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    Nba, playoff: Boston vola sul 2-0, pareggiano Phoenix e Cleveland

    BOSTON (STATI UNITI) – Sono tre le gare disputate nella notte dei playoff Nba. Boston si porta sul 2-0 contro Atlanta nella serie dei quarti della Eastern Conference: i Celtics si aggiudicano infatti gara-2 battendo gli Hawks per 119-106 con una doppia doppia da 29 punti e 10 rimbalzi di Tatum, top-scorer dell’incontro assieme al rivale Murray. Agli Hawks, che ora disputeranno gara-3 e gara-4 tra le mura amiche della ‘State Farm Arena’, non bastano nemmeno i 24 punti di Young, i 18 di Bogdanovic e la doppia doppia di Hunter (18 punti e 12 rimbalzi).
    Nba, Cavs e Suns impattano la serie 
    La partita più spettacolare della notte oltreoceano va in scena a Phoenix: i Suns pareggiano la serie contro i Los Angeles Clippers (123-109 e 1-1) grazie alle fiammate di Devin Booker (38 punti), all solidità di Kevin Durant (25 punti) e a un Chris Paul da antologia (16 punti e 8 decisivi assist) nell’ultimo periodo. Pareggia i conti anche Cleveland: i Cavaliers impattano sull’1-1 superando i i New York Knicks per 107-90 grazie ai 32 punti di Garland, ai 24 di LeVert e alla doppia doppia (17 punti più 13 rimbalzi) di Mitchell. Ai newyorkesi non bastano i 22 punti di Randle e i 20 di Brunson. LEGGI TUTTO

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    Nba, Tatum show: Boston annienta Milwaukee. Denver ko

    MILWAUKEE (STATI UNITI) – Crollano le due regine di Western ed Eastern Conference nella notte Nba (solo 2 i match disputati). I Bucks crollano in casa contro i Celtics che si impongono 140-99: una vittoria travolgente degli ospiti che riaprono i giochi per il primato a Est. Protagonisti del match Tatum e Brown che firmano 70 punti in due (40 il primo, 30 il secondo) mentre dalla parte opposta non bastano i 24 punti del solito Antetokounmpo.
    Pelicans corsari a Denver
    Nell’altro match della serata oltreoceano Denver paga l’assenza del suo leader Jokic e cade in casa 107-88 contro New Orleans, che tiene vive le speranze per l’accesso al play-in. Protagonista assoluto del match Ingram, autore di una tripla doppia con 31 punti, 11 rimbalzi e 10 assist, bene anche McCollum con 23 punti. Inutili per i Nuggets i 21 punti e 7 assist di Murray.  LEGGI TUTTO

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    Nba, Brown e Tatum trascinano i Celtics. Denver a valanga, ok Memphis

