Consorzio è rimasta intrappolata nella incapacità di risolvere i problemi, fino al punto di contattare la famiglia Macchi – che non risulta avere il fiato economico per sostenere la squadra – prima come sponsor attraverso la macchinosa e incerta operazione Soundreef (presentato all’ultima partita di campionato…) poi come socio in quota 34% fino a cedergli, semplicemente uscendo da Cda con i suoi rappresentanti e poi non aderendo all’aumento di capitale che pure aveva approvato in assemblea. Obtorto collo Massimo Macchi si è dovuto assumere l’intera gestione della Mens Sana Basket che si è rivelata totalmente fallimentare.
Nelle parole di Mele c’è sottointesa una ricerca di qualcuno che dia una volontaria adesione con importantissima dazione di denaro per permettere a Macchi e a questo CdA di continuare a baloccarsi con la pallacanestro. Cosa obiettivamente piuttosto difficile. Inoltre nell’intervista si parla genericamente di concetti eludendo, anche per grazia ricevuta dall’intervistatore, alla domanda fondamentale di ogni discussione: quanti soldi ci vogliono per fare un salvataggio completo? Senza una risposta puntuale continuiamo a parlare a vanvera. E vanvera non risponde…