    BOSTON (STATI UNITI) – Nella notte Nba (otto i match disputati) spicca l’importante successo di Boston. I Celtics regolano i New Orleans Pelicans (ai quali non bastano i 38 punti messi a segno da McCollum) con il punteggio di 125-114, trascinati dalla miglior versione stagionale di Jaylen Brown (41 punti e 12 rimbalzi) e un Jayson Tatum da 31+10: è la decima volta che i due fuoriclasse mettono insieme a referto oltre 70 punti. Boston centra così il quarto successo consecutivo e si presenta al meglio alla sfida di stanotte contro Brooklyn, prima inseguitrice a Est di Brown e compagni. Vince e convince anche Denver: la legge della ‘Ball Arena’ colpisce anche Phoenix. Dodicesima vittoria di fila casalinga per i Nuggets che surclassano 126-97 i Suns con un Nikola Jokic da urlo: 21 punti, 18 rimbalzi e 9 assist per il centro serbo, a un passo dalla 12esima tripla doppia della stagione. Per i Nuggets anche 21 punti di Hyland e 16 di Murray, 14esimo successo in 17 gare e primato a Ovest in coabitazione con Memphis, in serie positiva da otto partite: l’ultima vittima dei Grizzlies è San Antonio, sconfitta 135-129 con 38 punti di Ja Morant, al rientro dopo due gare di stop, e 21 di Jaren Jackson.
    Jokic, l’ex bambino sovrappeso che può riscrivere la storia dell’Nba
    Nba, ok Kings e Bucks
    Nelle altre gare oltreoceano spicca anche il successo di Sacramento che consolida il quarto posto nella Western Conference: 135-115 su Houston con un Sabonis da 25 punti, 14 rimbalzi e 9 assist. 24 invece i punti messi a segno da Fox. Nei Rockets da segnalare la prestazione di Alperen Sengun: 10 punti, rimbalzi e assist per il 20enne turco che diventa così il più giovane centro nella storia Nba ad andare in tripla doppia. Bene anche Milwaukee: i Bucks vincono 114-105 su Atlanta. Oltre al solito Antetokounmpo (7 punti, 18 rimbalzi e 10 assist), ci pensano Jrue Holiday (27 punti) e Brook Lopez (20 punti e 12 rimbalzi) a guidare i Bucks ed evitare la beffa dopo che gli Hawks, privi di Young e Capela, erano riusciti a risalire da -24. Vincono anche i Knicks, trascinati dalla coppia Brunson-Barrett (34+27 punti) che regala a New York la vittoria su Indiana (119-113), i Wizards grazie alla decisiva tripla di Kuzma  a fil di sirena (21 punti) nel 100-97 contro Chicago. Si scuote anche Detroit che supera 135-118 Minnesota: 31 punti per Bey e 27 per Bogdanovic fra i Pistons, 20 punti di Edwards, 19 di Russell e 16 punti e 14 rimbalzi di Gobert fra i Wolves. LEGGI TUTTO

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    Nba: Banchero show ma Orlando perde ancora, volano Boston e Phoenix

    Continua a volare Boston: 13ª vittoria nelle ultime 14 e dominio assoluto a Est. Persino troppo semplice il successo su Charlotte per 140-105, con i Celtics che mettono la partita in cassaforte già nel primo quarto con un +27. Un parziale che permette a coach Mazzulla di tenere in panchina Smart e Tatum, che intanto avevano già messo a referto rispettivamente 22 punti e 15 assist (massimo in carriera) e 35 punti, oltre a Brodgon per tutto l’ultimo periodo. La terza forza della Eastern Conference, dietro anche Milwaukee, resta Cleveland, che però si schianta contro Toronto (100-88), con i Raptors che ritrovano dopo 10 partite Pascal Siakam (18 punti e 11 rimbalzi). Alle spalle dei Cavs spunta Indiana, che con una tripla alla sirena del rookie Andrew Nembhard beffa i Lakers per 116-115 risalendo da -17 nel quarto quarto. Per i Pacers anche 24 punti e 14 assist di Haliburton, mentre ai gialloviola non bastano Davis (25 punti e 13 rimbalzi), James (21+7) e Westbrook (24 punti di cui 17 nel secondo tempo). Impatto devastante al rientro per Joel Embiid: 30 punti di cui 7 nell’ultimo minuto di partita e successo Philadelphia su Atlanta (104-101).
    Incubo Orlando: Banchero super, ma non basta. Perdono anche i Jazz di Fontecchio
    A Ovest, invece, comanda Phoenix, in serie positiva da cinque partite dopo il 122-117 su Sacramento. Sale in cattedra Devin Booker (44 punti, 8 rimbalzi e 6 palle recuperate), nona doppia stagionale per Deandre Ayton (17 punti e 12 rimbalzi), per i Kings – al terzo ko consecutivo – 30 punti di Monk e un Sabonis da 17 punti, 10 assist e 9 rimbalzi. Denver vola sulle ali di Jokic (32 punti e 12 rimbalzi) e Murray (31 punti) e batte 129-113 Houston, a trascinare New Orleans ci pensa invece Zion Williamson: 23 punti e 8 assist ma soprattutto la tripla a 44″ dalla fine che affonda OKC (105-101). Continua l’incubo di Orlando, alla quinta sconfitta di fila. Non basta un Paolo Banchero da 24 punti con 9/17 dal campo (1/1 da tre) e 5/10 dalla lunetta) oltre a 4 rimbalzi, 5 assist, due palle recuperate e cinque perse in 39 minuti, i Magic si arrendono per 109-102 ai Nets di uno straripante Kevin Durant, che mette in scena la sua miglior prestazione stagionale (45 punti). Oltre a Banchero bene anche Bol (24 punti) e Wagner (21), ma non basta per risollevare le sorti della formazione della Florida. Ma “Se Atene piange, Sparta non ride”. Non va infatti meglio all’altro italiano Simone Fontecchio, semplice spettatore nel ko di Utah (anche i Jazz in serie negativa da 5 partite) per 114-107 contro i Bulls (26 punti di DeRozan). A chiudere il quadro sui risultati della notte il successo di Washington (142-127 su Minnesota) con 41 punti (career-high) di Kristaps Porzingis.
    Nba, tutti i risultati
    Philadelphia 76ers – Atlanta Hawks 104-101
    Washington Wizards – Minnesota Timberwolves 142-127
    Boston Celtics – Charlotte Hornets 140-105
    Brooklyn Nets – Orlando Magic 109-102
    Toronto Raptors – Cleveland Cavaliers 100-88
    New Orleans Pelicans – Oklahoma City Thunder 105-101
    Denver Nuggets – Houston Rockets 129-113
    Utah Jazz – Chicago Bulls 107-114
    Sacramento Kings – Phoenix Suns 117-122
    Los Angeles Lakers – Indiana Pacers 115-116

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    Gallinari, che batosta: i Celtics annunciano la rottura del crociato. Stop tra i 6 e 12 mesi

    BOSTON (Stati Uniti) – Sono da incubo le notizie su Danilo Gallinari. L’infortunio subito dall’ala azzurra e neo giocatore dei Boston Celtics, nel match disputato sabato scorso per le qualificazioni ai Mondiali contro la Georgia, è più grave del previsto. Ulteriori e nuovi esami infatti hanno infatti riscontrato la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, lo stesso lesionato nel 2013 quando il Gallo indossava la canotta dei Denver Nuggets. Le prime indiscrezioni oltreoceano arrivano da Shams Charania di The Athletic: “Gallinari ha subito la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro, lo stesso lesionato nel 2013”, scrive il giornalista esperto di basket americano su Twitter. La conferma dell’infortunio del Gallo arriva anche dal Massachusetts. I Celtics vice campioni Nba, con un comunicato ufficiale, annunciano l’accaduto. L’ala di Sant’Angelo Lodigiani rischia uno stop tra i 6 e i 12 mesi: “I Boston Celtics rendono noto che Danilo Gallinari ha subito la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Danilo ha subito l’infortunio mentre giocava per la sua nazionale, l’Italia, in una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo Fiba ??contro la Georgia il 27 agosto. Ulteriori aggiornamenti verranno forniti non appena possibile”.Guarda la galleryDraft Nba 2022: Banchero prima scelta, e che look!
    Celtics, Gallinari promette: “Tornerò per vincere il titolo”
    Danilo Gallinari commenta con un post su Instagram la nuova diagnosi del suo infortunio: “Questa è stata una settimana dura per me dopo aver saputo dell’importanza del mio infortunio”, ammette il Gallo. “Il basket per me significa tutto e non poter essere in campo con i miei compagni dei Celtics fa male. Il mio obiettivo è dare tutto quello che ho per i Celtics e per i miei compagni nella caccia al titolo. Lavorerò senza sosta con lo staff per tornare il prima possibile, apprezzo tutto l’affetto che ho ricevuto dai tifosi, i miei compagni, e l’intera famiglia Nba”.  LEGGI TUTTO

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    Addio Bill Russell, un mito anche nella vita

    “Strange fruit”. Il frutto strano, cantato magistralmente da Billie Holiday per la prima volta nel 1939, era appeso anch’esso agli alberi, ma non era un frutto: era il corpo di un afroamericano che penzolava lentamente da un grosso ramo. Se ne contavano a migliaia in quegli anni, e nei decenni a seguire, nell’America del Sud violenta e razzista.Ecco, la grandezza di Bill Russell, straordinario pivot che con Boston diede vita ad una impareggiabile dinastia vincente grazie agli 11 anelli NBA, risiedeva nel suo fisico possente, nella capacità di stoppare chiunque gli capitasse a tiro, nella clamorosa media rimbalzi (22,5). Ma Bill “The Hill” è stato anche uno degli atleti di colore che più ha lottato, non solo a parole, contro quel razzismo da cui i genitori avevano tentato di tenerlo lontano, trasferendosi dalla natia Louisiana alla California. Proprio ad Oakland, ad appena nove anni, Russell ricevette una lezione che cambiò la sua vita.Era nei pressi dell’edificio in cui viveva, quando cinque ragazzi gli corsero dietro e lo circondarono. Uno di loro lo prese a schiaffi in faccia. Bill andò a chiamare la madre, che scese nel cortile assieme a lui per cercare quelli che lo avevano aggredito. Una volta trovati, il piccolo si mise ad aspettare che la mamma facesse giustizia al posto suo. Invece Katie Russell lo guardò dritto negli occhi e gli disse con voce calma: «Combatti contro di loro, uno alla volta». Bill obbedì: vinse due sfide, ne perse tre.

    Quell’odio lo aveva dunque raggiunto anche ad Oakland, dove in seguito iniziò a dominare sotto canestro. Quante volte, con la maglia dei S. Francisco Dons, erano gli anni 50, era stato raggiunto dalle ingiurie dei tifosi avversari, quante volte in trasferta gli hotel avevano rifiutato a lui e ad altri due compagni afroamericani una stanza e un tavolo al ristorante. E’ stato allora che Russell aveva iniziato a non essere solo un atleta, ma anche un simbolo, un leader che lottava per i diritti di chi, sino a poco tempo prima, spesso finiva per diventare uno “strano frutto”.

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    Boston

    Così, quando nel 1956 entrò nei Celtics, ecco che iniziò a combattere. Quando l’albergo di Lexinton gli negò l’accesso al bar e al ristorante, insieme con KC Jones lasciò la squadra per dare un segnale forte. Tornato in campo, sfogò la sua rabbia diventando il più forte pivot dei suoi tempi: vagonate di rimbalzi (in un unico incontro ne prese 51), punti, stoppate, trasformando i Celtics del mitico coach Red Auerbach nella migliore squadra NBA di sempre, o almeno la più vincente. E dando vita con l’immenso Wilt Chamberlain, mister 100 punti, a sfide leggendarie.

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    Ali

    Senza però mai dimenticare la lotta al razzismo. Nel 1963 marciò su Washington per difendere i diritti dei suoi fratelli. Nel 1967 partecipò a Cleveland ad un incontro che vide assieme per la prima volta i più conosciuti sportivi americani dell’epoca: Russell, Muhammad Ali, Jim Brown (ex NFL), Kareem Abdul Jabbar. Tutti fecero sapere al mondo che avrebbero iniziato una forte e determinata guerra al razzismo. «Lascerei i Boston Celtics senza esitazione se questo contribuisse al movimento dei diritti civili. Non ci sarebbe altra scelta, è il dovere di ogni cittadino americano lottare per una causa in cui crede fermamente». 

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    Medaglia

    Bill, il numero 6, non smise di vincere neppure quando prese il posto del Rosso Auerbach sulla panchina dei Celtics, conquistando due titoli. Un mito sul campo, ancora di più fuori, tanto è vero che nel 2011 Russell ricevette dalle mani di un emozionato Barack Obama la “Medaglia presidenziale della libertà”, altissima onorificenza che viene assegnata solo a chi «ha dato un contributo meritorio speciale per la sicurezza o per gli interessi degli Stati Uniti, per la pace nel mondo, per la cultura o per qualsiasi iniziativa pubblica o privata». No, Russell non è stato esclusivamente una leggenda del basket. E’ stato un leader dei movimenti di protesta in anni terribilmente difficili per gli afroamericani, quando forse per uno sportivo ricco e famoso sarebbe stato molto più facile tacere. Bill non lo ha mai fatto. LEGGI TUTTO